C.S.: Parliamo di un gruppo nato intorno al 1967/68 che nel corso degli anni ha visto diversi avvicendamenti: c’è stato chi ha abbandonato, chi ha scelto di intraprendere una strada diversa, talvolta anche come solista, c’è chi ci ha lascito in maniera amichevole, chi in modo meno cordiale… tutto questo rientra comunque in ciò che è la vita.
Forse gli unici a credere veramente, fino in fondo, nelle potenzialità della Nuova Compagnia siano stati io e Fausta Vetere: 32 anni di permanenza per me e 38 per lei sono senza dubbio significativi.
E.T.:Agli inizi degli anni ’90, sulla scia della Word Music, con l’album Medina, il gruppo comincia ad aprirsi ai colori e ai sapori di tutto il Mediterraneo. Corrado Sfogli comincia a parlare in prima persona…
C.S.: Fino a quel momento eravamo sempre stati strettamente legati alla ricerca e ai testi della tradizione, cantando la storia di questo mare: scambi, guerre, commerci… Ad un certo punto, però, è risultato indispensabile rimettersi in discussione: non potevamo restare chiusi in noi stessi riproponendo ancora le stesse cose o ipotizzando un eventuale ritorno di De Simone che nei fatti non si concretizzava. Ecco che allora nasce Medina, un po’ il nostro giro di boa, in cui la “voce” del gruppo si fonde con i ritmi propri del passato e di quest’area geografica.
D’altro canto lo stesso titolo è emblematico e racchiude in sé una grande metafora: Medina è la seconda città Santa dell’Islam, Medina è una Porta spagnola e Medina è una Porta di Napoli, (parliamo quindi di paesi che si affacciano tutti sul mar Mediterraneo) e se Medina è una porta, inevitabilmente indica il varco verso un qualcosa di “diverso”, di “nuovo”.
E.T.: Poi “Tzigarì”, “Pesce d’’o mare” e nel 2002 “La voce del grano”, indicato tra i primi 20 migliori cd del mondo nella classifica stilata dai giornalisti della “Word Music Charts Europe”. In essi temi attuali e riletture del passato vengono proposti in una chiave musicale che si avvale di quella “contaminazione” di cui abbiamo già parlato, ma quali altri elementi, non strettamente musicali, li hanno ispirati?
C.S.: Dunque, “Tzigarì” , che in realtà è il nome di uno zingaro, risale al 1996 e può essere visto proprio come un omaggio al popolo gitano che in quel periodo risultava il meno “tollerato” dagli italiani. Il nostro modo di leggere alcune caratteristiche peculiari di tali genti, il loro essere nomadi, delinea, al contrario, l’immagine di uno zingaro visto come “uomo capace di appartenere al mondo”, un mondo senza barriere fra le varie nazioni, un “uomo planetario”, quindi, con un proprio patrimonio poetico.
In “Pesce d’’o mare”, invece, abbiamo la partecipazione in due brani di Angelo Branduardi: “Festa d’ ‘o sole” e “Pesce d’’o mare”, che è poi una rilettura di un brano tradizionale, ed è possibile individuare nel cd un lieve sapore celtico.
In sintesi, in questo lavoro siamo riusciti a fondere il mondo mediterraneo e quello celtico, mondi che ad un primo approccio possono sembrare tanto lontani, nettamente distinti e separati, ma nei quali, invece, è possibile individuare elementi comuni molto forti, delle mitologie…
Poi “La voce del grano” che nasce in generale dall’esigenza di riappropriarsi della fantasia che spesso nel mondo di oggi appare un superfluo. Certo noi abbiamo bisogno della scienza, della tecnica, della tecnologia… ma abbiamo anche bisogno di spiritualità, di questa cosa che non è spiegabile ne attraverso la scienza ne attraverso la razionalità.
Sono convinto che l’uomo non possa vivere senza il sogno, senza il desiderio di un mondo legato più alla poesia che alla materialità, e che quelli che amano e sentono l’ispirazione della spiritualità siano la maggior parte, anche se spesso stanno lì in silenzio. Potrei quasi definire “La voce del grano” un cd esoterico per la ricchezza di significati nascosti.
MP3 ‘O viento
http://www.4shared.com/file/43873291/ddf3830/05_O_Viento_N.html
E.T.: Candelora, l’ultimo lavoro discografico, può essere inteso come l’apice di un processo di maturazione musicale?
C.S.: Credo proprio di sì, diciamo che è in album “molto avanti” , si chiude addirittura con una forma di “rap popolare”. In esso abbiamo utilizzato i nostri strumenti tradizionali unitamente ad altri come: launeddas, chitarra portoghese, bouziuki, laud, lira pontiaca, sempre comunque di matrice folklorica, forse meno noti, ma capaci ugualmente di parlare un linguaggio estremamente moderno.
E.T.: Due Dischi d’Argento, due apparizioni al Festival di San Remo, un Premio della Critica…
C.S.: Sono state tutte bellissime esperienze che ci ha dato grandi soddisfazioni. Se pensi poi che a un gruppo di musica popolare viene attribuito a San Remo un Premio della Critica allora ti rendi conto che è stato un po’ come vincere San Remo. Sai, noi eravamo abituati ad altri tipi di palcoscenico, eravamo un po’ estranei in quel contesto, come dei pesci fuor d’acqua. Abbiamo però portato un brano scritto da noi, “Pe’ dispetto”, in cui credevamo, e non siamo rimasti delusi.
E.T.: La formazione attualmente è composta da Corrado Sfogli, Gino Evangelista, Gianni Lamagna, Michele Signore, Pasquale Ziccardi, Carmine Bruno e la bravissima Fausta Vetere per te anche compagna di vita…
C.S.: Si, io e Fausta abbiamo superato i trenta anni di convivenza. Fausta è una persona veramente importante nella mia vita ed è spesso ispiratrice di tanti progetti. Nello stesso cd Candelora la sua presenza è molto forte.
E.T.: Ripensando a “Candelora”, c’è un brano che si chiama “La fortuna”. Cos’è per te la fortuna?
C.S.: Come napoletani, sai bene che siamo in generale un popolo molto legato all’idea di fortuna correlata alla cabala e intrinsecamente al “sogno”, inteso come un mondo spirituale capace di incidere, consigliare e determinare le nostre sorti.
Per definire la Fortuna, invece, io userei sicuramente la frase di Viviani: “… ciò che è forte in me è che io sono l’ uomo che… sono nato.”, cioè la fortuna di Corrado è quella di essere nato e di vivere in questo mondo.
MP3 La fortuna
http://www.4shared.com/file/43873743/50b4e5ba/02_La_fortuna_N.html
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