Potremmo allora concordare sul fatto che non c'è niente di assoluto nel valore o non‑valore estetico di un suono, di una fotografia, di un quadro e che non dobbiamo nemmeno prendere in considerazione la questione del valore estetico con la prospettiva di arrivare a una qualsiasi risposta univoca: potrebbe avere un valore per voi e un altro per me e valori diversi per tutti noi in un altro momento. E soprattutto potremmo dire che non c'è nulla di assoluto nel valore estetico di un Rembrandt, di un Mozart o di un Basquiat.
Questa prospettiva vi spaventa? Vi affascina?
Fate attenzione perché la cosa è più complessa di quello che sembra: questo cambia anche il punto di prospettiva con cui osserviamo l’Artista. Questo cambia radicalmente quella mitologia che si basa sull'idea di geni, di persone talmente eccezionali che le loro opere devono essere isolate, protette e circondate da complessi sproloqui.
E se provassimo a definire il lavoro di "artista" come "una persona che crea situazioni nelle quali è possibile avere un'esperienza artistica"? Allora potreste accettare la nozione che un artista può essere qualcuno che vi convince, con ogni mezzo, compreso un oltraggioso imbroglio: che il silenzio di Cage è di fatto un pezzo musicale.
Spingiamoci un po’ più in là: supponete ora che questi mezzi possano comprendere la creazione di “eventi mediatici”, reti di movimento e chiacchiere che vi fanno pensare che siate in presenza di qualcosa di speciale... un evento in sé è minimo ma il movimento è abbastanza potente da trasmettervi entusiasmo e farvi divertire molto. Questo è andare troppo lontano?
Supponete di poter persino pensare a voi stessi come evento mediatico, come l'innesco stesso dell'esperienza, così che tutto ciò verso cui dirigete la vostra attenzione si tramuta misteriosamente in arte, e, peggio, supponete che le persone vogliano questo, vogliono crederci e far sì che tutti gli altri ci credano. Chi è l'artista, allora? Voi o loro? Chi ha in mano il telecomando?
Questa prospettiva vi spaventa? Vi affascina?
Fate attenzione perché la cosa è più complessa di quello che sembra: questo cambia anche il punto di prospettiva con cui osserviamo l’Artista. Questo cambia radicalmente quella mitologia che si basa sull'idea di geni, di persone talmente eccezionali che le loro opere devono essere isolate, protette e circondate da complessi sproloqui.
E se provassimo a definire il lavoro di "artista" come "una persona che crea situazioni nelle quali è possibile avere un'esperienza artistica"? Allora potreste accettare la nozione che un artista può essere qualcuno che vi convince, con ogni mezzo, compreso un oltraggioso imbroglio: che il silenzio di Cage è di fatto un pezzo musicale.
Spingiamoci un po’ più in là: supponete ora che questi mezzi possano comprendere la creazione di “eventi mediatici”, reti di movimento e chiacchiere che vi fanno pensare che siate in presenza di qualcosa di speciale... un evento in sé è minimo ma il movimento è abbastanza potente da trasmettervi entusiasmo e farvi divertire molto. Questo è andare troppo lontano?
Supponete di poter persino pensare a voi stessi come evento mediatico, come l'innesco stesso dell'esperienza, così che tutto ciò verso cui dirigete la vostra attenzione si tramuta misteriosamente in arte, e, peggio, supponete che le persone vogliano questo, vogliono crederci e far sì che tutti gli altri ci credano. Chi è l'artista, allora? Voi o loro? Chi ha in mano il telecomando?
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