1987. La casa discografica tedesca Deutsche Grammophon presenta la nuova ultima fatica di uno dei suoi artisti di punta, il famoso Direttore d’Orchestra Herbert von Karajan alla guida dei celeberrimi Berliner Philarmoniker licenza una nuova incisione discografica: il Bolero e Rapsodie Espagnole di Ravel e I Quadri di un’Esposizione di Mussorgsky. Sessantaquattro minuti e quindici secondi di pura, potente delizia musicale, eseguiti con magistrale perizia e precisione con qualità di incisione DDD (vi ricordo che siamo nel 1987 e non era cosa da poco), una interpretazione di altissimo praticamente presente in tutte le discoteche di chiunque di autodefinisca un audiofilo, anche se non particolarmente amante della musica classica.
2008. La sempre prestigiosa casa discografica tedesca Deutsche Grammophon fa uscire un curioso cd: l’edizione è un cartonato dalla grafica e le foto estremamente minimali, in bianco e nero. Titolo: “Recomposed by Carl Craig & Moritz Von Oswald”. Recomposed? Di cosa?
Per farla breve la mitica casa discografica tedesca Deutsche Grammophon, tempio indiscusso di tutti gli adoratori della musica classica chiede a due DJ, anzi ai due migliori produttori di musica techno in circolazione di rivisitare, ricomporre, riassemblare i nastri della famosa registrazione di Von Karajan.
Pensate sia uno scherzo? Niente da fare, non è uno scherzo e non è neanche l’inizio di un romanzo cyberpunk o steampunk (si presta ad entrambi i generi) di William Gibson o Bruce Sterling o John Shirley o Rudy Rucker, è semplicemente la verità: la Deutsche Grammophone ha chiesto e permesso a Carl Craig (Detroit) e Moritz Von Oswald (Berlino) di remixare il meglio del proprio catalogo!
La prima cosa che ti colpisce è vedere quei due nomi, quelli di due divinità della techno inseriti sotto quel logo giallo, dall’aria così regale e per cui sono state realizzate alcune fra le più esaltanti performance musicali del secolo scorso: un simbolo per chiunque abbia avuto a che fare, anche solo di striscio, con ascolti “classici”. All’inizio non ci fai quasi caso ma quei nomi scolpiti nel giallo acceso dell’intestazione sono quelli di due musicisti techno. Sì, insomma… la techno, avete capito benissimo. La sua migliore definizione è di Derrick May, uno dei suoi genitori: "Questa musica è come Detroit, uno sbaglio completo. E' come George Clinton ed i Kraftwerk bloccati in un ascensore". Dichiarazione rilanciata da un altro padre, Juan Atkins: "voglio che la mia musica suoni come due computer intercomunicanti, non voglio che sembri una band reale. Deve suonare come se l'avesse fatta un tecnico. Ecco cosa sono io: un tecnico con sentimenti umani".
Come seconda cosa ti domandi cosa può uscire da questo disco. Già in passato abbiamo assisitito a troppe riletture di brani classici in ogni salsa possibile e il risultato, quasi sempre , è stato quello di un impietosa schifezza. Troppo distanti i livelli culturali, troppa poca umiltà nell’analisi di un repertorio di per se al massimo della complessità e che vede l’interpretazione come sua meta suprema, troppo desiderio di autocompiacimento perché ne possa uscire sempre qualcosa di sincero, autentico e vibrante. E badate bene che penso la stessa cosa quando sento musicisti classici reinterpretare brani rock o jazz o altro. D’altra parte il flop era dietro l’angolo: commissionare a due musicisti contemporanei la rielaborazione di materiale composto da Maurice Ravel e Modest Mussorgsky è evento capace di dare adito alle congetture/sospetti più sfrenate/i e di far tremare i polsi dei figli della macchina più audaci. Ma qui i due professionisti chiamati all’azione sono il meglio, la crema, non solo come DJ ma anche come produttori (un ruolo praticamente sconosciuto nella musica classica ma fondamentale per altri generi come rock, jazz e elettronica) sono Carl Craig e Moritz Von Oswald: l’uno detentore della pura intellighenzia pre Obama della Detroit post Cybotron trio, l’altro, berlinese è artefice di quella techno rigorosa, minimale e scientifica che farà delle uscite Basic Channel un traguardo di assoluta originalità nel panorama “electronico” dei ‘90s. Artisti di cuore e cervello, dunque; qui talmente ispirati da creare qualcosa che va oltre la pur pionieristica “comunicazione fra due mondi” posta a fondamento (trasparente) dell’operazione.
Terza cosa: questa è già la terza uscita di una collana (Mathias Arfmann e Jimi Tenor i titolari dei precedenti volumi) votata a rileggere i classici attraverso lo sguardo della modernità, è quindi parte di un progetto di più ampio respiro dell’etichetta tedesca, motivi di mercato? Marketing? Desiderio di allargare la base di acquisto? Illuminata visione progressista? Intanto cerchiamo di capire un po’ meglio di chi stiamo parlando....
continua domani...
2 commenti:
Questo post mi ha messo la pulce nell'orecchio: attendo le prossime puntate!
continua domani e dopodomani .. weekend techno! :-D
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