martedì 3 luglio 2012

John Zorn: Cobra parte 2



Come dicevamo Zorn si è sempre rifiutato di pubblicare un vero e proprio "metodo dei Game Pieces". Una delle ragione principali è che i Game Pieces nascono in relazione a specifici musicisti e non possono essere considerati in altro modo. Dato che il binomio Game Pieces - musicisti è l'elemento fondante, il valore principale non sta nei singoli frammenti sonori bensì nel saper creare il giusto ensemble, e questa è un cosa che non si può certo schematiz­zare o standardizzare. E a pensarci bene c'è solo una possibilità di imparare veramente una cosa come Cobra: capire come funziona, quindi entrare all'interno di una comunità dinamica e variegata (come quella dei musicisti newyorkesi), guadagnarne il rispetto, impararne le regole implicite. Sebbene questo pezzo contenga delle semplici regole e non delle note su pentagramma e possa potenzialmente essere eseguito da chiuunque, non si tratta di una composizione pensata in termini puramente astratti: sono state pensate originariamente per i diversi linguaggi della nuova scuola di improvvisatori che in quegli anni si stava formando nell’East Side di Manhattan, musicisti con cui Zorn vantava da anni stretti rapporti interpersonali.
 Zorn a riguardo è molto esplicito nelle note della ristampa di Cobra: “To do this music properly is to do it with a community of like-minded musicians and an understanding of tactics, personal dynamics, instrumentation, aesthetics and group chemistry. It's about cooperation, interaction, checks and balances, tension and realese and many more elusive, ineffable things both musical and social. First and foremost it's about playing good music.”
Allo stesso tempo però è anche conscio del fatto che questo tipo di brano e struttura musicale può vivere di vita propria ed essere replicato anche senza la sua presenza: “These pieces can go anywhere anyone wants to take them, and since they live in the underground as part of an oral/aural tradition, this becomes one of the dangers as well as part of the fun. Nevertheless there can be no such thing as a definitive version and I'm sometimes pleasantly surprised by tapes of renegades versions I receive in the mail. As more and more musicians become interested in playing these pieces and my control over individual performances becomes more and more tenuous, it is my hope that this new series of cds documenting my game pieces will show a few of the possibilities and some intended directions.”


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