lunedì 29 agosto 2011

Recensione di Road games di Allan Holdsworth


Disco dalla storia travagliata e complicata questo “Road Games”. Siamo nel 1983, il jazz rock e la fusion conquistano appassionati e i dischi dei “guitar heroes” vendono e vendono bene. Gli addetti ai lavori e gli appassionati di chitarra hanno da tempo messo gli occhi su un chitarrista prodigio, incensato dalla critica, dai colleghi ma sconosciuto al largo pubblico. Forse è giunto il momento per Allan Holdsworth di fare il grande passo e di ricevere gli onori e le soddisfazioni che le sue capacità giustamente chiedono da diversi anni.

Sembra sia il momento giusto: la Warrer Bros si interessa ad Holdsworth e gli propone un contratto per un album con la produzione di Ted Templeman. Tutto sembra andare bene, Allan comincia ad incidere i brani scritti con Paul Williams, quand'ecco spuntare le prime grane: in realtà Templeman intende fare un album solo di Allan Holdsworth che sia zeppo di ospiti e non è interessato a produrre gli I.0.U. e ne tantomeno alla voce di Paul Williams. Lo stesso Van Halen vorrebbe suonare con Allan: da lui ottiene però un rifiuto, il che mette l'«olandesino volante» di pessimo umore. Giustamente Holdsworth, da vero artista, sa che il grosso del pubblico comprerebbe l'album unicamente per la presenza degli ospiti, e non perchè interessato agli I.0.U. Cosi Templeman, fa marcia indietro, diventa irreperibile con il suo pupillo Van Halen, lasciando Allan con metà del materiale inciso, senza p una sala a disposizione. Alla fine, tra mille difficoltà e ritardi, missaggi difficoltosi, e soprattutto con un contratto capestro con la W. Bros (che impone ad Allan di pagare il resto delle spese della sala), esce Road Games, con Chad Wakerman (ex F. Zappa) alla batteria, Jeff Berlin al basso (vecchio amico della B. Bruford band), e parti vocali divise tra Paul Williams e Jack Bruce. Ogni brano è un piccolo capolavoro chitarristico: «Tokyo Dream» presenta a una struttura ritmica insolita e una grande ricerca nei suoni e negli accordi, e vede Allan impegnato nella tecnica dell'hammering finalizzato alla ricerca di soluzioni armoniche inusuali. Tale brano, con cui Holdsworth spesso apre i suoi concerti è godibilissimo per tutti gli amanti del finger tapping, la tecnica a due mani sulla tastiera. In «Water On The Brain” Jeff Berlin si scatena in un assolo definito addirittura storico. Insomma tutto I'album, anche se usci in versione di mini LP, è bellissimo, e vale ad Allan la nomination (!!!) per il «Grammy Award», il premio più ambito per ogni mucista, equivalente ad un oscar in campo cine­matografico . Tutto bene? No. No perché trovare questo mini Ep non è semplice e spesso costicchia, ma vi assicuro che ne vale la pena, è un grande disco e Allan Holdswoth è un grande chitarrista!

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