venerdì 31 ottobre 2008

Recensione di My New Adress di Stefano Scodanibbio di Empedocle70



Stefano Scodanibbio, contrabbassista e compositore, è tra i nomi più interessanti legati alla rinascita del contrabbasso negli anni ‘80 e ’90 e alle ultime tendenze della musica contemporanea e della nuova musica. Suona nei maggiori festival di musica contemporanea ed è interprete di numerosi pezzi scritti appositamente per lui da compositori quali Bussotti, Donatoni, Estrada, Ferneyhough,Frith, Globokar, Sciarrino, Xenakis. Nel 1983 ha fondato e da allora dirige la Rassegna di Nuova Musica di Macerata.
Di lui Cage ha detto: "Stefano Scodanibbio is amazing. I haven't heard better double bass playing than Scodanibbio's. I was just amazed. And I think everyone who heard him was amazed. He is really extraordinary. His performance was absolutely magic."

Il disco oggetto di questa recensione, My New Adress, pubblicato dalla Stradivarius nel 2006 per la collana times future, ci mostra il contrabbassista nelle vesti meno note di compositore., altrettanto interessante è il fatto che i sei pezzi scritti tra il 1984 e il 2003 sono destinati a strumenti diversi (chitarra, pianoforte, flauto basso, violino e violoncello) e non per il contrabbasso, fatto che potrebbe far pensare ad un certo allontanamento da tecniche e temi a cui Scodanibbio è solito.
I brani di My New Adress sembrano invece integrarsi con quanto scritto dal compositore nelle pagine iniziali del bel libretto multilingue di 36 pagine che accompagna il cd si tratta non di un lavoro, con un’idea organica in partenza ma di intuizioni, idee concepite in "porzioni di tempo trascorse, spesso in terre lontane, a scrivere musica liberamente, senza costrizioni o affanni, scadenze, commissioni, tendenze festivaliere, imposizioni di organici, estetica, durata.". Colpisce la libertà di scrittura e di sensazioni che traspaiono dagli ascolti, esemplare sotto questo punto di vista il terzo brano "Ritorno a Cartagena", scritto per flauto basso e interpretato in modo magistrale da Mario Caroli: lo strumento sembra trasformarsi in una corda, in una pelle di tamburo e lasciato vibrare per quasi dieci minuti consecutivi, creando intense suggestioni. Altro oggetto di interesse sono le parti per chitarra. Questo disco vede infatti la presenza delle tre notevoli chitarre di Magnus Andersson, Elena Càsoli e Jurgen Ruck, impegnate in due pezzi "Quando le montagne si colorano di rosa" e "Dos abismos", che risultano interessanti e dal dichiarato gusto narrativo. Personalmente ho particolarmente apprezzato il brano "Quando le montagne si colorano di rosa", che vede la presenza del duo Càsoli - Ruck, caratterizzato da una frenetica linea ritmica iniziale che si risolve progressivamente in un mood più meditativo e pacato e che mette bene in evidenza gli intrecci e la perfetta intesa tra le due chitarre.
E’ un disco di continue citazioni e intrecci letterari e autobiografici, "idiomi, viaggi strumenti musicali", questo bel cd di Scodanibbio, che ci mostra un lato nuovo, forse più intimo del compositore maceratese.

Elenco dei brani:

01. Quando le montagne si colorano di rosa per due chitarre (1984/1986) - 9:45
02. Only Connect per pianoforte (2001) - 11:29
03. Ritorno a Cartagena per flauto basso (2001) - 9:57
04. Dos abismos per chitarra (1992) - 12:18
05. My New Adress per violino (1986/1988) - 11:28
06. Dalle più alte torri per violoncello ed elaborazione elettronica (1984/2003) - 9:01

Musicisti:

Magnus Andersson (chitarra)
Mario Caroli (flauto)
Elena Càsoli (chitarra) nr. 1
Jurgen Ruck (chitarra) nr.1
Rohan de Saram (chitarra) nr. 4
Rohan de Saram (violoncello)
Francesco D'Orazio (violino)
Ian Pace (pianoforte)

Emepdocle70

mercoledì 29 ottobre 2008

Terzo Festival Internazionale di Chitarra Città di Monterotondo (Roma)

Terzo Festival Internazionale di Chitarra Città di Monterotondo (Roma)

31 Ottobre - 23 Dicembre 2008



http://www.ilcantieredellamusica.it/il_festival_di_chitarra.htm



Programma

Masterclass di Alberto Ponce (31 Ottobre-4 Novembre)



Concorso di Liuteria Chitarristica (28 Novembre)



Mostra di Liuteria Chitarristica (29 Novembre)



Concerti:



Sabato 29 Novembre ore 21.00

Concerto del Vincitore del Concorso Internazionale M. Pittaluga di Alessandria 2008



Domenica 30 Novembre ore 11.00

Prima Esecuzione assoluta del nuovo brano di O. J. Garcia commissionato dal Festival(dipartimento di composizione della Florida International University - USA)



Concerto di due allievi di Conservatori Italiani



Sabato 6 Dicembre ore 21.00



Josè Luis Martinez e Rafael Andùjar

Duo di Chitarra classica e flamenca



Domenica 7 Dicembre ore 11.00



Esecuzione del nuovo brano di O. J. Garcia commissionato dal Festival

(Dipartimento di Composizione della Florida International University)



Concerto di due allievi di Conservatori Italiani



Sabato 13 Dicembre ore 21.00

Irio De Paula



Sabato 20 Dicembre ore 21.00

Michel Tirabosco (Flauto di Pan) e Antonio Dominguez (Chitarra)



Martedi 23 Dicembre ore 21.00

Concerto di Arturo Tallini

martedì 28 ottobre 2008

IL TORCHIO - ABILIDISABILI "Lo sguardo degli altri"

IL TORCHIO - spazio per le Arti
GVD - gruppo volontario disabili
ARCI Somma Vesuviana
presentano il cineforum
ABILIDISABILI
"Lo sguardo degli altri"
mercoledì 29 ottobre
Risvegli
mercoledì 5 novembre
Nemo
mercoledì 12 novembre
Rosso come il cielo
mercoledì 19 novembre
Valentin
mercoledì 26 novembre
Rain Man
mercoledì 3 dicembre
Il favoloso mondo di Amelie
mercoledì 10 dicembre
Forrest Gump
mercoledì 17 dicembre
Il mio piccolo genio
presso il Torchio
ingresso gratuito
inizio film h. 18.00
SpazioTorchio
via colonnello Aliperta
Parco degli Aromi
Somma Vesuviana (NA)
www.iltorchio.org

Recensione di Derek Bailey - Improvisation: Its Nature and Practice (1992) di Empedocle70


Derek Bailey (Sheffield, 29 gennaio 1930 – 25 dicembre 2005)
Paperback: 160 pages
Publisher: Da Capo Press (August 21, 1993)
Language: English
Derek Bailey è stato un chitarrista inglese, padre della “improvvisazione libera”. Nella sua lunga carriera, oltre a un’eccellente produzione discografica, ha saputo dimostrare anche una notevole capacita come giornalista e critico musicale fondando la rivista Musics nel 1975, descritta come “rivista d’arte sulla “impromental experivisation”, una delle pubblicazioni sul jazz più significative della seconda metà degli anni ’70. Nel 1980 scrive il libro “Improvvisazione: Natura e Pratica”, che fu adattato dal inglese della BBC sottoforma di serie TV divisa in quattro parti all’inizio degli anni ’90, scritta e illustrata da Bailey stesso che a sua volta ha contribuito a questa seconda edizione uscita nel 1992 per la Da Capo Press, casa editrice ben nota per l’attenzione dedicata alla saggistica musicale.
Ci tengo a fare una precisazione importante: questo non è un testo su come improvvisare o imparare a improvvisare, ad essere sincero non credo che possa nemmeno esistere un simile libro e questo lo stesso Bailey lo mette ben in chiaro da subito. Questo libro semplicemente parla di improvvisazione musicale ed è il primo libro a farlo trattando l’argomento sviscerandolo in maniera filologica, analitica ed esaustiva in tutte le sue forme: musica indiana, flamenco, barocco, organo, rock, jazz, psichedelica, contemporanea, e "free". A ulteriore sostegno alla sua tesi della difficoltà di codificare il concetto di improvvisazione e di renderlo organicamente trasmissibile tramite la tradizione scritta il libro contiene anche delle bellissime conversazioni e interviste con artisti particolarmente votati all’arte improvvisatoria: tra cui John Zorn, Jerry Garcia, Steve Howe, Steve Lacy, Lionel Salter, Earle Brown, Paco Peña, Max Roach, Evan Parker, e Ronnie Scott-Bailey.
Le 160 pagine del libro offrono una chiara e esaustiva visione del fenomeno, in considerazione dell’incredibile spettro di possibilità insite nella pratica di improvvisazione, e della sua importanza come base per il processo decisionale insito nella creazione e composizione istantanea della musica, qualunque sia il genere in esame.
Fondamentale per chiunque voglia avvicinarsi all’improvvisazione, purtroppo non mi risulta ne esista una traduzione in italiano, ma comunque l’inglese scolasticamente corretto e scorrevole con cui è scritto non è di diffide comprensione.

Empedocle70

domenica 26 ottobre 2008

Jürgen Ruck e Elena Càsoli in concerto 1 e 2 novembre 3. Internationales Gitarrenfestival Monaco di Baviera

Jürgen Ruck e Elena Càsoli in Concerto


1 e 2 novembre

3. Internationales Gitarrenfestival Monaco di Baviera


Programma 1 Novembre

Hans Werner Henze (*1926) – Drei Märchenbilder from the opera ,Pollicino’ (1979/80)

Pastorale - Arietta - Notturno

Hans Werner Henze – Minette: Canti e rimpianti amorosi (1997)

Canzona felina e campagnola - Aria lunare

Il cuore spezzato - Pianto delle due sorelle

Minuetto di Minette - Chanson d’Adieu

La morte amorosa dell’eroina

- pause

Brian Ferneyhough (* 1943) – No time (at all) five post-pieces (2004)

Hans Werner Henze Memorias de ,El Cimarrón’ (1995)

Die Welt - Das Herrenhaus - Die Flucht

Der Wald - Die Geister - Die Frauen

Die Pfarrer - Der Aufstand - Die Freundlichkeit

Programma 2 Novembre

Hans Werner Henze (*1926) – Drei Märchenbilder from the opera ,Pollicino’ (1979/80) Pastorale - Arietta - Notturno

Hans Werner Henze – Minette: Canti e rimpianti amorosi (1997)

Canzona felina e campagnola - Aria lunare

Il cuore spezzato - Pianto delle due sorelle

Minuetto di Minette - Chanson d’Adieu

La morte amorosa del’eroina

- pause -

Bruno Dozza (* 1965) – Ballata. Musica immaginata pe un quadro di Botticelli (2000)

Hans Werner Henze Memorias de ,El Cimarrón’ (1995)

Die Welt - Das Herrenhaus - Die Flucht

Der Wald - Die Geister - Die Frauen

Die Pfarrer - Der Aufstand - Die Freundlichkeit

F.Bottai, Sera sul fiume

Voce recitante, Pietro Tartamella
Chitarra, Angelo Barricelli
(frammenti da ‘Sarabande’, Sonata in la minore: ‘L’Infidele’ di S.L.Weiss)
Download

Sera sul fiume


Tra i monti

ora il vento tace.

Ma

nella sera immota

si alza in volo

l'airone

tra lontananze immense,

nei cieli

amanti dell'eterno.

Con tenerezza invidiosa

lo vedo

lentamente svanire

all'orizzonte.

Così,

come l'airone

lontana

è la mia voce:

con simile mite

demenza

di memorie incantate sonda,

danzando, l'estremo limite.

Ho sempre pensato, scriveva Giorgio Caproni in una lettera indirizzata all’attore Achille Millo, che le poesie non andrebbero stampate, ma incise su dischi. Una poesia scritta è come una partitura musicale. Non basta conoscere le note per leggerla. Occorre l’interprete, colui che la anima. Troppi lettori sono abituati oggi a leggere le poesie sul ritmo della prosa d’informazione. E le parole (le note!) rimangono morte. Anche storicamente e/o antropologicamente: la poesia precede la scrittura, la poesia ha fatto a meno (può fare a meno) del segno grafico. Lo dimostrano le culture di tradizione orale che hanno spesso raggiunto alti livelli di produzione poetica, lirica e narrativa, prima che intervenisse la scrittura a fissare sulla carta, con segni grafici convenzionali, il ‘lavoro’ dei poeti…


Ma torniamo all’analogia fra partitura musicale e testo poetico: esattamente come chi legge una partitura, anche chi legge una poesia dovrebbe servirsi più dell’orecchio che dell’occhio per capire, per godere pienamente la bellezza di quel che sulla pagina è scritto. Infatti in mancanza di uno strumento che suona o di una voce che declama, ci dovrebbe pur essere un lavorio mentale capace di ‘immaginarseli’, di figurarseli davanti grazie alle conoscenze ed esperienze accumulate in un passato in cui tanti strumenti e tante voci sono state ascoltate..


Ora questo è il punto: una simile capacità di ‘lettura mentale’ è una conquista difficile, anzi impossibile se manca ‘a monte’, l’esperienza diretta, fisica del suono.
Comunque chi vuole può fare a questo riguardo un piccolo esperimento, confrontando, come nel caso che qui proponiamo, la lettura, individuale e silenziosa, di un testo con l’ascolto del medesimo nell’interpretazione di colui che, come dice Caproni, declamandolo, lo anima.
Infine, la poesia è accompagnata, da un commento musicale appropriato, che serve, indubbiamente ad enfatizzare la magia della parola, a rendere ancora più pregnante e profondo il suo alone di significati. Anche il fatto che quella musica sia affidata ad una chitarra va opportunamente sottolineato: resta confermato infatti che la voce umana e il suono della chitarra formano un binomio perfetto…

Fauvel


P.S. Questa poesia di Fausto Bottai è propriamente un logogrifo (variazione dell'anagramma che consiste in una serie di anagrammi parziali di una sola parola o frase). In questo caso i versi sono appunto anagrammi parziali ricavati da un'unica matrice: il verso iniziale della Divina Commedia "Nel mezzo del cammin di nostra vita".

sabato 25 ottobre 2008

Liuteria Italiana a Madrid: Liuteria Sansone

Chitarra da concerto "Liuteria Sansone"

Come si sa per il clavicembalo, la chitarra è uno strumento che ha un suono ridotto rispetto agli archi. Ed è proprio nelle occasioni dove la chitarra, chiamata a svolgere il ruolo di solista e accompagnata dall'orchestra, mostra il proprio tallone di Achille. Un esempio per tutti il Concerto di Aranjuez. Spesso ci si serve di un amplificatore per bilanciare le sonorità con l'orchestra. Ovviamente, questo espediente snatura il timbro dello strumento. Da questo problema nasce l'idea e il progetto per una chitarra particolarmente sonora; una chitarra che possa tenere testa a volumi elevati. Il concetto di grande sonorità passa attraverso degli studi che riguardano la voce umana. Come si sa, i cantanti lirici in teatro cantano senza l'ausilio del microfono concorrendo con grandi compagni orchestrali e questo, senza creare alcun problema all'equilibrio sonoro tra strumenti e voce. La risposta a questo problema va ascritta nella composizione e stratificazione armonica della voce "impostata". Guardando con attenzione lo spettrogramma di un buon cantante ci si accorge subito che sono enormemente rinforzate alcune armoniche. Precisamente quelle intorno alle frequenze dei 2800 e 3300 Hz. Queste armoniche sono da considerarsi come l'elemento portante del suono. Non sono le uniche frequenze ad interagire ma, un ruolo importante rivestono anche quelle tra i 5000-6000 e 9000 Hz. C'è da dire che l'ascolto umano è tutt'altro che lineare basta guardare la curva di loudness per rendersene conto. Infatti, queste frequenze risuonano nella cavità dell'orecchio umano con incrementi che si aggirano anche a +12 db. In conclusione, non è la potenza di un suono fondamentale che determina il volume ma, la sua composizione armonica ne fa la differenza. La chitarra Sansone da concerto è costruita mantenendo inalterata la struttura dello strumento classico. Però si avvale di accorgimenti atti ad aumentare considerevolmente lo spettro armonico. Un piccolo foro nel quale si innesta un cilindor a mo' di canna d'organo, sviluppa determinati armonici che sommandosi alle vibrazioni della cassa e al suono del foro principale danno allo strumento un timbro particolarissimo; caldo e allo stesso tempo brillante.

Liuteria Italiana a Madrid: Liuteria Sansone Foto







Liuteria Italiana a Madrid: Liuteria Sansone Biografia



Liuteria Sansone, da trent'anni al servizio di importantiartisti del mondo della musica, pur rimanendo legata alle tradizioniartigianali, si avvale di innovative tecniche costruttive sperimentatecon successo nel corso della trentennale attività. Concentrando la suaproduzione sulla realizzazione di progetti originali, tra gli anni '70e gli anni '80 sperimenta e realizza sistemi di amplificazione perstrumenti acustici e ha fornito chitarre classiche e mandolini, fra glialtri, all'Orchestra Italiana di Renzo Arbore. Negli anni '90 LiuteriaSansone sviluppa sulle chitarre classiche e acustiche la concezione"solid body", producendo con successo il modello Butterfly: centinaiadi esemplari vengono costruiti e venduti in tutta Italia. Negli ultimianni Liuteria Sansone concentra la propria passione nello sviluppo dichitarre classiche, all'insegna di una continua ricerca dell'equilibrioperfetto tra la migliore tradizione dell'arte liutaia e l'innovazionedelle tecnologie e dei materiali. L'obbiettivo ultimo è quello dipreservare la purezza del suono, superando i limiti tecnici di questostrumento,assicurando ottimi prestazioni sia in studio che dal vivo neigrandi teatri.

giovedì 23 ottobre 2008

Liuteria Italiana a Madrid: Fabio Zontini, Foto







Liuteria Italiana a Madrid: Fabio Zontini, Biografia


BIOGRAFIA

Fabio Zontini è nato a Milano nel 1971.
L’'incontro con il Maestro Liutaio Carlo Raspagni lo avvicina al mondo della liuteria e decide così di iscriversi alla Civica Scuola Milano dove nel 1996 si diploma Maestro Liutaio Restauratore.
Dopo un periodo di apprendistato avvia la propria attività ed inizia a dedicarsi alla costruzione di chitarre classiche e romantiche.
In questi anni ha partecipato a numerose mostre nazionali ed internazionali e ha tenuto conferenze e lezioni nell’ambito di festivals chitarristici in Italia e all’Estero. (fra cui il festival di Brno in Repubblica Ceca, il Festival di Querètaro in Messico, la fiera internazionale di Cremona Mondomuisca.)
Dal ’97 ha stabilito il suo laboratorio a Olle, nella quiete dell'entroterra Ligure.
E’ socio ALI (Liutai Professionisti Italiani) .


NEL SOLCO DELLA TRADIZIONE

Per realizzare i propri strumenti Fabio Zontini si ispira ai grandi Maestri Liutai del passato, protagonisti della storia della liuteria nel periodo a cavallo tra otto e novecento come A. De Torres, F. Simplicio, R. Bouchet, H. Hauser I e P. Gallinotti, ma ancora molto attuali oggi.
Questo orientamento artistico rende necessario un ampio e approfondito lavoro di ricerca e acquisizione di informazioni attraverso lo studio degli strumenti originali.
Anche per quanto riguarda le chitarre romantiche particolare attenzione è posta all’ aspetto filologico: nel corso degli anni il lavoro di ricerca ha permesso il rilievo lo studio e la riproduzione di strumenti di A. Rovetta, L. Panormo, J. Marconcini, C. Godone e altri.
Fra gli ultimi lavori, si segnala il rilievo effettuato al Museo della Musica di Barcellona della chitarra del 1859 appartenuta a Miguel LLobet e la realizzazione della celebre chitarra “Papier Machè” del 1862 copia dell’originale strumento di Antonio De Torres che sarà esposta alla mostra di Liuteria di Madrid a Novembre

mercoledì 22 ottobre 2008

Liuteria Italiana a Madrid: Enrico Bottelli, Foto






Liuteria Italiana a Madrid: Enrico Bottelli Biografia



Nato a Milano nel 1961, Enrico Bottelli si dedica dal 1988 alla costruzione di chitarre classiche da concerto di alta qualità.
Il suo primo approccio alla liuteria avviene nel 1981 tramite il M° Carlo Raspagni.
La sua formazione è particolarmente varia e completa, avendo studiato l’innovativo sistema del Dr. Kasha sotto la guida del liutaio nordamericano Richard Schneider nel 1988, e successivamente nel 1994 e 95 l’approccio più tradizionale di Josè Luis Romanillos attraverso il quale ha potuto riscoprire l’opera dei più rinomati liutai spagnoli.
Affascinato dal suono delle chitarre di A. de Torres, Hermann Hauser Sr. J.L. Romanillos e David J. Rubio, attraverso l’attenta osservazione e studio delle stesse, E. Bottelli ha sviluppato nel tempo una sua concezione di strumento estremamente leggero e sensibile, in grado di offrire una grande varietà e bellezza timbrica, caratterizzato da bassi profondi e nitidi ed acuti in cui limpidezza e definizione si fondono con rotondità e corpo.
Oltre che per l’attenta scelta dei materiali altamente selezionati le sue chitarre si distinguono per la qualità della lavorazione e per la cura dei particolari e dell’aspetto estetico.
Ha partecipato a varie mostre e convention in Italia, Europa e Stati Uniti.
I suoi strumenti sono suonati in Europa, Stati Uniti e Giappone e distribuiti dai dealers più importanti e qualificati.
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Born in Milano in 1961, Enrico Bottelli has been building classical concert guitars since 1988, aiming for the highest and most uncompromised levels of quality.
His first approach to Luthiery was in 1981 under the guidance of Master luthier Carlo Raspagni.
His background is especially rich, having first studied the innovative Kasha system under U.S luthier Richard Schneider in 1988 and subsequently the more traditional approach of José Luis Romanillos in 1994 and ’95. The latter has led on to his redescovering the work of the great Spanish guitarmakers of the turn of the century.
Harking back to A. de Torres, Hermann Hauser Sr., J.L.Romanillos and David J. Rubio, through the careful examination and study of their instruments and inspired by their fascinating look and sound, Bottelli is currently coming into his own, realizing an extremely responsive lightweight guitar which offers a wide range of beautiful tone colors through a balanced combination of deep bass notes, warm middle-range and clear, defined round trebles .
Through the meticulous choice of highly selected woods his guitars stand out for the unblemished craftsmanship, the care of the details and the aesthetic elegance.
He attended several exhibitions and conventions in Italy, Europe and in the U.S.A.
His instruments are played and distributed by the most professional dealers in Europe, U.S.A and Japan.


e-mail: enricobottelli@tiscalinet.it

martedì 21 ottobre 2008

VII settimana chitarristica italiana 2008 a Martinengo ( BG )


Calendario degli appuntamenti da giovedi 23 a domenica 26 ottobre
giovedì 23 ottobre : ore 21.00 Ensemble Estudiantina, omaggio al mandolino, Dir. Pietro Ragni
venerdì 24 ottobre : ore 21.00 Recital: chitarra solista Antonio D'Alessandro ( Brescia )
sabato 25 ottobre : ore 9.00 – 12.00 : “ Conoscere la chitarra “, Incontro con le scolaresche
sabato 25 ottobre: ore 21.00 : Duo Chitarristico, Pino e Federico Briasco ( Savona )
domenica 26 ottobre :
ore 9.00 - 18.00 : Mostra Chitarre di Liutai italiani contemporanei, musiche, cd e libri
ore 11.00 : Prova pubblica delle chitarre esposte con Giulio Tampalini
ore 13.00 : Pausa pranzo
ore 15.00 : I giovani e la chitarra : Renè Conti esegue musiche di Mertz, Bach e Terzi ( Lecco )
ore 15.30 : La Ricerca Chitarristica: Massimo Agostinelli: I chitarristi di Casa Ricordi.
Le prime opere nel bicentenario della fondazione della casa editrice, presentazione ed esecuzione
( Ancona )
ore 16.00 : Orchestra di Chitarre Santa Cecilia di Bergamo, Dir. Paolo Viscardi
ore 17.00 : Recital : chitarra solista Giulio Tampalini ( Brescia )
ore 18.00: Rinfresco offerto dalla Pro Loco di Martinengo


ingresso libero


Programma

Gli allievi della scuola di chitarra SRI AUROBINDO ASHRAM in INDIA

Abbiamo il piacere di pubblicare alcune foto deglia allievi della scuola di chitarra che il Maestro SANDRO GASPARETTI, ex allievo del Maestro Mauro Storti, ha avviato presso la scuola SRI AUROBINDO ASHRAM in INDIA a PONDICERRY, cittadina nei pressi di MADRAS, a cui vanno i nostri saluti e i nostri complimenti.

MASTER CLASS E CONCERTO di Lorenzo Micheli 24-25-26 ottobre Bari

MASTER CLASS E CONCERTO
del Chitarrista
LORENZO MICHELI
24 - 25 - 26 Ottobre '08
Bari

http://www.lorenzomicheli.com/

- giorno 24 e 25 Master Class;
- giorno 26 ,Concerto ore 20.00 - Auditorium Vallisa , P.zza del Ferrarese n. 4 - Bari
direzione artistica: M°Pasquale Scarola
Infotel : 347.6052769
e-mail : orchestradefalla@fastwebnet.it
Associazione Culturale e Musicale DE FALLA - Bari

Lorenzo Micheli
Definito dalla critica musicale "virtuoso extraordinaire" (Nice Matin), "l'esecutore ideale dello strumento" (Enzo Siciliano, Il Venerdì di Repubblica), "prodigious talent" (Soundboard), Lorenzo Micheli, chitarrista e tiorbista, si è imposto all'attenzione del pubblico vincendo alcuni dei più importanti concorsi di interpretazione del mondo (Gargnano 1996; Alessandria 1997; Guitar Foundation of America 1999). Dopo gli studi con Paola Coppi a Milano, Frédéric Zigante a Losanna e Oscar Ghiglia a Siena, e il diploma con il massimo dei voti al Conservatorio di Trieste e alla Musik-Akademie di Basilea, Lorenzo ha intrapreso un'intensa attività artistica – come solista e con orchestra – lo ha portato nelle sale da concerto di tutta Italia, in Europa (Spagna, Irlanda, Croazia, Austria, Svizzera, Estonia, Francia, Grecia, Polonia, Gran Bretagna, Finlandia, Slovenia, Norvegia, Slovacchia, Germania, Turchia), in Canada e in oltre cento città statunitensi, in Africa e in America Latina. Tiene regolarmente masterclass per Università e Festival americani ed europei, ha registrato per radio e televisioni di tre continenti e pubblicato numerosi articoli e contributi su riviste specializzate italiane e straniere, quali "Il Fronimo", "Classical Guitar" e "Guitar Forum". Le sue edizioni e revisioni – tra cui alcuni lavori da camera inediti di Mario Castelnuovo-Tedesco e tutte le Sonate del compositore viennese Ferdinand Rebay – sono pubblicate da Bèrben e Philomèle. Il duo che ha formato insieme a Matteo Mela ha calcato le scene della Carnegie Hall di New York, della Konzerthaus di Vienna e del Lingotto di Torino, ed è stato salutato dal Washington Post come "extraordinarily sensitive, with effortless command and an almost unbearable delicacy of touch: nothing less than rapturous – profound and unforgettable musicianship of the highest order". Oltre a suonare stabilmente con Matteo Mela, Lorenzo collabora regolarmente con Enrico Bronzi (violoncello), Massimo Felici (chitarra), Massimo Lonardi (liuto) e Ivan Rabaglia (violino).
La sua discografia include una dozzina di CD: tra essi una monografia sulle opere per chitarra sola di Dionisio Aguado e una sui Quartetti op. 19 di François de Fossa con Matteo Mela e gli archi del Trio di Parma (Stradivarius), un disco dedicato alla musica di Mario Castelnuovo-Tedesco, i Duos Concertants di Antoine de Lhoyer e l'integrale delle opere di Miguel Llobet (Naxos), la registrazione integrale dei Concerti di Castelnuovo-Tedesco (Brilliant), un'antologia di opere del Novecento per due chitarre (Solaria, Pomegranate Music), un disco sulla musica di Andrea Falconieri e del '600 italiano per tiorba, arciliuto e chitarra barocca con Matteo Mela e Massimo Lonardi (Stradivarius), l'integrale dei 24 preludi e fughe di Mario Castelnuovo-Tedesco (Pomegranate) e un doppio CD sulla musica da camera di Giuliani (per la rivista "Amadeus"). Lorenzo Micheli insegna presso l'Istituto Musicale Pareggiato di Aosta. http://www.lorenzomicheli.com/ .
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VISITA IL SITO :
http://www.orchestradichitarredefalla.it/


novità per chitarra:

per ascoltare CANCION e SWEET GUITAR per chitarra ( di P. Scarola),
clicca: www.myspace.com/pasqualescarola
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per ascoltare CANCION in versione orchestrale,
clicca: www.myspace.com/orchestradichitarredefalla
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per ascoltare MODERNGUITAR per chitarra sola ( di P. Scarola ),
clicca: www.myspace.com/pugliaguitarorchestra
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per ascoltare CZARDAS ( di Monti - Scarola - Misciagna) per violino e chitarra ,
clicca: http://www.orchestradichitarredefalla.it/
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Abreu Zequinha – P.Scarola-M.Maiellari : TICO TICO per 4 chitarre o ensemble, ( trascrizione di P.Scarola-M.Maiellari ),partitura e parti, ed.Salatino
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J.S. Bach – P.Scarola : Preludio e Fuga BWV 846, per 4 chitarre o ensemble, ( trascrizione di P.Scarola ),partitura e parti, ed.Salatino
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A.De Cabezòn – P.Scarola : Tiento del sexto tono ( 1510-1566) Ed.Salatino , (in due versioni, in unico fascicolo) - per chitarra sola - per 4 chitarre( partitura e parti ),( trascriz./ elaborazione di P.Scarola)
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novità ultima

· J.MASSENET-P. Scarola : Mèditation
per Violino ( o flauto), 3 chitarre e Contrabbasso ( elaborazione di P.Scarola )
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N.B. Le opere sopra indicate, sono state pubblicate con:
" Salatino Edizioni Musicali "
Via S.Pellico, 16 - 74017 Mottola ( TA )
per informazioni : Dott.sa Katia De Luca, Cell. 328 0279339
Tel. +39 099.8862079 - Fax : +39 099.8862879
e-mail: edizioni@artcommunication.it - http://www.artcommunication.it/



per ulteriori informazioni:
pasqualescarola@fastwebnet.it
orchestradefalla@fastwebnet.it
347.6052769

trovate altre novità per chitaarra, visitando:
http://www.orchestradichitarredefalla.it/
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Se desiderate ascoltare alcuni brani live
dell' Orchestra di chitarre DE FALLA ( direttore P. Scarola)
e della Puglia Guitar Orchestra ( direttore P. Scarola )
cliccate qui :

http://www.orchestradichitarredefalla.it/
www.myspace.com/orchestradichitarredefalla
www.myspace.com/pasqualescarola

www.myspace.com/pugliaguitarorchestra

Info:
Cell. +39 347-6052769
Fax: +39 080.0999910
http://www.orchestradichitarredefalla.it/
Associazione Culturale e Musicale De Falla
BARI - ITALY

lunedì 20 ottobre 2008

Emanuele Forni e Pfiffner in concerto a Firenze il 24 ottobre 2008

24 ottobre 2008

Polveriera della Fortezza da Basso ore 19.00

Viale Filippo Strozzi 1 - Firenze


Emanuele Forni e Pfiffner in concerto

ceci n'est pas une guitare

Liuteria Italiana a Madrid: Paolo Coriani, Foto






Liuteria Italiana a Madrid: Paolo Coriani, Biografia



Nel 1975 dopo il conseguimento della Maturità Artistica ho iniziato a frequentare il laboratorio della Liuteria Masetti di Modena e ho iniziato un periodo di apprendimento che è poi proseguito fino al 1980. Nel 1976 ho iniziato ad interessarmi alla ghironda ed alla sua costruzione con frequenti viaggi da alcuni costruttori in Francia dove lo strumento stava avendo un vera rinascita nell’ambiente della musica tradizionale. Nel 1978 ho terminato la costruzione della mia prima ghironda cosi che ho potuto iniziarne lo studio della tecnica musicale.All’ inizio del 1981 sono entrato in pianta stabile nella Liuteria Masetti dove ho lavorato fino al 1984, dedicandomi alla costruzione di ghironde , chitarre e altri strumenti a plettro, secondo i canoni che nel laboratorio erano usati.
Nel 1984 ho aperto un mio laboratorio proseguendo con la costruzione di ghironde secondo miei modelli già ormai consolidati e precisi e chitarre che, non avendo più un riferimento preciso ad una tradizione costruttiva legate alla Liuteria Masetti, erano più orientate verso strumenti all’epoca in uso come Kono e J. Ramirez.Nel frattempo ero componente di un gruppo musicale, che si è occupato di riproporre musica tradizionale in particolare da danza della regione, gruppo di cui ho fatto parte fino al 1992 e che ancora esiste ed opera. Sempre nel 1984 ho vinto il 3° premio al concorso Giovani Liutai di Bagnacavallo con una ghironda. I miei frequenti viaggi in Francia mi portarono a conoscere Cristian Aubin, ex concertista di chitarra, costruttore di chitarre copie della sua chitarra Torres del 1867. L’incontro con una chitarra di Torres fu uno chock e una vera scoperta, una sonorità per me sconosciuta ed incredibile per uno strumento più volte riparato. Da quel momento iniziai ad interessarmi ed a ricercare sugli strumenti spagnoli della fine del XIX secolo.
Il mio interesse andava anche sulla conoscenza di altri metodi costruttivi e di vera e propria concezione della chitarra, mi sono avvicinato e al metodo costruttivo spagnolo e di altri liutai. Ho conosciuto il lavoro che da anni stava svolgendo D. Friederich a Parigi ed ho iniziato a seguirne il metodo di “reperimento di dati “ durante la costruzione come base meno empirica su cui basare il mio lavoro. Nell’1986 ho iniziato attraverso la conoscenza avuta da alcune riviste e da alcuni colleghi ad interessarmi al metodo costruttivo ideato da R. Schneider in collaborazione col Dr. M. Kashsa, metodo scientifico di progetto di una chitarra che segue le teorie della meccanica vibrazionale, e anche l’utilizzo di materiali non convenzionali.

Ancora nel 1986 ho vinto il 1° premio alla sezione di chitarra classica del Concorso Nazionale di Bagnacavallo.Nel 1993 ho partecipato ad un corso sul metodo tradizionale spagnolo di costruzione della chitarra classica tenuto da J. L. Romanillos e allora l’attenzione si è spostata di nuovo sul metodo tradizionale di costruzione e sugli strumenti della fine dell '800 inizio '900, ma mutuato dalle esperienze e dall’approccio un po’ più “scientifico “ dato dai metodi “moderni”.

Sempre nel 1993 ho vinto il 1° premio e il premio “Baveno” al primo Concorso Internazionale di Chitarra Classica di Baveno.
Nel 1998 sono stato chiamato a tenere un corso teorico di “tecnologia della costruzione della chitarra” ad un corso di liuteria incentrato sulla costruzione della Chitarra istituito a Modena dalla Provincia e dal Comune di Modena per il Fondo Sociale Europeo.Nel 1999 ho fatto parte della giuria al Concorso Internazionale di Chitarra Classica di Baveno.Nel 2002 in contatto con la Civica Scuola di Liuteria di Milano ho ospitato nel mio laboratorio un allievo neo diplomato alla scuola per un tirocinio sulla costruzione di una chitarra storica, una chitarra Manuel Ramirez del 1890.
Dall’86 ad oggi frequenti sono state le “lezioni conferenze” tenute in scuole o in occasioni di manifestazioni riguardanti la chitarra classica.
Nel 2003 sono stato invitato a partecipare come relatore ad un convegno sulla musica e gli strumenti musicali antichi al castello di Castelbrando (TV) organizzato dalla associazione Claudia Augusta.
In 2003 in occasione del Festival Mondomusica di Cremona, la più importante mostra di liutai, ho organizzato la partecipazione di 19 liutai europei contemporanei con una chitarra classica della tradizione da A. Torres a Miguel Simplicio ed importanti concerti.Nel 2005 ho tenuto un breve seminario sulla Liuteria a Sarzana in collaborazione con l’International Acoustic Meeting iniziando una fattiva collaborazione.
In 2006 ho riproposto il seminario di Sarzana in collaborazione con John Monteleone (USA).
Miei strumenti sono suonati in Italia, Francia, Germania, Svizzera, Spagna, Portogallo, Olanda, U.S.A., Canada, Giappone, Korea e Singapore.

domenica 19 ottobre 2008

Suonare mondi possibili.Intervista di Arturo Tallini parte terza di Empedocle70

E.: Lei ha suonato e inciso dischi anche con due trii il Trio Concentus con cui ha inciso il cd dedicato alla musiche di Musorsky e di Ravel e il Trio Chitarristico di Roma con cui ha inciso i cd “Recital” e “Rara”, come la scelta del trio, un po’ inusuale per la chitarra classica e soprattutto tornerete a suonare assieme?

A.T.: Gli anni dei 2 trii sono ormai lontani…sono state due esperienze diverse fra loro: il Trio Chitarristico di Roma lavorava sempre attorno ad un’idea di ricerca, un progetto preciso, un’idea artistica che poi diventava disco, concerto; il Trio Concentus ha lavorato sempre attorno all’idea di superare il concetto stesso del trio di chitarre: il lavoro fatto sulle ouvertures di Rossini, o su Musorgsky e Ravel ha come idea di base sempre quella di oltrepassare i limiti di questo ensemble: non a caso usavamo 4 chitarre e non tre e io passavo continuamente da una chitarra normale ad una bassa accordata una quinta sotto; c’era poi un lavoro direi ossessivo sul timbro, sull’evocazione dei colori, sulla ricreazione delle masse orchestrali. Insomma era un lavoro di orchestrazione e di concertazione continua.
Poi, per varie vicissitudini il Trio Concentus (che è venuto dopo il Trio Chitarristico di Roma) ha cessato la sua attività.

E.: So che lei ha effettuato delle registrazioni per un nuovo programma radiofonico della Rai, di che si tratta? Si parlerà di chitarra classica? Quando andrà in onda?

A.T.: In realtà ho varie volte partecipato a trasmissioni radiofoniche: citerei quella su Turina, che feci a radio vaticana in occasione del centenario della nascita, quella su Castelnuovo-Tedesco, in occasione del mio CD sul compositore fiorentino; e poi senz’altro il ciclo di 8 trasmissioni, sempre su radio Vaticana, dal titolo La Chitarra, strumento dell’Umano Sentire. È stata un’esperienza molto bella, in cui ho fra l'altro intervistato Oscar Ghiglia, Rolf Lieslevand, parlato di varie problematiche sulla chitarra, presentato pezzi in prima assoluta; magari potremmo pubblicarle sul vostro blog….
Per quanto riguarda l’ultima, è stata la proposta da parte mia alla RAI di un ciclo di trasmissioni aventi come centro la favola di Amore e Psiche, in cui la chitarra sia rappresentata da Psiche, sempre in rapporto con lo sconosciuto, cioè con uno strumento ogni volta diverso; in effetti la puntata pilota, come viene chiamata in gergo, è stata incentrata su un brano, scritto per l’occasione, da Matteo D’Amico per Flauto e Chitarra, che io ho suonato con Manuel Zurria. Adesso vedremo cosa la RAI deciderà: può darsi che il ciclo che ho proposto si realizzi oppure no; in attesa, mi tengo la soddisfazione di questa nuova esperienza radiofonica.

E.: Quale significato ha l’improvvisazione nella sua ricerca musicale? Si può tornare a parlare di improvvisazione in un repertorio così codificato come quello classico o bisogna per forza uscirne e rivolgersi ad altri repertori, jazz, contemporanea, etc? O forse nell’ambito della musica contemporanea è preferibile parlare di improvvisazione aleatoria?

A.T.: Parto intanto dall’ultima domanda: quando parliamo di opere artistiche improvvisate che provengono dall’ascolto di sé e di quello che succede, non si può mai parlare di aleatorietà: l’alea vera è quella legata al caso, un dado tirato sul tavolo, una macchina che passa per strada, una foglia che cade dall’albero in un determinato momento e non in un altro…Mi viene in mente Spiral di K. Stockhausen in cui l’interprete dialoga, improvvisando, con un ricevitore radio a onde corte che gli trasmette suoni imprevisti e casuali: e questa è la parte aleatoria, poi però c’è la reazione umana che risponde con l’ascolto a ciò che succede, e qui l’alea finisce e inizia quell’istintività musicale, chiamiamola così, per cui a un certo suono si reagisce con un certo gesto musicale. E va detto che, ovviamente, se dovesse capitare lo stesso suono da parte del ricevitore, la reazione umana sarebbe diversa di volta in volta…

Detto questo, l’improvvisazione per me ha un significato enorme: e' gioco, esplorazione, suoni, mani...tutti elementi che in un feedback continuo e vicendevole creano mondi sonori irripetibil.
Mi viene da dire che essa e' una risposta all'angoscia umana della morte, della finitezza delle cose che spesso cerchiamo di calmare con opere che 'resteranno per sempre': il rifiuto di fermare un atto artistico da poter poi ripetere a piacimento, e' l'estrema affermazione di una creativita' che non teme di finire nel momenio stesso in cui nasce. D’altra parte l’aspetto improvvisativo che, sebbene cristallizzato, c’è sempre nella musica scritta, viene recuperato proprio nell’esecuzione: come non pensare ad una esecuzione dell’Adagio di Aranjuez senza sentirlo come se fosse un’improvvisazione?


E.: Al di fuori della musica classica e per chitarra classica ascolta altri generi musicali?

A.T.: Quasi esclusivamente jazz: Miles Davis, Chet Baker, Coltrane; ma ascolto volentieri anche gli Area i Weather Reaport, Mahavishnu Orchestra e infine Paolo Conte, Guccini, de Andrè. Ascolto pochissimi dischi di chitarra classica…

E.: Come vede la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario?

A.T.: Credo che quella attuale dell’mp3 sia una delle tante evoluzioni cui la nostra società ci sottopone: l’altro ieri c’era il 33 giri, poi c’è stato il cd ora l’mp3 e domani non lo sappiamo: si tratta, da parte del mondo della musica professionale, di cogliere le novità, intuire dove si sta andando ed essere disposti ad andarci, cambiando delle abitudini e delle mentalità.

E.: Ci consigli cinque dischi per lei indispensabili, da avere sempre con se.. i classici cinque dischi per l‘isola deserta …

A.T.:La Passione Secondo Matteo di J. S. Bach di Klemperer; lo so che e' molto romantica e per niente filologica, ma mi piace molto il senso di grandezza a volte un po' oscura che riesce a dare
2. Il disco di Boulez sui capolavori orchestrali di Debussy, Ravel e Bartok
3. Le esecuzioni di Chopin fatte da Pollini
4. La quarta di Brahms diretta da Kleiber
5. I quattro pezzi per orchestra ciascuno su una nota sola e i Canti del Capricorno per voce sola di G. Scelsi

E.: Quali sono invece i suoi cinque spartiti indispensabili?

A.T.: 1. la Ciaccona di Bach (sia nella versione originale sia in quella di Busoni)
2. Le bagatelle di Walton
3. Il Nocturnal di Britten
4. La Serenata per un satellite di Maderna
5. Un quaderno di pentagrammi vuoti per annotarci le mie idee musicali e per annotare le improvvisazioni meglio riuscite…


E.: il Blog ha aperto di recente una nuova rubrica dedicata ai giovani neodiplomati e diplomandi, che consigli si sente di dare a chi, dopo anni di studio, ha deciso di iniziare la carriera di musicista?

A.T.: Studiare tanto, non solo la chitarra
Ascoltare molta musica, non solo per chitarra
Frequentare molti strumentisti non-chitarristi
· Non andare mai ad un concorso dicendosi che l’importante è partecipare:
no, l’importante è vincere, e se non si vince è importante capire cosa potevamo fare di meglio e saper riconoscere se c'era qualcuno piu' bravo di noi
Imparare da subito a non considerare per oro colato ciò che dice l’insegnante: anche il migliore di tutti può dire cose che non ci corrispondono e comunque egli esprime la sua visione, la sua storia, la sua modalità e mai verita' assolute
Imparare a concepire la musica come possibilita' che ogni giorno si realizzano, aggiungendo ad ogni esecuzione una piccola nuova scoperta

E.: Con chi le piacerebbe suonare?

A.T.: non in ordine di preferenza…: Rolf Lieslevand, Paolo Conte,Edin Karamazov, Placido Domingo, Wayne Shorter; e poi con tutti quegli artisti che quando suonano ti fanno sentire una presenza, un’identità, che ti fanno capire che tutta la loro vita è lì, sta avvenendo in quell’esecuzione.

E.: Quali sono i suoi prossimi progetti?

A.T.:· Un progetto anche discografico sul filo della Ciaccona di Bach e dell’improvvisazione con brani di Maderna, Pisati, Brouwer. Sono infatti convinto che la Ciaccona abbia un legame strettissimo con l’improvvisazione e che possa essere quindi una valida cerniera all’interno di una serie di proposte improvvisative.In questo progetto è anche coinvolto il compositore Maurizio Pisati, che stimo molto per il senso del gesto musicale e la grande intelligenza costruttiva: la sua musica e' musica in ogni momento, non diventa mai gesto astratto. Stiamo elaborando un progetto che terrà presente la Ciaccona di Bach come mondo di riferimento…credo che ne uscirà una cosa originale e intrigante.
· Lo sviluppo di Intuendo, che sta crescendo tantissimo e che sono sicuro esploderà grazie ad una incessante ricerca sia mia sia di Marilena Paradisi nel campo dell’improvvisazione.
· Nuovi pezzi scritti per me: Guido Boselli ha già scritto per me treperuno pezzo che, su mia richiesta, sfrutta non solo la chitarra ma il chitarrista, trasformandolo in essere risonante che usa molte delle risorse sonore a sua disposizione; e poi il pezzo di Pisati.
· E poi altri concerti in Inghilterra, Spagna, Norvegia, in Italia (il prossimo a Novara il 19 ottobre per il Conservatorio), in Messico e una nuova tournee negli USA nell’Aprile 2009
· La nuova edizione di Fondamenti di Chitarra, scritto con Fernando Lepri 20 anni fa e adesso in procinto di essere ripubblicato sempre per Rugginenti.
Stiamo cambiando diverse cose dell’impianto, aggiungendo qualche esperienza di musica non tradizionale (si, insomma, contemporanea); e, naturalmente, abbiamo reso la grafica un po’ più moderna: quella di 20 anni fa, scritta senza computer ma con una eroica macchina per scrivere a testina rotante fa oggi un po’ tenerezza oltre ad essere inadatta al mercato attuale.
· Proseguire nel lavoro appena ïniziato nel Conservatorio di Santa Cecilia creando una classe in cui la musica, la consapevolezza del gesto musicale e l'ascolto siano la chiave del lavoro.
· Nell’immediato….andare a fumare il narghilè sulla mia amaca!

Giuliani Concerto op. 30 III movimentoRoma 2000 Orchestra del Gonfalone, Michele Gasbarro direttore

http://www.4shared.com/account/file/58465270/453fc75b/giuliani_concerto_III.html?sId=gCI0isHoAjewopog

Petrassi Suoni Notturni Miami 2008
http://www.4shared.com/account/file/65918936/d7e939bb/arturotallini_live-petrassi_suoni_notturni.html?sId=gCI0isHoAjewopog

sabato 18 ottobre 2008

Suonare mondi possibili.Intervista di Arturo Tallini parte seconda di Empedocle70

E.: Sempre nel suo sito internet lei ha messo a disposizione l’mp3 di Electric Counterpoint di Steve Reich, un pezzo per chitarra elettrica scritto nel 1984 per chitarre elettriche ed eseguito da Pat Metheny e che tempo è diventato uno dei pezzi di riferimento nel repertorio contemporaneo. So che è un pezzo decisamente difficile e complicato basato sulla sovrapposizione contrappuntistica di 9 tra chitarre e bassi elettrici. La sua interpretazione mi sembra realizzata con una chitarra acustica e caratterizzata da un suono più scarno e meno riverberato rispetto all’originale e all’ edizione di David Tanenbaum, vuole raccontarci quale è stata la sua esperienza per realizzare questo pezzo? Le capita di eseguirlo dal vivo?

Reich: Electric Counterpoint con Centocorde, diretti da Guido MunerattoMilano, Scuola Civica 2007
http://www.4shared.com/account/file/58502662/6ce82156/reich_Electric_Counterpoint.html?sId=gCI0isHoAjewopog

A.T.: L'esecuzione sui miei siti e' dal vivo, quella su Myspace riguarda lo stesso concerto di Milano e è fatta su una chitarra classica da concerto.
La mia impressione di quel pezzo e' quella di un magma informe e un po' ipnotico da cui il solista esce e rientra in continuazione; lo trovo un pezzo bellissimo che non risente di un difetto che è frequente nel repertorio minimalista, il cadere nell' inesorabilità del meccanismo che fagocita la stessa idea artistica che l'ha generato
.

E.: Le confesso di essermi avvicinato alla sua musica dopo aver visto il suo video su you tube di Ko-tha di Giacinto Scelsi, pezzo da lei inciso nel suo bellissimo disco “Blu”, Scelsi è stato un compositore famoso per il sentimento di trascendenza e di spiritualità non di maniera che trapela dalle sue opere, come ha deciso di incidere questo pezzo dove la chitarra viene trasformata in uno strumento da percussione? E’ possibile cogliere dei parallelismi con la musica tradizionale giapponese per koto?




A.T.: Non posso parlare di questo repertorio, che non conosco; pero' vorrei citare la frase che mi disse Giuseppe Pepicelli, mio collega e carissimo amico proprio alla fine di quella esecuzione: "bellissimo, ad un certo punto ho sentito un cambiamento nello stato di coscienza".
Ecco, credo che Scelsi persegua proprio questo tipo di situazione, in tutta la sua musica. Lui si dichiarava un tramite fra mondo orientale e mondo occidentale e passava ore a improvvisare.
La sua ‘poetica di un solo suono’ , come è stata definita, è quanto di più potente si possa concepire in termini musicali: il suono visto come un prisma continuamente cangiante, con 1000 sfaccettature, enormi potenzialità di sviluppo. Scelsi diceva sempre che la sua musica andava improvvisata: contraddizione apparente, simile a quella di Maderna, ma credo che quello che lui ci chiede è di mantenere sempre viva la caratteristica di nascita, emersione, che ogni atto compositivo ed esecutivo porta sempre con se.
L'altra cosa che lui ci chiede, affrontare l'esecuzione come un atto mistico, di preghiera, non mi appartiene, visto che non sento nessun bisogno di trascendenza nella mia vita; quello che lui chiama trascendente e' diventato per me, compiere, attraverso questo incredibile brano, un viaggio dentro sé stessi, verso quel trasformare in atto ogni potenza, che, secondo me, è il vero senso della trascendenza.

Un’ultima osservazione a proposito del fatto che qualcuno afferma (solo in Italia, peraltro) che Scelsi non sia stato l’autore delle sue musiche; mi riferisco ai molti che, negli anni hanno dichiarato che la musica di Scelsi in realtà l’avevano scritta loro… questo equivoco nasce da una sostanziale lontananza di Scelsi dal modo tradizionale di concepire lo scrivere musica: lui improvvisava su una piccola tastiera, registrando, e poi aveva una serie di collaboratori (molti dei quali ho conosciuto di persona) che trascrivevano le sue improvvisazioni, e lui sorvegliava in maniera maniacale il lavoro di trascrizione.
In seguito a questa sua abitudine di lavoro si è diffusa la leggenda che altri abbiano scritto la sua musica: ma allora mi sorge una domanda: se la musica di Scelsi è in realtà di altri compositori, la musica di costoro, invece, dove sta? E perché mai un compositore dovrebbe decidere di lavorare per un altro compositore, permettergli di appropriarsi della sua musica e, grazie a questo, permettergli pure di diventare una celebrità fin dagli anni 80? La SIAE esiste proprio per questo!


E.: Dalla sua discografia si intuisce una sua disponibilità per collaborazioni e progetti musicali particolari, sono rimasto in particolare colpito dalle sue collaborazioni con cantanti jazz come Ada Montellanico, con cui ha realizzato il bellissimo cd “Zorongo” Omaggio a Garcia Lorca, e Marilena Paradisi, con cui ha iniziato il progetto “Intuendo”. Come sono nate queste collaborazioni? Cosa si prova a suonare a fianco di cantanti jazz? Pensa di incidere un cd anche con Marilena Paradisi?

A.T.: I due progetti che cita sono molto diversi fra loro; Zorongo è nato dalla necessità di riscrivere le canzoni popolari di Garcia-Lorca che nella ’vulgata’ chitarristica circolano in edizioni quasi sempre facilitate che riducono un po’ troppo l’accompagnamento chitarristico ad accordi semplici, mentre l’armonizzazione del poeta spagnolo è ben più interessante; per quanto riguarda la scelta di Ada Montellanico, mi piaceva l’idea di usare una voce non classica, non appesantita dall’impostazione lirica e che avesse un colore un po’ inedito per questo tipo di repertorio: mi pare che l’intento sia stato realizzato bene.

Il progetto con Marilena, Intuendo, invece è su un piano completamente diverso, perché è basato sull’improvvisazione, non jazzistica né necessariamente atonale: inizialmente cio' che facevamo era pescare dentro il nostro immaginario musicale, con i suoi colori, stili, generi, per elaborarlo, evocarlo, variarlo e, in fondo, trascendendolo: ci e' cosi' capitato di fare una cosa che ricordasse ad esempio un blues o un samba, o un pezzo di Petrassi, ma che in verita' non erano ne l'uno ne l'altro, in quanto erano solo evocazione di quei colori.
Ora il nostro progetto si e' molto trasformato: non c'e' piu' l'idea del modello ma pura e semplice creazione di mondi sonori nuovi che non derivano altro che dall'ascolto di cio' che accade qui e ora.
A Maggio all’Università La Sapienza di Roma, abbiamo fatto un esperimento molto interessante: improvvisare su quadri di pittori contemporanei che non avevamo mai visto prima…un vero e proprio tuffo dentro sé stessi e dentro la musica…senza rete!

Si, c’è l’idea di fare un disco, e credo che sarà entro dicembre.

improvvisazione Live; Roma Università La Sapienza 2008

http://www.4shared.com/account/file/58505728/74445fc2/an_impro.html?sId=gCI0isHoAjewopog


E.: Sempre parlando di collaborazioni lei dal 2000 suona in duo con Eugenio Becherucci. Esiste un video su you tube dove suonate insieme:



http://www.youtube.com/watch?v=4VGjoJpxXzg

vuole parlarci di questa collaborazione e descriverci quello che suonate in questo video?

A.T.: Nel video suoniamo un brano di Eugenio basato su un testo di Jacopone da Todi in cui usiamo la voce, suoni percussivi sulla chitarra, e c’è una sorta di dialogo tra due identità, fra due pensieri: da una parte l’anelito di vita e dall’altra la minacciosa incombenza della morte continuamente evocata da uno dei due personaggi e così cara alla visione cristiano-cattolica del mondo: siamo nulla perché siamo finiti e tutta la nostra vita è un niente se paragonata alle grandezze dell’universo. Detto per inciso, è un punto di vista rispettabile ma che non condivido minimamente. Dal punto di vista musicale, invece, il brano è molto interessante perché, come spesso capita nella musica di Becherucci, c’è un uso parsimonioso e intelligente di materiali musicali che portano in sé il modalismo, la cultura popolare, una certa aleatorietà, sempre con un senso della sintesi che trovo ammirevole nelle sue musiche.

Per quanto riguarda il duo, Suoni Inauditi, è nato dalla fascinazione subita da ambedue nei confronti di Salut für Caudwell di Helmut Lachenmann, uno dei più grandi compositori tedeschi viventi. E' un pezzo incredibile, monumentale (dura fra l’altro circa 30’…); i due chitarristi sono chiamati a un vero tour de force esplorativo sulla chitarra, che viene usata per il 90% in luoghi inusuali (i suoni sono ad esempio quasi sempre nella zona fra il 19° tasto e il ponticello, con un bottle neck), con una complessissima ricerca sugli armonici. Come pure è spettacolare la sezione di 5’-6’ in cui i due musicisti declamano ritmicamente un testo in tedesco (preso da uno scritto di C. Caudwell, poeta marxista inglese), con effetti di frammentazione sillabica delle parole e destrutturazione verbale. Attorno a questo lavoro iniziale il duo si è coagulato attorno al repertorio contemporaneo per 2 chitarre; negli ultimi 2 anni, però, suoniamo anche programmi più classici, con la mia trascrlzione del Concerto Italiano di J. S. Bach, la sonatina Canonica di Castelnuovo-Tedesco e altro.

venerdì 17 ottobre 2008

Suonare mondi possibili.Intervista di Arturo Tallini parte prima di Empedocle70

Empedocle70: La prima domanda è quasi banale e scontata: come è nato il suo amore e interesse per la chitarra?

Arturo Tallini: In modo banale e scontato: a 11 anni un mio amico, vicino di casa, ebbe una chitarra in regalo, ma a lui non interessava; io invece fui incuriosito quando me la fece vedere e gliela chiesi in prestito. Il primo brano che trovai a orecchio (sulla prima corda e solo su quella...) fu Blu, Blu, L'amore e' blu, una canzoncina di musica leggera (ora che ci penso, BLU e' il titolo di quello che fino ad oggi considero il mio disco piu' importante, corsi e ricorsi della vita...): perche' ovviamente il primo innamoramento non fu per la chitarra classica, di cui nemmeno sospettavo l'esistenza, ma per quella ritmica, ïnsomma per la musica leggera. Del resto capii abbastanza presto che ...alle feste e con gli amici la faccenda funzionava, e cosi' andai avanti nella formazione di un repertorio di musica leggera che, battute a parte, effettivamente mi piaceva molto suonare e trovare a orecchio.

E: Lei è considerato a ragione uno dei chitarristi italiani più indirizzato verso al musica contemporanea, quando ha iniziato a dedicarsi a questo repertorio nuovo, interessante ma anche poco diffuso? Quali sono state le difficoltà che ha incontrato?

A.T.: Il primo approccio professionalmente significativo fu nel 1984: per un disco RCA dedicato tutto a nuove musiche; Guido Podesta' il direttore artistico della collana, chiese a me e Vincenzo Di Benedetto, con cui allora formavo il Duo Chitarristico Romano, di registrare un brano molto difficile di Irma Ravinale, Jointly, uno di Mauro Cardi, Texture e Interludi Dialoganti di Flavio Scogna. Per il suo brano, Scogna chiedeva, nel finale, di suonare il MI sesta corda e immediatamente scordarla di un tono sotto; io non volevo che l'effetto di glissando fosse discontinuo (come avviene ïnevitabilmente se si abbassa la corda con la mano sinistra). E allora presi un giracorde e lo fissai con della plastilina (allora si chiamava 'Pongo'): questo mi permetteva un bel glissando molto naturale e continuo; ricordo ancora la sua faccia stupita e la domanda "tutto questo per il mio pezzo?"
Racconto questo aneddoto per far capire il perche' del mio avvicinarmi alla musica contemporanea: su tutto, il gusto per il gioco, l'esplorazione, l'ampliamento delle possibilità strumentali, il raccogliere sempre la sfida che ogni brano nuovo ci propone...
Difficolta'? Senz'altro il fatto che molta musica contemporanea imponga di trovare gesti nuovi, soluzioni, idee molto spesso inedite e impreviste, che nessuno ci insegna in conservatorio. Il caso limite, fino a oggi e' stato per me Ko-Tha di Giacinto Scelsi, con la chitarra appoggiata in orizzontale e decine e decine di gesti nuovi da inventare per poter realizzare la partiiura: tanto per fare un esempio la chitarra e' usata come uno strumento da percuotere con le unghie, con le nocche, sul ponte, sulla cordiera, il tutto contemporaneamente pizzicando le corde a vuoto: un vero viaggio in un altro pianeta dove gli abituali riferimenti diventano inutili e il chitarrista e' costretto a costruire un rapporto nuovo con lo strumento.

Scelsi: ko-tha Miami 2008

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E.: Sembra essersi creata una piccola scena musicale di chitarristi classici dediti a un repertorio innovativo e contemporaneo, oltre a lei mi vengono in mente i nomi di Marco Cappelli, David Tanenbaum, David Starobin, Elena Càsoli, Emanuele Forni, Marc Ribot con gli studi di John Zorn … si può parlare di una scena musicale? Siete in contatto tra di voi o operate ciascuno in modo indipendente? Ci sono altri chitarristi che lei conosce e ci può consigliare che si muovono su questi percorsi musicali?

A.T.: L'interesse per la musica contemporanea si e' effettivamente molto ampliato...; ma non sono d'accordo sulla domanda in se': perche' chi suona contemporanea non dovrebbe muoversi in modo indipendente? E perche' parlare di una 'scena' ? Trovo esemplare l'esempio di Pollini, che da sempre accosta Boulez, Stockhausen a Beethoven o a Chopin; non c'e' una setta che si occupa di strane faccende: ci sono chitarristi che, a differenza di altri, si occupano in particolare di questo repertorio.
Potremmo invece discutere sul perche' siano pochi quelli che affrontano questo repertorio; secondo me è inevitabile pensare a Segovia: sappiamo quanto lui non amasse la musica contemporanea e preferisse un repertorio che, pur novecentesco, si reggeva comunque sulle stesse strutture armoniche e di pensiero della musica classica; mi pare opportuno ricordare che lui, parlando della musica che non amava parlava di nubarrones de la impotencia creativa; secondo lui, la vera musica, appunto il repertorio segoviano, sarebbe emersa dopo il dileguarsi di quei nubarrones...
E allora mi chiedo: cosa sarebbe oggi la chitarra se Segovia avesse chiesto musiche a Schoenberg, a Stravinsky, a Ligety o ad altri che hanno poi fatto la storia della musica del '900? Il prudente modernismo dei Turina, Ponce, Castelnuovo-Tedesco, ci ha regalato certo pagine ben fatte e a volte bellissime; pero' esse hanno tenuto la chitarra un po' ai margini di quel mondo in cui la musica viene inventata e non riproposta.

Castelnuovo-tedesco: Fantasia per chitarra e pianoforte II cd Musikstrasse

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Castelnuovo-Tedesco, dal Romancero Gitano; Balladilla de los tres Rios con Vocelisensemnle diretto da Alberto Galletti CD Musikstrasse

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Dopo, molti di coloro che si sono formati nel contatto diretto con Segovia hanno fatto proprie le idee del grande spagnolo e, a loro volta, formato allievi; il risultato è che oggi esiste un settore, direi maggioritario, di chitarristi che non amano il repertorio contemporaneo soltanto per non averlo mai voluto avvicinare seriamente.

Altri chitarristi che si occupano di contemporanea: beh, senz’altro Magnus Anderson, Arnaud Dumond, e, naturalmente, Eugenio Becherucci, che ha suonato tutto il suonabile….

E.: Di recente lei ha eseguito in concerto uno dei brani più famosi di John Cage 4’33’’, come ha reagito il pubblico e come mai proprio la scelta di questo brano?

A.T.: Il brano di Cage e' stato per me una scoperta entusiasmante: il silenzio, associato all'immagine dello strumentista sul palcoscenico' puo' essere devastante, sconvolgente ed e' quello che mi e' stato detto da molti del pubblico. Il silenzio non e' solo l'assenza del suono perche' in questo caso ci si aspetta che lo strumentista suoni (fra l'altro io inizio ogni movimento con un 'attacco' ...sul silenzio); e quel suono, che mai arriva non ci parla solo del silenzio riempito dai suoni-ambiente ma anche di una sorta di presenza-assenza, di una promessa non mantenuta, di una potenza che non diventa mai atto; come in quegli incubi in cui si sogna di parlare ma...la voce non esce....

Come mai questa scelta? Perché mi è sembrato bello che un pezzo del genere con una valenza così drammatica e con una tale forza simbolica fosse inserito nel repertorio della chitarra. Inoltre credo che ai chitarristi faccia bene scoprire di quali contenuti anche il nostro strumento possa farsi portatore: i festival chitarristici ci mostrano spesso come sia molto più facile far passare pezzi di grande furbizia strumentale e poco contenuto musicale, che addormentano un po’ il pensiero…è chiaro che c’è un tempo per i pezzi da pubblico e un tempo per il Nocturnal di Britten, ma forse un po’ di qualità in piu' ci fa bene….

Britten: Passacaglia e song dal Nocturnal cd Tempi Moderni

http://www.4shared.com/account/file/56315218/e2a47f1a/8passacaglia_e_song.html?sId=AvlmL7upBIx9DN2I

A Settembre ad Alessandria durante il Convegno di chitarra di quest'anno ho fatto questo pezzo, prima delle Canzoni Lidie di Nuccio D’Angelo: lì, dove il pubblico non era certo incline alle avventure, devo dire che le reazioni sono state molto superiori alle mie aspettative.
In effetti credo che, da una parte, noi artisti dovremmo, almeno una volta nella vita, avere il coraggio di proporre cose dirompenti, e che dall’altra il pubblico tenda ad essere conservatore, solo nella misura in cui gli stimoli che riceve sono poveri di interesse: come spiegare altrimenti che 40 anni fa la RAI proponeva tutti i venerdi il teatro di prosa, da Eduardo De Filippo e Pirandello, e che il pubblico di allora, meno smaliziato di quello di oggi, non disdegnava affatto?

E.: Si può pensare a 4’33’ come a un pezzo basato sull’improvvisazione indeterminata o come un pezzo di musica aleatoria?

A.T.: Come ho gia' accennato, credo che 4'33'' sia una geniale rappresentazione innanzitutto; e' chiaro, pero', che l'aleatorieta' esiste, nella misura in cui sono imprevedibili i suoni dell'ambiente, le reazioni del pubblico, i rumori esterni ecc; mentre credo che l'improvvisazione sia assente dall'idea del pezzo.

E.: Nel suo sito internet lei ha messo a disposizione tra gli mp3 uno dei pezzi musicali più famosi di Bruno Maderna: Serenata per un Satellite. Come mai la decisione di trasporre per chitarra questo pezzo così suggestivo e tra l’altro non molto diffuso?

Maderna: Serenata per un satellite Miami 2008
http://www.4shared.com/account/file/65926534/9782ac10/arturo_tallini_live_maderna_serenata_per_un_satellite.html?sId=gCI0isHoAjewopog

A.T.: Negli ultimi 2 anni della mia vita e' successo qualcosa per cui l'esigenza di improvvisare e' ‘salita’ da sola e si e' concretizzata nell'incontro con la fantastica jazzista Marilena Paradisi: e' li che il mio rapporto con l'improvvisazione (non jazzistica, voglio precisarlo) e' iniziato. E immediatamente ho voluto cimentarmi anche da solo: quella esecuzione risale ad un concerto a Milano, alla Scuola Civica nell'aprile 2007. Perche' la decisione di suonarlo? La risposta e' sempre la stessa: cimeniarmi in pezzi che mi diano l’occasione di reinventare il mio essere musicista e mi portino ad ampliare i miei orizzonti.

Improvvisazione Live con Marilena Paradisi; Roma Università La Sapienza 2008

http://www.4shared.com/account/file/58633353/4f81eff3/11_online.html?sId=gCI0isHoAjewopog

E.: Questo pezzo del 1969, scritto su un grandissimo foglio con diversi pentagrammi messi in posizione non orizzontale e non in ordine, è un gioco di combinazioni che lascia all’esecutore libera possibilità rendendolo uno degli esempi più famosi di musica aleatoria. Che scelte ha operato per poter suonare questo pezzo? Ha tenuto presente il percorso musicale scelto da Claudio Ambrosiani nella sua trascrizione del 1985?


A.T.: Credo che l’idea di gioco di combinazioni, e quindi anche dell’alea,sia un po’ lontana dall’idea di Maderna: secondo me a lui non interessa il gioco matematico o il caso, ma la capacità evocativa della partitura, da una parte, e dell’interprete dall’altra: tanto è vero che in partitura ci sono molti segni che non hanno nessun significato musicale, ghirigori, scarabocchi, macchie….Secondo me lui in partitura, ci parla di mondi possibili: poi è l’interprete che li popola di personaggi, fantasmi, evocazioni, colori….Ho ascoltato la versione di Ambrosini che mi piace molto, come pure diverse altre. La scelta che ho fatto e' stata di smontare, variare, destrutturare le frasi proposte, studiandole con tante diteggiature diverse: in tal modo ho trasformato la partitura in una sorta di 'stanza dei giocattoli' da prendere liberamente davanti al pubblico costruendo il pezzo lí per lí. Credo che sia l'unico modo per risolvere l'aporia scritta in calce alla partitura improvvisando, insomma ma! Con le note scritte.

giovedì 16 ottobre 2008

Recensione di From the Piano, Sonar del Trio Concentus di Empedocle70


Nell'ambiente musicale, per trascrizione si intende selezionare la melodia principale di un brano (per orchestra o strumento solista) e trascriverlo, appunto, per un organico differente. E’ una pratica diffusa praticamente da sempre e che nel corso del ‘900 è stata caratterizzata da una trasformazione non venendo più finalizzata alla semplice creazione di una versione alternativa del brano ma ad una sua complessiva riscrittura. Un esempio eclatante in questo senso sono i Quadri di un'esposizione di Modest Musorgskij ad opera di Maurice Ravel, il cui spirito aleggia benevolmente su questo cd.

Il Trio Concentus, formato da tre solisti eccellenti come Vincenzo Di Benedetto, Stefano Palamidessi e Arturo Tallini, si muove in questa direzione realizzando un opera pregevole dove vengono rilette sia i Quadri di un’esposizione di Musorskij che tre opere di Ravel: Le Tombeau de Couperin, Pavane pour une Infante Defunte e Alborada del grazioso.

Il trio rilegge queste opere senza cercare colpi ad effetto orchestrali, tutto si basa sulla capacità delle tre chitarre di coprire (tramite l’uso di scordature e di una chitarra bassa accordata una quinta sotto) la medesima estensione del pianoforte che qui viene preso come parametro di riferimento. Niente colpi ad effetto quindi, niente effetti speciali, nè trucchi di registrazione ma “solo” la grande abilità dei musicisti e una escursione dinamica notevole.

Chi cerca effetti speciali rimarrà deluso, chi cerca la semplice “nudità” della musica ne rimarrà incantato, il Trio Concentus da un grande esempio di virtuosismo mai manifesto e fine a se stesso, liberando un suono potente e maestoso. Un grande omaggio a due compositori a cui tanto deve la musica del ‘900. Lasciatevi ascoltare da questo disco, vi regalerà momenti di emozione e serenità.

Empedocle70

Recensione di Castelnuovo Tedesco Guitar chamber works di Arturo Tallini di Empedocle70



English Version

Tra i compositori che più hanno legato la propria immagine alla musica per chitarra va sicuramente ricordato Mario Castelnuovo-Tedesco. Nato a Firenze nel 1895, egli dimostrò fin da giovanissimo un notevole talento musicale, diventando negli anni Trenta uno dei compositori italiani più conosciuti e apprezzati all'estero, le cui opere venivano eseguite da musicisti del calibro di Toscanini, Piatigorsky, Casella, Heifetz, Gieseking e Segovia; fu proprio l'amicizia con quest'ultimo a far nascere in lui l'amore per la chitarra, strumento al quale, negli ultimi anni di vita, affidò le pagine più intime e autobiografiche della propria carriera. Carriera che fu costretto a continuare negli Stati Uniti dove si trasferì nel 1939 a causa delle leggi razziali promulgate dal regime fascista.
Questo cd monografico ci da la possibilità di godere di un ampio spettro delle sue musiche, concentrando l’attenzione sull’aspetto cameristico delle composizioni di Castenuovo-Tedesco. Si incomincia con il Quintetto op.143, composto nel 1950 e dedicato ad Andres Segovia, qui eseguito con i Solisti di Roma. Si tratta di un'opera melodiosa e serena, in quattro movimenti, in parte neoclassica e in parte neoromantica, dove sono evidenti le influenze spagnole.
Segue il Romancero Gitano, inciso con l’Ensamble Vocalese, perfetto esempio di inedito accostamento di coro e chitarra. Nato su richiesta del chitarrista Siegfried Behrendnel nel 1951, questo brano da la possibilità al Maestro Tallini di creare con la sua chitarra un tappeto sonoro ideale su cui dipanare gli splendidi versi di Lorca (che, a dispetto del titolo, non sono tratti dalla raccolta Poema del Cante jondo del 1921/1925), colorando armonicamente e ritmicamente le sette canzoni. Sono sette brani stupendi su cui mi permetto di segnalare per particolare bellezza la dolcissima "Memento".
In combinazione col pianoforte troviamo la Fantasia op. 145, sempre dedicata a Segovia e alla moglie Paquita Madriguera, qui eseguita con Tiziana Piermattei. Musica piacevole dai colori impressionisti e spagnoleggianti, caratterizzata dal notevole equilibrio strumentale raggiunto tra due strumenti apparentemente tra loro antitetici per le loro caratteristiche. Per chitarra e flauto troviamo invece i tre movimenti della Sonatina op.205, composta nel 1965 per il duo formato dal flautista Werner Tripp e dal chitarrista Konrad Ragossnig, una delle opere più amate del sue repertorio, in cui hanno modo di emergere gli aspetti più lirici del compositore.Opera di non facile esecuzione per l'impegno virtuosistico richiesto agli interpreti, viene qui eseguita con grande spontaneità melodica donandole un fascino irresistibile. Dulcis in fundo le Ecloghe op. 206, suonate con Carlo Morena al flauto e Francesco Manfrin al corno inglese. Concepite per una formazione strumentale alquanto insolita le quattro Ecloghe sono caratterizzate da una felicissima intuizione timbrica grazie alla quale ogni strumento si integra perfettamente nel discorso musicale complessivo. Il trio riesce con notevole grazie e delicatezza a rendere ben evidente il senso di struggimento nostalgico provato dal compositore nei confronti dell'Italia, sentimento espresso tramite la rievocazione musicale di danze e melodie tipiche della cultura musicale italiana.
Sicuramente un gran bel disco che vi farà trascorrere momenti lieti e malinconicamente struggenti.

Empedocle70