lunedì 30 novembre 2009

Recensione di Traiettoria – Spirali di Marco Stroppa, Stradivarius,

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“La scrittura musicale in quanto modellazione produce mondi cronotopicamente configurati. Possiamo parlare in generale di spazio musicale che spazio sonoro ,a che non coincide con esso, allo stesso modo in cui lo spazio letterario è spazio scrittorio, ma non si riduce ad esso. La spazialità musicale è di natura immaginaria, ma nel senso che fuoriesce dall’ontologia, ne è la sospensione. Più esattamente il suono diventa soprattutto icona, acquistando una autonomia di suono in quanto tale, che esso non ha quando invece funziona fondamentalmente come indice o prevalentemente come simbolo… “

Gilles Deleuze, Droghe e suoni: passioni mute. Paesaggi musicali e paesaggi della dipendenza, Mimesis Edizioni, 1998

Non so perché ma spesso, quando mi trovo di fronte a certi suoni e a certe idee musicali, mi ritrovo a rileggere le idee e le parole di Gilles Deleuze, è successo ancora ascoltando questo nuovo lavoro uscito per la Ricordi Series, paziente e intelligente lavoro di recupero e di ristampa di diverse opere di musica contemporanea da parte della sempre valida label italiana Stradivarius.
Le musiche del compositore italiano Marco Stroppa qui presentate: Traiettorie per pianoforte ed elettronica, suonata dal pianista francese Pierre-Laurent Mainard, e il brano Spirali, che vede la presenza importante e prestigiosa dell’Arditti String Quartet, sembrano avere in comune una concezione particolarmente interessante del suono in relazione con lo spazio. Traiettoria prevede che durante l'esecuzione, il pianoforte sia amplificato attraverso due altoparlanti che sono posti a fianco dello strumento, mentre i suoni elettronici vengono riprodotti attraverso un set di altoparlanti che circondano il pubblico, lo stesso accade con Spirale, dove il quartetto circonda il pubblico durante la riproduzione di una serie di vari oggetti diversi. Questa visione del suono nello spazio si rivela essere una componente fondamentale nell’economia delle composizioni e nella poetica del compositore: il suono ha un ruolo fondamentale nella comunicazione, l’impatto emozionale che produce è forse ancora più immediato di quello delle immagini. Il suono crea, colora immediatamente una situazione, uno stato d’animo, ci consente di orientarci nello spazio offrendoci stimoli e riferimenti. Suono e musica hanno una precisa retorica, che può essere lineare o reticolare, predefinita o costituita interattivamente dall’ascoltatore o dall’interprete. Un suono in qualsiasi ambiente sia prodotto varia in funzione dello spazio e mentre il messaggio sonoro percepito in diversi punti dello spazio è molto simile a livello di contenuti (parole,musica), la qualità del suono può cambiare moltissimo influenzando la piacevolezza o l’intelligibilità del messaggio stesso: ad esempio trovandoci vicino a un chitarrista si apprezzerà un suono chiaro puro e naturale e ben intelligibile, al contrario l’ascoltatore posizionato oltre a una certa distanza critica musicista sperimenterà un suono dalla timbrica alterata (prime riflessioni) e allungato nel tempo (riverbero). E’ l’effetto dell’ambiente che secondo le situazioni e il tipo di suono prodotto può risultare funzionale o dannoso all’ascolto.
Ecco il perché del mio interesse e del mio apprezzamento per questa musica: le variazioni spaziali del suono hanno un ruolo particolare nell’immaginario collettivo uditivo perché molto sfuggevoli e difficilmente gestibili in quanto coinvolgono studi e interventi sull’acustica sul posizionamento e puntamento delle sorgenti sonore, siano queste persone strumenti musicali o diffusori elettroacustici, l’idea quindi che un compositore contemporaneo abbia voluto affrontare questa difficile sfida mi piace e mi incuriosisce.
Queste musiche sono molto belle, sospese, quasi eteree, emergono dal silenzio muovendosi nello spazio con lenta eleganza, quasi una danza, non si lasciano avvicinare facilmente, sono quasi evanescenti .. ma è anche in questo che risiede la loro bellezza.

Empedocle70

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