martedì 24 aprile 2012

Recensione di Luck in the Valley di Jack Rose




Dannazione a te Jack. Sai quante volte ho provato a scrivere questa recensione? Sono due anni che ci provo e niente da fare, ascolto e riascolto il tuo ultimo disco e continuo a pensare che non è vero che sono ormai passati quasi due anni e mezzo da quel dicembre 2009 in cui il tuo cuore si è fermato. Ma dovevi proprio andartene così? Un infarto prima dei 40 anni, ma ti sembra possibile? Certo che la vita è davvero una sciarada, uno come te avrebbe dovuto vivere per sempre. Un gigante Jack ecco cos’eri, un gigante. Ne nasce uno così ogni 100 anni ed era da tanto che ti aspettavamo. Morti Basho e Fahey aspettavamo il loro erede, uno che fosse capace di salire sulle loro spalle, imbracciare una dodici corde acustica e ripartire dove loro si erano fermati. Sia ben chiaro gente in gamba ne è venuta fuori nel frattempo, innovatori, gente bravissima tecnicamente, grandi musicisti ma nessuno .. non sono come dire Jack nessuno che avesse quel … tocco, quella vena così … quel qualcosa di inaspettato che arriva dietro a ogni nota, quel colpo di genio che solo uno chef della musica geniale come te sapeva regalare. Adesso che so questo disco a memoria me lo puoi dire Jack … tu lo sapevi vero? Lo sapevi benissimo che non ci saresti arrivato a 40 anni. E mica perché ti facevi o bevevi, lo sapevi e basta. L’avevi visto da qualche parte e forse l’avevo visto anch’io ma ho fatto finta di non vedere, e come avrei potuto? Troppo bella la tua musica Jack, troppo bella e unica per poter accettare che ci avresti lasciato e che la tua chitarra sarebbe rimasta silenziosa .. non ci credo ancora adesso che ti sto scrivendo. E anche tu Nera Signora … non potevi aspettare, non potevi dargli ancora qualche anno, qualche disco, qualche concerto? Tu non rispondi Triste Mietitrice … giocatrice impassibile di scacchi, ma almeno una cosa potresti dirmela .. cosa stava suonando Jack quando sei passato a trovarlo? Un blues? Stava improvvisando su un raga? Un vecchio folk?
Va bene, lasciamo stare, tanto a che serve. Jack Rose se ne è andato e non perderò tempo sognando che magari adesso sta suonando con Fahey o Basho o Hendrix o Coltrane o con chi diavolo vuole. Volevo solo dirti grazie Jack, grazie per averci provato e grazie per esserci riuscito a farci sognare con la tua chitarra, per avermi regalato sempre delle belle emozioni … mi mancherai, ma la tua musica è qui con me.

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