mercoledì 27 gennaio 2010

Intervista a Guido Fichtner seconda parte


Le sue incisioni discografiche sembrano prediligere registrazioni monografiche su autori specifici, come mai questa scelta? Si tratta di specifiche richieste delle case discografiche o è una sua precisa scelta di repertorio?






Non prediligo affatto le registrazioni monografiche, mi piacerebbe fare anche dell’altro. La musica classica occupa una parte piuttosto piccola del grande mercato discografico e quello della chitarra una parte ancora più di nicchia. Le etichette più famose producono più volentieri opere di un solo autore perché più facilmente collocabili in ambito di vendita. In alcuni casi il cd diventa una specie di archivio digitale delle opere dei compositori, più che un vero momento di confronto artistico. E quindi è più facile che un produttore sia attratto dall’integrale delle sonate di Paganini piuttosto che da un recital di brani che vanno da Roncalli a Berio. Inoltre sulla musica contemporanea il produttore paga una forte tassa alla SIAE mentre sulle opere dei compositori del passato, no. C’è una profonda crisi economica e la musica certo ne risente più di altre attività, per cui è facile rispondere alla domanda. Non mi va di spendere soldi per incidere ciò che veramente vorrei e quindi… mi adeguo cercando di affrontare, almeno, lavori interessanti.

Lei sembra prediligere un particolare repertorio, c’è un autore in particolare che esalta in modo specifico il suo modo di suonare e con cui si trova di più a suo agio?






Non credo che dalla mia discografia si evinca quale sia il mio repertorio preferito. Per rispondere direi senz’altro Tarrega e i grandi chitarristi del primo Novecento: Llobet (anche con le sue trascrizioni di Albeniz e Granados), Pujol, Barrios. Credo di esprimermi bene anche suonando Villa-Lobos e certa musica contemporanea. Adoro Bach ma non sono ancora soddisfatto di come lo suono.

I suoi due dischi solisti sono dedicati a due autori particolari come Tarrega e Paganini, come mai queste scelte? Come si è trovato nel rapporto con le case discografiche eco e Dynamic? Come si sono svolte le registrazioni dei dischi e quanto tempo le è stato necessario?






Il Cd di Tarrega faceva parte di un progetto di registrazione della sua opera integrale risalente alla fine degli anni novanta. Il progetto, partito con grande entusiasmo mio e dell’editore della Eco, strada facendo perse un po’ di forza. Ciò avvenne un po’ per la qualità non eccelsa di parte della musica che dovevo affrontare (quando si parla di integrale bisogna suonare proprio tutto), un po’ perché altri lavori ne hanno rallentato il cammino (ma prima o poi lo riprenderò). Uno di questi è stato proprio quello di Paganini. La Dynamic, che da anni sta raccogliendo tutto il possibile materiale di Paganini in vista di un mega cofanetto contenente tutta la sua produzione, mi chiese di incidere la parte relativa alle opere per chitarra sola. Le 37 Sonate sono state pubblicate in un doppio cd nel 2008 e a breve uscirà un altro cd in cui ho registrato le restanti opere. Per le registrazioni mi affido sempre, e sempre mi sono affidato, a Rino Trasi che, oltre ad essere un amico carissimo, compagno di studi e di suonate (da giovani vincemmo il Concorso di Mondovì!) compositore e grande musicista, è uno dei migliori e più richiesti tecnici di registrazione in circolazione. Le incisioni sono state sempre fatte in ambienti naturali con piccole correzioni in studio. Per Tarrega mi è bastata una settimana di sedute più qualche tempo per lo studio, mentre per Paganini mi ci sono voluti quasi sei mesi di sedute a singhiozzo. Il materiale era abbondante e quindi l’ho dovuto affrontare a piccole dosi. Quando un certo numero di sonate erano pronte, le andavamo a registrare.






continua domani

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