MARIETTA PICCOLOMINI, una gentildonna prestata alla lirica.
di Angela Cingottini
pubbl. in Il Chiasso Largo, n. 3, ottobre 2007 , Pascal editrice, Siena.
Parte Prima
Sfogliando il libro Nella patria del Perugino, che nel 1926 lo storico Mons. Fiorenzo Canuti dedicò a Città della Pieve , abbiamo la sorpresa di trovare, nella sezione Uomini illustri nelle arti belle, una scheda dedicata a Marietta Piccolomini.(1) Viene da chiedersi chi sia e che cosa ci faccia lì, tra le figure di rilievo che nei secoli si sono avvicendate nel territorio della cittadina umbra ,questa gentildonna evidentemente senese e di antica nobiltà., ma oggi sconosciuta ai più .La risposta viene, in parte, dal suo nome completo : Maria Teresa Violante Piccolomini Clementini, Marchesa Caetani della Fargna , titolo da lei acquisito per aver sposato appunto Francesco Caetani della Fargna, membro della famiglia nobile presente in Città della Pieve fin dal 16 ° secolo.
Anche se il suo cognome di nascita la riconduce all’antica famiglia senese dei Piccolomini , tutto questo non è sufficiente, però, a identificare realmente la persona universalmente più conosciuta come Marietta Piccolomini. Un aiuto ci viene da un articolo pubblicato in morte da il Giorno , in cui si legge:
‘,,,Da trent’anni abitava in Firenze, ma sono già più di dieci anni che mi fu dato vederla. Il suo ricordo m’è sempre in cuore come quello della più gentile signora, della più perfetta gentildonna che immaginare si possa . E in pari tempo la ricordo quale la più fulgida stella che sia mai apparsa nel cielo dell’arte italiana.’
E poco sopra :
‘…Mai parlava dei suoi trionfi passati, e ricordo come la padrona della casa ove ebbi il piacere ed il sommo onore di conoscerla, mi raccomandò ripetutamente: - Non le parli mai dei suoi trionfi, della sua gloria: le farebbe dispiacere e andrebbe via più presto- Sarebbe difficile spiegare da quale sentimento essa fosse dominata, signoreggiata. Forse l’altissimo sentimento religioso dal quale era penetrata la faceva rifuggire da tutto quel che le ricordava il teatro. Forse, sposa e madre mirabilissima, voleva tutte le sue forze consacrare unicamente alla famiglia. Comunque si sia, Marietta Piccolomini spariva o si nascondeva per quanto le fosse possibile, dietro la marchesa Caetani della Fargna. Ma era stata troppo luminosa la traccia da Lei lasciata nel cielo dell’arte, ed ovunque ella appariva , in onta alla modestia sua ed ai modi squisitamente semplici, si levava un mormorio d’ammirazione trattenuto a mala pena dal rispetto e dalla conoscenza del suo desiderio di non contare fra le cultrici dell’arte.
Dobbiamo ripercorrere i giornali di metà ottocento per renderci conto di come l'articolo non fosse un puro encomio dovuto in morte a una gentildonna e di quanto calzante sia l’immagine che ci propone la parabola artistica di Marietta Piccolomini come una meteora che, all’improvviso, splende di luce intensissima per un breve tratto, per poi scomparire. Ed è proprio ripercorrendo i momenti della sua vita artistica e privata che possiamo renderci conto di quanto particolarissima sia stata la posizione di questa cantante della quale cercheremo di ricostruire , per quanto possibile , un profilo di donna e di artista .
Piccolomini Marietta nasce a Siena. E’ il 5 marzo 1834 e la famiglia Piccolomini Clementini è tra le più antiche della nobiltà senese. E’ la maggiore di tre figli. La casa del conte Carlo, il padre di Marietta, deve essere un ambiente sereno, in cui, nonostante sia metà ottocento, c’è dialogo. Ne sono testimonianza le molte lettere, conservate all'Archivio di Stato di Siena, scambiate tra i vari membri della famiglia.(2) Deve essere, quella del conte Carlo, anche una famiglia piuttosto liberale per permettere a Marietta, in età molto giovane, di intraprendere la carriera di cantante. Vero è che molti articoli dell’epoca, nel riferire del caso straordinario di questa giovane nobildonna che affronta con successo le scene dell’opera, non tralasciano di accennare come ella abbia dovuto lottare non poco per convincere i genitori ad assecondare questa sua inclinazione, ma rimane il fatto che Marietta Piccolomini, a un mese dal compiere 18 anni, nel febbraio del 1852, debutta alla Pergola di Firenze con Lucrezia Borgia di Donizetti. E il fatto di intraprendere la carriera di cantante non è una improvvisazione, ma la risultante di una educazione accurata che Marietta ha ricevuto e che ha tenuto conto delle sue disposizioni naturali fin dalla primissima infanzia, anche se solo nel 1851, convinti dal successo ottenuto cantando per scopi filantropici in una accademia cittadina, il conte Carlo e la contessa Teresa decidono di farla passare a studi più perfezionati con il maestro Romani, tra i migliori dell’epoca, a Firenze.
Inizia così un periodo che condurrà non solo Marietta, ma tutta la famiglia del conte Carlo in giro per l’Italia, l’Europa e perfino gli Stati Uniti, in una continua tournée durata circa otto anni. L’unico a rimanere a Siena è il giovane fratello Innocenzo -nelle lettere Cencio o Cencino- che deve completare la sua educazione al Collegio Tolomei, dove lo raggiungono le frequenti ed affettuose lettere della madre, delle sorelle e del padre. Sono lettere vivaci, piene di informazioni e raccomandazioni, appuntamenti per le festività, notizie da dare ai parenti e saluti, che non mancano mai, per il Padre Rettore e gli altri padri che si occupano della sua educazione. Le notizie relative alla carriera di Marietta e ai suoi concerti sono informazioni tra le altre e non sembrano polarizzare l’attenzione della famiglia. Sembra quasi che per i familiari la carriera e i successi di Marietta siano un gioco abituale, cui non dar troppo peso e da non prendere troppo sul serio. Talvolta tralasciano perfino di parlarne.
Di opinione assolutamente diversa sono i giornali e il pubblico, che ne riconoscono e ne acclamano da subito le grandi doti. Il suo precoce esordio alla Pergola di Firenze, avvenuto pochissimo tempo dopo aver iniziato gli studi con il Romani, è considerato un evento che verrà in seguito ricordato in tutti gli articoli a carattere biografico scritti su di lei. Dappertutto si evidenzia la professionalità e la bravura con cui la giovane cantante affronta un ruolo di protagonista così drammatico, ruolo che sembrerebbe contrastare con la sua giovane età.
Nell’autunno dello stesso 1852 la troviamo a Roma al teatro Argentina e il pubblico romano mostra grande apprezzamento per lei. I giornali ne enfatizzano le doti sceniche e le capacità interpretative evidentemente uniche, tali da essere unanimemente ricordate in tutti gli articoli su di lei in Italia e all’estero. Di quel primo soggiorno romano troviamo testimonianza anche in una lettera della contessa Teresa a sua madre Violante, ma l’attività della figlia è affrontata con grande nonchalance: La contessa non si dilunga sulla carriera di Marietta e, pur non potendo fare a meno di riferire alla madre che tutti, cantanti e orchestra, l’hanno applaudita alla prima prova, preferisce dare notizie sul soggiorno romano della famiglia, sulle frequentazioni, mandare saluti a tutti e, naturalmente, ‘un bacio a Cencino’ Sembra quasi che si voglia glissare su questa figlia che calca le scene o che, comunque, non le si voglia far montare la testa, avendo già chiaro che questa dovrà rimanere solo una parentesi della sua vita. E in effetti, se si pensa al basso livello di considerazione sociale in cui, ancora per tutto l’ottocento e oltre erano tenuti gli attori in genere e , in particolare, le donne di teatro, viene da chiedersi veramente come sia stato possibile che una famiglia di tanto antica nobiltà abbia potuto acconsentire a tale scelta della figlia. Probabilmente la verità più semplice è quella più evidente : Marietta era dotata e ben preparata, il canto lirico era l’espressione artistica e la forma di intrattenimento che maggiormente polarizzava l’attenzione della buona società dell’ ‘800 e i conti Piccolomini hanno finito per non trovare poi né così disdicevole, né disonorante che la figliola si dedicasse, per un periodo della sua vita, all'attività di cantante. Specialmente se costantemente accompagnata dalla famiglia . E’ soprattutto questo, infatti, l’aspetto più singolare di tutta la vicenda : un' intera famiglia in viaggio che per otto anni accompagna la figlia nei teatri delle massime città del mondo. D’altra parte tutto questo aveva un senso: salvaguardarne la reputazione e aiutarla ad amministrare le sue finanze. Contemporaneamente questo costituisce per i conti Piccolomini l’input a partecipare attivamente alla vita di società dei massimi centri artistico- culturali del momento. Una vivace lettera scritta da Giuseppina Verdi a Marietta a Londra (3) ci immette proprio in questo gioco di società, ricordando come, proprio lei stessa, abbia fatto conoscere alla contessa Madre il caviale di Chevet al Palais Royal. Ma Giuseppina Verdi, in quella medesima lettera, fa anche un’ affermazione di tutto rilievo nei confronti della stessa Marietta scrivendole ‘…Voi siete dello scarso numero d’ Artiste, che malgrado il contatto delle scene, e la vertigine dei trionfi, hanno conservato il cervello ed il cuore..' affermazione che, rovesciata, ci dà la misura della situazione : solo poche artiste di teatro riescono a mantenere equilibrio tra mente vigile e sentimenti, senza che nessuna delle due facoltà ne risulti depauperata.: Marietta è una delle poche. D’altro canto è logico che sia così. L’educazione ricevuta, derivante dal suo stato sociale, la pone in condizione di vantaggio nei confronti di altre cantanti che, pur tecnicamente preparate e altrettanto o, forse più di lei naturalmente dotate, difficilmente possono aver raggiunto il suo livello culturale, che è sicuramente la risultante di una educazione accurata, ma è dato anche dagli apporti forniti dalla quotidianità, vissuta fin dalla primissima infanzia, in seno ad una famiglia colta e facoltosa . E’ stata questa, probabilmente, la carta vincente di Marietta Piccolomini, quella che le ha fatto conquistare pubblico e critica come interprete assolutamente personale e per la quale la stampa dell’epoca ha frequentemente speso l’aggettivo ‘intelligente’. E’ stata, sicuramente, l’abitudine connaturata alla lettura profonda dei testi, alla loro capillare comprensione, che le ha facilitato interpretazioni così veritiere e ben riuscite da procurarle unanimemente paragoni con la grande attrice drammatica Adelaide Ristori .
1 commento:
Spiego perchè sono venuta a leggere in questo blog la storia di Marietta Piccolomini! Proprio perchè da diversi anni ho un suo ritratto appeso alla parete con tanto di nome e cognome sotto con dedica, presumo, dell'artista che la ritrasse! Non so se sia originale o copia ma non è questo che importa! Circa 30 anni fa me lo regalò una baronessa locale (Santocanale - Palermo) e fino a questo momento non avevo mai fatto caso di chi si trattasse! Come ce l'avesse questa nobildonna, già allora molto anziana,o perchè, non lo so! Ma accettai il regalo con piacere, anche se non impazzisco per le figure umane, essendo stata sempre appassionata per l'arte e l'antiquariato! Non immaginavo minimamente l'esistenza, per alcuni versi "strana" per altri "misteriosa" di questa nobile cantante operistica dell'800! A conferma che le insigni donne del passato rimangono molto meno nella memoria collettiva che i signori uomini a cui è sempre riservata miglior gloria! Peccato! Chissà quante altre donne eccelse della nostra storia, famose ai loro tempi, sono cadute ingiustamente nell'oblio...
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