Alla fin fine, se di relazioni 'armoniche' funzionali si può (anzi si deve) ancora parlare, bisognerà farlo in un contesto e in un senso del tutto diverso, tenendo presente comunque, come diceva Shoenberg, che anche nei casi estremi di ripulsa del tonalismo “la rinuncia al potere unificante della tonica lascia tuttavia in azione tutti gli altri fattori” propri del discorso ‘tonale’: in particolare il bisogno, e la conseguente ricerca, di sonorità referenziali, le ‘cadenze’, che costituiscono l’essenza non solo del discorso tonale, ma di qualsiasi possibile discorso. Proverò a parlarne un attimo, chiedendo scusa per quel tanto di superficiale ed approssimativo che ogni discorso per sommi capi rischia di postare con sé (ma non possiamo in questa sede scendere troppo nei particolari....) Com'è noto, soltanto nel modo maggiore si realizzano 'naturalmente' le condizioni in base alle quali si esplicano le relazioni armoniche fondamentali della tonalità. Già il modo minore ci appare un'imitazione, con materiale 'naturalmente' meno coerente, della 'perfezione' del maggiore. Comunque maggiore e minore sono il risultato di un'evoluzione, così sinteticamente descritta da Shoenberg (Manuale di armonia): 'i modi gregoriani tendevano ad imitare la particolarità dello ionico, consistente nella sensibile ascendente al settimo grado distante solo un semitono dall'ottavo; e ho già detto che, secondo me, questa tendenza è stata la causa della dissoluzione dei modi gregoriani, perché così si venivano ad eliminare le differenze caratteristiche tra loro, ed essi divennero tanto simili che finirono col restarne solo due tipi ben differenziati: il modo maggiore, che riuniva in sé le caratteristiche dello ionico e degli altri modi analoghi, e il modo minore per l'eolico e simili". Questa evoluzione ha prodotto in definitiva una sorta di contrapposizione 'a specchio' fra due materiali sonori: nel modo maggiore, l'affermazione del carattere tipico della tonalità si manifesta nel fatto che gli accordi principali sono tutti maggiori, al contrario degli altri; nel modo minore, all'opposto, gli accordi principali sono tutti minori, al contrario degli altri. L'alterazione della sensibile nel modo minore contraddice in effetti immediatamente questa rigida differenziazione modale: questo fatto rende evidente che la relazione cadenzale dominante-tonica quale si presenta nel modo maggiore, assunta come 'modello', è di fatto ritenuta più importante della stessa caratterizzazione modale (ed è ciò che rende il modo minore, con le sue 'leggi dei punti di volta' etc., una costruzione altamente instabile, tipica soluzione 'di compromesso' fra esigenze profondamente contraddittorie). Nell'epoca 'classica' del tonalismo, l'idea di aver ormai raggiunto un sistema armonico 'perfetto' perché fondato sull' 'imitazione della natura' ha fatto sì, da un lato, che si sottovalutassero le contraddizioni insite nel sistema stesso, dall'altro, che si ponesse in modo riduttivo, e fondamentalmente sbagliato, la questione del rapporto fra quel sistema e la musica degli 'altri' (dal punto di vista etnografico, ma anche storiografico: cioè non solo la musica 'esotica', ma anche quella della tradizione occidentale appartenente all'epoca precedente, 'pre-classica'). L' idea di 'progresso' nella storia musicale, che decreta come culmine dell'evoluzione culturale la musica dell' Occidente colto da Bach in poi, non connota infatti nel segno del disprezzo e del disinteresse soltanto la musica delle razze non bianche; finisce con l'implicare un giudizio (o pre-giudizio) negativo anche della nostra stessa musica antica: "la musica" ha scritto E.Fubini ne 'L'estetica musicale dal Settecento ad oggi "tende sempre più a liberarsi dell'oscurantismo medievale rappresentato... dall'irrazionalità del contrappunto e della polifonia per raggiungere la chiarezza e limpidezza di cui è simbolo la musica italiana nella sua schietta vena melodica". E' ovvio, a questo punto, concludere che i principi fondamentali del tonalismo, così sommariamente descritti, sono entrati definitivamente in crisi ormai da lungo tempo...
(..segue..)
Fausto Bottai
Puntate precedenti:
parte prima: http://chitarraedintorni.blogspot.com/2007/12/su-giullaresque-ed-altro-musica-modale.html
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