Il quartetto di chitarre Eon Guitar Quartet, fondato nel 1999, è costituito da Giovanni Maselli, Rita Casagrande, Roberto Tascini e Mario Barbuti.
Eon è
attualmente considerato uno dei migliori e più attivi ensemble
cameristici nel panorama internazionale chitarristico e diversi
compositori gli hanno dedicato importanti pagine. Oltre i numerosi
appuntamenti italiani, in questi anni molti sono stati i pestigiosi
palchi internazionali che li hanno visti esibire: Messico, Finlandia,
Ecuador, Germania,Russia,Estonia,UK, Portogallo, Bulgaria, Spagna.
GUITARE è l'ultimo lavoro messo a punto da Eon per l'etichetta "Stamata", nascente etichetta discografica che abbraccia e mira a promuovere i talenti più ineressanti del panorama contemporaneo. Rivolgiamo qualche domanda agli esponenti del quartetto per approfondire il lavoro portato avanti e scoprire i progetti futuri.
Quando
e come è nato il quartetto?
Mario
Barbuti: Sul finire del
secondo millennio, alcuni di noi erano studenti universitari al
famoso DAMS di Bologna, altri gravitavano sempre per studi in area
bolognese. Ricordo che una sera, in occasione di una festa a casa di
amici comuni, si avvicina Giovanni e mi offre un mojito che aveva
appena preparato, e mi dice: so che suoni la chitarra, che ne dici di
formare un quartetto di chitarre?
Poi
l’incontro con Rita, conosciuta il giorno del suo splendido diploma
di chitarra al conservatorio di Bologna “G.B. Martini”, io e
Giovanni eravamo lì perché iscritti al corso di Musica Elettronica.
E
infine, e direi inevitabilmente, l’incontro con Roberto che passava
da Bologna per recarsi a Lucerna in Svizzera, dove seguiva corsi
chitarristici di perfezionamento post-diploma.
Col
passare del tempo sono sicuro che non è stato il caso a farci
incontrare, ma, è chiaro, una determinazione e un’ostinazione,
chiamiamola pure passione, per la chitarra, che ci trovava
perfettamente allineati ed empaticamente affini.
Il
battesimo concertistico è avvenuto ovviamente a Bologna, città che
ci ha formato e ci ha trasmesso un’energia culturale ed artistica
straordinaria. E di lì lungo lo Stivale e poi all’estero abbiamo
avuto modo di portare avanti i nostri progetti, ma soprattutto di
affinare la nostra tecnica d’insieme e la nostra fraterna amicizia.
Eon
da spazio al repertorio contemporaneo e alcuni giovani compositori
hanno scritto dei brani a voi destinati. Potreste parlarci di questa
esperienza?
Giovanni
Maselli: Il disco
“Guitare” di Eon Guitar Quartet ha una genesi piuttosto lunga. Ci
siamo spesso interrogati circa il senso del ripropore trascrizioni
per questa formazione, promuovere nuova musica o suonare repertorio
esistente. L’attuale progetto si inserisce nel mezzo di queste
opzioni. Abbiamo quindi preso brani di punta del repertorio
tradizionale per chitarra sola, e abbiamo, dopo molte ricerche
musicologiche, scoperto che essi avevano dei “cloni” di tipo
orchestrale messi a punto dai compositori stessi. In pratica lo
stesso brano originariamente concepito per chitarra sola, per
molteplici motivi era stato trascritto dallo stesso compositore per
orchestra sinfonica. Noi abbiamo fatto un’operazione “a ritroso”,
una sorta di “traduzione” riportando tali brani sulla chitarra,
ma in un ensemble cameristico che potesse da un lato suonare come il
compositore aveva in origine pensato (la chitarra) ma poi produrre la
molteplice quantità di sfumature timbriche che erano presenti nelle
versioni orchestrali. Per questo lavoro di traduzione ci siamo
affidati alle sapienti mani di compositori a noi molto vicini che
hanno lavorato in modo eccezionale : Eugenio
Becherucci, Fabio Rizza, Caterina Centofante, Paolo Geminiani.
Per quanto riguarda invece il discorso
della musica nuova, è una strada che negli anni stiamo
percorrendo parallelamente alla frequentazione del repertorio tradizionale. Un esempio su tutti è Cristian Gentilini, compositore bolognese, che ci ha dedicato il suo lavoro per quartetto “ Psalterium”, che ci ha dato la possibilità di seguire la nostra vocazione di ricerca timbrica nella riproduzione dello srumento tradizionale (il salterio) e con un linguaggio estremamente moderno ed efficace di esplorare potenzialità che solo un ensemble a corde pizzicate e così “fresco” come il quartetto di chitarre può avere. Altro importante esempio è quello del brano dedicatoci dal famoso compositore pianista romano Sergio Cafaro. Sergio Cafaro, era famosissimo per essere uno degli ultimi pianisti classico viventi a saper improvvisare su tema dato dal pubblico in stili differenti. Ci sono ancora esempi audio di versioni di “O Sole mio” in stile di Brahms, Bach, Rossini. Nel brano scritto per noi si vede proprio questa capacità (ormai probabilmente poco in uso) del saper “trascrivere lo stile” ma questa volta con tema originale. Purtroppo questo è stato l’ultimo lavoro di Cafaro che non ha mai avuto modo di ascoltare. Alla prima esecuzione che tenemmo a Roma era già molto malato e intervenne solo la moglie (anche lei importante pianista).
percorrendo parallelamente alla frequentazione del repertorio tradizionale. Un esempio su tutti è Cristian Gentilini, compositore bolognese, che ci ha dedicato il suo lavoro per quartetto “ Psalterium”, che ci ha dato la possibilità di seguire la nostra vocazione di ricerca timbrica nella riproduzione dello srumento tradizionale (il salterio) e con un linguaggio estremamente moderno ed efficace di esplorare potenzialità che solo un ensemble a corde pizzicate e così “fresco” come il quartetto di chitarre può avere. Altro importante esempio è quello del brano dedicatoci dal famoso compositore pianista romano Sergio Cafaro. Sergio Cafaro, era famosissimo per essere uno degli ultimi pianisti classico viventi a saper improvvisare su tema dato dal pubblico in stili differenti. Ci sono ancora esempi audio di versioni di “O Sole mio” in stile di Brahms, Bach, Rossini. Nel brano scritto per noi si vede proprio questa capacità (ormai probabilmente poco in uso) del saper “trascrivere lo stile” ma questa volta con tema originale. Purtroppo questo è stato l’ultimo lavoro di Cafaro che non ha mai avuto modo di ascoltare. Alla prima esecuzione che tenemmo a Roma era già molto malato e intervenne solo la moglie (anche lei importante pianista).
Con la vostra musica avete girato il
mondo, che sensazioni avete nel suonare in Italia rispetto alle
esibizioni all'Estero? C'è stata una situazione durante la vostra
carriera che ricordate in modo particolare, in positivo oppure anche
in negativo?
Roberto Tascini:
dal 2005, debutto del quartetto in un
contesto estero di prestigio, ad oggi effettivamente i palcoscenici
solcati da questa formazione sono stati molti e variegati per
collocazione ed importanza. Mi sento di affermare che le più grandi
differenze le abbiamo notate non tanto nei confini geografici ma
quanto nella tradizione del contesto in cui ci trovavamo ad esibirci.
Cioè a parità di paese le esperienze sono state anche fortemente
discordanti e ciò è sempre dipeso dalla direzione artistica, dalla
storia del Festival e dalla predisposizione del pubblico all’ascolto.
Quindi non la matrice culturale a discriminare bensì la “fame di
cultura”. Così ricordo degli splendidi concerti nella provincia
bavarese come nel centro di Londra, negli altopiani del messico come
a Bologna città. Negli anni abbiamo inserito in programma opere di
grande richiamo per il pubblico, penso alla Carmen di Bizet o alle
danze slave di A.Dvorak, come brani più difficili all’ascolto come
F.Martin, W.Walton fino alla contemporanea sperimentale e sempre
abbiamo riscontrato una grande accoglienza da parte del pubblico,
soprattutto dove l’interesse dell’odience era genuino verso la
chitarra e non tanto verso l’”happening”. Ricordo con
particolare piacere un concerto vicino Zacatecas, in Messico, dove
parteciparono più di 800 studenti universitari, con ingresso a
pagamento, entusiasti ed attenti dalla prima all’ultima nota.
Viceversa possiamo annoverare un pubblico nobile Finlandese che dopo
avere compostamente applaudito al concerto diplomaticamente definì
“fin troppo energica” la nostra esibizione!
L’italia vive
generalmente una dicotomia in tal senso, presentando un pubblico
spesso poco abituato alle sale da concerto e che quindi fatica a
praticarle, soprattutto se a pagamento, che però è molto recettivo
alla musica e che quindi una volta conquistato torna volentieri.
Quali
sono i vostri prossimi impegni e progetti futuri?
Rita
Casagrande: Anche per
l’anno 2015 il quartetto è stato invitato in Germania, dove
terremo 3 concerti dal 6 all’8 marzo. Personalmente il piacere di
tornare tra il pubblico tedesco sarà ancora più grande visto che
l’anno scorso non ho preso parte al Tour in Germania, programmato
proprio nei giorni in cui ho dato alla luce mia figlia. Per la
primavera altri concerti sono in via di definizione e immancabile poi
è il tradizionale appuntamento all’interno del festival Claxica a
Castel d’Aiano la seconda settimana di Luglio.
Considerato
che nel 2015 Eon compie 10 anni, qualche sorpresa sicuramente ci
sarà...
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