Certo, non tutta la musica si presta a questi veri e propri ‘esercizi di cannibalismo’: in ogni caso, l’opera originale viene ‘violentata’ e piegata ad uno scopo ben diverso da quello per cui era stata concepita. La melodia che ad essa si sovrappone la relega in secondo piano, dal momento che l’attenzione è chiaramente spostata sul ‘canto’.
Come definire questa operazione? Imitazione? Parodia? Ovvero, ponendo la domanda in altri termini, che margini di libertà, di re-invenzione formale ha colui che si accinge ad una simile operazione? Da un certo punto di vista ben pochi. La nuova melodia, anche se dotata di una struttura ritmica inedita (necessariamente diversa dall’originale, altrimenti la dipendenza/discendenza dal modello sarebbe troppo manifesta), la nuova melodia, dicevo, è comunque inserita in un contesto armonico preciso e storicamente determinato. Intendiamoci, una variazione melodica su un basso ostinato è più o meno sempre una cosa del genere, tanto più se la parte di accompagnamento tende a ripresentarsi invariata ad ogni occasione. Diverso sarebbe il caso in cui al ‘manipolatore’ fosse concesso l’arbitrio di cambiare a suo piacimento il carattere modale del pezzo.. ma poiché trattasi, in fondo, di un gioco, non si capisce perché farla così lunga con queste sottili dissertazioni! A meno che uno non coltivi ‘giocosamente’ l’ambizione –forse illusoria- di portare a termine il suo tentativo di ‘appropriazione indebita’ , nascondendo strada facendo, per quanto possibile, le prove del suo delitto in modo da non essere scoperto subito ed avere il tempo di darsela a gambe.. Oppure, pur ammettendo esplicitamente l’intento parodistico del gioco, dichiari altresì che esso nasce (nientepopodimeno!) con l’ambizione di mettere in relazione dialettica vecchio e nuovo, sì da ottenere alla fin fine, comunque, un prodotto ‘nuovo’ (mi si perdoni il bisticcio). Gira e rigira, si ritorna a parlare di collage! E cioè di frammenti decontestualizzati e reinseriti in un contesto diverso..
Prendiamo ad esempio la composizione per liuto solo di John Dowland ‘The Frog Galliard’. In questo brano abbiamo un tema sviluppato nelle prime otto misure, con conclusione sulla dominante, cui segue una ripresa leggermente variata con conclusione sulla tonica. Segue poi un frammento di ulteriori sedici misure in cui dell’intero materiale presentato nella prima parte viene offerta una variazione melodica riccamente fiorita di ornamenti e coloriture. Le misure 33/48 propongono invece prima nuovo materiale tematico –con una modulazione che conduce ad una cadenza intermedia sull’accordo di seconda maggiore (doppia dominante)- e siamo ovviamente all’ottava misura del frammento; la seconda parte di questo (41/48), una ripetizione integrale del frammento 9/16, riconduce alla cadenza finale di tonica.. Possiamo tralasciare il seguito, che consiste in ulteriori variazioni di questi frammenti musicali, e limitarci a considerare i due frammenti (1/16 e 33/48) di cui dicevamo: schematicamente A-A’-B-A’, un perfetto esempio di forma ternaria su cui in teoria è possibile costruire qualsiasi tipo di rielaborazione musicale si voglia..
Ma perché ‘The Frog Galliard’? Certo, come ho già dichiarato più volte, Dowland è uno dei miei compositori prediletti.. Ma c’è anche un altro aspetto da mettere in evidenza (e questo, a quel che mi risulta, del tutto nuovo e originale..).
Questa gagliarda infatti è uno dei pezzi forti del repertorio di musica antica del nostro amico Angelo Barricelli.. Che c’entra? Direte voi.. Beh, l’idea è quella di ‘giocare’ partendo da brani di cui si abbiano già delle buone, anzi ottime registrazioni, proponendole, appunto, come ‘basi’ sulle quali qualsivoglia chitarrista può provare a suonare la sua parte (l’inedita variazione melodica), insomma una sorta di ‘minus one’. Ho presentato questa bizzarra idea ad Angelo e poiché anch’egli possiede, non meno del sottoscritto, il gusto del gioco, si è naturalmente dichiarato entusiasta dell’iniziativa.
Propongo quindi il frammento della registrazione di Barricelli, la partitura della nuova parte da suonare nel ‘duo virtuale’, insieme all’originale di Dowland ed infine un file midi, il cui ascolto, volendo, può dare una prima idea di quel che può accadere abbinando le due parti.
http://it.geocities.com/chitarraedintorni/froggalliardbase.mp3
http://it.geocities.com/chitarraedintorni/FROGgalliard.MID
http://it.geocities.com/chitarraedintorni/froggalliardvar1.pdf
Che dire, infine? Chiudendo benevolmente un occhio sulle malefatte del qui presente parodista per vocazione, non capita tutti i giorni di poter suonare in duo, anche se ‘virtualmente’, con un maestro come Angelo Barricelli, per di più mentre interpreta un compositore come John Dowland. O no?
N.B. Dimenticavo di precisare che i suoni della nuova linea melodica sono reali, non trasposti di ottava, come convenzionalmente s’intende nelle partiture per chitarra. Questo è un po' il 'limite' di questi esercizi: perché la nuova melodia sia chiaramente udibile deve estendersi su una gamma di suoni che s'intersechi il meno possibile con la vecchia, quindi l'idea musicale si sviluppa necessariamente sulle note acute.. E sarebbe assurdo scrivere questa parte completamente fuori del pentagramma, raccomandando poi di eseguirla all'ottava bassa ..
Fausto Bottai
Nessun commento:
Posta un commento