Luigi Nono - A floresta é jovem e cheja de vida
domenica 25 settembre ore 15.00
Sala degli Arazzi della Fondazione G. Cini
Luigi Nono A floresta é jovem e cheja de vida (1966)
prima audizione della versione a 8 canali con gli interpreti originali su supporto a cura di Veniero Rizzardi con l'assistenza di Alberto Bianco
regia del suono Alvise Vidolin
in collaborazione con Fondazione G. Cini - Istituto per la Musica – laboratorioarazzi, Fondazione Archivio Luigi Nono, Conservatorio Statale di Musica “A. Steffani” Castelfranco Veneto
A floresta é jovem e cheja de vida è una delle opere-chiave della vicenda artistica di Nono. Venne concepita tra il 1965 e il 1966 insieme allo scrittore Giovanni Pirelli come ipotesi di nuovo teatro musicale basato su testi documentari, ossia lettere, dichiarazioni, discorsi, che nell’intento degli autori dovevano riflettere l’esperienza soggettiva della partecipazione, spesso dolorosa o fatale, alle lotte di liberazione anti-imperialistica di quegli anni (Vietnam, Cuba, Angola, ma anche rivolte studentesche e lotte operaie).
A floresta divenne il modello per quasi tutti i lavori che Nono compose nei dieci anni a venire e fu l’opera che, come direttore e regista del suono, accompagnò più a lungo di ogni altra, in numerosi festival e concerti. Per diverse ragioni, prima di tutto per la sua natura di composizione sperimentale, non venne mai fissata in una partitura. Soltanto nel 1998, su insistenza di numerose istituzioni concertistiche che intendevano riproporla, l’editore Ricordi affidò a un compositore - Maurizio Pisati - e a un musicologo - Veniero Rizzardi - l’iniziativa di ricostruire un testo eseguibile basato sulle parti ‘stenografiche’ degli interpreti, sui quaderni di regia di Nono, sui numerosi documenti cartacei, sonori, visivi depositati presso l’Archivio Luigi Nono di Venezia. Ciò che ne risultò è un partitura sui generis che, fedele al dettato di Nono e dettagliata quanto più possibile, rende trasmissibile l’opera a nuove generazioni di esecutori. Un problema fondamentale, tuttavia, che non è possibile sciogliere, riguarda il fatto che ogni nuovo interprete è destinato a ricalcare un modello in gran parte originato dall’improvvisazione senza essere, di necessità, al centro dell’esperimento musicale come lo erano gli esecutori originali.
Questa ricostruzione filologica, a partire da materiali utilizzati per la produzione discografica del 1966, è un'esperimento che intende restituire a floresta nella sua originalità con tutti i suoi interpreti. E può essere curioso scoprire quante e quali personalità vi avessero partecipato. Il nastro magnetico era stato realizzato presso lo storicoStudio di Fonologia musicale della RAI di Milano con l’assistenza di Marino Zuccheri. Questi materiali registrano le voci di Liliana Poli, Kadigia Bove, Elena Vicini, Umberto Troni, Franca Piacentini, Enrica Minini e gli attori delLiving Theatre. Gli strumentisti sono William O. Smith al clarinetto, mentre gli esecutori alle lastre di rame sono diretti da Bruno Canino. A tutto questo si aggiungono suoni di sintesi.
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