Con grande piacere abbiamo ricevuto e inseriamo nel blog questo prezioso contributo dell'amico liutaio Fabio Zontini dedicato alla figura e alle chitarre particolari di Antonio de Torres.
“Il liutaio è fermo, in piedi davanti alla finestra, con la lampada ad olio accesa.
E’ sera, non c’è nessuno con lui in casa.
Di nuovo - mi ha colto un’altra volta senza preavviso - ritorna il consueto dolore.
Si fa sempre un impasto di quel dolore; si fa un “pane” di polvere di legno e fatica, stanchezza e preoccupazione, si fa colla che attacca l’aria alla polvere e dopo, un pezzo di legno all’altro.
E’ stato in chiesa, alla recita dei vespri oggi, chino, come sempre, ascoltando la nenia delle vecchine velate di nero, davanti al tabernacolo ed alla sua luce rossa.
Accarezza il legno e non pensa più. Muove le mani e prende il suo scalpello, e poi il pezzo ancora grezzo dentro cui scolpirà, unico pensiero lucido, il manico della sua chitarra.
La colla tira fra i frammenti sparsi, angosciati, di quell’uomo e il ferro dentro la sua mano intaglia nella penombra della sera.
Qualcuno sembra essere tornato a casa ma non bussa alla porta del laboratorio, sa che non deve, se da lì filtra ancora della luce.
Egli va avanti, rimane in piedi per delle ore fino a notte fonda, chi è rientrato ora dorme.
Il lavoro grossolano è quasi terminato, pensa. Manca una parte, manca la cassa, ma stasera il legno non basta più. Ci vuole altro.
E’ stanco il liutaio, nella quiete della sua disperazione, non trova riposo e non lo vuole.
Si volta e prende una tavola di abete - troppo spessa, più sottile voglio farla - sottile come il dolore di questa notte, sottilissima….passa colpi di pialla lenti, precisi.
La cassa, la cassa dentro cui l’ho seppellita, vorrei che non fosse così pesante, vorrei che fosse fatta di carta, come i fogli su cui disegnava…
Prese il fondo e le fasce di cipresso già pronte e le mise da parte….. di carta, di carta!.
Non s’è mai visto.
(Francesca De Taddeo)
Antonio De Torres costruì la chitarra di Cartone nel 1862, negli anni della sua vita che trascorse a Siviglia (1845-1869), dopo la perdita della prima moglie.
Durante questo periodo Torres venne in contatto con le personalità più influenti del suo campo fra cui il chitarrista Arcas che lo spinse a fare della liuteria la sua professione e il musicista Tarrega, giovanissimo ma già di straordinario talento.
Produsse strumenti eccezionali (La ”Leona”, La chitarra “Cumbre”): fra essi la “chitarra Papier Machè” di cui non lasciò spiegazione alcuna.
Non si sa nulla sul motivo che spinse il liutaio a produrre uno strumento tanto particolare e unico nella storia della liuteria, capace di infrangere le regole di costruzione della chitarra e contemporaneamente dimostrare, in forza dell’assenza di queste, la propria straordinaria abilità di costruttore, riuscendo a far suonare persino uno “strumento in cartone”.
Sappiamo che Torres tenne con sè lo strumento fino alla morte: dopo di che la chitarra Papier Machè passò per le mani di Tarrega e Llobet, ed infine giunse agli eredi che nel 1953 la donarono al Museu de la Musica di Barcellona.
Della chitarra di cartone non si avevano, fino a pochi anni fa, testimonianze sonore dirette, perchè
numerose crepe sulla tavola armonica ne impedivano l'uso. L'ultima traccia scritta era rappresentata dalla recensione di Domingo Prat nel suo "Diccionario" : " Questa chitarra ha un suono straordinario per quanto un po’ soffice blando e grave, come ha potuto comprovare l'autore
di questo dizionario suonandola in casa Tarrega".
La chitarra originale ha un diapason di 645 mm e un peso di 1185 grammi.
Il piano armonico è formato da due pezzi non speculari di abete, cosa non consueta oggi ma abbastanza normale ai tempi di Torres, soprattutto per gli strumenti “economici”. L’abete comunque è di ottima qualità di taglio radiale e con venatura piuttosto fitta nella parte centrale.. Un’altra caratteristica anomala riguarda il suo spessore, decisamente sottile, fra i 7 e i 15 decimi di millimetro, meno di quanto non usasse fare nelle altre chitarre, anche se forse nel corso degli anni ha subìto degli interventi di restauro che hanno comportato il suo assottigliamento.
Le fasce sono irrigidite da numerosi pilastrini di cedrella distanti tra loro 7 cm circa, ed il fondo oltre alle solite 3 catene trasversali (di abete) ne porta 3 longitudinali piu basse (di cedrella) a formare una sorta di intelaiatura, in grado di rinforzare adeguatamente il cartone stesso. La cassa dello strumento, seppure piuttosto deformata è integra e compatta. Questo per via delle caratteristiche peculiari del cartone che non avendo venatura non rischia spaccature o crepe.
Il manico è in legno di cedrella, e il tacco è formato da 4 pezzi dello stesso legno. La tastiera è in palissandro indiano mentre il ponticello è in palissandro brasiliano. In generale si ha la sensazione che Torres abbia usato per questo strumento legno di “recupero” eccezion fatta per il piano armonico.
Dopo il restauro ad opera dei fratelli Yague di Barcellona, il M°Stefano Grondona, ha avuto l'occasione di suonarla nuovamente (ed ora è possibile ascoltarla in un brano nel CD allegato al libro scritto con il liutaio Luca Waldner "la Chitarra di Liuteria" nda). Egli ha scritto:
“Straordinario esempio, a nostra conoscenza unico, di chitarra costruita con il cartone, materiale che nega tutte le regole teoriche che in uno strumento musicale andrebbero rispettate […]
Rimane il fatto che questa chitarra è uno strumento di grande e rara bellezza, con gli stessi contenuti artistici e sonori delle altre chitarre di Torres, senza carenze che possano far anche lontanamente pensare che con il legno al posto del cartone potrebbe suonare meglio; anzi, semmai si arriva a pensare il contrario.
E questa è la grande lezione che Torres ci tramanda: qualsiasi materiale, anche di modesta qualità, se scelto, assemblato, plasmato con quella imperscrutabile sensibilità che può fare di un artigiano un artista, può suonare al meglio, senza che in questo si riesca ad intravedere una qualsiasi carenza”
A De Torres: note biografiche
1817 Nasce a La Canada de San Urbano, sobborgo della città di Almeria
1834 inizia a lavorare come falegname a Vera dove si è trasferito con la famiglia.
Il suo nome compare per la prima volta nelle lista dei Carpentieri di quella città nel 1837.
1845 dopo la morte della moglie, della seconda e terzogenita, provato da un lungo periodo di difficoltà economiche si trasferisce a Siviglia in cerca di nuove opportunità
A Siviglia inizia la sua attività di liutaio nella casa al numero 11 di calle Ballestilla probabilmente a partire dagli anni 50.
E’ del 1856 una delle sue chitarre più famose, la Leona
Nel 1858 costruisce la chitarra Cumbre, il suo strumento forse più spettacolare per le sontuose decorazioni per cui fu anche vincitore della medaglia di bronzo all’esposizione di Siviglia del 1858
Nel 1859 costruisce la chitarra che Miguel Llobet (1878-1938)
acquisterà nel 1916 e cinque anni dopo lo strumento per Tarrega (1852-1909).
Alla fine degli anni 60 dell’800 a causa della depressione
economica, all’età di 52 anni, con la seconda moglie, lascia Siviglia e torna ad Almeria dove apre un negozio di porcellane.
1872 insegna il mestiere ad un allievo, Joaquin Alonso.
E’ del 1875 la seconda chitarra della seconda epoca (Se02).
Da quest’anno in poi continuerà il lavoro di liutaio fino alla morte che avverrà nel 1892 a 75 dopo aver costruito circa 300 strumenti.
Bibliogriafia
La chitarra di Liuteria, Stefano Grondona, Luca Waldner – ed. L’officina Del Libro
contatti: zontini@zontiniguitars.com
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