domenica 31 gennaio 2010

Maurizio Pisati - RödKonsert


RödKonsert
Stockholm and Västerås, Sweden, february 21st-27th 2010
• Västerås
febr. 21-27
workshop
Mälardalens Högskola,
Västerås College of Music
• Stockholm
febr. 25 h.17.30
STUDIO53
RödKonsert preview
concert
with
Magnus Andersson
and
Jörgen Pettersson
playing SAMBLANA
• Västerås
febr. 27 h. 15.00 Konserthus - Lilla salen
RödKonsert
Recorders Katarina Widell, Archlute Patrik Karlsson
StockholmSaxophoneQuartet, Per Hedlund, Leif Karlborg,
Jörgen Pettersson, Sven Westerberg
Ivo Nilsson, EnsembleSON
RödKonsert was commissioned by EN.D.E in 2009.
Project, music, audiovideo and live conduction Maurizio Pisati
video shooting in collaboration with AAEmpedocle, HernanP, Öberg
RödKonsert
• RödKonsert è una visione. Scrittura, pura forma e suono del rosso, di Vivaldi,
e ancora della luce,• L’elemento che qui unisce scritture manuali, murali, segnaletiche, segni rossi su pietra in libertà totale, è principalmente l’acqua. Di essa la scrittura si nutre, dopo di che ogni segno scompare proprio nell’acqua, portati dalla velocità del viaggio e dalla indifferenza del tempo verso ogni velocità.
• Tre movimenti. Sette videoclip. I primi sei sono in massima parte muti e anche, nonostante l’astrattezza delle immagini, a loro modo narrativi, storie di rossi in volo e fluttuanti, sfumature, fuochi, scritte, riflessi.Il settimo invece, dove l’uomo in parrucca rossa scompare segnando coi capelli l’acqua verde, si presenta con ambientazione e riferimenti storico-geografici più caratterizzati, ma non vive di narrazione: tende piuttosto alla sparizione. Fugge continuamente e termina fluttuando sull’acqua -una rossa Ophelie- instancabile come una scrittura, con invisibili inizio e fine, come la musica.
• Presenza costante è l’ombra del Concerto in DO minore per Flauto e Archi di Antonio Vivaldi trasformato elettronicamente ora con ironia ora con salti temporali avventurosi.Gli Interpreti vengono immersi in questo viaggio fantastico e continuamente inventano la propria presenza: diversamente perderebbero la strada, per trovarsi soli e senza tempo in una calle sconosciuta.
mp

Ipazia: Arturo Tallini



"Il filosofo sedeva sul prato. Disse: - I segni formano una lingua, ma non quella che credi di conoscere -. Capii che dovevo liberarmi dalle immagini che fin qui m'avevano annunciato le cose che cercavo: solo allora sarei riuscito a intendere il linguaggio di Ipazia."


Italo Calvino: Le Città Invisibili

La terza puntata di Ipazia viene dedicata a una retrospettiva sulla attività discografica di Arturo Tallini.

Playlist

-Electric Counterpoint di S.Reich
-Serenata per un Satellite di B.Maderna
-Las tres Hojas , Cd Zorongo
-Zorongo, Cd Zorongo
-Deseo di Stefania Tallini, Cd Zorongo
-Due Canzoni Lidie di N.D'Angelo, Cd Blu
-Nunc di G. Petrassi, Cd Blu
-Suoni Notturni di G. Petrassi, Cd Blu
-Nocturnal, after John Dowland di B.Britten, Cd Blu
-Ko-Tha di G.Scelsi, Cd Blu
-Quintetto per archi e chitarra di M. Castelnuovo Tedesco, Cd Guitar Chamber Works
-Fantasia per pianoforte e chitarra di M. Castelnuovo Tedesco, Cd Guitar Chamber Works
-Romancero Gitano per coro e chitarra di M. Castelnuovo Tedesco, Cd Guitar Chamber Works
Quadri di un'Esposizione di M. Musorgskij, Cd From the Piano

Musica in sottofondo

Enrico Coniglio: Glacial Lagoon Laverna release n.26

Da oggi è disponibile il download tramite podcast della seconda puntata di Ipazia: Grondona plays Albeniz

Per seguire IPAZIA basta collegarsi a http://chitarraedintorni.blogspot.com/ oppure, per ora, a http://laverna.listen2myradio.com/.


Link Utili
Laverna
Monografia su Arturo Tallini
Sito internet di Arturo Tallini

sabato 30 gennaio 2010

Lorenzo Micheli e Matteo Mela in Concerto nel 2010


6/2/2010Aosta, Italia, Hotel des Etats
Matteo Mela & Lorenzo Micheli

20-25/2/2010
Calgary (Alberta), Canada, Mount Royal University
Matteo Mela & Lorenzo Micheli

26/2/2010
Portland (Oregon), USA, Portland Classic Guitar
Matteo Mela & Lorenzo Micheli

28/2/2010
Columbus (Georgia), USA, Columbus State University
Matteo Mela & Lorenzo Micheli

12/3/2010
Pont Saint Martin, Italia, Biblioteca comunale
Lorenzo Micheli & Nino Tagliareni, "Platero y yo"

14/3/2010
Ravenna, Italia, Ridotto del Teatro Alighieri
Lorenzo Micheli & Nino Tagliareni, "Platero y yo"

21/3/2010
Tucson (Arizona), USA, Tucson CGS
Matteo Mela & Lorenzo Micheli

24/3/2010
Tempe (Arizona), USA, Katzin Hall- Arizona State University
Matteo Mela & Lorenzo Micheli

26/3/2010
Flagstaff (Arizona), USA, Grand Canyon Guitar Society
Matteo Mela & Lorenzo Micheli

27/3/2010
Minneapolis (Minnesota), USA, Sundin Hall
Matteo Mela & Lorenzo Micheli

17/4/2010
Austin (Texas), USA
Lorenzo Micheli

24/4/2010
Bologna, Italia, Sala Mozart
Matteo Mela & Lorenzo Micheli

13/5/2010
Hingene, Belgio, Cordefactum Festival
Matteo Mela & Lorenzo Micheli

21/5/2010
Koblenz, Germania, Koblenz Guitar Festival
Lorenzo Micheli

5/6/2010 Aosta, Italia, Chiesa di S.OrsoLorenzo Micheli (tiorba, chitarra barocca) e Massimo Lonardi (arciliuto)

12-20/6/2010
Korea (Seoul, Gwanju) e Giappone (Tokyo)
Matteo Mela & Lorenzo Micheli

26/6/2010
Cervo, Italia, Oratorio di S. Caterina
Renata Fusco (voce), Matteo Mela (chitarra barocca), Lorenzo Micheli (tiorba), Massimo Lonardi (arciliuto): musiche di Alessandro Scarlatti

9/7/2010
Mikulov, Repubblica Ceca
Matteo Mela & Lorenzo Micheli

25/7/2010
Greenville (North Carolina), USA, East Carolina University
Matteo Mela & Lorenzo Micheli

31/7/2010
Fort Worth (Texas), USA, The Modern Museum of Fort Worth
Matteo Mela & Lorenzo Micheli

9/12/2010
Genève, Svizzera, Théatre Les Salons
Matteo Mela & Lorenzo Micheli

12/12/2010
Monforte d'Alba, Italia
Matteo Mela & Lorenzo Micheli

Guitalian Quartet - Anphesibene by Giovanni Sollima

Recensione delle Sonate di Paganini di Guido Fichtner


Kodo Sawaki, uno dei più importanti maestri Zen del XX secolo, parlò in un testo tradizionale dello spirito zen, collegandolo allo studio delle arti marziali: “la vera tecnica del corpo, il waza, deve essere la sostanza dello spirito. La sostanza è lo spirito. Non c’è nemico. Lo spirito è senza forma, ma talvolta può assumerne una; in zazen accade la stessa cosa.”*
Senza commento è un testo di ardua comprensione, ma coloro che hanno praticato intensamente arte marziali possono intuirne lo spirito.
State tranquilli non avete né sbagliato Blog né recensione: stiamo parlando del doppio cd di Guido Fichtner Paganini The 37 Guitar Sonatas edito nel 2007 per la Dynamic. Le frasi prima citate mi sono semplicemente tornate alla mente ascoltando questo doppio cd: una coincidenza secondo me non casuale e legata alla particolare forma musicale affrontata da Fichtner. Paganini è autore tecnicamente complesso, le sue Sonate richiedono perizia e abilità non indifferenti come spiega giustamente Danilo Prefumo nel bel libretto di 18 pagine che accompagna il cd, facile per un virtuoso lasciarsi prendere la mano e accondiscendere al desiderio di soddisfare il proprio ego mostrando a tutti la propria bravura, la propria tecnica … il proprio waza.
Ma come nelle arti marziali, colui che eccelle è chi riesce a superare la condizione di dipendenza dalla propria tecnica e dal proprio ego per sviluppare una nuova forma e assumere il pieno dominio di sé e del proprio spirito, così l’artista, il musicista che si prefigge lo scopo di svelare la bellezza della forma musicale, di una forma musicale in questo caso antica nel tempo ma non nello spirito riesce a andare oltre al semplice, quasi banale desiderio di mostrare le proprie abilità, diventando egli stesso musica, arte, forma e spirito.
Guido Fichtner mette a disposizione la propria tecnica, la propria chitarra (in questo caso una copia di una Louis Panormo del 1822 realizzata dal liutaio Renato Barone) a favore delle musiche di Paganini in uno spendido doppio cd dalla registrazione pulita ed equilibrata per complessivi 115 minuti intensi e senza mai un calo nella sua tensione poetica. Il tempo si arresta, le tensioni si placano, la musica acquista una sua forma, gentile, sublime e vibrante di passione. Il mondo, magari, non ascolterà … ma noi possiamo farlo. Cinque stelle.

Empedocle70



*Citazione da Taisen Deshimaru, Lo Zen e le Arti Marziali, Edizioni SE, 1995

venerdì 29 gennaio 2010

Recensione di Guitalian Quartet


Prima prova discografica del Guitalian Quartet, quartetto di chitarristi italiani che rispondono ai nomi prestigiosi di affermati solisti come Claudio Marcotulli, Stefano Palamidessi, Maurizio Norrito e Guido Fichtner. Una prima prova che suona decisamente come un biglietto da visita e una dimostrazione delle notevoli potenzialità di questo quartetto, cosa decisamente non usuale nel mondo della chitarra classica questa registrazione è infatti live, in presa diretta durante il concerto tenutosi a Palermo il 16 ottobre 2007. Il repertorio, sebbene concentrato tra l’ottocento e gli autori contemporanei, è decisamente vario e spazia dai brillanti arrangiamenti della Overture del Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossigni e della Carmen di Bizet, a recupero e testimonianza della tradizione cameristica della musica per chitarra classica, ai tanghi coloratissimi e spumeggianti di Astor Piazzolla, ai paesaggi piovosi cubani di Leo Brouwer ai quadri musicali di Edoardo Martin
Si trascorre una piacevole oretta in compagnia del quartetto, le musiche sono ben arrangiate e suonano tranquille e lievi all’orecchio, senza forzature, senza eccessi di virtuosismo, senza arrangiamenti pedanti e ricorsivi e soprattutto senza quel senso di pesantezza che a volte accompagna la musica contemporanea, ci si sorprende a canticchiare i temi delle opere, a tentare qualche passo di tango ascoltando Piazzolla e si tende l’orecchio al rumore della pioggia nel brano di Brouwer. La qualità musicale è eccellente, per i miei gusti (tenete conto che adoro il repertorio contemporaneo) mi sento di lodare con più insistenza i due brani di Piazzolla e quello di Brouwer. Lunga vita al Guitalian Quartet! Spero di avere presto l’occasione di sentirli suonare dal vivo!

Empedocle70

Intervista a Guido Fichtner quarta parte


Al di fuori della musica classica e per chitarra classica ascolta altri generi musicali?



Sì, ascolto anche altra musica. Uno dei musicisti che va per la maggiore in casa mia (ho una moglie veterinaria e due figli di 11 e 8 anni) è Goran Bregovic di cui, credo, possediamo l’intera discografia. La musica etnica è molto presente nel mio archivio, da quella egiziana a quella greca, flamenca, caraibica senza dimenticare il tango argentino dai classici del primo 900 al tango elettronico dei Gotan Project. Amo un certo tipo di jazz (alla Stefano Bollani o Bobby McFerrin) e anche qualche cantante (Paolo Conte su tutti). Detesto Giovanni Allevi.

Come vede la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario?




Vale quello che ho detto prima sul mercato discografico. Non vedo come oramai si possa arginare, né se sia giusto farlo, il fiume Internet per quanto riguarda il mercato. Sto alla finestra.

Il Blog viene letto anche dai giovani neodiplomati e diplomandi, che consigli si sente di dare a chi, dopo anni di studio, ha deciso di iniziare la carriera di musicista?




Chi scegli di fare il musicista non lo fa per soldi, ma esclusivamente per passione quindi deve avere tanta pazienza, umiltà, voglia di lavorare e perseveranza. Gli obiettivi prima o poi si raggiungono ed il valore, se c’è, viene riconosciuto. Mi piace citare una frase che ho sentito dire tante volte ad Alberto Ponce: “non fate mai gli artisti, siate operai, timbrate il cartellino e lavorate sodo: il tempo vi ripagherà”.

Ci consiglia cinque dischi per lei indispensabili, da avere sempre con se.. i classici cinque dischi per l‘isola deserta…




La scelta è difficile, perché i dischi indispensabili da salvare sono molti. Ma alla fine su quell’isola mi porto un sacco di Bach.
· Bach: “Variazioni Golberg”, suonate da Glenn Gould
· Bach: I Concerti Brandeburghesi, suonati da Gustav Leonhard
· Bach: Le Suite inglesi, sempre suonate da Gould
· Granados: le danze spagnole, suonate da Alicia de la Arrocha
· “The dark side of the moon” dei Pink Floyd


Quali sono invece i suoi cinque spartiti indispensabili?




Qui mi spiace, ma sono più di cinque. Non riesco a farne a meno.
· Tutti gli spartiti per chitarra di Bach, (ciaccona e ogni tipo di trascrizioni comprese)
· Le Rossiniane di Giuliani
· Gli Studi di Sor (anche quelli dell’op. 31-35-60)
· Gli Studi di Villa Lobos
· Il Nocturnal di Britten
· Il Tiento di Ohana
· Invocacion y Danza di Rodrigo

Con chi le piacerebbe suonare?




Coi miei figli (già lo faccio, ma mi riferisco al suonare sul serio), che sono ancora piccoli ma suonano con passione, con la speranza di invecchiare abbastanza da vederli grandi e bravi (sperando che a quell’epoca le mie mani siano ancora in grado di muoversi decentemente).

Quali sono i suoi prossimi progetti? Su cosa sta lavorando?




Coi Guitalian Quartet è in lavorazione un nuovo cd su musiche italiane del Novecento che ci sta appassionando molto. Poi sto pubblicando per la Eco una raccolta di composizioni didattiche con allegato cd (sempre inciso da me) e, per finire con un fuori programma, sto preparando i campionati italiani di balli standard e tango argentino con mia moglie, per la qual cosa ci alleniamo tre sere a settimana (che non c’entra niente, ma ci piace da morire).




Grazie Maestro!


Empedocle70

giovedì 28 gennaio 2010

Guitalian Quartet - Acrilicos en el Espacio by Eduardo Martin

Intervista a Guido Fichtner terza parte


Lei è uno dei quattro chitarristi del Guitalian Quartet, vuole parlarci di questa iniziativa? Come è nato il quartetto? Come procede la sua attività?




Il quartetto nasce da una profonda amicizia che ne lega i suoi componenti. Eravamo compagni di studi, siamo diventati professionisti ognuno con la sua carriera, eravamo amici e lo siamo rimasti per oltre 20 anni e per finire, in barba alle difficoltà logistiche, abbiamo cominciato questa avventura insieme. Le difficoltà sono tuttora enormi sia per le prove che per le comunicazioni dato che abitiamo sparsi per l’Italia fra Milano, Roma, Fermo e Palermo. Ma ci unisce una grande unità d’intenti ed una enorme affinità musicale unita ad una preparazione tecnica molto simile; per il resto Internet fa miracoli. Mi sento di affermare che questo è il miglior progetto artistico in cui mi sia mai cimentato ed il risultato musicale è sempre emozionante ed entusiasmante. Con un po’ di sacrifici (ma neanche tanti) riusciamo a vederci con regolarità continuando a progettare cose per il futuro.

Mi ha molto impressionato il cd live, come è avvenuta la registrazione? Sembra registrato in “presa diretta”, tipo “buona la prima”, come è stato registrare davanti al pubblico?




Non è stato diverso dal suonare davanti al pubblico. Ai microfoni non ci si badava, si badava di più alle sensazione provenienti dalla sala. Per esempio il silenzio del pubblico è stato per noi il miglior segnale che tutto funzionava bene. E poi restava sempre la sicurezza che se il materiale fosse stato scadente, lo avremmo potuto cestinare.

Quale significato ha l’improvvisazione nella sua ricerca musicale? Si può tornare a parlare di improvvisazione in un repertorio così codificato come quello classico o bisogna per forza uscirne e rivolgersi ad altri repertori, jazz, contemporanea, etc?




L’argomento mi trova impreparato. Nella mia personale ricerca l’improvvisazione non occupa un posto importante anche se la considero una mia lacuna. Tuttavia non l’ho mai sentita come una vera esigenza ed è per questo che l’ho trascurata. Sono sempre stato attratto maggiormente dall’idea di scavare nella storia e nelle possibilità esecutive della chitarra che in quella di cercare modi d’espressione diversi sullo strumento come improvvisare, ma anche comporre. Sono convinto tuttavia che l’improvvisazione dovrebbe trovare più spazio nella crescita musicale degli studenti per liberarne la capacità espressiva, anche in ambito strettamente classico, e stimo tantissimo chi, come l’amico François Laurent, ne fa un obiettivo didattico.

Le confesso che ascoltando i suoi cd mi ha particolarmente colpito la disinvoltura e la sensazione di sicurezza che traspare dal suono della sua chitarra, insomma lei sembra perfettamente a suo agio, anche nei passaggi più difficili … quanto è importante il lavoro sulla tecnica per raggiungere a questo livello di “sicurezza”?




La tecnica è tutto. Senza di essa non si esprime nulla se non la fatica di suonare (che non è interessante ascoltare). Comunque la tecnica non è solo una lotta col metronomo per raggiungere il record di velocità su scale ed arpeggi, non è solo studiare le legature ed il barrè, ma anche ricerca sui modi di espressione: fare un crescendo ben progressivo, un diminuendo rallentato, avere la stessa qualità di suono su una frase, con i respiri al momento giusto. E questa tecnica va studiata, non basta avere le mani che vanno o le scale a mitragliatrice, bisogna saper fare un vibrato, una esitazione, un accelerazione. Se qualcuno mi dice: “come hai suonato bene stasera”, io ringrazio ma nella testa mi si accende un campanello d’allarme che dice: “questo signore badava a come suonavo” ovvero non ascoltava la musica. Per me questo ha sempre significato: Guido, non hai suonato bene, studia meglio e spera che la prossima volta si accorgano di quello che hai suonato e che ti dicano: “che bello quel pezzo!”. E questo indicherà che la tecnica sarà a posto, tutta la tecnica!




continua domani

mercoledì 27 gennaio 2010

KOINÈ 2010 sei concerti di musica d'oggi


KOINÈ 2010 sei concerti di musica d'oggi
Teatro Dal Verme - Milano

Dal 29 gennaio al 28 maggio


La rassegna, ideata e diretta dal Maestro Ivan Fedele, conta sei concerti di musica d’oggi che abbraccia un arco di tempo di poco più di vent’anni: da ...explosante-fixe... di Pierre Boulez (prima esecuzione italiana della versione integrale - venerdì 29 gennaio) a Iconica di Marco Momi, da Dialogues di Elliot Carter a Hyades di Lara Morciano, passando per Frank Zappa, Franco Donatoni (nel decennale della scomparsa), John Adams e Fausto Romitelli. Quattordici compositori di diverse generazioni, provenienti da aree geografiche e culture eterogenee, testimoniano con le loro opere l’unità d’intenti, pur nella diversità degli stili della “musica d’arte” del nostro tempo.

Direzione artistica: Ivan Fedele

Dal 29 gennaio al 28 maggio
Una delle vocazioni principali dei Pomeriggi Musicali, fin dalla fondazione di questa prestigiosa Istituzione nel lontano 1946, è la promozione e la diffusione della musica contemporanea. E’ da questa istanza culturale così profonda e sentita, che nasce il progetto di KOINÈ. La rassegna, ideata e diretta dal Maestro Ivan Fedele, conta sei concerti di musica d’oggi che abbraccia un arco di tempo di poco più di vent’anni: da Explosante-fixe di Pierre Boulez (prima esecuzione italiana della versione integrale) a Iconica di Marco Momi, da Dialogues di Elliot Carter a Hyades di Lara Morciano, passando per Frank Zappa, Franco Donatoni (nel decennale della scomparsa), John Adams e Fausto Romitelli. Quattordici compositori di diverse generazioni, provenienti da aree geografiche e culture eterogenee, testimoniano con le loro opere l’unità d’intenti, pur nella diversità degli stili della “musica d’arte” del nostro tempo.


I protagonisti saranno:
L’Orchestra Sinfonica dei Pomeriggi Musicali, MDI Ensemble (in residenza al Teatro dal Verme per il 2010), la tecnologia IRCAM.

I direttori d’orchestra:
Pierre-André Valade, Pascal Rophé, Marco Angius e Carlo Boccadoro, per i quattro concerti con l’orchestra; Robert Platz e Marino Formenti per i due concerti con l’ensemble.

I solisti:
Emanuelle Ophèle, Matteo Cesari, Giulio Francesconi (flauti solisti in Explosante-fixe), Luigi Gaggero (cymbalom solista in Nora di Alessandro Solbiati), Mario Caroli (flauto solista nelle Barricades misterieuses di Luca Francesconi), Bahar Dordünçü (pianoforte solista in Dialogues di Elliot Carter).


Programma Completo

Venerdì 29 gennaio ore 21
Omaggio a Pierre Boulez, nell’ottantacinquesimo compleanno
Direttore - Pierre-André Valade
Flautomidi - Emmanuelle Ophele
Flauti - Matteo Cesari - Giulio Francesconi
Informatica musicale IRCAM: Andrew Gerzso
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Pierre BOULEZ - Memoriale
Explosante Fixe (1° esecuzione Italiana)

Venerdì 19 febbraio ore 21
Direttore - Marino Formenti
Voce solista - Velentina Valente
Mdi ensemble
Christophe BERTRAND, Satka (2008)
Dominique DELAHOCHE, La bénédiction des poignards (2007)
Marco MOMI, Iconica (2007)
Marco MOMI, Les mots (2008)


Venerdì 2 aprile ore 21
Omaggio a Franco Donatoni, nel decennale della morte
Direttore - Pascal Rophé
Cymbalon – Luigi Gaggero
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Franco DONATONI, Spiri
SOLBIATI, Nora per cymbalon e orchestra (1° ESECUZIONE ASSOLUTA – Commissione I Pomeriggi Musicali)
Lara MORCIANO, Hyades (1° ESECUZIONE ASSOLUTA)
Franco DONATONI, Eco


Venerdì 30 aprile ore 21
Direttore – Marco Angius
Flauto – Mario Caroli
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Fausto ROMITELLI, Mediterraneo
Luca FRANCESCONI, Les Barricades Misterieuses per flauto e orchestra
Stefano GERVASONI, Un leggero ritorno di cielo


Mercoledì 12 maggio ore 21
Direttore - Robert HP Platz
Mdi ensemble
Robert HP PLATZ, Wunderblock 2009 (prima esecuzione assoluta, commissione Koiné 2010)
Sebastian RIVAS, L'ombre d'un doute (2004)
Fernando FISZBEIN, Si y solo si (2004)
Dai FUJIKURA, Time unlocked (2007)
Dai FUJIKURA, Fifth station (2004/08)


Venerdì 28 maggio ore 21
Direttore - Carlo Boccadoro
Pianoforte - Bahar Dorduncu
Orchestra I Pomeriggi Musicali
John ADAMS, Shacker Loops
Elliott CARTER, Dialogues per pianoforte e orchestra da camera
Frank ZAPPA, The Perfect Stranger

Website

Guitalian Quartet - Hasta Alicia Baila by Eduardo Martin

Intervista a Guido Fichtner seconda parte


Le sue incisioni discografiche sembrano prediligere registrazioni monografiche su autori specifici, come mai questa scelta? Si tratta di specifiche richieste delle case discografiche o è una sua precisa scelta di repertorio?






Non prediligo affatto le registrazioni monografiche, mi piacerebbe fare anche dell’altro. La musica classica occupa una parte piuttosto piccola del grande mercato discografico e quello della chitarra una parte ancora più di nicchia. Le etichette più famose producono più volentieri opere di un solo autore perché più facilmente collocabili in ambito di vendita. In alcuni casi il cd diventa una specie di archivio digitale delle opere dei compositori, più che un vero momento di confronto artistico. E quindi è più facile che un produttore sia attratto dall’integrale delle sonate di Paganini piuttosto che da un recital di brani che vanno da Roncalli a Berio. Inoltre sulla musica contemporanea il produttore paga una forte tassa alla SIAE mentre sulle opere dei compositori del passato, no. C’è una profonda crisi economica e la musica certo ne risente più di altre attività, per cui è facile rispondere alla domanda. Non mi va di spendere soldi per incidere ciò che veramente vorrei e quindi… mi adeguo cercando di affrontare, almeno, lavori interessanti.

Lei sembra prediligere un particolare repertorio, c’è un autore in particolare che esalta in modo specifico il suo modo di suonare e con cui si trova di più a suo agio?






Non credo che dalla mia discografia si evinca quale sia il mio repertorio preferito. Per rispondere direi senz’altro Tarrega e i grandi chitarristi del primo Novecento: Llobet (anche con le sue trascrizioni di Albeniz e Granados), Pujol, Barrios. Credo di esprimermi bene anche suonando Villa-Lobos e certa musica contemporanea. Adoro Bach ma non sono ancora soddisfatto di come lo suono.

I suoi due dischi solisti sono dedicati a due autori particolari come Tarrega e Paganini, come mai queste scelte? Come si è trovato nel rapporto con le case discografiche eco e Dynamic? Come si sono svolte le registrazioni dei dischi e quanto tempo le è stato necessario?






Il Cd di Tarrega faceva parte di un progetto di registrazione della sua opera integrale risalente alla fine degli anni novanta. Il progetto, partito con grande entusiasmo mio e dell’editore della Eco, strada facendo perse un po’ di forza. Ciò avvenne un po’ per la qualità non eccelsa di parte della musica che dovevo affrontare (quando si parla di integrale bisogna suonare proprio tutto), un po’ perché altri lavori ne hanno rallentato il cammino (ma prima o poi lo riprenderò). Uno di questi è stato proprio quello di Paganini. La Dynamic, che da anni sta raccogliendo tutto il possibile materiale di Paganini in vista di un mega cofanetto contenente tutta la sua produzione, mi chiese di incidere la parte relativa alle opere per chitarra sola. Le 37 Sonate sono state pubblicate in un doppio cd nel 2008 e a breve uscirà un altro cd in cui ho registrato le restanti opere. Per le registrazioni mi affido sempre, e sempre mi sono affidato, a Rino Trasi che, oltre ad essere un amico carissimo, compagno di studi e di suonate (da giovani vincemmo il Concorso di Mondovì!) compositore e grande musicista, è uno dei migliori e più richiesti tecnici di registrazione in circolazione. Le incisioni sono state sempre fatte in ambienti naturali con piccole correzioni in studio. Per Tarrega mi è bastata una settimana di sedute più qualche tempo per lo studio, mentre per Paganini mi ci sono voluti quasi sei mesi di sedute a singhiozzo. Il materiale era abbondante e quindi l’ho dovuto affrontare a piccole dosi. Quando un certo numero di sonate erano pronte, le andavamo a registrare.






continua domani

martedì 26 gennaio 2010

Museo Zauli: Identity is a cloud EVENTO OFF Artefiera 2010

Luca Trevisani, Il silenzio del capo, 2009

La mostra Identity is a cloud, EVENTO OFF dell'edizione 2010, prevede in occasione di Artefiera:

- apertura straordinaria della mostra nei giorni 29, 30 e 31 gennaio dalle 15.00 alle 20.00
- catalogo pubblicato da Silvana Editoriale in omaggio a tutti i visitatori

LUCA TREVISANI
Identity is a cloud L’identità è come una nuvola
Settembre 2009 – Gennaio 2010
a cura di Daniela Lotta
Ridotto del Teatro Comunale Masini, p.zza Nenni, centro storico, Faenza – Ra

per info 339 1544010
museocarlozauli@gmail.com
http://museocarlozauli.blogspot.com/2010/01/identity-is-cloud-in-occasione-di.html

Guitalian Quartet - Primavera portena by Astor Piazzolla

Intervista a Guido Fichtner prima parte


Come è nato il suo interesse per la chitarra?




Avevo 10 anni e mi capitò di vedere in televisione Josè Feliciano, un cantante non vedente che andava forte negli anni sessanta. Questi cantava accompagnandosi con una chitarra e spesso fra una strofa e l’altra staccava dei soli con la chitarra. Fui folgorato; per me fino a quel momento la chitarra era solo zum-zum col plettro e purtroppo, per la mia timidezza, cantando! Esternai la mia voglia di suonare ma rigorosamente senza cantare. A Natale mi arrivò una bella chitarra arancione e mia madre mi volle cercare un insegnante. Il caso (oggi lo chiamo destino) fu che un mio compagno di classe andava a lezione da un signore che abitava a 500 metri da casa mia e mi fece avere il numero di telefono. Si chiamava Mauro Storti.

Lei si è diplomato col Maestro Mauro Storti, che ricordi ha del periodo del Conservatorio e dell’insegnamento ricevuto dal Maestro Storti?




Sono stato per quasi tutta la mia infanzia un allievo privato di Mauro Storti. Un po’ per la vicinanza con la sua abitazione e viceversa per la lontananza dal Conservatorio dove egli insegnava (Piacenza). Inoltre per altre mie passioni sportive (ero in agonismo di ginnastica artistica), la chitarra rimase per me un hobby fin verso i 17 anni. Solo allora cominciai a fare musica sul serio e solo dopo il liceo fui preso dall’idea di poter fare il musicista come scelta di vita. Iniziai allora a frequentare il Conservatorio ma ero già grande e sbrigai in fretta i miei studi ufficiali. La mia esperienza di studente si svolse per lo più all’interno delle mura domestiche di casa Storti. Oggi non posso non rendermi conto della fortuna che ebbi nel cominciare fin dalla prima lezione con lui. Passo dopo passo riuscì a portarmi dalla prima nota in tocco appoggiato sulla prima corda ad un diploma da 10 e lode. Oggi, conoscendo il percorso ad ostacoli (spesso con tanti e non sempre buoni insegnanti) di molti dei miei allievi e dei miei colleghi, devo ringraziare la buona stella che mi ha regalato molti anni di precisa ed entusiastica guida didattica, senza scossoni né patemi. All’inizio non fui un allievo brillantissimo e sono certo che il mio studio per molti anni non ripagò il lavoro del Maestro (me lo ricorda spesso lui) che tuttavia ebbe molto fiuto ad individuare le mie qualità e molta pazienza ad attendere che i semi che piantava dessero frutti. Alla fine la vinse e la musica divenne per me una passione cocente. Gli sono molto grato. Oggi la consapevolezza di questo esempio mi aiuta a non giudicare in maniera frettolosa quegli studenti che, seppur dotati, faticano ad ingranare come ogni docente vorrebbe. Insomma: “se son rose fioriranno”. Storti con me fu un insegnante pieno di energia, di entusiasmo, capace di far amare la musica di qualunque periodo storico, di sistemare qualunque difficoltà tecnica con un esercizio specifico (era giovanissimo pure lui e non aveva ancora pubblicato quasi nulla), a volte solo con una semplice correzione o un consiglio. Mi parlava con chiarezza senza usare giri di parole, senza filosofare, ma stimolando continuamente la mia attenzione a leggere le informazioni musicale nascoste fra le note e soprattutto mettendo le mie mani in condizione di risolvere qualunque problema tecnico. Insomma, mi diede una preparazione di altissima qualità. In seguito rielaborai alcuni di quegli insegnamenti ma senza dimenticarne mai l’origine; del resto questa è la sola strada per crescere e fa parte della natura stessa della vita.

Dopo il diploma lei si è recato in Francia e ha studiato diplomandosi a Parigi con Alberto Ponce, cosa ha trovato di diverso in Francia rispetto al Conservatorio italiano e come si è trovato con Ponce?




Correva l’anno 1984 e in Francia in quegli anni si badava molto alla musica ma un po’ meno alla tecnica, col risultato che tanti buoni musicisti arrancavano sulla chitarra. Noi italiani venivamo considerati più preparati strumentalmente e quindi potemmo più facilmente sfruttare il grande insegnamento musicale di Alberto Ponce. Parlo al plurale perché non ero l’unico italiano che seguiva il Maestro. A fianco a me c’era gente del calibro di Claudio Marcotulli, Walter Zanetti, Maurizio Norrito, Monica Paolini, Arturo Tallini, Sandro Torlontano, Stefano Palamidessi e molti altri coi quali ho condiviso corsi bellissimi, passioni, speranze, emozioni, il tutto condito con un sacco di musica e una montagna di lavoro. Conobbi Ponce quando, senza averlo mai sentito nominare, comprai un disco che conteneva brani di Manuel Ponce (tra cui il Tema variato e finale e la Sonatina meridional) e, fra altri, il Tiento di Ohana e l’Homenaje di De Falla. Ascoltarlo mi diede una scossa e, su indicazioni di Storti che ben lo conosceva, mi misi a cercarlo. A Parigi mi riempì di stimoli con una musicalità travolgente e una sensibilità fuori dal comune. Egli è in grado di tirare fuori il meglio di ogni studente che gli si siede di fronte. Ha nello stesso tempo un ineguagliabile capacità di comunicare, di comprendere la parte migliore della musica e di noi stessi attraverso la musica, di trovare il modo di farla emergere, sempre nel rispetto dello spartito e della personalità dell’allievo. Mi ha aperto grandi finestre di pensiero nella testa e nel cuore. Sono molto grato anche a lui.




continua domani

lunedì 25 gennaio 2010

Ikona Gallery: FOTOGRAFIA e MEMORIA fotografie di Fondazione CDEC di Milano, Biblioteca Archivio


Il 26 gennaio 2010, alle ore 18, verrà inaugurata a Venezia nella sede di Ikona Gallery in Campo del Ghetto Nuovo la mostra Fotografia e Memoria, nell’ambito del programma della Città di Venezia per la ricorrenza del Giorno della Memoria 2010.
La fotografia è l’archeologia e l’identificazione dell’invisibile nell’interiorità di chi guarda. È la scrittura della memoria per la memoria, attraverso l’occhio del fotografo nello sguardo dello spettatore. È un infinito incontro dell’invisibile nel visibile, dell’indicibile nel dicibile.
Per questo Ikona Gallery ha partecipato sempre al Giorno della Memoria, da quando ha il suo luogo in Campo del Ghetto, con varie mostre quali Auschwitz e Sinagoghe di Caroline Rose, No More di Federica Marangoni, Nous ne sommes pas les derniers di Zoran Music, Mannequin Factory di Erich Hartmann, 12 Flowers di Ron Agam e Still Lives. Ritratti di Oświęcim di Simone Mangos.
Oggi la mostra Fotografia e Memoria presenta le immagini che provengono dalla Fondazione CDEC di Milano, dalla Biblioteca Archivio Renato Maestro della Comunità Ebraica di Venezia e le fotografie di Michele Levis. Sono le tracce della vita degli ebrei italiani e veneziani delle quali parlano i testi di Shaul Bassi, Paola Mortara e Gadi Luzzatto Voghera. Credo che il luogo del Ghetto e il suo Campo, dove si trova la mostra, aiuterà la lettura, la comprensione, la relazione alla vita e l’apertura verso la verità.

L’esposizione è curata da Živa Kraus fondatrice e direttrice di Ikona Gallery dal 1979

LA MOSTRA RESTERÀ APERTA FINO AL 12 FEBBRAIO 2010, DALLE ORE 11 ALLE 19 (ESCLUSO IL SABATO)
PER INFORMAZIONI: IKONA VENEZIA ) +39 0415289387 + mail@ikonavenezia.com

Recensione di Fichtner plays Tarrega di Guido Fichtner


Sembra che nell’ambito delle incisioni discografiche per la chitarra classica ci sia possibilità di scelta in due generi: la registrazione che si avvicina più al recital da concerto e la monografia. Più varia la prima, totalmente dedicata a un autore o uno specifico periodo temporale la seconda. Ciascuna presenta difetti e vantaggi. La prima permette di apprezzare la varietà e il respiro del repertorio di un interprete, la seconda di apprezzarne la capacità di analisi e di “empatia” nei confronti di uno specifico compositore. Oggetto del cd di Guido Fichtner è la figura del compositore Francisco Tarrega, dove trovano posto 10 composizioni e preludi del compositore spagnolo e uscito per i tipi della casa discografica eco. Brani come Capricho arabe e Recuerdos de la Alhambra sono talmente famosi da essere inseriti quasi obbligatoriamente nel repertorio di ogni concertista e usati spesso come brani di “commiato” o come bis a fine concerto. Diverso, a mio personale parere, la loro visione sonora se inseriti nell’ambito di una monografia. Il chitarrista, in questo caso, è quasi costretto a trascendere la natura strettamente specifica di un singolo brano, inquadrandolo nel respiro di una visione più ampia, nella sua personale interpretazione della dimensione musicale del compositore, inserendo i brani come tessere di un mosaico, un mosaico sonoro.
In questo disco Fichtner definisce la sua visione di Tarrega generando un mosaico policromo e vivace, vivido come il rosone centrale di una bella cattedrale gotica. Oltre ai due citati pezzi troviamo la spumeggiante Fantasia sobre la Traviata de Verdi, La Alborada, le polke Pepita, Rosita e Emilia, vibranti di festa paesana, le Variaciones sobre el Carnival de Venecia, vera gioia per un veneziano (acquisito) come me. Dei 35 preludi presenti nella catalogazione ufficiale non trovano posto nella registrazione i nn. 19, 30, 31,32, 33 (esercizi tecnici privi di interesse musicale, ci dice il bel libretto che accompagna il disco) e il 22.
Complessivamente 39 brani per poco più di 57 minuti di buona, anzi ottima musica. Fichtmer è maestro nel muoversi con elegante scioltezza tra i diversi pezzi, regalandoci momenti di rilassante tensione musicale dal piacevole sapore spagnolo. Registrazione pulita e equilibrata, che mette in evidenza il suono caldo e allo stesso tempo brillante della chitarra.




Empedocle70

Speciale Guido Ficthner



- Intervista con Empedocle70



Speciale Guido Fichtner: Biografia


Guido Fichtner, milanese, è titolare della cattedra di chitarra presso il Conservatorio "Guido Cantelli" di Novara.
Nel 1984 si è diplomato in chitarra con il massimo dei voti e la lode al Conservatorio di Piacenza, con il M° Mauro Storti. Ha proseguito i suoi studi all’Ecole Normale de Musique "Alfred Cortot" di Parigi col M° Alberto Ponce, ottenendo nel 1985 il Diplôme Supérieur d’Execution e nel 1986 il Diplôme Supérieur de Concertiste.
Nel 1987 ha vinto il 1° premio al Concorso “René Bartoli” di Arles (Francia), nel 1991 il premio “Francisco Tàrrega” a Benicasim (Spagna), nel 1987 il 1° premio al “G.B. Ansaldi” (musica da camera) di Mondovì in duo col chitarrista Rino Trasi, nel 1986 il 2° premio (con 1° non assegnato) al “Fernando Sor” di Roma. Altri premi inoltre al “E. Pujol” di Sassari, “E. Porrino” di Cagliari, “N. Fago” di Taranto, "Ville de Carpentras" (Francia). Nel 1993 a Trieste è risultato tra i vincitori del Concorso Nazionale, ad esami e titoli, per cattedre di chitarra nei Conservatori italiani.
Svolge intensa attività solistica e cameristica. Ha tenuto circa 400 concerti in sedi e manifestazioni prestigiose di 31 Paesi del Mondo, fra cui: Salle Cortot di Paris, Städtmuseum di München, Teatro Coliseo di Buenos Aires, Teatro Lirico e Teatro delle Erbe di Milano, Konservatoriumssaal di Innsbruck, Università ELTE di Budapest, Zionist Cultural Centre di Jerusalem, Teatro Politeama di Palermo, Museo del Prado di Madrid, Teatro Raimondi di Lima, Festival di Colonia Tovar in Venezuela, Festival di Luxembourg, Autunno Musicale di Como, Burgerratssaal del Casinò di Bern, Consiglio d'Europa di Strasbourg, Rossini Opera Festival di Pesaro, Festival Internazionale di Chitarra di Ascoli Piceno, Bath International Guitar Festival di Bath.
Ha fatto parte per 20 anni del Duo Paganini (insieme al violinista Fernando Antonelli) e del duo Les Deux Amis (col chitarrista-compositore Rino Trasi).
Attualmente suona nel Guitalian Quartet con i chitarristi Claudio Marcotulli, Stefano Palamidessi e Maurizio Norrito. E’ inoltre chitarrista (e anche mandolinista) della formazione da camera I Solisti di Milano insieme al violinista Fernando Antonelli, il violista Emilio Poggioni ed il fisarmonicista Sergio Scappini.
Particolarmente interessato alla musica moderna e contemporanea, ha tenuto a battesimo opere di Rino Trasi, Pierre-Petit, Mario Moretti, Irlando Danieli, Edgar Valcarcel, Pippo Molino, Patrice Challulau, Sergio Mauri, François Laurent, Erst Mahle, Jaime Gonzales-Piña, Sebastiano Zanetti, Gabrio Taglietti, Sergio Chiereghin, Luisa Indovini Beretta e Mauro Storti.
Per la casa editrice Berben ha curato la revisione di due opere di Rino Trasi: Linea D'Ombra e Aliquid. Per la Casa Musicale Eco ha pubblicato l'integrale dei preludi di Tarrega (con CD allegato) e sono di prossima pubblicazione due raccolta didattica di musica contemporanea intitolate Topsy Torvy (con CD allegati).
Ha insegnato al Conservatorio “Jacopo Tomadini” di Udine. Ha tenuto seminari, masterclass e corsi di perfezionamento in Argentina, Svizzera, Ungheria, Francia, Madagascar, Perù e Italia. Dal 1997 tiene corsi di perfezionamento al Festival Internazionale di Chitarra di Ascoli Piceno.

ATTIVITA’ DISCOGRAFICA
· Mauro Giuliani – Una chitarra all’Opera – Antes Concerto.
· Francisco Tarrega – Fichtner plays Tarrega – Casa Musicale Eco.
· Niccolò Paganini – Le 37 Sonate per chitarra (2 CD) – Dinamic.
· Vincenzo Colla – Musica da camera per flauto – Tactus.
· Niccolò Paganini – Composizioni per chitarra – Dinamic (in via di pubblicazione).
· Emilio Pujol – Integrale delle opere per chitarra – Edizioni Pujol (partecipazione).
· Guitalian Quartett – Guitalian Quartet Live – OIDI Records

domenica 24 gennaio 2010

NEM ENSEMBLE in concerto 30 gennaio


Modena – Teatro delle passioni - ore 21:15

NEM ENSEMBLE
Francesco Gesualdi – fisarmonica
Luigi Attademo – chitarra
Gisbert Watty – chitarra
Duccio Bianchi – chitarra
Paolo Carlini – fagotto
Matteo Fossi – pianoforte
Stefano Zanobini – viola
Francesco Dillon – violoncello
Anita Mazzantini -contrabbasso

Musiche di Sofia Gubaidulina

"De Profundis" per fisarmonica
"Sonata" per contrabbasso e pianoforte
"Quasi Hoquetus" per viola, fagotto e pianoforte
"Repentance" per violoncello, tre chitarre e contrabbasso

Informazioni: http://www.amicidellamusica.info/

Hans Werner Henze: EL CIMARRON, Music Biennale Zagreb

Lou Harrison: String Trio (1946)

sabato 23 gennaio 2010

La Musica delle Sfere, l’ingombrante eredità musicale di Pitagora, parte sesta


Le astruse teorie matematiche di Xenakis sono messe al servizio della replica di forme ‘naturali’. Egli definì eventi tra gruppi di strumenti che replicano l'apertura di ventilatori o il movimento di spazzole, con strutture di composizione denominate ""arborescences" - tentacoli o cespugli di suoni derivanti da una radice comune in grado di espandersi in diverse direzioni. Il software consente la manipolazione della posizione, la rotazione e l'aspetto della tessitura delle forme create in questo modo. Queste opere arboree hanno ormai superato i primi esperimenti di Xenakis dedicati alle strutture stocastiche, che erano basati esclusivamente sulla logica aritmetica. "Nel determinismo la stessa causa genera sempre lo stesso effetto", disse una volta Balint Andras Varga, descrivendo il suo tentativo di sbloccare il valore caotico dei numeri. "Non c'è nessuna deviazione, nessuna eccezione. L'opposto di questo è che l'effetto sia sempre diverso, la catena non si ripete mai. In questo modo si raggiunge la possibilità assoluta che è, appunto, l’indeterminismo".

Nel 20° secolo, l'orecchio umano ha dovuto adattarsi a ambienti più affollati e più ricchi di informazioni. Parte di questa evoluzione ci ha condizionato a desiderare e individuare più rumore, che è il dettaglio del suono e della tessitura che cade tra le divisioni matematiche stabilite da Pitagora. Nel nuovo millennio il monocorde non più è abbastanza a lungo per esprimere tutto ciò che è cambiato nella forma musicale. Seconda la Scuola Viennese collegata con Alban Berg e Anton Webern, la musica doveva sganciarsi dalla emotività e dalle strutture intuitiva che avevano portato alle forme opulenti e eccessive del tardo Romanticismo. Schoenberg affrettò il passaggio alla atonalità, cioè alla mancanza di una chiave definita, mentre altrettanto rapidamente i suoi contemporanei Picasso e Braque acceleravano la distruzione della prospettiva rinascimentale sulla tela.

Schoenberg ha trasformato la musica in dati puri: gruppi di 12 note sono state usate come cellule amelodiche per ogni composizione. I rapporti tra ciascuna nota possono essere invertiti, mescolati tra loro o rovesciati come palindromi, senza essere collegati ad una chiave musicale scelta precedentemente come dominante. La scelta di chiavi fisse contribuisce a dare un senso di progressione in una composizione, Schoenberg ha cercato di definire un nuovo, segreto, non udibile sistema come modus operandi nella sua musica, ma a un certo punto ha perso la sua visione nelle ombre di diverse centinaia di anni di tradizione classica: "Si usa la serie e poi uno compone come prima, "scrisse una volta. Ma le sue opere Die Jakobs / Eiter (Jacob's Ladder, 1917-22) e Moses und Aron (1932), sono rimaste incompiuta alla sua morte. Un po’ come se egli fosse inciampando scoprendo che la scala che stava cercando di costruire era totalmente, fatalmente inagibile a causa dell’eccessiva complessità numerica: in compenso, quasi come segno di riconoscenza, il suo Pierrot Lunaire è una poesia dell’anima persa, confusa, alienata. Ammettiamolo, per riuscire ad apprezzare le strutture matematiche immerse nelle musica seriale bisogna avere una conoscenza simile a quella di un iniziato: nella sua lottà contro la tonalità, Schoenberg ha dato vita a una tale complessità in grado di sbaragliare la gran parte del suo possibile pubblico, trasformando la musica contemporanea in una cosa lontana sia dai gusti della gente che dalla società.
A distanza di oltre 2500 anni il monocorde pitagorico continua a vibrare le sue note immerse nell’armonia cosmica, liberarsene o semplicemente andare oltre non sarà un cosa così semplice ….. Bach docet.
Empedocle70

venerdì 22 gennaio 2010

100.000 visite!

Lo ammetto. Non so essere molto modesto. Anzi, non ci provo nemmeno. Ma questa sera il contatore di visite Shinystat ha superato le 100.000 visite! Sono semplicemente contentissimo e felice!


Grazie, grazie a tutti voi!


Empedocle70

Arturo Tallini in Concerto 26 gennaio a Firenze

Vi informiamo che Arturo Tallini terrà un concerto al Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze, Sala del Buonumore, martedì 26 gennaio alle ore 21.In programma anche la prima assoluta di Caro Bruno, lettera aperta, scritto da T. Marco per Arturo Tallini.

La Musica delle Sfere, l’ingombrante eredità musicale di Pitagora, parte quinta


La regolarità dell'universo newtoniano ha ceduto alle 'stranezze', trovando la sua controparte musicale nella xenharmony, la strana armonia. L’era atomica ha importato la “stranezza” nelle equazioni scientifico-musicali. Sempre più si sviluppa secondo la propria logica interna, o è costituita da elementi molto lontani dall’idea di espressione personale. A 30 anni di distanza dalla composizione Earth's Magnetic Field' di Charles Dodge 'composto' da mappatura statistiche geofisiche trasformate in dati musicali, si assiste a un rinnovato interesse a succhiare il rumore delle emissioni solari o dei campi elettromagnetici dell'atmosfera, o a utilizzare il software del computer per trasformare dati grezzi in suono (il più recente è un programma che converte le immagini in equivalente sonoro). Music by process o by pulse, come quelle di Terry Riley, o la Techno minimale cui elementi costitutivi sono le frequenze pure, come le tracce su quasi tutti i dischi di Plastikman, vi lascio alla ricerca di metafore e connessioni con mutazioni geniche, eccentricità orbitale, spostamenti di masse gravitazionali. L’Arte Sonora si sta confermando come un filtro per la creazione di nuove strutture profonde all’interno dell’orecchio umano.
I sintetizzatori hanno permesso la creazione di nuovi sistemi per la generazione di frequenze e il software del computer consente di comporre graficamente con le stesse onde sonore sinusoidali, trasformando in “oggetti fisici” le idee dei microtonalists. I Pitagorici avevano costruito una visione matematica del mondo basata su punti specifici, non ammettendo che le linee potessero essere infinitamente divisibili.
All'inizio del 21 ° secolo, i punti di informazione musicale si sono moltiplicati e allo stesso tempo sono diventati più ravvicinati: in paragone al taglio sottile previsto per la scala armonica ora i dati digitali sono come semolino, i cui grani sono essere riassemblati all’infinito. "Siamo tutti Pitagorici," ha detto una volta Iannis Xenakis. Anche se trascurato di definire chi siano i 'noi' in questa equazione, la sua profezia risuona di nuovo nel mondo di elettronica di consumo, dove i processi compositivi, una volta frutto di giorni e giorni di intenso lavoro sono ora immediatamente accessibili tramite sintetizzatori economici, programmi di composizione e suonerie per cellulari.

parte prima parte seconda parte terza
parte quarta parte quinta parte sesta

giovedì 21 gennaio 2010

Maurizio Pisati Sette Studi



Maurizio Pisati

SETTE STUDI
february 10th 2010 h. 21.15
Milano,
Palazzina Liberty

and

QUATTRO SONATE (Scarlatti-Pisati)
february 13th 2010 h. 21.15
Monza,
Teatro di Corte,
Villa Reale

performed by
Elena Càsoli

Link

La Musica delle Sfere, l’ingombrante eredità musicale di Pitagora, parte quarta


Il compositore californiano Lou Harrison lo ha seguito con la sue accordature per orchestra prese dallo studio delle orchestre gamelan indonesiane e compositori tra cui La Monte Young, Pauline Oliveros. James Tenney, Glenn Branca e Ben Neill hanno varie volte ha adottato tali idee. Nella Just Intonation, agli intervalli tra le note vengono assegnati i valori in centesimi: il tasso di cambio è di 100 centesimi per semitono, il che significa che con apparecchiature abbastanza sensibili da poter essere sintonizzati al cento per cento, il numero di rapporti possibili può crescere esponenzialmente nell’ordine delle migliaia. Ci sono due effetti collaterali: in primo luogo, la Just Intonation si è rapidamente trasformata in una forma di matematica arcana, oggetto di tesi cervellotiche e criptiche nei dipartimenti di musica in tutto il mondo. In secondo luogo, dato che l’accordatura in Just Intonation mira a ridurre le dissonanze. i suoi adepti tendono a privilegiarne le qualità calmanti e invitanti alla meditazione. Non è un caso che questo tipo di accordatura abbia riscosso grande successo anche in ambito New Age o tra la cosiddetta ambient “seria” proposta da gente come Robert Rich e Larry Polansky. E non siamo molto distanti dai territori musicali di Pitagora, per il quale una delle funzioni principali della musica era quella curativa.

La Musica delle Sfere si sta combattendo per in altri teatri di guerra, non solo nei meandri oscuri delle teorie sull’accordatura. A volte bisogna guardarsi dal lupo romantico che indossa un camice bianco. Le visioni musicali di Karlheinz Stockhausen riguardo alla musica cosmica, per esempio, sono qualcosa di più di un semplice diversivo. Per Stockhausen le onde magnetiche musicali sono sempre state viste nei termini di come influenzano l’essere umano. "C'è sempre una musica delle sfere, ma questi suoni sarebbero il peggiore inquinamento acustico che si possa immaginare, sarebbero troppo forti". Not in my backyard, non nel mio cortile, in altre parole sarebbe il caso di suonare proprio i suoi capolavori. Licht, l'opera gigantesca che Stockhausen sviluppato nell’ambito di quasi tre decenni, è un concetto cosmico troppo lontano per la maggior parte degli osservatori. Attraverso l’astronauta-angelo Micheal, Stockhausen mette in scena le relazioni tra le leggi musicali e la sfera umana, dimostrandosi meno interessato a quello che succede quando la musica penetra nel campo sociale rispetto al modo in cui esercita la sua influenza mistica.

parte prima parte seconda parte terza
parte quarta parte quinta parte sesta

mercoledì 20 gennaio 2010

GUITFEST - Festival Internazionale di Chitarra del Conservatorio di Santa Cecilia e Primo Concorso di Composizione per Chitarra G. Petrassi


Il programma del Festival

5 Giugno 2010 Concerto di
Rolf Lislevand (Norvegia)
6-7 Giugno Mastesclass sul repertorio Rinascimentale e Barocco

12 Giugno 2010 Concerto del
Duo Maccari-Pugliese (Italia)
13-15 Mastesclass sulla musica dell’Ottocento

18-21 Giugno Masterclass sull’Improvvisazione di
Nuccio D’Angelo (Italia)

19 Giugno 2010

Proclamazione ed esecuzione dei brani vincitori del Primo Concorso di Composizione G. Petrassi

Giovani in Contemporanea
Concerto tenuto da allievi di Chitarra del Conservatorio di Santa Cecilia

21 Giugno 2010
Chitarra in Composizione
Gli studenti di Chitarra del Conservatorio di Santa Cecilia incontrano le classi di Composizione per un viaggio nello strumento

22-25 Giugno 2010
Mastesclass sul repertorio moderno e contemporaneo
Magnus Anderson (Svezia)

26 Giugno 2010
Concerto di Magnus Anderson e Arturo Tallini

3 Luglio 2010 Concerto
Marcin Dylla (Polonia)

Nell’ambito del Festival Internazionale di Chitarra Santa Cecilia, si terrà il concorso di Composizione Goffredo Petrassi per chitarra.
Il Concorso nasce con lo scopo di arricchire, ma in fondo di creare, un repertorio chitarristico contemporaneo per i primi anni di studio. Quando parliamo di contemporaneo intendiamo un linguaggio chiaramente svincolato dalla tradizione, quindi lontano dall’ambiente linguistico in qualche modo legato alla tonalità; il senso della competizione è infatti favorire la formazione di un repertorio che porti gli studenti che lo affrontano a un atteggiamento di ricerca, a porsi domande e a confrontarsi con linguaggi inusuali e con usi dello strumento fuori delle abitudini accademiche. L’originalità del linguaggio, della ricerca formale e strumentale e in generale un atteggiamento di esplorazione saranno quindi requisiti preferenziali nella valutazione delle opere.
E d’altra parte la congruenza dei brani rispetto alla fattibilità strumentale, il costante rapporto con la realtà di un pezzo scritto per allievi alle prime o anche primissime armi, sarà comunque considerato un valore dalla giuria. Proprio per questo è previsto anche il Premio Speciale Studenti che verrà assegnato da una equipe di studio costituita da studenti della scuola di chitarra del conservatorio di Santa Cecilia.

Regolamento
Per il regolamento si rimanda al Bando del concorso di Composizione Goffredo Petrassi per chitarra.
Primo Premio
Premio in denaro di 1.000 euro
Pubblicazione del brano con l’editore Rugginenti di Milano
Inserimento nei programmi di studio del Conservatorio Santa Cecilia di Roma
Secondo Premio
Premio in denaro di 500 euro
Pubblicazione del brano con l’editore Rugginenti di Milano
Inserimento nei programmi di studio del Conservatorio Santa Cecilia di Roma
Terzo Premio
Pubblicazione del brano con l’editore Rugginenti di Milano
Inserimento nei programmi di studio del Conservatorio Santa Cecilia di Roma
Premio Speciale Studenti
Premio in denaro di 300 euro
Pubblicazione del brano con l’editore Rugginenti di Milano
Inserimento nei programmi di studio del Conservatorio Santa Cecilia di Roma

Le masterclass
Tutte le mastesclass sono gratuite per gli allievi del Conservatorio di Santa Cecilia. Per gli studenti esterni le mastesclass avranno un costo di 200 euro ognuna. É possibile acquistare il pacchetto delle 4 mastesclass per 600 euro. Sucessivamente verranno pubblicate le date e le modalità di partecipazione ad ogni singola masterclass.


La Musica delle Sfere, l’ingombrante eredità musicale di Pitagora, parte terza


Questa ridivisione delle voci,il caos incontrollato dell’eterofonia, e la deregolamentazione dell’espressione umana sono stati vividamente documentati attraverso i 12 lati originali dei 33 giri della Anthology of American Folk Music di Harry Smith. Il monocorde pitagorico di Robert Fludd si trova esattamente sul coperchio del cofanetto dei dischi, ma mentre Smith era affascinato dalla codifiche di antiche, a volte arcane informazioni, e dalla mappatura del migrazioni dimenticate delle culture tribali attraverso una ricerca archeologia nella canzone popolare, la presenza del monocordo ha una risonanza ironica.
Smith aveva previsto per i tre cofanetti che contenevano i sei dischi tre colori diversi: rosso (il fuoco), verde (acqua) e blu (aria). La Terra è l'elemento mancante, anche se sembra gli stessi dischi siano stati stampati nell’argilla indurita, tale è la grinta e la fisicità dei suoni e delle voci incise nei solchi dei 33 giri. L’eterofonia delle voci e la rozzezza e freschezza delle incisioni si potrano al di fuori della scala temperata in modo simile alle micro-scissioni tonali che sono in primo piano nei drones del violino di Conrad.

Il pomo della discordia per Conrad e altri attivisti per lo sviluppo di accordature diverse è che la scala egualmente temperata - il moderno sistema di accordatura - è strettamente specifica per gli strumenti a tastiera. Prima del 18 ° secolo, non c'era nessun sistema prefissato che dettasse i corretti intervalli previsti tra le note della scala.
Il Temperamento Equale, come le orecchie moderne lo conoscono, venne sancito solo quando J.S. Bach compose gli studi conosciuti come Das Wohltemperte Klavier (Il Clavicembalo Ben Temperato). Una sequenza di 48 preludi e fughe progressivamente sempre più difficili. Il clavicembalo ben temperato è stato creato tra il 1722-42. per gli alunni di pianoforte presso la corte di XXXXX in Germania, dove Bach ricopriva il ruolo di direttore musicale.
Il sistema parifica la distanza armonica tra ciascuna delle 12 note della scala con l'effetto di “addolcire” la scala. rendendola più appetibile per la musica da salotto. Questi studi diventarono parte integrante della pratica quotidiana di compositori successivi, il cuore della tradizione classica: Mozart, Beethoven, Schumann. Un sistema di accordatura progettato per i bambini della classe dirigente europea è diventata il fondamento di tutta la musica occidentale: era solo una questione di tempo prima che un tale sistema sarebbe passato sotto il rigoroso controllo da parte coloro che cercano di rivoluzionare e democratizzare l'aria armonica che respiriamo.

Le 12 divisioni arbitrarie della ottava comportano che alcune frequenze mantenute a lungo possano urtare tra loro le une contro le altre, creando un effetto che il musicologo Kyle Gann ha chiamato "fonetica caffeinica", e portando Terry Riley ad affermare che "la musica occidentale è veloce perché non è accordata ". Riley appartiene al numero crescente di musicisti che hanno cercato di aggirare questo effetto con un sistema chiamato Just Intonation (JI), o pure tuning. A partire da Harry Partch, che ha suddiviso l'ottava in 43 toni, la American New Music ha spesso equiparato la musica che si stacca dalla scala temperata con la ricerca della libertà.

martedì 19 gennaio 2010

Arturo Tallini in Concerto nel 2010


28 Luglio 2010
Montemonaco (AP)
Recital - Musiche di Pisati, Ginastera, Marco, Maderna, Bach

15-16-17 Luglio
Mottola (BA)
Giuria nel Concorso Internazionale

14 Luglio 2010
Mottola (BA)
Recital nell'ambito del Concorso Internazionale
Programma da definire

26 Giugno
Roma, Conservatorio di Santa Cecilia , nell'ambito di GuitFest
Recital in duo con Magnus Anderson
Programma da definire

7 Maggio 2010
Roma, Conservatorio di Santa Cecilia
Recital - Musiche di Stockhausen, Maderna, Pisati, Marco, Bach

26 Marzo 2010
Venezia, Centro candiani, Amici della Musica di Mestre
Recital con improvvisazioni e musiche di Ginastera e Bach

27-28 Gennaio 2010
Firenze, Conservatorio
Masterclass

26 Gennaio 2010
Firenze, Conservatorio
recital
Musiche di Maderna, Pisati, Martco, Bach

La Musica delle Sfere, l’ingombrante eredità musicale di Pitagora, parte seconda


Che cosa, esattamente, scoprì Pitagora? La storia del suo incontro con dei fabbri in una fucina (celebrata nell’opera di Handel The Harmonious Blacksmith) è cosa ben nota, come egli invece abbia vissuto quel momento “Eureka”, sentendo i rumori prodotti da martelli di diverso peso su vari incudini di metallo è un mistero. Un martello di un certo peso produrrebbe una frequenza di due volte più a lunga rispetto a quella generata da un martello con la metà della massa del primo, o in termini di acustica, uno suono di un'ottava più in basso. Ulteriori esperimenti hanno dimostrato, confermando le idee il teorico della musica medievale Boethius, che i rapporti tra le note musicali prodotte negli esperimenti corrispondevano alla precisione, e che quindi Pitagora dando una prima definizione degli intervalli musicali fondamentali, che sono ancora in uso oggi, avrebbe scoperto il profondo legame tra la matematica, numeri e del suono.
Anche se sostiene Harry Partch nel suo libro Genesis of a Music le idee di Pitagora troverebbero fondamento e ispirazione in ancora più antichi sistemi di intonazione risalenti alle civiltà babilonesi, egiziane e cinesi.

L'immagine definitiva del divino monocorde, intonato dalla mano di Dio e circondata da una specie di ragnatela in filigrana con archi e nodi connessi tra loro descrivendo significative regioni tonali e le proporzioni armoniche, è diventata una immagine familiare nelle copertine di dischi e dei libri moderni. La corda solitaria del monocorde - montata su un corpo unico, diviso in due lunghezze da un ponte mobile - ha permesso la divisione del suono nelle proporzioni magiche desiderate dai Pitagorici. Con il ponte che divide la stringa esattamente a metà strada in un rapporto di 1:2, il monocorde suona un ottava perfetta. Spostando il ponte a tre quinti lungo la corda in un rapporto di 3:2, si faranno suonare i due segmenti insieme come una quinta perfetta, e così via, i rapporti aritmetici valgono per tutta la lunghezza dello strumento.
Nelle note allegate al suo album chiamato Slapping Pitagora (1994), il compositore e ricercatore americano Tony Conrad suona una nota esasperata che spinge proprio le sue ricerche musicali nelle frequenze che si trovano lontano dall’autostrada tonale degli antichi Greci: "Yessir, Pythagoras, I do have to see you as a paradigmatically European guy: you travelled abroad, imperialistically raped the East of its 'Exotic' knowledge, and returned with a plan to straitjacket your own people. But we're going to start changing all of that, beginning now."
(Sissignore, Pitagora, devo vederti come un ragazzo paradigmaticamente europeo: hai viaggiato all'estero, hai imperialisticamente violentato l'Oriente della sua 'conoscenza esotica', e sei tornato con un piano per mettere una specie di camicia di forza al tuo popolo. Ma noi andremo a iniziare cambiare tutto questo, cominciando fin da ora.)

Facendo riferimento sul dibattito circa la verità musicale e riportandolo ad una frequenza specificamente americana, la concezione di Conrad di democrazia radicale si pone all’Ordine Mondiale previsto dalla Repubblica di Platone. La democrazia, in questo caso, è rappresentata dalla larghezza di timbro, in tutte le variazioni armoniche all’interno dell'ottava tradizionale, e le divergenze tutto quello che si allontana da quelle che Conrad si definisce come "The Three Chords" - dominante, sottodominante e tonica - che hanno mantenuto per millenni stretta in una morsa la musica occidentale, dalla sonata fino alla canzone pop di tre minuti. Con Slapping Pitagora, Conrad sprona i suoi seguaci a scivolare tra i toni e le frequenze stabilite dai sistemi di accordatura occidentali, e di dividere tra loro le voci che Pitagora aveva ingabbiato in una sola.

lunedì 18 gennaio 2010

Emanuele Forni in Concerto nel 2010



20 - 22.06.2010
Makriasol, Crete, GR
Casa dei Mezzo Festival

19.06.2010
Dortmund, DE
With Scintilla and Cecilia Bartoli

16.06.2010
Kopenhagen, DK
With Scintilla and Cecilia Bartoli

14.06.2010
Hamburg, DE
With Scintilla and Cecilia Bartoli

06.05.2010
Basel, CH
With Elisabeth Pawelke

05.05.2010
St Peter Kirche, Zurich, CH
With Maurice Steger and ZKO Orchestra

27.04.2010
Waldau Kapelle, Bern, CH
With Hans-Jakob Bollinger and Christiane Lux

16.04.2010
Vitoria, E
With Scintilla and Cecilia Bartoli

14.04.2010
Valladolid, E
With Scintilla and Cecilia Bartoli

12.04.2010
Oviedo, E
With Scintilla and Cecilia Bartoli

10.04.2010
Bilbao, E
With Scintilla and Cecilia Bartoli

08.04.2010
San Sebastian, E
With Scintilla and Cecilia Bartoli

06.04.2010
Toulouse, F
With Scintilla and Cecilia Bartoli

25.03 2010
Villa Bernau, Bern, CH
With Meret Lüthi

24.03.2010
KKL, Luzern, CH
With Scintilla and Cecilia Bartoli

21.03.2010
Zagreb, HR
With Scintilla and Cecilia Bartoli

12.03.2010
Herculessaal, München, DE
With Daniel Hope and ZKO Orchestra

11.03.2010
Theater Chur, CH
With Daniel Hope and ZKO Orchestra

10.03.2010
Tonhalle, Zurich, CH
With Daniel Hope and ZKO Orchestra

03.03.2010
Konzerthaus, Berlin, DE
With Daniel Hope and ZKO Orchestra

02.03.2010
Musikhalle, Hamburg, DE
With Daniel Hope and ZKO Orchestra

01.03.2010
Stadthalle, Braunschweig, DE
With Daniel Hope and ZKO Orchestra

08 - 15.02.2010
Recording with Isa Katharina Gericke and Guido De Flaviis
Blue Serge Label

31.01.2010
Zollikofen, CH
With the ensemble Il Desiderio

17.01.2010
Schloss Rapperswil, Grosser Rittersaal
With Emma Kirby, Daniel Taylor, Bozo Paradzik and casalQuartett

10.01.2010
Malters, CH
With the ensemble Il Desiderio

La Musica delle Sfere, l’ingombrante eredità musicale di Pitagora, parte prima



"Dal suono di un monocorde, i Pitagorici hanno dedotto un universo".

Con queste parole, lo storico e scienziato Thomas Levenson ha definito e sintetizzato uno dei più grandi salti nella fede mai realizzati nella storia della civiltà occidentale. Nel sesto secolo a.C., un culto solitario dall'isola greca di Samos, probabilmente guidata da un fanatico genio della matematica, mise a punto un sistema di accordatura musicale che basava la propria esistenza sulla dottrina ermetica secondo cui tutto quello che quello che è successo in alto deve anche avvenire al di sotto. Dato che i pianeti, il sole e la luna sono di così vaste dimensioni, essi ritennero che dovendo produrre un suono a dir poco onnipotente mentre galleggiava sulle loro orbite assegnate attraverso lo spazio, e la regolarità dei loro moti celesti suggeriva che i loro rumore si sommavano fino a formare una sinfonia celestiale, una Musica delle Sfere, che amplificava la voce di Dio e che forniva un percorso sonoro che definiva l'ordine del cosmo. Un sistema di proporzioni armoniche, derivato esperimenti di fisica acustica, forniva l’incontrovertibile verità aritmetica della loro fede. Il sistema solare era stato da loro mappato in modo efficace attraverso la musica e la musica celeste ineffabilmente risuonava intorno ai loro cosmi.

Nel mondo antico l'idea che quando i musicisti suonavano lo facessero per esprimere se stessi era un concetto completamente estraneo e alieno. Il musicista o il cantante era un anonimo servo della o delle divinità, i suoni che lui o lei non erano una mera rappresentazione della Verità Cosmica, ma letteralmente suonavano con quella Verità. Anche nell’ultimo secolo e nel nuovo millennio il monocordo di Pitagora ha continuato a inviare brividi lungo la spina dorsale della musica moderna, rappresentando una sorta di solido platonico con cui confrontarsi nel corso delle indagini e delle investigazioni nella sostanza / contenuto musicale e nella texture / forma sonora. In ultima analisi la Musica delle Sfere è riconducibile a una metafora allargata a tutte le musiche che provengono, che vengono generate al di fuori di sé stessi, e ci sono state tante di queste negli ultimi 100 anni: serialismo, gli esperimenti nell’ambito delle accordature, e, ultimamente, i tentativi di creare sistemi musicali auto-organizzanti o caotici.

Salutando la nascita e lo sviluppo di sistemi di automatismo musicale, nel 1926, Arnold Schoenberg scrisse: "Ensuring the production of sounds and their correct relationship to each other, freeing them from the hazards of a primitive, unreliable and unwilling sound producer - to that degree the use of all mechanical musical instruments could be of the greatest advantage." (Garantendo la produzione dei suoni e della loro corretta relazione gli uni agli altri, liberandoli dai pericoli di un esecutore primitivo, inaffidabile e svogliato, l'uso di tutti gli strumenti musicali meccanici potrebbe essere di grandissimo vantaggio fino a quel punto). Nelle composizioni seriali di Schoenberg, e quelli di altri basati su sue idee - questa cacofonia di voci appena liberate aveva bisogno di una nuova accordatura e Pitagora poteva essere la persona giusta al posto giusto.


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