lunedì 27 agosto 2012

Recensione di Uses Wrists Grab di Bone, Cuneiform Records, 2003


Il nome del gruppo penso sarà a tutti perfettamente sconosciuto .. spero molto meno i nomi dei musicisti coinvolti in questo “power trio”: Hugh Hopper, dai Soft Machine a una infinità di album solo e collaborazioni, è sempre stato un compositore originalissimo e un bassista estremamente influente e particolare, il tipo che si riconosce dopo aver sentito una sola nota. Musicista, compositore, leader dei Doctor Nerve e programmatore di computer, Nick Didkovsky sembra avere tanti di quei progetti e di quelle possibilità da seguire che non si capisce come faccia ad andare avanti. John Roulat è il batterista dei Forever Einstein di Charles Vrtacek, il cui CD Opportunity Crosses The Bridge e stato prodotto da Didkovsky e secondo le note di copertina i due hanno suonato insieme in una rock band ai tempi del liceo.
Uses Wrist Grab è un disco perfetto per dare la possibilità agli appassionati di chitarra elettrica per ascoltare un grande chitarrista al lavoro in una situazione che sembra studiata per mettere in risalto le sue doti, ovvero: intelligenza, varietà, maturità, passione e dosi massicce di autentico divertimento. L'elemento chiave è la batteria di John Roulat: poliritmica, flessibile, viva, piena di verve, estremamente vera.
Il brano di apertura, To Laugh Uncleanly At The Nurse - già nel repertorio del Fred Frith Guitar Quartet - è interessante. Ma i pezzi forti del disco sono la numero due, Foster Wives, Trophy Air: un bel riff chitarristico di impostazione rock, con un paio di assolo di chitarra decisamente interessanti. Stesso discorso per Chaos, No Pasties, con le chitarre di Didkovsky che completano perfettamente un 'atmosfera cupa e minacciosa. Altre le soprese: ad esempio la versione per sole percussioni (sovraincise) della hopperiana Hotel Romeo, il lavoro di software che richiama alla mente alcune procedure dei Doctor Nerve, le chitarre preparate e sovraincise (e gli accenti ritmici) di Overlife, Part 1.chiude questo disco decisamente interessante le atmosfere meditative della hopperiana Little End Or Beginning.
Spero davvero che molti recupereranno questo CD, che non è "difficile", ma che è altamente creativo.

R.I.P. Hugh Hopper

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