La pubblicazione di questa 'guida', che Franco Severi, presidente dell’Associazioni Musica Meccanica Italiana, ha gentilmente concesso a 'Chitarra e dintorni', vuole costituire il primo di una serie di articoli che il blog intende periodicamente dedicare a questo mondo affascinante.
Ciò nella speranza di contribuire, per quanto è nelle nostre modeste possibilità, a risvegliare l’interesse nei confronti di questi strumenti e di questa musica, per troppo tempo purtroppo praticamente dimenticati, non solo dal grosso pubblico, ma anche, colpevolmente e inspiegabilmente, da musicisti, musicologi e storici della musica.
Il presente testo è stato tratto dalla guida-catalogo del Museo Marini. Le fotografie degli strumenti sono state tratte dal suddetto testo. Il materiale è stato gentilmente concesso in uso della eredi Marini.
INTRODUZIONE
Molti mi chiedono quale sia stata la spinta chi mi ha portato realizzare un museo di strumenti musicali meccanici. Quando la mente deve tornare al susseguirsi di tanti avvenimenti in tanti anni la risposta rimane confusa e sembra che tutto si trasformi nel racconto, come se fosse il sogno della notte precedente di cui la memoria ci porta a ricordare con chiarezza tanti particolari mentre altri rimangono confusi. Il primo legame con le cose antiche, o semplicemente vecchie, risale alla mia infanzia. Con una piccola bicicletta, in compagnia di mia madre, di mia sorella e di una zia, percorreva la strada che portava a Savarna fino ad arrivare ad una villa favolosa con un vastissimo salone pieno di ceramiche antiche. Delle ceramiche acquistate allora poco è rimasto a seguito degli avvenimenti bellici, ma mai è venuto a mancare l’attaccamento a queste, né il ricordo di quel giorno. Certamente questo particolare è stato il seme che mi ha portato alla passione della ricerca delle cose del passato fin dagli anni della mia giovinezza, e più tardi a quella degli strumenti musicali meccanici. E chissà che questa passione non sia la compensazione inconscia dell’incapacità di esprimermi musicalmente in altro mondo. Incominciai a raccogliere piani a cilindro perché i miei anni più belli sono legati all’epoca della massima diffusione e successo di questo strumento, espressione di una così umile umanità. La pianola infatti è infatti per i grandi e per i piccoli qualcosa di indefinibile: è affetto, dolcezza, ricordo eccetera... Il pianola cilindro: sotto il pomposo nome questo strumento tipico italiano è stato poco conosciuto; da regione a regione prendeva il nome di organetto di Barberia, verticale, organo, viola, pianino, eccetera... Rallegrava i giri delle giostre spinte a mano, gli intervalli nelle sale cinematografiche, si trovava nelle sale da ballo, nei ristoranti ed osterie, nei locali pubblici e soprattutto per strada, su un carrettino spinto dal suonatore ambulante o trainato da un somarello. Quando iniziai a collezionare i piani a cilindro non pensai certamente che un giorno, essi mi avrebbero portato a realizzare un museo di strumenti musicali meccanici. Il passo infatti non fu breve e solo nel tempo la ricerca di uno mi portò a sconfinare nella loro grande famiglia. Caratteristiche della raccolta è di presentare molti strumenti efficienti e di offrire a chiunque l’opportunità di vedere, oltre ad altri particolari, come da questi strumenti siano nati i calcolatori elettronici. La raccolta non ha solo un interesse artistico ma anche storico e culturale. La popolarità degli strumenti meccanici del tipo tradizionale ha avuto vita breve, iniziata a metà dello 800, può considerarsi finita nel 1926. Nel 1925 i costruttori raggiunsero il maggior numero di maestranze, ma la rapida divulgazione delle macchine parlanti, di maggiore praticità e minore costo ed ingombro, contribuì alla trasformazione di quasi tutte le fabbriche, alla cessazione di tante altre. Le guerre, le allusioni, la vita randagia, le tarme, i roditori di soprattutto la scomparsa di un artigianato hanno contribuito alla rarità di ogni tipo di strumento. Un particolare interessante è ricordare come il piano meccanico sia stato legato alla storia d’Italia quando, al tempo della Carboneria, contribuì a rendere popolari melodie come: “Va pensiero sull’ ali dorate”, “Ai nostri monti ritorneremo”, “Oh patria che dal tetto natio”. Il canto, con il suo invito alla rivolta, fu di valido aiuto alla liberazione del Lombardo Veneto. Ai visitatori che resteranno sorpresi di fronte alla raccolta e si chiederanno la ragione di riunire nella stessa sala dei piani a cilindro un così elevato numero di strumenti che più o meno hanno le medesime caratteristiche, desidero precisare che il mio intendimento è stato quello di rappresentare la quasi totalità delle ditte costruttrici e poiché ogni piano a cilindro possiede un repertorio musicale di dieci, a volte 12 motivi, la raccolta comprende le melodie più celebri di ogni paese, e unitamente ai 100 e più esemplari rimasti fuori per mancanza di spazio, rappresentano la più grande rulloteca del genere. Inoltre ogni strumento ha una sua tonalità particolare che lo distingue. Il queste note non posso fare meno di ricordare il cavaliere Emilio de Vecchi di San Michele Extra (Verona) al quale devo molta riconoscenza; ultimo di una vecchia stirpe di costruttori di piani a cilindro, riprese l’attività che aveva abbandonato da 35 anni e da allora si è anche prodigato nell’insegnamento, specializzando il mio personale. Rivolgo un vivo ringraziamento - e molto di più vorrei dire - alle mie maestranze che con tanta passione hanno contribuito e continueranno a ridare vita a poveri strumenti che di strumentale hanno spesso solo l’apparenza, ma che comunque hanno sempre una storia da raccontare.
PREMESSA
Una breve guida introduttiva sugli strumenti musicali automatici deve accennare tanto al carattere più specificamente tecnico quanto al significato storico e sociale, perché tutti questi aspetti, non solo non sono distinti tra di loro, ma intrecciano in continuazione un rapporto inscindibile d'interazione. La stessa storia della musica entra in questo giuoco dialettico, proprio nella misura in cui il suo sviluppo, la sua scoperta di nuovi spazi sonori è stata condizionata e determinata dal livello tecnico degli strumenti cui era affidata, quindi dall'abilità tecnica. dalla ricchezza e dalla libertà di chi li produceva. Al di là dell'immediata curiosità che suscitano, gli strumenti di questa collezione (ed è cosa che vale per ogni collezione viva, fatta con amore, cura, intelligenza) hanno un significato più profondo: essi ci aiutano a riscoprire, attraverso un mondo particolare, le diramazioni più lontane e le radici di alcuni aspetti del nostro modo di vivere; la strada lunga, tortuosa e faticosa attraverso cui la nostra civiltà ha raggiunto determinati risultati. La storia degli strumenti meccanici, come tutte le storie particolari è anch'essa una storia di tentativi, tentativi che se anche qualche volta sono apparentemente contraddittori, lasciano sempre intravedere un fine ben determinato: raggiungere come obiettivo la generalizzazione del potere fare ed ascoltare la musica. Queste indicazioni devono servire a fare considerare gli strumenti automatici, oltre che nella complessità tecnica, nella curiosa bizzarria e nella loro variopinta e spesso stravagante bellezza, come prodotto di esigenze ben precise, talvolta pressanti, ma sempre spiegabili perché profondamente incarnate nella realtà storica dalla quale sono uscite. Percorrendo la via che ci porta dai primi organi idraulici - che tanta meraviglia destarono nei coltissimi greci - ai piani a cilindro - che portarono la musica nelle strade - alla radio rurale - che avvicinò la capitale alla campagna (ma non viceversa!)dovremo trascendere il quasi inevitabile discorso sentimentale per cogliere la vera cultura nella collezione Marini. Una cultura che ci farà sentire la continuità storica esistente tra noi e questi oggetti; ci farà vincere l'avversione fantascientifica ed intellettualoide per la macchina; ci darà una razionale fiducia nella civiltà e nei consumi.
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