
Copertina rossa con immagine in dissolvenza di un ispirato Nuccio D’Angelo per questa sua ultima fatica discografica datata 2006, e se a ogni colore corrisponde uno stato d’animo la cover fa presagire un ascolto intenso e animato da una sottile tensione.
Un bel disco! Con una registrazione nitida e pulita e un sottile riverbero che ricorda i primi dischi degli Oregon registrati per la ECM ancora negli anni ’70 e ’80. In realtà questo disco potrebbe essere letto come una mappa di possibili collegamenti musicali e culturali: l’oboe che indaga e si aggira sornione in “Reflection on Amber” richiama Paul McEndless, lo stesso brano assieme a “Reflection of the Sea” evoca citazioni di rock psichedelico cantemburyiano dei grandi e sempre attuali Soft Machine (massimo rispetto per Robert Wyatt e Hugh Hopper), la tensione del Tango di PIazzolla che riverbera nella personale rielaborazione quasi jazzistica di “Cafè 1930” mentre la sua figura aleggia in “La leggenda di Astor” , le tre parti della “Electric Suite” dove ogni tanto vedo spuntare le tre chitarre di Friday Night in San Francisco e il tappin’ di Spanish Fly di Van Hallen, echi dei balcani in “Introduzione e Aria”, la rivisitazione di Gaspar Sanz in “Canarios”, i temi del sogno, le assenze e il vento ispirate dalle poesie di Giorgio Caproni nelle “Tre Invenzioni Liriche”. Tanta carne e ingredienti sul fuoco per uno stuzzicante e corroborante piatto misto che lo chef Nuccio D’Angelo e suoi collaboratori, tutti bravissimi musicisti, ci servono in modo impeccabile e gradevole .
Disco per chi ama il collegamenti, disco per chi ama uno sguardo obliquo sulle cose, disco per chi ama uscire dai soliti percorsi e ascoltare altri paesaggi.
“I Templari c'entrano sempre.” Umberto Eco, Il Pendolo di Focault
Empedocle70
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