Michelangelo Galilei (ca 1575-1631) era figlio di Vincenzo, una delle figure più importanti nella vita musicale del tardo Rinascimento italiano, e fratello del più famoso Galileo, fisico, astronomo e matematico. Le poche notizie che si hanno della sua vita provengono dal Dizionario universale dei musicisti (Casa Editrice Sonzogno, Milano 1937), secondo il quale ‘Michelangelo.. fu versatissimo nella musica e la esercitò per professione; essendo stato buon liutista non v’è dubbio che fosse allievo egli pure di suo padre Vincenzo. Fra gli anni 1601-1606 visse in Polonia al servizio di un conte palatino; nel 1610 era a Monaco di Baviera ove insegnava musica, e in una lettera datata del 16 agosto di quell’anno, egli pregava il fratello Galileo, di acquistargli grosse corde di Firenze per suo bisogno et dei suoi scolari..’ Da queste scarne notizie è ovviamente impossibile ricostruire i motivi che indussero Michelangelo a lasciare Firenze, la sua città natale, e l’Italia: sta di fatto che, come scrive Ruggero Chiesa nella prefazione a ‘Il primo libro d’intavolatura di liuto’, trascritto in notazione moderna (ed. Suvini Zerbini, 1977), ‘Galilei fu uno dei primi musicisti che percorse a ritroso la via che nel XVI secolo aveva portato in Italia gli autori stranieri, i fiamminghi soprattutto, desiderosi di plasmare la loro tecnica con la sensibilità della cultura latina.’ Il Chiesa per la verità sostiene che una delle cause di questa migrazione può essere stato il declino del liuto in Italia , e più in generale della musica strumentale solistica, argomento a cui dedica un ampio paragrafo introduttivo nella prefazione testé citata (quando in Germania lo strumento avrebbe mantenuto un ruolo importantissimo, anzi si stava avviando ‘incontro al periodo più fecondo della sua esistenza, che si sarebbe protratto fino alla fine del ‘700’). Ma anche se sono ampiamente condivisibili le argomentazioni addotte a tale riguardo, è difficile collegarle con certezza alla personale vicenda biografica di Michelangelo, tanto più che lo stesso Chiesa afferma poco dopo che la decadenza dello strumento non fu 'clamorosamente improvvisa' agli inizi del XVII secolo. Anzi, nel primo quarto del ‘600 videro ancora la luce molte opere di autori di valore, fra i quali, oltre allo stesso Galilei, Giovanni Francesco Anerio, Alessandro Piccinini e Johann Hieronymus Kapsberger, giustamente compreso fra gli italiani, perché, pur essendo tedesco di nascita, visse ed operò lungamente nella penisola.
Comunque, tornando al nostro compositore, l’unica sua opera a noi pervenuta è appunto il ‘Libro d’intavolatura di liuto’ edito nel 1620 a Monaco in italiano contemporaneamente all’edizione in tedesco ‘Galilei M. A. Tabulaturbuch auff der Lauten’. Il volume contiene 52 brani, per lo più Toccate (10), Volte (20) e Correnti (16), oltre a 2 Gagliarde ed altrettanti Saltarelli e Passemezzi.
Come sostiene il Chiesa, le Toccate costituiscono la parte più complessa dell’opera di Galilei, anche se pure nella musica per danza ‘egli profonde una ricca inventiva melodica e ritmica’. Soprattutto nelle toccate, però, si avverte la presenza dei procedimenti tipici della ‘nuova musica’ degli inizi del ‘600 (prevalenza della voce superiore, numerose modulazioni, armonie ricercate). Di questa ‘novità’ Michelangelo era ben consapevole, dal momento che in un’ avvertenza ai lettori posta all’inizio del libro, egli così scriveva: ‘.. oltra, trovandosi in quest’Opera, molte durezze o dissonanze, non si pensi che sieno errori di stampa perché deuono star così e si assicuri ciascuno, che io ho riueduto più volte, minutamente tutt’il libro, e son certo che è correttissimo..’. Ricordiamo che il periodo di cui stiamo parlando segue di pochi anni la famosa, aspra polemica Artusi-Monteverdi intorno alle imperfezioni (o alla perfezione) della moderna musica!
Per concludere citiamo integralmente il parere del Chiesa a proposito delle ‘durezze’ galileiane: ‘In realtà.. (esse) non sono altro che accordi insoliti per la sensibilità dell’epoca, ma appaiono assolutamente prive di quelle stravaganze comuni a tanti compositori di scarso valore, i quali volevano a tutti i costi inserirsi nel nuovo stile.. Le dissonanze di Galilei sono frutto di un istintivo desiderio di rinnovamento, che lo conduce sempre a scelte perfette. L’equilibrio della costruzione, il raffinato impiego delle armonie e la profonda spiritualità pongono le sue toccate tra le creazioni più vive ed importanti del primo barocco italiano.’
alcuni esempi musicali
http://lutecast.blogspot.com/2005/11/michelangelo-galilei-1575-1631.html
Jacopo da Montaio
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