INTERVISTA (seconda parte)
Esposito Titty: Compagna inseparabile del tuo cammino musicale è da sempre la chitarra battente di cui sei un virtuoso.
Cataldo Perri: La battente è uno strumento magico, il riverbero delle sue corde ricorda la risacca del mare, il suo eterno ritorno , la sua sonorità crea a volte degli strati di trance ossessiva .Io ho quattro battenti di De Bonis , grande insuperato maestro liutaio di Bisignano(CS)e sono diventate le mie compagne di viaggio nei suoni mediterranei
T: Quali caratteristiche deve avere una buona chitarra battente?
C: Buoni legnami: abete rosso, palissandro, acero dei balcani, noce, ebano, castagno ecc.. e poi soprattutto un buon manico , una tastiera e una meccanica precisa.
T: La tecnica da te adoperata per suonare la battente esalta appieno la natura armonico percussiva di questo tipico strumento popolare. Come nasce e come si sviluppa?
C: Quella che adopero io è una tecnica personale e originale, mi è venuta spontanea fin dai primi giorni che ho preso in mano questo strumento che così è diventata nel contempo chitarra di accompagnamento, tamburello e strumento solista. Ogni chitarrista che si approccia alla battente ne ricava sempre qualche tecnica personale , è uno strumento generoso e per certi versi ancora giovane malgrado i suoi quattrocento anni.
T: Quali altri strumenti tipici calabresi utilizzi nei tuoi spettacoli?
C: In Bastimenti in particolare sono coinvolti musicisti tradizionali che suonano la zampogna surdulina (una delle quattro varianti della zampogna calabrese), la lira calabra (originaria dell’isola di Creta), i doppi flauti, la pipìta o ciaramella e il tamburello.
T: Con la battente e le tue musiche hai girato tutto il mondo: Toronto, Spoleto, Stanford, Singapore… portando in giro suoni e colori della tua terra.
C: La musica fa viaggiare la mia anima e spesso anche il mio corpo. Le tappe che ricordo con grande soddisfazione sono Buenos Aires, dove al teatro Coliseo, alla presenza di 2500 persone, ho rappresentato Bastimenti e gli spettatori hanno rivissuto la loro storia in un afflato di grande emozione, e poi Singapore, dove in un teatro gremito ho visto tanti cinesi cimentarsi con la nostra tarantella. Lì ho avuto la conferma dell’universalità del messaggio musicale.
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