INTERVISTA (terza parte)
T: Da anni offri il tuo contributo al gruppo di musica etnica calabrese Agorà. Ce ne parli?
C: Con Agorà ho registrato un disco di grande rigore tradizionale “Tinghi e Tingone” e spesso Agorà è coinvolta in Bastimenti. E’ un gruppo di proposta filologica della tradizione calabrese. Da qualche anno però sto portando avanti un mio personale progetto che coinvolge anche musicisti non necessariamente tradizionali e in cui fa capolino spesso anche qualche sonorità jazz.
T: Com’è nata, invece, la tua collaborazione con Eugenio Bennato nell’ambito di Tarantella Pawer?
C: Con Eugenio Bennato ho suonato insieme in varie occasione (Caulonia, Terni..)
ed è stato molto gratificante lavorare con uno dei miei miti della proposta musicale anni 70. Ho collaborato più organicamente, però, con Peppe Barra, in una tournèe del 1996.
T: Armando Corsi e Mario Arcari, musicisti che hanno suonato per Ivano Fossati e per il compianto Fabrizio De Andrè, collaborano con te nel cd Bastimenti.
C: Questi grandi maestri hanno voluto regalare i loro magici suoni al mio progetto musicale ed è stato entusiasmante veder lavorare insieme Arcari, Corsi, Beppe Quirici, la Filaronia Mediterrenaea e Agorà, tutti coinvolti per la prima di Bastimenti. Quindi zampogne e violoncelli, chitarre battenti, lira calabra , oboe, chitarra classica… il tripudio della musica oltre qualsiasi rigidità di genere.
T: Molte tue composizioni sono state utilizzate da varie trasmissioni televisive: Sereno Variabile, Linea Blu, Porta a Porta, Meteo Rai… Come prende forma un’idea musicale?
C: Io penso che abbiamo già tutto dentro in forma confusa ed oscura (la primigenia sonorità della nascita del cosmo), basta a volte un rumore, un suono di strada e…
Il musicista credo che sia un medium fra le tenebre dell’opera non nata e il suo parto, direi una levatrice. Poi la cultura , la geografia , l’esperienza, la sensibilità fanno il resto.
T: Cosa pensi di comunicare con il tuo repertorio?
C: Che in musica si possono dire cose diverse dalle solite labbra, i tuoi occhi, il batticuore, l’amore, i tuoi capelli ...
La musica è un formidabile strumento culturale ed emozionale , può e a volte deve essere anche impegno civile specie per chi vive in posti socialmente complessi. Ultimamente sto lavorando a urlare in musica l’indignazione contro la mafia.
T: La tua vena artistica comunque non si esaurisce solo nell’essere musicista ma abbraccia il teatro e ultimo anche la letteratura con il progetto che stai portando avanti con Vito Teti e Carmine Abate.
C: Teti e Abate sono due formidabili rappresentanti della cultura calabrese e nazionale: il primo è direttore del dipartimento di etno-antropologia e culture del Mediterraneo all’Unical e Abate (premio Bancarella , premio Napoli …), invece, è lo scrittore della diaspora migratoria .
Lui ha scritto in letteratura quello che io ho scritto in musica, cioè identità e emigrazione, e da qualche tempo stiamo portando nei teatri “La festa del ritorno” (romanzo di Abate), un reading di letteratura e musica.
T: Cataldo Perri: medico per professione , musicista per passione e politico per ….
Come riesci a conciliare tre attività che richiedono una partecipazione pressoché totale della persona?
C: Politico amministratore per dovere civile e perché ad un certo punto ho sentito che non bastava più cantarla la mia terra per dimostrale amore .
Il piccolo paese mi permette di vivere queste tre dimensioni.
E’ faticoso e a volte mi sento miracolato quando riesco a lavorare a nuove ispirazioni.
Ho seguito il mio istinto e le mie passioni. E’ dura , ma ne vale la pena.
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