giovedì 12 giugno 2008

Giovani Chitarre: Duo “Ad libitum” Giacomo Costantini e Leonardo De Marchi: Intervista di Empedocle70

Empedocle70: Come nasce il vostro amore e interesse per la chitarra?


Leonardo: In modo casuale. Volevo imparare gli accordi delle canzoni dei Beatles e mi iscrissi ad un corso dove venivano insegnati accordi, plettrate... Il mio insegnante di allora faceva lezioni di chitarra classica e da lì ad innamorarsi dello strumento, il passo è stato breve!

Giacomo: Difficile riassumerlo. A due anni mi era stata regalata una chitarra giocattolo, che non sapevo come usare, tant’è che la ruppi dopo poco. Qualche anno dopo mi fu regalata una Eko su cui imparai a strimpellare qualche accordo. Dopodiché, alla fine della scuola elementare decisi di entrare nella scuola media annessa al Conservatorio.

E.: Come nasce il duo Ad libitum e come vi trovate per il repertorio da suonare?


DUO: Anche qui, le cose più belle nascono sempre per caso! L’idea è nata mentre eravamo in viaggio per andare a fare un concorso: abbiamo iniziato ad improvvisare qualche canzone assieme (…abbiamo ricostruito ad orecchio le parti di Friday night in St. Francisco, il mitico disco di Paco De Lucia, John Mc Laughlin e Al di Meola) e da lì abbiamo deciso di iniziare a costruire un repertorio classico.

E.: Qual’è il vostro repertorio preferito, come duo e come solisti?


L: Tra coloro che hanno scritto per chitarra, mi piace particolarmente Castelnuovo-Tedesco per la varietà di situazioni espressive evocate dalla sua musica, dalla grazia della Sonata ai visionari Caprichos de Goya. Mi piacciono molto anche i compositori chitarristi del primo ottocento (Giuliani, Sor, Mertz, Regondi).
G: Il repertorio che mi piace di più è quello di area ispano-americana, compreso quello di radice più spiccatamente folcloristica. Suono molto volentieri Tarrega, Barrios e i compositori del novecento storico spagnolo (Turina, Falla e trascrizioni da Albeniz e Granados).
DUO: I nostri progetti in duo risentono dei nostri gusti “solistici”. Attualmente abbiamo indirizzato – bisogna dirlo, con molto piacere – la nostra attività verso il repertorio dell’ottocento classico (Giuliani e Carulli in particolare). Ci piace molto anche il repertorio prestilagoyano (Petit, Castelnuovo-Tedesco).

E.: I vostri compositori preferiti?


L: Tra i compositori che non hanno scritto per chitarra ho indirizzato da tempo i miei ascolti verso molti compositori della prima metà dell’ottocento, piu’ noti (Beethoven, Schubert, Schumann) e meno noti (Field, Hummel…): quella tra il tardo settecento e i primi decenni dell’ottocento è un’area culturale che mi interessa molto, non solo a livello musicale ma anche filosofico-letterario.



G: Apprezzo particolarmente i compositori del tardo romanticismo (Čajkovskij, Dvořak, ma anche Liszt e Chopin) e ho una grande passione (che si respirava a casa e che mio padre, in particolare, mi ha trasmesso) per il mondo dell’opera. Di conseguenza altri autori per cui nutro un particolare interesse sono Rossini, Verdi e Puccini.

E.: (per Leonardo) hai fatto delle masterclass con chitarristi come Arturo Tallini, Carlo Marchione, Elena Papandreou e Oscar Ghiglia, che ricordi e che esperienze hai avuto con questi musicisti?


L.: Sono state esperienze che hanno inciso molto sulla mia formazione musicale: le accomuna una grande attenzione per il senso di coesione e la consequenzialità nell’interpretazione, che scaturiscono dalla comprensione profonda della materia musicale. Ogni maestro, poi, ha aggiunto qualcosa di particolare: le cose che piu’ mi hanno colpito sono state la profonda consapevolezza stilistica di Arturo Tallini e l’incredibile ricchezza dell’immaginario musicale di Oscar Ghiglia.

E.: Con che chitarre suonate?


L: Suono una Paulino Bernabè del 1985 e una replica Panormo di Fabio Zontini del 2007, incordata con criteri filologici.
G: Io invece suono su una Michele Della Giustina del 1998.

E.: Com’è la vostra esperienza all’interno del Conservatorio Benedetto Marcello?


DUO: Indubbiamente è un’esperienza ricca di stimoli. Abbiamo incontrato persone che ci hanno dato molto sia dal punto di vista musicale che da quello umano. Siamo particolarmente riconoscenti per la nostra formazione solistica a Florindo Baldissera e Giuseppe Pepicelli, mentre in ambito cameristico un ruolo fondamentale l’ha giocato la nostra insegnante di musica da camera, Luisa Messinis.

E.: Al di fuori della musica classica ascoltate altri generi musicali?


DUO: Entrambi ascoltiamo musica italiana d’autore (Giacomo è un esperto del campo!). Inoltre nei nostri gusti musicali rientrano flamenco, bossa-nova e jazz/jazz fusion.

E.: Come vedete la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario?


DUO: I progressi tecnologici a cui ti riferisci hanno aumentato certamente la flessibilità e la fruibilità della musica, ma non tutto ciò che va in questa direzione è da accogliere positivamente. Per esempio, il martellamento costante dei media e l’imperare delle “hit” fanno sì che il pubblico richieda sempre di più canzoni “sciolte” (ad esempio, l’ultimo successo del cantante famoso) e si rivolga con sempre minor frequenza a contenitori multimediali che contengono altre tracce di minor interesse immediato.
Siamo sicuri che questo rappresenti un progresso? Venendo al repertorio classico, crediamo si possa notare in molti casi che la “compressione” in MP3 vada – per lo meno a volte – a scapito della definizione e della qualità del suono. È un prezzo da pagare a tutti i costi?

E.: Qual è stato il vostro concerto più bello?


DUO: Il concerto in duo che più ci ha gratificati, non tanto per affluenza o importanza dell’evento ma per la qualità del messaggio musicale che siamo riusciti a far passare, è stato a novembre 2007 a Castello di Godego, in provincia di Treviso. Abbiamo sperimentato in modo molto intenso il rapporto di scambio reciproco che si instaura tra artisti e pubblico.

E.: Quali sono i vostri prossimi progetti?DUO: Nel breve periodo, contiamo di riuscire a suonare in recital l’intero corpus delle Serenate op. 96 di Carulli. Più avanti comunque non perderemo di vista il repertorio ottocentesco, ma ci rivolgeremo di più al repertorio del novecento, non solo originale (Castelnuovo-Tedesco è in cima alla lista delle nostre priorità e delle nostre preferenze) ma anche di nostre trascrizioni dal pianoforte (Granados, Albeniz).



Grazie per la vostra disponibilità e auguri per la vostra carriera!

Empedocle70

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