venerdì 20 febbraio 2015
Recensione concerto Giuseppe Carrer – 24 gennaio 2015, Rovereto (TN), Sala Filarmonica.
Sono le note della Siciliana e Marcia op. 33 di Fernando Sor che accompagnano l’entrata di Giuseppe Carrer, aprendo il concerto di sabato 24 gennaio presso la Sala Filarmonica di Rovereto (TN). Subito, i densi colori della chitarra originale del liutaio francese René Lacote datata 1841 trasformano il palcoscenico in una finestra sull’ ‘800 francese, dalla quale il pubblico può apprezzare le opere di Fernando Sor, Fernando Ferandiere, e Dionisio Aguado presentate in tutta la loro genuinità originale dall’eleganza del suono di Carrer. Un’eleganza maestosa quella dell’Introduzione del Grand Solo op. 14 di Sor, che risolve nell’energia dell’Allegro, dove la preziosa Lacote risuona di timbri sempre nuovi nei virtuosismi che si susseguono leggeri e delicati, come nel gusto dell’epoca. La prima parte del concerto si conclude poi con le celeberrime Variazioni su un tema di Mozart: l’aura di mistero introduttiva svela il famoso tema del Flauto Magico nelle variazioni tipicamente chitarristiche di Sor, che adornano la bellezza della linea tematica cantata con grande spontaneità dalla Lacote di Carrer.
La seconda parte del concerto inizia con le sorprese armoniche che si rincorrono in “el Laberinto” di Fernando Ferandiere, tratto da “Arte de tocar la guitarra espanola por musica”, manuale dello stesso autore pubblicato a Madrid nel 1799 e ripreso da Carrer nell’attento studio della trattatistica di area spagnola e francese tra il ‘700 e l’800. Al centro della scena ritornano poi le note di Sor, nella seguente V° Fantasia con Variazioni sul tema di Paisiello “Nel cor più non mi sento” op.16, dove l’autore esplora gli effetti musicali consentiti dalla chitarra dell’epoca giocando sulle variazioni della melodia, che quasi per un gioco di prestigio risultano risuonare nel fluido e spensierato canto della Lacote. Segue poi un cambio di chitarra: l’interprete decide di riservare al “Fandango varié” op. 16 dello spagnolo Dionisio Aguado un altro esemplare sempre del liutaio francese, realizzato nel 1840. La giusta presentazione dell’eccezionale strumento è seguita dalle armonie spagnole del Fandango: intrisi dei colori timbrici del prezioso strumento, l’energia e il carattere dell’interpretazione sembrano trasportare il pubblico nella vicina Spagna raccontata dalle pagine di Aguado. Le atmosfere spagnole vengono dipinte con elegante spontaneità da Carrer, che rende ogni sfumatura delle vivaci tinte iberiche esplorando con maestria l’eccezionale ricchezza timbrica dello strumento. Due bis dall’op. 35 di Fernando Sor concludono il viaggio attraverso il quale il pubblico non ha potuto non lasciarsi trasportare grazie alla spontanea cantabilità, alla leggerezza dei virtuosismi, ai fraseggi e le idee di rara e delicata eleganza di Giuseppe Carrer.
M.A.Schweitzer
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