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Dopo aver posto la nostra attenzione alla matrice pagana della tammurriata e ad alcuni suoi rituali legati al calendario liturgico, appare opportuno evidenziare anche altri aspetti che siffatta forma musicale ha nel corso dei secoli esternato.
Nata come canto di lavoro, ma utilizzata anche nei momenti di svago per alleviare la fatica quotidiana, la tammurriata diviene da subito espressione e strumento per diffondere e consolidare i valori intrinseci l’humus rurale e le modalità di adattamento dell’uomo ai naturali cicli del creato. Difatti, da ottobre a gennaio, quando la natura dorme e si prepara per fiorire nei mesi successivi, anche l’attività dei cultori di tale linguaggio è legata esclusivamente alla preparazione degli strumenti (si ricercano i legni più adatti, si conciano le pelli, si costruiscono o riparano gli strumenti); le prime “suonate” solo a Sant’Antonio (17 gennaio) e a Carnevale e poi, con il risveglio della primavera, l’arrivo dell’estate e il lavoro nei campi… le grandi feste… le lunghe veglie dei pellegrinaggi.
I contenuti sono da ricollegarsi dunque anche alla natura e ai suoi ritmi, ai sentimenti umani più immediati e passionali e quindi al concreto evolversi della vita dell’individuo in una data comunità e in un determinato contesto geografico e storico con precise forme di organizzazione sociale.
Il canto di conseguenza, ricco di metafore, doppi sensi, similitudini ed eufemismi maliziosi, appare poesia “collettiva” e “manifesto” della collettività mentre la musica svolge una vera e propria funzione sociale.
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A questo punto è facile comprendere le piccole varianti che è possibile riscontrare nelle tammurriate delle diverse zone campane anche se, chiaramente, l’elemento portante con il suo ritmo è per tutti la tammorra. Accanto ad essa, però, fanno bella mostra di sé le castagnette, intagliate nel legno di ulivo, limone o arancio e suonate a coppia: quelle “maschio” impugnate con la destra e differenti lievemente di tono dalle “femmine”, impugnate con la sinistra. Ciò rievoca un’antica simbologia secondo la quale nell’uomo è possibile individuare elementi maschili ed elementi femminili, simbologia riscontrabile anche in alcune rappresentazioni iconografiche di Madonne del Meridione che hanno sulla destra il Sole e sulla sinistra la Luna: ovvero il “maschile” ed il “femminile”.
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Esposito Titti
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