Assieme a gente come Beppe Gambetta, Franco Morone, Sergio Altamura, Stefano Barone (con cui lei ha realizzato il notevole cd Guitar Republic) sembra essersi creata una via italiana per la chitarra acustica influenzata dal bluegrass, dal blues e dalla tradizione americana ma che attinge anche alla musica classica e tradizionale europea e credo che i chitarristi italiani non abbiano nulla da invidiare dai loro concorrenti esteri, per il resto com’è la situazione italiana? Si è creata una scena musicale? Ci sono dei festival, dei punti di riferimento, dei locali dove poter suonare?
Oh si, la via italiana esiste, peccato non sia percorribile in Italia!
Prima accennavo al cd Guitar Republic realizzato con Sergio Altamura e Stefano Barone, un bel lavoro che mette in risalto non solo la vostra abilità con la chitarra ma anche i vostri diversi stili, in particolare mi ha colpito il vasto repertorio di sonorità e di suoni che i vostri strumenti riescono a produrre, come è nato questo progetto?
Con Sergio e Stefano ci conosciamo da anni. Sergio l’ho conosciuto intorno al 2005. Mi ha sempre affascinato il suo modo visionario di concepire la composizione per chitarra ed ho sempre apprezzato i suoi show emotivamente coinvolgenti. I sui studi sui suoni, il suo modo di pensare la chitarra come fonte di suoni e le sue stratificazioni timbriche elaborate attraverso la loop-machine sono chiari elementi di una continua ricerca e di una personalità forte. Stefano è stato mio allievo dal 2003 al 2008. Quando ha iniziato a studiare con me suonava già molto bene la chitarra ma ignorava il mondo della “nuova chitarra acustica contemporanea”. Ha lavorato molto duramente perché mosso da una grande curiosità e da un enorme talento. L’ho aiutato a capire alcune tecniche meccaniche, l’ho iniziato alla composizione per questo strumento. Oggi Stefano ha una sua voce personale, chiara negli intenti, impeccabile nelle esecuzioni. Sono davvero felice di aver contribuito a questo.
Guitar Republic è il risultato di un rapporto tra tre amici che rispettano ognuno il lavoro degli altri e che si sforzano di pensare alla musica prima ancora di dimostrare le proprie capacità. Certo, sono intrinseche ai singoli ma vengono usate solo per ottimizzare il risultato finale che è la musica. Il nostro è un lavoro profondo fatto sull’ego di artisti solisti destinati ad accentrare la attenzione sempre su di sé, quindi è una continua terapia votata a togliere piuttosto che a sommare. Siamo musicalmente e chitarristicamente molto diversi tra di noi ma l’alchimia consiste proprio nella convivenza di queste diversità. La nostra idea nascosta tra le righe della nostra musica ha una chiave di lettura politica volta a dimostrare la possibilità di armonia tra elementi a volte antitetici.
Qual è il ruolo dell’Errore nella sua visione musicale? Dove per errore intendo un procedimento erroneo, un’irregolarità nel normale funzionamento di un meccanismo, una discontinuità su una superficie altrimenti uniforme che può portare a nuovi sviluppi e inattese sorprese..
Adoro sbagliare perché la presunta inesattezza mi ricorda quanto ci sia di nuovo oltre ciò che posso aver imparato. Che tristezza una vita esatta, che noia le certezze. Non mi piacciono le religioni con i loro dogmatici approcci alla perfezione, io mi sforzo di seguire lo spirito, l’essenza delle cose ed entrambe le cose si muovono per linee poco chiare perché non sono in superficie. Per afferrarne il senso hanno bisogno di pensiero, meditazione, vuoto ed errori.
Parliamo di marketing. Quanto pensa che sia importante per un musicista moderno? Intendo dire: quanto è determinante essere dei buoni promotori di se stessi e del proprio lavoro nel mondo della musica di oggi?
Penso sia importante avere una visibilità nel mondo della musica. Oggi il raggio è ampio: si va dai quotidiani, alle riviste di settore, ai network video e audio e alla rete... evidentemente bisogna essere presenti ovunque, ma io non sono capace di star dietro a tutto questo e se non fosse per lo straordinario lavoro di mia moglie Stefania probabilmente non sarei presente da nessuna parte, o sicuramente lo sarei molto meno. Capisco che il marketing è una cosa importante, ma confesso il mio bassissimo profilo nel prodigarmi in tutto ciò. Per avere una risposta più esaustiva forse dovrebbe parlare con mia moglie...
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