martedì 11 gennaio 2011

Intervista a Daniele Lazzari di Leonardo De Marchi, prima parte


Leonardo De Marchi: Com'è nato il tuo amore per la musica e per la chitarra?

Daniele Lazzari: Il desiderio di suonare uno strumento musicale è nato ascoltando mia sorella suonare il pianoforte (lei già prendeva lezioni da qualche anno). Inoltre, ascoltavo gli LP di musica sinfonica che erano in casa. Con i miei risparmi comprai una chitarra classica “Clarissa”. Probabilmente della chitarra mi affascinava il suono e la possibilità di portarla agevolmente ovunque, a differenza del pianoforte che ugualmente mi attirava. Non conoscevo bene la chitarra come strumento classico e quando nella scuola di musica il mio insegnante me ne fece conoscere le potenzialità me ne innamorai definitivamente.

LDM: Con chi hai portato avanti il tuo percorso? Quali esperienze didattiche (e non solo) ti hanno segnato di più? Come mai le ritieni importanti?

DL: Durante gli anni ho incontrato tanti bravi insegnanti, fra cui alcuni pianisti che frequentavo e che mi permettevano di assistere alle loro lezioni. Con alcuni si è instaurato un rapporto di amicizia durevole. Per quanto riguarda la chitarra devo molto ad Arturo Tallini e Giuseppe Pepicelli sotto la cui guida ho preparato rispettivamente il Diploma ed il Master ad indirizzo interpretativo. Naturalmente ho seguito come allievo effettivo molte master-class di chitarra ma anche di altri strumenti da uditore. Fra i chitarristi, l'incontro con Carlo Marchione si è rivelato illuminante: uno stimolo importante per tutto il lavoro che ho fatto da quel momento in poi. Ho studiato per tanti anni il Metodo Feldenkrais con Pepicelli approfittando di questa sua dualità di Maestro di Chitarra e Feldenkrais che egli mirabilmente coniuga. Per qualche anno sono stato studente di Canto al seguito di vari maestri, fra cui ricordo con molto affetto Pino Coluzzi di cui apprezzo l'instancabile entusiasmo e la profonda conoscenza della tecnica di emissione. Mi sembra quasi impossibile enumerare tutte le esperienze che in qualche modo ritengo formative per me stesso nell'arco di più di vent'anni, ma sono certo del fatto che quello che è presente nella musica che suono, raramente è giunto alla mia attenzione attraverso il convenzionale percorso di studio. La mia formazione musicale è stata tortuosa fino a quando non ho deciso, con grandi sacrifici, di andare a cercare ciò di cui avevo bisogno. Una delle più importanti esperienze è stata forse l'incontro con Júlia Alexa, una pianista ungherese di enorme talento che quotidianamente da qualche anno mi comunica il suo sapere e mi aiuta a crescere. Doppia fortuna, visto che è diventata anche mia moglie!

LDM: Quando si parla con un artista si è sempre curiosi di conoscere il suo immaginario e, più in generale, quali esperienze intellettuali lo hanno costruito e lo alimentano. Di conseguenza voglio porti due domande. La prima: quali generi musicali ascolti? Suoni o ti interessano altri strumenti musicali?

DL: Naturalmente mi capita di ascoltare altri generi musicali ma principalmente preferisco ascoltare la musica classica, possibilmente suonata dal vivo. La città in cui vivo, Budapest, è molto attiva da questo punto di vista e spesso vado ai concerti. L'opportunità di ascoltare i migliori interpreti del mondo, solisti o orchestre che siano, è per me la maggior fonte di ispirazione, forse l'esperienza intellettuale principe.

Come ho accennato prima, ho studiato canto per qualche anno. Ho voce di tenore e da qualche anno faccio parte del Coro della “Filarmonica Santo Stefano Re d'Ungheria – Zuglói Filharmónia” di Budapest che svolge intensa attività concertistica che mi ha permesso di partecipare a numerosi eventi di portata internazionale sotto la direzione di personalità come Zoltán Kocsis, Ken-Ichiro Kobayashi, Yuri Simonov, Gergely Menesi solo per citarne alcuni. E' meraviglioso prendere parte all'esecuzione dei pezzi con coro più significativi di Bach, Haendel, Purcell, Mozart, Haydn, Beethoven, Honegger, Orff, Bernstein, Frigyes, Borodin, Kodály etc. che normalmente un chitarrista non ha modo di vivere dall'interno di un'esecuzione.

LDM: La seconda: hai vissuto e/o vivi altre esperienze intellettuali oltre alla musica? Come le vivi? In che modo secondo te possono conciliarsi (sempre se possono farlo) con la tua ricerca artistica?

DL: Sono stato studente di Chimica all'Università a un passo dalla laurea: all'ultimo anno ho abbandonato per dedicarmi definitivamente soltanto alla musica. Amo molto leggere e sono un appassionato di cinema. Anni fa amavo disegnare e dipingere: è un'attività che desidero riprendere. Ritengo che ogni attività intellettuale in generale faccia parte della ricerca artistica ed accresca in qualche modo l'immaginazione. Ma, per quanto mi riguarda, hanno un ruolo fondamentale anche le esperienze affettive, l'amicizia, la curiosità verso il prossimo.

continua domani

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