martedì 29 aprile 2008

Recensione di Changes Chances di Elena Càsoli, Stradivarius 2006



English Version

Dopo il bellissimo esordio di StrongStrangeStrings Elena Càsoli torna con l’ideale seguito di Changes Chances sempre edito dalla Stradivarius nel 2006. Il disco già al primo ascolto conferma le sue doti eccezionali di chitarrista e interprete, questa volta messe a disposizione di “tre compositori americani, incontrati ognuno una sola volta, ascoltati a lungo prima e dopo l’incontro, illuminati ognuno a suo tempo e modo, per il mio percorso attraverso la Nuova Musica.

E’ un disco impegnativo, che richiede tempo e dedizione nell’ascolto e che si lascia scoprire un poco alla volta in un lento processo di maturazione. Tre compositori con cui Elena Càsoli misura le proprie chitarre e sono tre nomi importanti come John Cage, Elliott Carter e Terry Riley.

“Changes, for guitar solo, is music of mercurial contrasts of character and mood, unified by its harmonic structure. Various aspects of the basic harmony are brought out in the course of the work, somewhat like the patterns used in ringing changes. The score was written during the summer of 1983 and is dedicated to David Starobin, who commissioned it and generously gave me advice about the guitar." Elliott Carter

Si comincia l’ascolto con il brano di Elliott Carter “Changes”, realizzato con la chitarra Fritz Ober. Un brano estremamente energico, dal tessuto ritmico complesso, teso che non lascia spazio a cali di tensione e di attenzione.

“A sound does no view itself as a thought, as a ought, as needing another sound for its delucidation, as tec.; it has no time for any consideration – it is occupied with the performance of his characteristics: before it has died away it must have made perfectly exact its frequency, its loudness, its length, its overtone structure, the precise morphology of these and of itself.” John Cage (1)

Il brano di Cage è quello meno “chitarristico” del cd, ma contemporaneamente è quello in cui Elena è dovuta ricorrere a tutto il “arsenale” di chitarre classiche e non. Il pezzo “for every instrument or way of producing sounds” è composto da 4 parti distinte, ogni interprete sceglie 12 suoni e poi esegue il pezzo collocando ogni oggetto sonoro in precisi ambiti temporali, il compositore in pratica controlla la durata e il momento dell’apparizione dei suoni, mentre la loro natura è lasciata agli interpreti. (2) Ne esce un pezzo dilatato, quasi in sospensione che cresce di ascolto in ascolto, non è un brano facile e può risultare spiazzante per chi si avvicina la prima volta alle idee di Cage, ma la pazienza e la costanza premiano e catturano, introducendo un mondo musicale che ha ancora grandi margini di possibilità per nuove scoperte e sorprese.

Dulcis in fundo, a chiudere il cd riportando il suono nei colori della Panormo, arrivano i tre pezzi di Terry Riley, che sorprendono invece chiunque conosca “In C”, “A rainbow in the curved air”, “Persian Surgery Dervishes” o le altre opere minimaliste del maestro. Questi tre brani appartengono a un ciclo di più di 20 pezzi per chitarra chiamato Book of Abbeyozzud, realizzati per il figlio Gyan e incisi assieme al chitarrista David Tanenbaum nel 1999 per la New Albion. Questi pezzi suonano stranamente “spagnoleggianti”, iberici, così lontani dalle sonorità spesso ipnotiche, sognanti e minimali cui Riley ci aveva abituato. L’ascolto ripetuto dei brani tuttavia mette lentamente in risalto una ricchezza musicale fatta di intrecci, soluzioni compositive, quasi contrappunti che spaziono liberamente e “profumano” di jazz, minimalismo, musica indiana, folk riflettendo tutto il background musicale del loro compositore.

Registrazione estremamente accurata e precisa.

(1) pag 50 Experimental Music Cage and Beyond – Michael Nyman
(2) intervista su BlowUp Aprile 2007

p.s. per coloro che volessero leggere un'altra recensione dello stesso disco vi segnalo il bel libro di Carlo Boccadoro "Lunario della musica" edizioni Einaudi. A pagina 346.
Empedocle70

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