giovedì 31 dicembre 2009

Ipazia: programma radiofonico dedicato alla musica per chitarra contemporanea


Care Amiche e cari Amici,

è con molto piacere che Vi presentiamo una nuova iniziativa del Blog Chitarra e Dintorni Nuove Musiche: Il programma radiofonico Ipazia, dedicato alla musica per chitarra contemporanea, in onda sulla web radio della netlabel Laverna, che gentilmente ci ospita e con cui nel corso dell'anno promuoveremo una continua collaborazione anche per altri progetti.

Il programma è ascoltabile in streaming sulla web radio della Laverna quattro volte al giorno ai seguento orari:

- 11.00
- 14.00
- 19.00
- 23.00

La web radio di Laverna è inoltre direttamente collegata col blog, in modo da poterla ascoltare automaticamente ogni volta che si visita lo stesso Blog.
Il programma è bisettimanale, ogni puntata viene trasmessa per due settimane e poi messa liberamente a disposizione per il download gratuito direttamente dal Podcast del Blog.
L'elenco delle puntate già trasmesse con la relativa playlist e podcast è sempre disponibile QUI
Spero che la cosa Vi faccia piacere ... e che la ascolterete e seguirete in tanti!

Empedocle70

Ipazia Prima Puntata: Elena Càsoli playlist



"Di tutti i cambiamenti di lingua che deve affrontare il viaggiatore in terre lontane, nessuno eguaglia quello che lo attende nella città di Ipazia, perchè non riguarda le parole ma le cose."

Italo Calvino, Le Città Invisibili

Playlist della prima puntata di Ipazia, programma in onda sulla web radio di Laverna.net, dedicato alla musica di Elena Càsoli.

Musiche:

1) L'Apparizione di Tre Rughe di Roberto Doati - CD StrongStrangeStrings, Stradivarius 2002
2) Electric Counterpoint di Steve Reich - CD StrongStrangeStrings, Stradivarius 2002
3) Spiegelkontakfabrik di Maurizio Pisati - CD StrongStrangeStrings, Stradivarius 2002
4) 45' for a speaker di John Cage - Huis aan de Werf, Utrecht, April 2, 2000
6) Changes di Elliott Carter - CD Changes Chances, Stradivarius 2006
7) Y Después di Bruno Maderna - CD Bruno Maderna Liriche su Verlaine - Y Después, Stradivarius 2002
8) Canzona felina e campagnola da "Minette: Canti e rimpianti amorosi" di H.W. Henze - CD H.W. Henze Works for two Guitars, DG 1999
9) Die Welt da "Memorias de El Cimarròn for two guitarist" di H.W. Henze - CD H.W. Henze Works for two Guitars, DG 1999
10) Pastorale da "Drei Marchenbilder aus der Oper Pollicino" di H.W. Henze - CD H.W. Henze Works for two Guitars, DG 1999
11) Quando le montagne si colorano di rosa di Stefano Scodanibbio - CD My new address, Stradivarius 2004
12) Allegro da Capricci di Yoichi Sugiyama - CD Shin On, LARecords 1999
13) Casoleia di Hans Joachin Hespos - CD Saitenfestival 2006, Hochschule der Künste Bern

Musiche in sottofondo:

- Coldmill di Enrico Coniglio - Laverna26
- Diggi Palace Hotel di Gigi Masini - Laverna20
Il programma può essere ascoltato in streaming sulla web radio della netlabel Laverna, successivamente potrà essere scaricato dal Podcast in fase di allestimento.

Link utili:

Igor Stravinsky - Ragtime

mercoledì 30 dicembre 2009

CONCERTO dell’EnsemBLe CHAQUE OBJET


CommEnto
musicale
allA
mostra
di
Brunivo
BuTTarelli
I
LUOGHI
DEL
TEMPO

CONCERTO dell’EnsemBLe CHAQUE OBJET

Pablo Montagne Chitarra Acustica,Elettrica Baritona,Percussioni
Adolfo La Volpe Chitarra Elettrica,Acustica,Banjo,Oggetti
Francesco Massaro Sax Baritono,Clarinetto,Flauti,Oggetti

Museo Diotti
Casalmaggiore, Via Formis 17

domenica 10 gennaio 2010, ore 17
ingresso libero

Igor Stravinsky: Fanfare for a New Theatre, per due trombe

lunedì 28 dicembre 2009

MASTER-CLASS INTERNAZIONALE DI PERFEZIONAMENTO CHITARRISTICO 3-4-5 gennaio 2010

MASTER-CLASS INTERNAZIONALE DI PERFEZIONAMENTO CHITARRISTICO
3-4-5 gennaio 2010

Accademia della Chitarra di Brescia
Vicolo San Giuseppe 5 Brescia

Docente M° Giulio Tampalini

SVOLGIMENTO DELLE LEZIONI
Il corso è aperto a tutti i chitarristi e agli interessati e prevede sia lezioni individuali sia discussioni su temi di interesse comune. I partecipanti potranno iscriversi al corso in qualità di allievi effettivi o uditori, sia come solisti che in formazioni da camera, di qualsiasi nazionalità e di qualsiasi età.

CALENDARIO E ORARIO DELLE LEZIONI
Le lezioni si tengono presso il Salone della Fondazione Civiltà Bresciana in vicolo San Giuseppe 5, a Brescia. Le lezioni iniziano domenica 3 gennaio 2010 alle ore 9.00 e terminano martedì 5 gennaio alle ore 18.30. L’orario giornaliero delle lezioni è il seguente: 9-13 /14.30 – 18.30

PROGRAMMA DI STUDIO
Il programma di studio del corso è a libera scelta dell’allievo.

CONCERTO FINALE
Martedì 5 gennaio alle ore 21, si terrà un concerto pubblico finale degli allievi presso il Salone della Fondazione Civiltà Bresciana, al termine del quale verranno consegnati i diplomi di partecipazione. Durante il concerto verrà registrato un CD della serata che verrà offerto agli allievi che ne faranno richiesta.

MOSTRA DI LIUTERIA
Durante il corso saranno presenti alcuni liutai italiani che presenteranno ai partecipanti alcuni loro strumenti.

OSPITALITA’
Gli allievi potranno usufruire di vitto e alloggio convenzionati presso alcuni hotel e ristoranti del centro di Brescia alle condizioni sotto elencate. Le prenotazioni verranno effettuate direttamente dalla segreteria dell’Accademia, in base ai posti disponibili e alle esigenze di ogni partecipante.

COSTO DI PARTECIPAZIONE
Il costo di partecipazione al corso è di:
Allievi effettivi: 140 euro
Allievi uditori: 70 euro

INFORMAZIONI E ISCRIZIONI
Per iscrizioni e informazioni telefonare al numero:
Tel. 3470789481 - M° Antonio D’Alessandro
oppure spedire una e-mail all’indirizzo info@accademiadellachitarra.it

ACCADEMIA DELLA CHITARRA DI BRESCIA
Associazione Musicale
Vicolo s. Giuseppe 5 – 25122 Brescia
Mail: info@accademiadellachitarra.it
Web: www.accademiadellachitarra.it
www.myspace.com/accademiadellachitarra
www.giuliotampalini.it

Igor Stravinsky: Praeludium, per jazz ensemble (1936/1937)

giovedì 24 dicembre 2009

Tanti Auguri di Buon Natale!


Tanti cari auguri a tutti Voi e alle Vostre Famiglie!

Recensione di A Crimson Grail di Rhys Chatham, Table Of The Elements, 2007

P1000855

Quattrocento chitarre elettriche che intonano un inno alla musica eterna. Quattrocento chitarre elettriche sulla scalinata del Sacro Cuore di Parigi, la notte del primo ottobre 2005. 2400 corde che vibrano all’unisono generando un suono unico, potente, emozionante, commovente……
Questo lavoro è tratto da una registrazione di quattrocento (400!) chitarre effettuata la notte del primo ottobre 2005 nella chiesa di Sacre Coeur di Parigi , è un lavoro stupendo, contraddistinto da una rara intensità emotiva, solo per chitarre, senza batteria, diversamente dagli altri lavori di Chatham dove è sempre presente, anche perché l’acustica del luogo caratterizzata da un tempo di ritardo dell’eco di quindici secondi., la rendeva inutilizzabileA causa di un simile riverbero, il compositore newyorkese ha scelto di enfatizzare maggiormente il suono delle chitarre e di utilizzare passaggi di accordi molto lenti sacrificando un suono quasi barocco presente ad esempio in "An Angel Moves Too Fast To See".Il risultato è una massa sonora da brividi, alimentata da 2400 corde che vibrano all'unisono, per un unico, gigantesco flusso di suono celestiale di insostenibile potenza, lanciata verso il cielo con una intensità che lascia ammutoliti, ipnotizzati e senza fiato. Un suono elettrico, trascendentale, tra picchi e cascate di accordi, per una sinfonia pagana, un drone angelico dalle proporzioni solenni, gotiche e fluorescenti. Una pace, una serenità lieve e intensa.L’applauso, lo scroscio delle mani della folla (diecimila persone circa) che accoglie e che ringrazia per questo dono è come la pioggia che viene a placare, ad accompagnare verso l’accogliente e meritato silenzio.

Meraviglioso.

Empedocle70

mercoledì 23 dicembre 2009

Recensione di An Angel Moves Too Fast to See di Rhys Chatham, Table of the Elements

P1010745

Un’opera per 100 chitarre elettriche. Mica male vero? Provate ad immaginare il suon, bello, massiccio, “massive” e allo stesso tempo allegro, giocoso, immediato. L’idea di fondo di Rhys Chatham per queste musiche composte nel 1989 era quella di coinvolgere dei chitarristi offrendo loro l’opportunità di suonare con un’orchestra, la maggior parte di chi suona l’elettrica spesso e volentieri non ha lo stesso approccio orchestrale che possono avere dei musicisti classici, da qui l’idea intelligente di sfruttare questa “carenza estetica” cogliendo l’opportunità di esplorare nuovi stili.Una curiosità: le partiture di quest’opera sono convenzionali e prevedono la medesima intonazione per tutti gli strumenti coinvolti, l’uso di questa specifica accordatura modale per la chitarra non è tanto dovuta alla volontà di stravolgere il sistema stesso d’intonazione dello strumento, quanto per eludere l’esperienza personale dei musicisti facendo così in modo che, ciascuno di essi, possa partire dal medesimo punto di partenza tecnico, una volta imparata la diteggiatura necessaria per poter eseguire il pezzo."An Angel Moves Too Fast To See" consta di sei movimenti e ciascuno di essi prevede stili esecutivi profondamente diversi tra loro. L’impressione è quella di un’opera monolitica dal punto di vista sonoro, con le chitarre che si rincorrono e che si urtano tra loro e un muro sonoro impressionante, con in più i chitarristi che se la godono un mondo!
Come dice lo stesso Chatham: “ i musicisti coinvolti possono accumulare nuove esperienze come suonare assieme a un’orchestra, confrontarsi con altri chitarristi e anche imparare varietà di tecniche chitarristiche che possono riutilizzare nei propri lavori. Durante le prove diventiamo come una sorta di piccola comunità e ogni volta che si prepara il lavoro assieme è come se si fosse creato un nuovo gruppo. Quando suonai a Lisbona, il chitarrista Rafael Toral incontrò nell’orchestra la sua futura moglie! Ora hanno un bellissimo bimbo e, in un certo senso, mi sento un po’ come il suo padrino…”


Empedocle70

martedì 22 dicembre 2009

Recensione di Guitar Trio Is My Life di Rhys Chatham, Table of the Elements

P1010744

Rhys Chatham, nel 1977, compose Guitar Trio Is My Life, una moltiplicazione tutta newyorkese di una sola corda di chitarra che fonde il minimalismo “non stratificato” di Tony Conrad e l’esercito chitarristico su cui già stava lavorando in quegli anni anche Glenn Branca. Trent’anni dopo la Radium, sezione della Table Of Elements, pubblica un cofanetto di 3 CD intitolato proprio Guitar Trio Is My Life, che contiene la stessa composizione suonata svariate volte (con cambiamenti di velocità o di veemenza) da membri di un coacervo di gruppi, dai Sonic Youth ai Tortoise, dagli Hüsker Dü ai Silver Mt. Zion. Esagerazione? Ci potete scommettere, ma una esagerazione meravigliosa: Guitar Trio è l’invenzione di un crescendo indefinito, infinito, che ci sembra anticipare dietro a ogni cambio di accordo un cambiamento che non avviene mai, o che avviene senza che lo si noti con un colpo di teatro. I tre CD di questo box-set contengono la riproposizione di uno stesso mantra chitarristico di stampo no wave, annullandone il crudo cinismo di quel genere musicale in una sospensione massimalista, epica e entusiasta. Poi sì, si può e si deve anche dire che questa composizione contribuì in modo determinante a formare un’estetica di cui tantissimi sono stati figli, dai sonici già menzionati ai Godspeed You Black Emperor!, ma volutamente lo diciamo solo alla fine, distrattamente e senza fermarci troppo, ipnotizzati dalla musica che non cambia e dalla mole dell’operazione. Tre cd sono infatti tanti e mi sento di consigliare questo acquisto impegnativo solo ai fans di Chatham, anche in virtù del bel libretto con foto inedite che accompagna il cofanetto.


Emepdocle70

lunedì 21 dicembre 2009

Recensione di Die Donnergötter di Rhys Chatham, Dossier Records, 1988

P1000858

“For an art music audience, both 'Guitar Trio' and 'Drastic Classicism' were vigorous new strains of overtone-based minimalism, lyrical in content and structurally austere, which synthesized two different musics to arrive at a striking new form (…) what the musicians in my ensemble were hearing as a kind of viscous, gelatinous sphere of shimmering overtones, the rock community heard as an ear shattering wall-of-sound (…) Everyone heard the pieces in a different way.” Rhys Chatham


Rhys Chatham proviene dalla stessa scuola di composizione di Glenn Branca, entrambi hanno in comune il riuscito tentativo di far sposare la cosiddetta 'musica d'arte' del ventesimo secolo americanamente nota come Minimalismo con il mondo della chitarra rock thrash. Per le mie orecchie si tratta di un eroico tentativo di ottenere una musica che fa appello al desiderio della mente di fondersi con la musica che si rivolge al corpo, magari riprendendo la definizione di ‘music for mind and pants’ tipica di quel gruppo geniale che furono i Neu!
Il primo brano di questo disco è la title track 'Die Donnergötter' (provo a tradurlo come Gli Dei del Tuono?), composta tra il 1984-86 per un ensemble di sei chitarre elettriche, basso e batteria, espansione al massimo del classico ensemble Rock e condotto da Chatham stesso. Ora, nel caso cominciate a pensare che questa musica valga per suono secco, cerebrale e muto, una parodia rock intellettualmente diluita .. vi sbagliate di grosso! Chatham non è un barboso accademico che si compiace di giocare con la plastica, bensì un appassionato radicale che ha elaborato una sua personale visione sonora in grado sia di scuotere, di divertire ma anche di sopportare una seria analisi e la fusione con le idee intellettuali senza perdere la sua viscerale missione: far muovere il corpo.

Il brano inizia con un singolo pesante accordo ribattuto come nei brani dei Sonic Youth, chitarre pesanti, tamburi e piatti crashing all around per farvi sentire come se aveste camminato in una stanza dopo passaggio di un mostruoso riff da canzone heavy rock. Si ferma, ricomincia lentamente e accelera fino a diventare un riferimento Düsseldorfer motorik: questo è rock per ballare con un gran sorrisone stampato sulla sua faccia.

Il riferimento di cui sopra ai Neu! non è solo opportuno ma necessario. Provate a ascoltare il primo disco dei Neu! con il suono espanso e multi-layered delle chitarre e la ritmica precisa, battent e incalzante.., bene, qui il gioco va oltre e si fa anche più massiccio grazie al suono e ai drones generati da sei chitarre elettriche in linea.
Per qualcuno questa musica potrebbe suonare come “eterea” o quasi esoterica, ma Chatham ha fatto in modo di generare uno sviluppo coerente e piacevole caratterizzato dalla particolare attenzione e importanza a il suo contenuto melodico. In un certo senso ‘Die Donnergötter’ è il cugino (un po’ teppista) di 'Electric Counterpoint' di Steve Reich, non molto pulito, anzi un pochino grezzo rispetto agli intellettuali minimalisti, ma molto più ammiccante e simpatico.
Le altre tracce sono ‘Waterloo, No.2’ (1986), realizzata per fiati e percussioni, una marcetta quasi militare dove la chitarra è decisamente assente e che testimonia i primi tentativi di Chatham di uscire da un certo clichè chitaristico, il massiccio e ormai storico Guitar Trio, su cui non mi soffermo vista la successiva recensione, e Drastic Classicism del 1982, per quattro chitarre elettriche e batteria, uno dei pezzi (assieme a quelli di gente come DNA e Teenage Jesus And The Jerks) che ispirò il movimento del “noise rock” di New York (noto anche come No Wave).
Un disco consigliatissimo, originale, sempre fresco e divertente, se avete deciso di conoscere meglio il Signor Chatham .. potete cominciare ascoltando (e comprando) questo cd.



Empedocle70

venerdì 18 dicembre 2009

Ricercare VI by Juan Trigos soloist Dieter Hennings

Intervista con Juan Trigos quarta parte


Come vede la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario?

Devo dire che per me è difficile giudicarlo perché in questo senso sono un po’ old fashion. Vedo che i ragazzi oggi non hanno dischi, non hanno libri perché li scaricano da internet. Io invece per esempio sono un nostalgico dei vecchi dischi in vinile. D’altra parte però, il passaggio dal disco al cd è stato molto desiderato soprattutto per via della qualità del suono che ne ebbe un miglioramento notevole. In ogni caso esisteva il prodotto fisicamente... uno va nell’armadio, lo tira fuori, lo ascolta, si tengono più versioni di questo e quell’altro pezzo, ossia ci si crea la propria discoteca personale, che è poi la stessa cosa che fare biblioteca. Si parlava tanto di questo quando io studiavo, ci dicevano … non fatevi prestare i libri, fate biblioteca! Cioè scegliete i libri che voi stessi desiderate avere. Non dico che sia sbagliato scaricare da internet, però faccio un po’ fatica ad abituarmi a questo nuovo concetto. Per quanto riguarda invece la crisi vera e propria della discografia, credo che sia dovuto più al fatto che tutti vogliono vendere lo stesso prodotto e in tutti i sensi. Globalizzando, generalizzando e universalizzando si perdono l’ identità e la diversità. Le case discografiche hanno cercato di manipolare la cultura o almeno hanno creduto di poterlo fare e per questo il mercato sta scoppiando. Il fatto di aver corrotto questa posizione, sta portando le case discografiche a pagarne le conseguenze.

Ci consigli cinque dischi e cinque spartiti per lei indispensabili, da avere sempre con se.. i classici cinque dischi per l‘isola deserta..

In realtà per me non esiste questo concetto, perché diciamo che se uno va su un’isola deserta porta con se tutto quello che ama e tutto quello che uno ama è quello ha imparato, che tiene dentro di se, cioè quello che ha assimilato, quindi non metterei un numero.. poi, pensando in astratto non potrei dirne solo cinque perché citando quelli me ne mancheranno altri cinque e così via.. preferisco sicuramente includere tutti quelli che amo, che sono molti di più!

Il Blog ha aperto di recente una nuova rubrica dedicata ai giovani neodiplomati e diplomandi, che consigli si sente di dare a chi, dopo anni di studio, ha deciso di iniziare la carriera di musicista?

Beh, un consiglio che mi sento di dare a compositori e interpreti è di cercare di dedicarsi a fare la propria arte, cioè quella musica che viene proprio da dentro, di essere disciplinati, avere molta pazienza, non corrompersi e fare veramente qualcosa che nasca da se stessi. Riflettete e cercate di essere seri in quello che fate. Seri e non solenni, che è completamente diverso.

Quali sono i suoi prossimi progetti? Su cosa sta lavorando?

Tra gli ultimi lavori scritti ci sono un Concerto per Contrabbasso eseguito a dicembre 2008 a Rochester (NY-USA) da Scott Worthington con l’ Eastman BroadBand Ensemble. Un pezzo caratterizzato da una strumentazione un po’ particolare, infatti ho usato tra gli altri strumenti come in quasi tutti i miei pezzi, una dotazione di percussioni importante che include pianoforte, pianoforte elettrico, clavicembalo, pianoforte verticale, per colore un po’ particolare. Altra caratteristica particolare anche l’ utilizzo del corno inglese e del controfagotto così come sono e non come sostituti dell’oboe. Di poche settimane invece è il mio ultimo lavoro, un quartetto per chitarre Guitar Quartet commissionato dall’americano Tantalus Quartet. Si tratta di un brano di dimensioni importanti, sarà di circa diciotto minuti. Come direttore d’orchestra tra i vari impegni futuri il prossimo novembre 2009 dirigerò un opera di Victor Rasgado Il Conejo y el Coyote che sarà in tournée a Washington (USA) e a Oaxaca (Messico). Sempre in Novembre dirigerò, insieme ad altri brani, la mia Sinfonia N.1 con l’Orchestra Filarmonica di Aguascalientes (Messico). Come compositore, invece, da quest’anno faccio nuovamente parte del Sistema Naciónal de Creadores de Arte de México e tra i progetti nell’immediato futuro, oltre ovviamente a lavori di dimensioni più ridotte, alle commissioni e i lavori di routine che fanno parte del lavoro di tutti gli anni e che non finiscono mai come la revisione e correzione degli spartiti più vecchi, ho in programma principalmente due lavori importanti. Tra pochissimo infatti, comincerò, beh diciamo che ho già cominciato a scrivere la nuova opera d’Hemoficción, il genere di cui ho parlato prima. L’opera sarà in due atti, per cantanti, attori, coro e orchestra, e si chiamerà Contra-Sujeto (Contro-Soggetto). Sarà basata come sempre su un’opera teatrale di mio padre e credo mi prenderà un po’ di tempo, un anno e mezzo, due anni circa. Poi, lavorerò alla mia seconda sinfonia e a un concerto per quattro chitarre e orchestra che verrà eseguito il prossimo anno 2010 con l’Orchestra Sinfonica di Lecce che dirigerò per l’occasione. In questo concerto si eseguiranno, tra gli altri brani di altri autori, i miei Concerto per Quattro Chitarre (prima mondiale) e Concerto N.2 per chitarra e orchestra “Hispano” (Prima Italiana). La registrazione dei due pezzi verrà utilizzata per la realizzazione del primo monografico sulla mia musica per chitarra.

Grazie Maestro!

Empedocle70

giovedì 17 dicembre 2009

Fragment of Juan Trigos' Concierto Hispano (2007) guitar+orchestra

Intervista con Juan Trigos terza parte


Berio nel suo saggio “Un ricordo al futuro” ha scritto: “.. Un pianista che si dichiara specialista del repertorio classico e romantico, e suona Beethoven e Chopin senza conoscere la musica del Novecento, è altrettanto spento di un pianista che si dichiara specialista di musica contemporanea e la suona con mani e mente che non sono stati mai attraversati in profondità da Beethoven e Chopin.” … si riconosce in queste parole?

Berio si riferiva sicuramente alla questione della tradizione. Infatti, tutti proveniamo da una certa tradizione e questa è determinante nella nostra formazione, sia come interpreti, sia come compositori. Anche Donatoni era d’accordo con questo. Noi compositori, per esempio, cerchiamo di scrivere nel modo più preciso possibile, ma senza una tradizione alle spalle, anche quella orale, non avremmo i mezzi necessari a rappresentare la musica in modo esatto. Prendiamo ad esempio la musica barocca, all’epoca esistevano una serie di convenzioni che i compositori e gli interpreti conoscevano molto bene riguardo alla realizzazione della ornamentazione, del fraseggio, ecc. e non tutto veniva scritto. Per la musica contemporanea accade lo stesso, anche se c’è un po’ la tendenza a perfezionare, quasi esagerando, la notazione. Bisogna dire, poi, che il termine contemporaneo non definisce chiaramente a quale stile, epoca, paese ci stiamo riferendo. Per un certo periodo, nel XX secolo, c’è stata un po’ la tendenza ad volere annullare queste differenze e ad universalizzare tutto, ma questo non è possibile in quanto tutti siamo il prodotto di noi stessi come individui e il prodotto di diverse influenze culturali. Anche l’interprete se deve suonare una certa musica deve conoscere bene la tradizione a cui essa è legata ed è per questo motivo diventa ogni giorno più difficile eseguire musiche di cui non si conoscono le origini. Per eseguire Brahms, per esempio, bisogna tenere conto di tutta la grande tradizione tedesca ma anche della parte ungherese. Lo stesso per Gershwin, Magnus Lindberg, gli autori delle scuole nazionali come Mussorgskij, De Falla, Stravinskij, ecc. Ogni scuola, ogni persona, ogni compositore provenienti da un certo paese porta dentro la propria ricchezza culturale che viene trasmessa nella partitura e che anche l’interprete deve approfondire.

Parliamo di marketing. Quanto pensa che sia importante per un musicista moderno? Intendo dire: quanto è determinante essere dei buoni promotori di se stessi e del proprio lavoro nel mondo della musica di oggi?

E’ difficile dirlo. Penso che la cosa più importante sia prima di tutto avere l’opera per poi venderla. Intendo dire che a volte ho l’impressione che tutti abbiano come obiettivo primario la vendita e non la musica. Nel marketing non c’è niente di sbagliato, la difficoltà sta nel sapersi vendere, occorre creare una certa immagine e cose di questo tipo, ma credo che in fondo sia sempre stato così. Quello in cui non credo è la costruzione falsa dell’artista. Tutti cercano quella che solitamente chiamo una specie di ricetta di cucina per il successo, concetto che generalmente viene compreso in modo sbagliato e che in campo artistico viene tradotto nella produzione in massa di quello che si crede incontri i gusti del pubblico. Questo, però, non ha nulla a che vedere con l’ arte. Un artista di qualsiasi tipo, pittore, scultore, ecc , ha bisogno di promuoversi per far conoscere il proprio lavoro, ma questo non implica la corruzione della propria essenza.

Quale significato ha l’improvvisazione nella sua ricerca musicale? Si può tornare a parlare di improvvisazione in un repertorio così codificato come quello classico o bisogna per forza uscirne e rivolgersi ad altri repertori, jazz, contemporanea, etc?

La creatività è relazionata alla propria espressione e a quello che ha dentro ogni compositore, di conseguenza si inventa un linguaggio ad hoc a servizio dell’espressione stessa. Non credo nel linguaggio speculativo puro perché manca di contenuto. Credo piuttosto che il linguaggio lo inventi il compositore stesso per un’esigenza personale di ricreazione di se stessi, come avrebbe detto Donatoni, che è quello a cui mi riferivo prima con il concetto di rilettura. E’ un modo di rivedere se stessi tutto il tempo, di reinventarsi. Ma parlare elusivamente di linguaggio è un po’ superficiale ed è il male dei nostri tempi in cui c’è la tendenza a focalizzare l’attenzione sul tipo di linguaggio utilizzato o da utilizzare. Parlando della mia musica, l’ invenzione si trova nell’ immaginazione e non nella scrittura ed è influenzata anche dalle mie origini. In Messico, il mio paese di origine, vive una ricchissima tradizione musicale che ci ha dato molti autori importanti. Ne posso menzionare tre tra i più grandi Ponce, Chávez e Revueltas, anche se ce sarebbero molti altri da citare soprattutto dei nostri giorni, senza dimenticare che esiste una ricchissima cultura non solo in campo musicale ma anche nella letteratura, il teatro, la pittura, la culinaria ecc.

Qual è la sua composizione a cui è più legato?

E’ difficile rispondere a questa domanda. Sono molto legato in diversi modi a tutti i miei pezzi e non credo che uno solo di essi possa essere considerato in assoluto quello a cui sono più legato. In realtà è un po’ come se avessi scritto sempre lo stesso pezzo ma sotto ottiche differenti, quindi non posso dire di essere legato a una sola composizione, soprattutto perché in ognuna di esse ho lasciato parte di me stesso quindi non potrei scegliere.


continua domani

mercoledì 16 dicembre 2009

Speciale Juan Trigos: Concerto N°2 per chitarra Hispano







Per avere notizie su come acquistare spartiti e/o noleggiare parti: info@promomusicainternational.com

Intervista con Juan Trigos seconda parte


Come affronta da compositore il difficile compito di scrivere per strumenti che non suona o ensemble che non conosce a fondo?

Come dicevo per quanto riguarda la chitarra, bisogna diventare un po’ gli ensemble o gli strumenti che uno non sconosce per poter scrivere bene per loro, o meglio per farli suonare bene. Mi chiama l’attenzione questa affermazione “ensemble che non conosce a fondo” perché sottintende la questione delle commissioni. Io credo che il compositore scriva un po’ le cose per cui ha interesse scrivere e che operi una scelta, che può essere estetica o semplicemente una sperimentazione, sia nel caso decida di scrivere un pezzo per suo conto, sia nel caso decida di accettare una commissione. In ogni caso, se non si conosce e non si è mai scritto per un determinato strumento bisogna innanzitutto fare in modo di conoscerlo molto bene, questo sta alla base per poter scrivere buone composizioni per quello strumento in particolare.

Ascoltando la sua musica mi sono fatto l’idea che lei venga da una grande molteplicità di ascolti e di influenze, come gestisce questi frammenti di memoria musicale nelle sue composizioni? Li utilizza consciamente o …. li lascia liberamente fluire?

Sono convinto che tutti i compositori siano il prodotto di tanti ascolti e il risultato di una assimilazione di cultura in generale assieme alle varie esperienze di vita propria, che è un po’ quello che accennavo prima. Tutte queste cose che vivono dentro di noi, vengono elaborate riflettendosi nelle composizioni, alcune sono controllate dalla testa e altre no, sono inconsce. La cosa veramente importante nell’arte è che giochino entrambe questi aspetti e che nell’atto della creatività agiscano insieme.

So che lei ha studiato con Nicolò Castiglioni e Franco Donatoni, di cui è stato anche assistente .. che ricordi ha di loro, dei loro insegnamenti, della loro poetica musicale?

Dopo essere stato per un certo periodo a Roma presso il Pontificio Istituto di Musica Sacra dove ho studiato gregoriano, polifonie antiche, ecc, mi trasferii a Milano. Questo fu un primo confronto con un ambiente diciamo un po’ più internazionalizzante, se così si può dire. All’epoca, stiamo parlando del 1987, ho studiato al conservatorio G.Verdi di Milano con Castiglioni il quale non mi era assolutamente sconosciuto, spevo benissimo che si trattava di un grandissimo compositore e notevole pianista. Lui ha contribuito molto alla mia formazione dandomi ricchezza per quanto riguarda la fantasia nell’orchestrazione, scioltezza nella scrittura e trasmettendomi questa ricchezza nelle figurazioni musicali per rendere più agibile la musica. Una figura molto più importante per me, senza diminuire quella di Castiglioni, è stata quella di Franco Donatoni. Egli rappresenta per me la struttura interna intesa come rigore della scrittura. Di lui mi interessa soprattutto la pulsazione e la rilettura. Rilettura non nel senso unicamente della tecnica ma il concetto di rilettura intesa come posizione spirituale verso l’arte, che significa avere nel tempo una continua visione sotto ottiche differenti di se stessi cioè l’auto riflessione. Questo è stato uno degli insegnamenti più importanti di Donatoni, che per me è stato una specie di padre musicale o tutore musicale molto importante nella mia formazione come artista, al di là dell’ essere stato anche un grande amico. Ciò non vuol dire che la mia musica suoni a lui, diciamo piuttosto che tutti dobbiamo qualche cosa a qualcuno e io, a Donatoni, devo questa parte. Lui ha costituito l’ultima solidificazione della mia personalità musicale, non solo nella parte tecnica ma anche in quella spirituale.


continua domani

martedì 15 dicembre 2009

"JULIO CORTÁZAR: DAL TANGO AL JAZZ TRA RITMO E POESIA"


con il contributo dell'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

"AMERICA LATINA" presenta:

"TANGO PER UN'ARGENTINA UNIVERSALE"

GIOVEDì 17 DICEMBRE ore 21.00:
L'ESPERIENZA MUSICALE DI JULIO CORTÁZAR: DAL TANGO AL JAZZ TRA RITMO E POESIA

Un confronto fra due generi musicali di marca postcoloniale che, seppur distanti e quasi antitetici, si incontrano sotto il segno di un autore,tanto argentino quanto universale, come Julio Cortázar.
Durante la serata letture da El perseguidor, Rayuela, La Vuelta al Día en Ochenta Mundos e Último Round dell´autore, seguite da dibattito aperto e piccolo buffet.

INGRESSO GRATUITO

Sala Studio Via Gandusio 10, BOLOGNA

www.laltrababele.it
info@laltrababele.it

Speciale Juan Trigos: Partita per Chitarra Sola













Per avere notizie su come acquistare spartiti e/o noleggiare parti: info@promomusicainternational.com

Intervista con Juan Trigos prima parte


Come definirebbe la sua musica?


Tutta la mia musica si basa su un nuovo concetto, da me creato, che prende il nome di Folklore Astratto. Questo concetto è fondato su principi come la pulsazione primaria (intesa come tempus primus), la risonanza e l’uso ossessivo di incastri di eventi tra loro di differenti densità e durata. All’interno poi del Folklore Astratto diciamo che ho sviluppato una certa inclinazione alle opere di grande formato, con dotazioni strumentali numerose e caratterizzate dall’uso strutturale e abbondante di strumenti a percussione, compreso il pianoforte. La mia opera si distingue in due sezioni fondamentali: la musica vocale (opera e musica sacra) e strumentale con predilezione per le forme concertanti. Tra le mie composizioni più rappresentative del concetto di Folklore Astratto ci sono la cantata concertante Magnificat Guadalupano, la Missa Cunctipotens Genitor Deus, sei Ricercare da Camera, una nutrita produzione per chitarra, che include due concerti per chitarra e orchestra, e uno per quattro chitarre, i concerti per piccolo, per contrabbasso e due tripli concerti. Di particolare importanza sono la Sinfonía Nº 1. Un altro elemento importante, poi, consiste nella creazione di un nuovo genere chiamato Ópera de Hemoficción. L’ Hemoficción (Emofinzione) è una estetica letteraria inventata da mio padre, lo scrittore e romanziere Juan Trigos S., creatore dei testi delle mie opere.

Come è nato il suo interesse verso il repertorio contemporaneo e quali sono le correnti stilistiche nella quale lei si riconosce maggiormente?

L’interesse per la musica, quindi per il repertorio contemporaneo, generalmente viene insieme a tutto quello che uno ascolta e dipende molto probabilmente dall’ educazione in casa. Ricordo infatti che con mio padre ascoltavo tantissimi autori, non solo autori europei ma anche messicani, americani ecc, oltre al folklore e alle musiche popolari di diverse parti del mondo. L’interesse dipende molto anche dai gusti personali, per cui ci si sente più o meno vicini a una certa corrente. Il compositore o il creatore d’arte sono prodotto di tante altre influenze. Io mi riconosco in tanti autori, mi sento per esempio vicino al mio carissimo amico e insegnante Franco Donatoni, più nella struttura che nel suono che viene fuori, infatti a Donatoni devo in gran parte la struttura interna, questo rigore che lui chiamava artigianato musicale. Usando un metafora si tratta di un cocktail dove si mettono un po’ di Beethoven, un po’ di Stravinskij, di Revueltas, di Chávez, un po’ di folklore, un po’ di Donatoni… insomma si mettono un po’ di tutti quelli che amo, si shakera… et voilà viene fuori Trigos … ah ah… una cosa del genere…

Berlioz disse che comporre per chitarra classica era difficile perché per farlo bisognava essere innanzitutto chitarristi, questa frase è stata spesso usata come una giustificazione per l’esiguità del repertorio di chitarra classica rispetto ad altri strumenti come il pianoforte e il violino. Allo stesso tempo è stata sempre più “messa in crisi” dal crescente interesse che la chitarra (vuoi classica, acustica, elettrica, midi) riscuote nella musica contemporanea. Lei come compositore e chitarrista quanto ritiene che ci sia di veritiero ancora nella frase di Berlioz?

Beh.. in parte, non essendo chitarrista, non posso essere d’accordo con Berlioz perché sarebbe una contraddizione. D’altro canto sono d’accordo perché in realtà è come se io suonassi la chitarra seppur non suonandola. Ho alle spalle, infatti, un grande studio di questo strumento, di come è costruito e di come suona. La prima volta che si scrive un pezzo per chitarra si incontrano tutte le difficoltà che porta questo strumento quindi in qualche modo bisogna diventare chitarristi, almeno nello spirito, per capirne la tecnica e il risultato sonoro. Il mio amore per la chitarra, probabilmente, viene direttamente da mio padre perché lui la suonava ed è stato questo il mio primo approccio con lei. E’ nella mia anima da sempre. Poi, bisogna dire che nel mio paese , il Messico, ce ne sono tanti tipi, modi e stili di suonarla.. ci sono la chitarra classica, il requinto, il jarocho, la jarana, il guitarron, il tiples, il cuatro, il tres, la vihuela, quelle costruite appositamente per l’esecuzione di virtuosismi, quelle che da noi si chiamano guitarras de golpe (chitarre di colpo), che sono quelle che sviluppano la ritmica, ecc.. Parlando invece della questione del repertorio, diciamo che la chitarra un po’ come il sax, che è stato sempre considerato inferiore per essere di taglio popolare. Per me rifiutarla sarebbe come rifiutare la musica stessa. La chitarra si è sviluppata molto dall’ 8oo in Messico, come in Latino - America e ovviamente in Spagna. Attraverso il tempo ha avuto uno sviluppo impressionante nel folklore e nella musica colta soprattutto dal XX secolo ai nostri giorni.


continua domani

lunedì 14 dicembre 2009

Speciale Juan Trigos




Intervista con Empedocle70:






Spartiti:





Video:








Juan Trigos - Hemoction

Speciale Juan Trigos: Concerto N°1 per chitarra Ricercare VI





Per avere notizie su come acquistare spartiti e/o noleggiare parti: info@promomusicainternational.com












Speciale Juan Trigos : Biografia


Juan Trigos (Città del Messico 1965)

Compositore e direttore d’orchestra, creatore del Folklore Astratto. Questo concetto è fondato su principi come la pulsazione primaria (intesa come tempus primus), la risonanza e l’uso ossessivo di incastri di eventi e frammenti musicali tra loro differenti per densità e durata. Nel Folklore Astratto si denota una inclinazione per le opere di grande formato, con dotazioni strumentali numerose e caratterizzate per l’uso strutturale e abbondante degli strumenti a percussione. Si distinguono anche due parti fondamentali: la musica vocale (opera e musica sacra) e la strumentale con predilezione per le forme concertanti.
Tra le sue opere più rappresentative troviamo la cantata concertante Magnificat Guadalupano, la Missa Cunctipotens Genitor Deus, 6 Ricercare da Camera, una nutrita produzione per chitarra que includono due concerti per chitarra e orchestra e uno per quattro chitarres, i concerti per piccolo, per contrabasso e due tripli concerti. Spiccano particolarmente la Sinfonía Nº 1 e la creazione di un nuovo genere chiamato Ópera de Hemoficción.
Ha presentato e diretto la sua opera DeCachetitoRaspado nel Festival Internacional Música y Escena (Messico 1999), nella 22 Biennale di Musica di Zagabria (Croazia 2003), nel XXXI Festival Internacional Cervantino (Guanajuato 2003) e nel XXV Foro Internacional de Música Nueva “Manuel Enríquez” (Messico 2003). L’opera fu incisa in CD e DVD in settembre del 2004 a San Pietroburgo (Russia). Parteciparono il “Academic Choir Saint Petersburg-Concert” e la “State Symphony Orchestra de San Petersburgo”. Mis Dos Cabezas Piensan Peor Que Una, si eseguì per la prima volta in Europa e in México in Ottobre del 2005, e nella Lisinski Hall a Zagabria (Croazia), nel Palazzo di Bellas Artes a Città del Messico e nel Teatro Juárez nella città di Guanajuato, come parte del Festival Internacional Cervantino (FIC). In questa produzione parteciparono solisti messicani e italiani, l’ Academic Chorus “Ivan Goran Kovacic” e la Zagreb Philharmonic Symphony Orchestra, tutti diretti dal compositore.
Ha impartito corsi e laboratori di composizione e tenuto conferenze sulla sua musica in Europa, Canada, Stati Uniti e Messico. La sua musica è stata eseguita in varie città dei paesi seguenti: Argentina, Costa Rica, Guatemala, Messico, Canada, Stati Uniti, Germania, Croazia, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Italia, Russia, Svizzera. Attualmente è membro del Sistema Nacional de Creadores de Arte e compositore associato del Canadian Music Centre da giugno del 2006.
Come direttore si è specializzato nella musica del XX secolo e particolarmente nella musica contemporanea. Ha diretto le prime mondali e promosso innumerevoli opere attraverso esecuzioni dal vivo e incisioni. Ha lavorato con numerosi cori, ensemble e orchestre sinfoniche in Canada, USA, Europa e Messico.
In maggio 2009 ha inciso per Bridge Records Inc. di New York (USA), un CD monografico del compositore Ricardo Zohn-Muldoon dirigendo l’ Eastman BroadBand Ensemble de Rochester (NY). Con lo stesso gruppo fu in tournée negli Stati Uniti e Messico in settembre 2008, presentandosi con opere di compositori contemporanei e classici del XX secolo (Birtwistle, Ligeti, Lutoslawski, Varese), prime mondiali in Messico (Llaneza, Sánchez-Gutiérrez) e opera propria. Nel 2007 diresse l’ opera Comala di Ricardo Zohn-Muldoon e la sua DeCachetitoRaspado, all’interno del XXVI Festival Spaziomusica di Cagliari (Italia).
In luglio dello stesso anno, realizzò una torunée in Italia dirigendo il Catulli Carmina di Orff e le prime europee del De Profundis di Joaquín Gutiérrez Heras e della sua Missa Cunctipotens Genitor Deus.
In maggio 2007 diresse l’opera da camera El Conejo y el Coyote (versione itinerante), del compositore Víctor Rasgado. Fu una coproduzione Messico - Italia. Nelle sei rappresentazioni, eseguite all’interno del Festival Humánitas 2007 nella città di Oaxaca (Messico), ha diretto il gruppo italiano Icarus Ensemble.
E’ stato direttore titolare dell’ Orquesta de Cámara de Bellas Artes (OCBA). In aprile 2009 con la stessa orchestra e con il grupo vocale Solistas Ensamble de Bellas Artes, ha diretto la Sinfonía n. 26 e Le Sette Parole di Haydn.
Fondadore e direttore della Sinfonietta de las Américas. Con questa orchestra incise, per la Global Entertainment e la BMG Entertainment, tre CD con musica del compositore tedesco Gerhart Muench.
E’ stato anche direttore principale de “La Camerata de las Américas”. Con questo ensemble incise vari CD con musica di Revueltas, Rasgado e propia.

venerdì 11 dicembre 2009

Speciale Marco Maguolo: Galleria fotografica parte quinta















Intervista a Marco Maguolo parte quarta



Com'è la situazione del mercato in questo momento, questa crisi si sente o.. è solo psicologica?



Devo dire che sono fortunato, comunque sto superando la crisi indenne. Probabilmente la fascia di mercato in cui mi sono collocato si è salvata. Il grosso rischio, sempre considerando i limiti della mia esperienza e delle realtà che ho conosciuto, è quello di operare in un settore molto definito e limitato come il nostro. Il vantaggio, invece, è che si tratta di un settore di alta qualità, con una clientela mediamente molto esigente. Se devo pensare al'economia italiana, credo che l'unico scudo alla crisi economica, so di non dire una novità, sia puntare sull'alta qualità.
Se dovessi distinguere i clienti di uno strumento di liuteria potrei definire quattro categorie:
L'allievo che frequenta i primi corsi, che in genere ha bisogno di uno strumento funzionale per affrontare i primi esami e per capire se completerà o no il percorso formativo. Ovviamente gli “sponsor” sono i genitori che si trovano ad affrontare una spesa di una certa cifra, magari inaspettata. Per loro pagare uno strumento 2000 o 3000 euro spesso vuol dire sacrificare due o tre mensilità.
La seconda categoria sono i diplomandi o gli studenti di corsi avanzati, con già un'idea di quello che vogliono, e spesso con desideri che superano le proprie possibilità economiche raccimulate con i primi lavori.
La terza categoria è quella dei docenti e dei concertisti, ovviamente la fascia più difficile, che sa bene quello che cerca ed è disposto ad investire molto perchè è lo strumento che gli permette di lavorare.
L'ultima fascia è quella dei dilettanti, cioè gli appassionati tra i 30 e i 70 anni, che ad un certo punto della vita decidono di regalarsi uno strumento di liuteria ma, non essendo professionisti, guardano bene al portafoglio.
Quando ho deciso il mio prezzo e la gestione del suo aumento, ho ben riflettuto su queste categorie. Un prezzo più elevato, diciamo dai 3000 euro in su, esclude quasi completamente gli allievi ai primi corsi e i dilettanti. Un prezzo più basso, sotto i 3000 euro esclude i diplomandi ed i professionisti che legano, per questioni di psicologia di mercato, la qualità al prezzo: più spendo più ottengo. Considerando che, anche proponendo a 1000 euro, una chitarra che non suona o è costruita male, nessuno te la prende, io in linea di massima riesco a coprire tutte le quattro fasce di mercato. A volte il mio prezzo è un'arma a doppio taglio, perchè, come dicevo, un cliente che vuole lo strumento di alta qualità non mi prende in considerazione perchè ritiene che costo troppo poco, altre volte, prima provano la chitarra, poi mi chiedono il prezzo e rimangono piacevolmente colpiti di poter spendere molto molto meno del previsto. Per me l'importante è far girare gli strumenti, questa è la nostra migliore pubblicità, piuttosto che girare con gli strumenti, per cercare di venderli ad un prezzo che, probabilmente, non è quello giusto.


Progetti per il futuro? Pensi continuerai a dedicarti solo di chitarre classiche?



Credo che la costruzione di chitarre classiche rimarrà sempre la priorità.
Posso anticiparti dei desideri che ho e che vorrei realizzare un giorno, quando avrò un po di tempo, prima di andare in pensione! Vorrei realizzare almeno un liuto e un violoncello. Probabilmente, per curiosità, proverò a fare delle copie di chitarre antiche.


Per concludere questa piacevole intervista .. vuoi raccontarci qualche aneddoto successo durante o dopo la costruzione di uno dei tuoi strumenti?



Il panico. Quando il Prof. De Nardis (docente al conservatorio di Venezia) che mi ha visto nascere professionalmente e mi ha aiutato con i suoi indispensabili consigli, mi ha affidato per la prima volta il restauro di una delle sue chitarre più importanti Una Leone Sanavia stupenda alla quale lui è particolarmente legato. Dopo tutte le raccomandazioni mi chiede di rifare la tastiera, io sicuro di me, gli dico di non preoccuparsi. Elimino i vecchi tasti, rettifico l'ebano e inserisco i nuovi tasti utlizzando il mio bel martelletto di teflon. Il problemino è che arrivato all'ultimo tasto, prendendo la paletta con una mano per spostare la chitarra, mi rendo conto di una strana flessibilità della paletta medesima. In sostanza in passato la chitarra aveva subito una riparazione alla paletta, eseguita non proprio a regola d'arte, e le vibrazini del martelletto avevano crepato e fatto staccare la colla. L'ncastro della paletta era di tipo tedesco, a coda di rondine, e per attaccarla, il “restauratore” aveva inserito diversi chiodi, vuoi di legno, vuoi di ferro, per saldare il tutto, non curandosi dell'adesione delle facce dell'incastro. Quindi si era scollata ma non staccata, e la cosa più difficile era quella di capire la direzione d'ingresso dei chiodi e cercare di rimuoverli senza fare troppi danni. Insomma, una settimana di lavoro per ricostruire pezzetto su pezzetto l'incastro e restaurare la vernice. Alla fine è venuto un bel lavoro, ma ricorderò sempre il panico durante la telefonata che spiegava al Professore quello che era successo. Lui, con voce ferma che mi diceva: “Se non te la senti, forse è meglio passare il lavoro ad un'altro”. Ed io: “No Maestro, non posso, lo finisco io”. Sicuramente avrà inteso il “finire” come si usa il colpo di grazia per un nemico morente....ma mi ha dato fiducia per la seconda volta...ed è andata bene.

pensavi avessimo finito? Un’ultima domanda, dai: quando lo finisci quel violino?

Ci penso ogni volta che ci passo davanti. Spero presto, ma dovrò andare a bussare alla porta del Maestro Bellei per ritrovare lo spirito da violinaio.

Ringrazio Andrea che ha pazientato molto per vedere l'intervista completata, e tutti coloro che hanno avuto la pazienza e la curiosità dei leggerla. Vi aspetto nel mio laboratorio per un caffè e quattro chiacchere!
A presto.
Marco Maguolo

ci vediamo una di queste sere come al solito
Grazie

Empedocle70

giovedì 10 dicembre 2009

Speciale Marco Maguolo: Galleria fotografica parte quarta















Intervista a Marco Maguolo parte terza



So che sei stato tra i liutai italiani che l’anno scorso hanno esposto i loro strumenti a Madrid, che ricordi hai di quella esperienza? Ti è stata utile?




E' stata una bella esperienza. E' sempre piacevole condividere delle occasioni con i colleghi. Ho avuto modo di visitare il laboratorio di Ramirez e ovviamente la città, che è meravigliosa. Purtroppo il periodo di eposizione era successivo al festival, quindi non c'era grande movimento, in ogni caso esporre assieme ai colleghi spagnoli è stato positivo, almeno per l'aspetto del gemellaggio culturale. Tutto è utile, credo che abbia avuto più risonanza in Italia che non in Spagna.

Quali sono i tuoi colleghi di cui hai più stima e che magari consiglieresti a un musicista a cui magari per motivi di tempo o di caratteristiche della richiesta sai di non poter far fronte alle sue necessità?

Avendo dedicato la mia attività prettamente alla costruzione di chitarre classiche, evito di mettere le mani su strumenti elettrici, perchè richiedono competenze, soprattutto per quel che riguarda l'elettronica, che io non ho e non mi interessano. Se mi arrivano richieste di questo genere indirizzo il cliente da De Santis a Treviso o nei due negozi di strumenti che ci sono a Mestre.
Rimanendo nell'ambito della liuteria classica penso che se mi arrivassero restauri di strumenti importanti come Torres, Hauser, Simplicio ecc. indirizzerei i proprietari dai F.lli Lodi o da Luca Waldner e per eventuali stime, o restauri stessi, da Frignani.
Se il cliente mi chiede una chitarra acustica lo indirizzo ad Aldo Illotta e per i liuti e strumenti antichi sono sicuro che Silvia Zanchi gli saprebbe dare le risposte giuste.


Chi sono secondo te i nomi di riferimento della liuteria italiana per chitarra classica?

Devo dire che da 10-15 anni a questa parte la liuteria italiana è cresciuta moltissimo, quindi trovare ottimi colleghi non è difficile. Tra di loro i miei punti di riferimento sono:
Giussani; per la capacità produttiva senza dimenticarsi l'alta qualità, eccellente nel rapporto qualità-prezzo e nella conoscenza del mercato.
Coriani; Per la conoscenza del mondo della chitarra di liuteria e soprattutto della materia prima. La sua verniciatura a gommalacca è stupenda come la lavorazione.
Bottelli e Vailati; per la loro precisione maniacale ed il loro gusto estetico.
Zontini; per la poesia che mette nel suo lavoro, oltre al fatto che se è riuscito a far suonare bene una chitarra di cartone figuriamoci quelle di legno!
Migliorini-Pozzi; mi piace molto il loro progetto (che è diametralmente opposto al mio) e come lavorano, credo che la loro idea d'impresa e di collaboazione sia unica e ben gestita.
Frignani; perché è il liutaio più completo che conosco. E' un ottimo costruttore sia di strumenti a pizzico che ad arco. Eccellente restauratore e conoscitore degli strumenti storici. Ottimo imprenditore artigiano.
Non da ultima, ma come degno coronamento della lista, nomino nuovamente Silvia Zanchi. Si è costruita un percorso formativo molto solido. Ammiro molto le ricerche che ha fatto sulla gommalacca e la perizia che usa lavorando sui suoi strumenti....poi c'è bisogno di quote rosa anche in liuteria!
continua domani

mercoledì 9 dicembre 2009

Speciale Marco Maguolo: Galleria fotografica parte terza















Intervista a Marco Maguolo parte seconda


Quali chitarre ricordi con più affetto?




Ogni chitarra è un piezzo e 'ccore! Comunque la storia più bella è la follia che ho realizato per Mauro Zanatta. Oltre allo strumento, (chitarra a 13 cori, 21 corde totali) c'è dietro un anno di lavoro e discussioni. Lui veniva in laboratorio e con i pezzi di legno in mano, passo passo, decidevamo come procedere. Alla fine abbiamo montato le corde assieme, è stato molto bello. Devo molto a Mauro, se faccio questo lavoro lo devo anche a lui.

Si fa una gran parlare a volte della liuteria come una vera forma d’arte, cosa che è sicuramente vera per alcuni strumenti .. i violini di Stradivari, ad esempio, tu come liutaio, ti senti più vicino all’arte o .. all’artigianato artistico? E perché?

Ho pensato molto a questo. Se parliamo in linguaggio comune, il modo di dire “Sei un artista” è spesso utilizzato per sottolineare ed apprezzare le capacità di una persona. Se penso invece alla parola “artista” io intendo l'ultimo anello della catena, alla fine del processo creativo. L'artista deve esprimere concetti o dare emozioni non basta che si legga la sua presenza o unicità nell'opera che ha prodotto. Il liutaio è un artigiano, continua a riprodurre uno strumento che deve essere utilizzato dai musicisti (artisti). Per quanto ogni strumento sia unico e si possa leggere la mano dell'uomo che lo ha costruito, rimane sempre un oggetto di artigianato artistico, o semplicemente un oggetto, almeno fino a quando un musicista non gli da vita. Non vedo la ragione di doversi sentire artisti quando dietro la parola artigiano c'è già un mondo infinito ed una dignità puramente umana.

E’ vero che fai tutto “in casa”? Filetti, ponticelli, etc? Qual è il costo di una tua chitarra?

Secondo me una chitarra di liuteria non può prescindere dall'essere originale in tutte le sue parti, quindi non utilizzare semilavorati, filetti già assemblati o rosette pronte. Ritengo che anche la vernice sia importante, secondo me il pregio artigianale della gommalacca o delle vernici ad olio (anche se nella chitarra non si usano) è importantissimo, non condivido la scelta di utilizzare vernici sintetiche date a spruzzo su strumenti di pregio, ma forse questo è una mia fissazione.
Quindi si, faccio tutto a mano.
Quest'anno vendo a 2200 euro, ogni anno aumento di 100 euro. Penso che manterrò questa politica anche in futuro, ho visto che funziona anche perchè in questo modo il cliente ha sempre la garanzia che il suo strumento non perderà mai di valore.

So che di recente si è fatta un po’ di inutile polemica attorno alle tue chitarre, qualcuno in internet non sembra capacitarsi come fai a fare chitarre così a questi prezzi .. che cosa è successo?


Uno degli infiniti difetti che ha il web è quello che ci si può nascondere dietro un nikname e parlare a vanvera. Non mi disturba se le mie chitarre non piacciono, può capitare. La cosa che non mi piace è quando si critica senza competenza, e senza aver mai visto un mio strumento (neanche in foto) mettendo in discussione la mia onestà e la mia serietà nel lavoro. La faccenda comunque è chiusa, c'è stato un dibattito su un blog che si è concluso. Se comunque altri avessero di questi dubbi sappiano che possono venirmi a trovare quando vogliono. Per chi fosse interessato ad approfondire vada a leggersi sul blog di Luca Waldner l'argomento “la crisi”.
La scelta del prezzo è una questione molto importante per inserirsi nel mercato. La mia è stata ben meditata, prima di tutto perchè ho fatto anche l'operaio e conosco il costo del denaro, poi perchè preferisco vendere a meno ma avere la “sicurezza” di vendere tutto. In questo senso porto avanti il nome del mio Maestro Mario Novelli. Grazie al suo eccezionale rapporto qualità prezzo, molte persone, che non si sarebbero mai potute permettere di spendere, hanno suonato su uno strumento di liuteria. La liuteria è anche cultura, è importante diffonderla.


Parliamo di marketing. Quanto pensi sia importante per un professionista del tuo settore? Intendo dire: quanto è determinante essere dei buoni promotori di se stessi e del proprio lavoro nel mondo della musica di oggi?

Penso sia importantissimo in qualsiasi settore. Non penso al marketing ad alti livelli, quello che ha bisogno di un percorso universitario, ma piuttosto di quel buon senso ed intuito che è necessario nel momento in cui ti devi proporre ad un pubblico, al cliente o comunque a chi ti può dare lavoro. Conosco enormi Musicisti, persone nate per fare questo mestiere, che hanno un grande difetto: sono troppo artisti. Ritornando alla domanda precedente, secondo me bisogna essere sprattutto artigiani, professionisti e quindi imprenditori di se stessi.


continua domani

martedì 8 dicembre 2009

FramEnsemble Talea: nuovi concerti

TALEA: MUSICHE NUOVE DALL'ANTICO
Le musiche in programma, scritte da giovani compositori italiani, prendono il via da una ricerca sulla musica veneziana del '500.

Gli appuntamenti sono:

- venerdì 11 all'auditorium Candiani di Mestre, ore 21.00. Ingresso libero, bisogna ritirare i biglietti prima dello spettacolo alla biglietteria al piano terra.

- lunedì 14 al teatro Dal Verme di Milano, ore 21.00.

Una novità costituisce sempre una frattura, ma è anche una scommessa sull'esistenza di una continuità, sulla possibilità di crescita. Essa è frutto di invenzione, sperimentazione e, soprattutto, ricerca.

La ricerca di oggi è affidata ai compositori e agli strumentisti del nostro tempo che esplorano la realtà traducendola in suoni. Le forme del passato si evolvono e si schiudono in un universo nuovo attraverso un flusso continuo, che abbatte ogni barriera temporale.

TALEA è l'innesto del nuovo sull'antico, dell'elemento di diversità su ciò che conosciamo, per vederlo germogliare e creare nuove propaggini.

TALEA propone l’esecuzione in prima assoluta delle creazioni per flauto, clarinetto, violino, violoncello e pianoforte commissionate da FramEnsemble a Davide Anzaghi, Sonia Bo, Francesco Maggio, Carla Rebora, Paolo Rotili e Roberto Rusconi.

Esse traggono ispirazione dai capolavori musicali dei più importanti compositori italiani di ricercari del XVI° secolo: Marco Antonio Cavazzoni (1485 – 1569), Andrea Gabrieli (1510 ca – 1586), Girolamo Cavazzoni (1525 – 1560), Giovanni Gabrieli (1557 circa – 1612), Claudio Merulo (1533 – 1604) e Girolamo Frescobaldi (1543 – 1643).

L’ esecuzione è concepita come una suite di composizioni strettamente correlate tra loro da interludi che determinano un “continuum sonoro”.

Preludio

Carla Rebora (1973), Di quadri e di cerchi
geometrie concentriche per cinque strumenti

Interludio primo

Davide Anzaghi (1936), Ricerca – RE, Ricerca – MI

Interludio secondo

Paolo Rotili (1959), Canzon sopra canzon

Interludio terzo

Francesco Maggio (1986), ABBA’

Interludio quarto

Roberto Rusconi (1972), Ricercare sulla Toccata IX di Girolamo Frescobaldi

Interludio quinto

Sonia Bo (1960), Frame toccata


FramEnsemble

Michela Caser, flauto
Chiara Parolo, clarinetto
Corinna Canzian, violino
Martina Bretoni, violoncello
Anna D’Errico, pianoforte

Francesco Pavan, direzione

www.framensemble.it