Che
personaggio Gesualdo da Venosa. Compositore, innovatore dell’arte
del canto, grande cacciatore, amante delle arti, nobile e assassino.
Un personaggio così oggi sarebbe oggetto di cronaca, magari
apparirebbe nei talk show e sicuramente Bruno Vespa ne ricaverebbe il
plastico del suo castello. Altri tempi, altra società, in cui la
vita valeva meno di adesso e in cui le faccende si regolavano a fil
di spada. Ma se l’uomo è vile materia la cui carne si corrompe,
l’artista e la sua arte continuano a vivere nei nostri giorni,
ispirando altri artisti e altre gesta, magari solo musicali. Questa
la sua storia di quest’uomo celebre. Celebre non solo per le sue
grandi qualità di compositore e innovatore musicale, ma anche per
l’omicidio premeditato della moglie e del suo amante. A vent’anni
sposò la cugina Maria D`Avalos, più grande di lui, che gli dette un
figlio. Totalmente assorbito dalla sua musica e dalla passione per la
caccia, tuttavia, trascurò la moglie, che intrecciò un’audace e
imprudente relazione amorosa con il duca d’Andria Fabrizio Carafa,
a sua volta sposato e padre di quattro figli. Ferito nell’onore,
Gesualdo premeditò la vendetta: il 16 ottobre 1590 finse di partire
per una battuta di caccia di due giorni, salvo rientrare nella notte
e cogliere i due amanti in flagrante adulterio nella stanza da letto
della moglie uccidendoli entrambi. Per sfuggire alla vendetta dei
Carafa, fuggì da Napoli rifugiandosi nel castello di Gesualdo, dove
visse per diciassette anni trasformando la fortezza in una fastosa
corte canora che ospitò i musicisti più famosi dell`epoca e grandi
personaggi di cultura come Torquato Tasso.
Il
chitarrista francese Noël Akchoté, non nuovo a questo tipo di
rielaborazioni, decide nel 2011 di reinterpretare per cinque chitarre
i suoi sublimi madrigali, apportando una ventata di freschezza e di
novità a queste composizioni dal carattere eterno. In questa impresa
Akchoté è accompagnato da altro quattro chitarristi: David Grubs,
Adam Levy, Doug Wamblew e Julien Desprez. La soluzione adottata da
Akchoté è quella di lasciare il più possibili intatte le melodie
polifoniche dei madrigali di Gesualdo, senza quindi arrangiare i
brani e piuttosto adattando le chitarre del quintetto con accordature
aperte in modo da non solo poter rimanere nei range definiti dalle
composizioni originarie di ma di sfruttare il più possibile i
sustain delle corde suonate a vuoto.
Nel
libretto che accompagna il cd, che vede la luce solo ora per la Drag
City, nonostante queste musiche siano disponibili in formato mp3 fin
dal 2011, Akchoté spiega anche la scelta di suonare il più
possibile in prima posizione sullo strumento lasciando fluire le
note, adottando anche un suono più caldo.
Il
risultato è un cd ammaliante. La sua bellezza è duplice, da un lato
la riproposizione in chiave diversa di queste musiche soavi,
dall’altro l’estrema finezza e pulizia del tono di queste
chitarre elettriche. Un disco semplicemente sublime. Speriamo che
anche gli altri lavori di Akchoté basati sulle musiche di Orlande de
Lassus, Giovanni Pierluigi da Palestrina, Guillaume de Machaut e John
Cage trovino presto una giusta collocazione discografica.
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