Nell'età oscura del tango la stampa pubblicava articoli con titoli assai lontani dal parossismo del XXI secolo; arrivando a scrivere veri e propri necrologi del tango su riviste e giornali: addirittura uno dal titolo ¿Orquestas Tipicas R.I.P? 32 apparve sul settimanale Gente di Buenos Aires nel marzo del 1969, portando alla luce una polemica aperta da diversi giornali che confrontavano i cachet e l'afflusso di pubblico delle orchestre di tango da ballo rispetto ai gruppi che interpretavano altri stili di musica da ballo, nel carnevale di quell'anno. Dal punto di vista commerciale e popolare qualche finestra di luce si aprì agli inizi degli anni '60: la figura del cantante Julio Sosa, che con il suo modo tradizionale di interpretare il tango conquistò il grande pubblico; purtroppo scomparve in un incidente il 26 novembre 1964, il popolo tanguero partecipò a migliaia al suo funerale.
Negli anni '70 e '80 le cose non sono molto cambiate, nemmeno il battagliero Piazzolla riusciva a sfondare nel mercato del tango. Il giornale The Buenos Aires Herald del 28 novembre 1971, facendo la cronaca musicale della settimana precedente, parla di una sala piena per sentire Duke Ellingnton e una sala vuota per Astor Piazzolla33 Un articolo che racconta un concerto di Astor a Montevideo nel 1982 sottolinea una frase di Piazzola rivolta al pubblico: "Voi siete pochi ma buoni"34 Inoltre non bisogna dimenticare che nell'età oscura il tango da ascolto era un articolo di lusso; nei locali dove il "nuovo tango" veniva eseguito i giovani non potevano nemmeno mettere il naso per il costo dell'ingresso e le milongas (balere di tango) erano un divertimento geriatrico.
Anche dopo il trascorrere di molti anni dalla nascita del "tango nuovo"35 la polemica tra i partigiani di un tradizionalismo in veloce agonia e i sostenitori del "tango moderno", rinchiusi in locali come sette esoteriche, non si era ancora placata. Le radio continuavano a diffondere vecchie registrazioni, i cantanti che si presentavano in programmi TV erano vecchie cariatidi che parlavano un linguaggio non più percepito come l'essenza di Buenos Aires; di certo non mancavano nuovi compositori e poeti che creassero tanghi legati a temi d'attualità ma non avevano il dovuto spazio mediatico per farlo.36
Dobbiamo ricordare che durante l'età oscura del tango i governi popolari sono mancati dal potere in Argentina: dal 1965 fino al 1973 i governi argentini furono tutti dittatoriali, quindi poco inclini a soddisfare un bisogno culturale. L'apertura democratica del 1974 con Campora e poi con Peròn aprì una finestra di luce nello sviluppo della cultura popolare, che fu subito richiusa dalla dittatura che dal 1976 si concluse nel 1983.
All'avvicinarsi degli anni '90, dopo il permesso dato dagli USA nel 1983 per restaurare il sistema democratico, il tango esce della sua età oscura. Grazie a molti artisti che hanno lavorato duro e quasi in solitudine, alcuni sperimentando cose nuove altri con proposte di qualità in stile tradizionale, la fiamma del tango non si è mai spenta. Permettetemi di fare alcuni nomi: Astor Piazzolla, Sexteto Mayor, Sexteto Tango, Juan Carlos Copes, Osvaldo Pugliese, Hugo Aisemberg, Eladia Blasquez e sono solo la punta di un iceberg che ha mantenuto viva la fiamma di un arte che rappresenta la cultura Rioplatense. Negli anni '90 il ballo del tango torna ad essere moda in Europa e questa moda ritorna a Buenos Aires, convertendola in un grande luna park del tango.
Forse questo revival va visto con una certa cautela per quanto riguarda il futuro, secondo la tesi di Blas Matamoro: "Il fatto che a Piazzolla fossero aperte le porte del Colòn37 segna la sua morte come avanguardista" lasciando la strada aperta ad un altro innovatore che non si sa se verrà, ponendo un interrogativo sul futuro del tango38. Per altri: "Assistiamo oggi ad un parossismo del tango in Argentina, forse nel mondo intero." e prosegue, riferendosi alle orchestre che si esibiscono: "… nel migliore dei casi, il tango è oggi una ben intenzionata archeologia"39. Ci sono stati alcuni tentativi commerciali di creare un nuovo tango, aggiungendo qualche ritocco elettronico o qualche sonorità "disco", ma se una musica ha un successo immediato di pubblico di sicuro non è musica d'avanguardia, non perché sia di cattiva qualità ma d'avanguardia è per definizione una musica che rompe con il paradigma del gusto dominante.
Noi tangonauti di questa galassia possiamo dormire sogni tranquilli, lo dico per esperienza propria ho vissuto 30 anni di esilio culturale nella mia città, ma alla fine il tango è come l'araba fenice sorge sempre dalle sue ceneri. A presto.
Negli anni '70 e '80 le cose non sono molto cambiate, nemmeno il battagliero Piazzolla riusciva a sfondare nel mercato del tango. Il giornale The Buenos Aires Herald del 28 novembre 1971, facendo la cronaca musicale della settimana precedente, parla di una sala piena per sentire Duke Ellingnton e una sala vuota per Astor Piazzolla33 Un articolo che racconta un concerto di Astor a Montevideo nel 1982 sottolinea una frase di Piazzola rivolta al pubblico: "Voi siete pochi ma buoni"34 Inoltre non bisogna dimenticare che nell'età oscura il tango da ascolto era un articolo di lusso; nei locali dove il "nuovo tango" veniva eseguito i giovani non potevano nemmeno mettere il naso per il costo dell'ingresso e le milongas (balere di tango) erano un divertimento geriatrico.
Anche dopo il trascorrere di molti anni dalla nascita del "tango nuovo"35 la polemica tra i partigiani di un tradizionalismo in veloce agonia e i sostenitori del "tango moderno", rinchiusi in locali come sette esoteriche, non si era ancora placata. Le radio continuavano a diffondere vecchie registrazioni, i cantanti che si presentavano in programmi TV erano vecchie cariatidi che parlavano un linguaggio non più percepito come l'essenza di Buenos Aires; di certo non mancavano nuovi compositori e poeti che creassero tanghi legati a temi d'attualità ma non avevano il dovuto spazio mediatico per farlo.36
Dobbiamo ricordare che durante l'età oscura del tango i governi popolari sono mancati dal potere in Argentina: dal 1965 fino al 1973 i governi argentini furono tutti dittatoriali, quindi poco inclini a soddisfare un bisogno culturale. L'apertura democratica del 1974 con Campora e poi con Peròn aprì una finestra di luce nello sviluppo della cultura popolare, che fu subito richiusa dalla dittatura che dal 1976 si concluse nel 1983.
All'avvicinarsi degli anni '90, dopo il permesso dato dagli USA nel 1983 per restaurare il sistema democratico, il tango esce della sua età oscura. Grazie a molti artisti che hanno lavorato duro e quasi in solitudine, alcuni sperimentando cose nuove altri con proposte di qualità in stile tradizionale, la fiamma del tango non si è mai spenta. Permettetemi di fare alcuni nomi: Astor Piazzolla, Sexteto Mayor, Sexteto Tango, Juan Carlos Copes, Osvaldo Pugliese, Hugo Aisemberg, Eladia Blasquez e sono solo la punta di un iceberg che ha mantenuto viva la fiamma di un arte che rappresenta la cultura Rioplatense. Negli anni '90 il ballo del tango torna ad essere moda in Europa e questa moda ritorna a Buenos Aires, convertendola in un grande luna park del tango.
Forse questo revival va visto con una certa cautela per quanto riguarda il futuro, secondo la tesi di Blas Matamoro: "Il fatto che a Piazzolla fossero aperte le porte del Colòn37 segna la sua morte come avanguardista" lasciando la strada aperta ad un altro innovatore che non si sa se verrà, ponendo un interrogativo sul futuro del tango38. Per altri: "Assistiamo oggi ad un parossismo del tango in Argentina, forse nel mondo intero." e prosegue, riferendosi alle orchestre che si esibiscono: "… nel migliore dei casi, il tango è oggi una ben intenzionata archeologia"39. Ci sono stati alcuni tentativi commerciali di creare un nuovo tango, aggiungendo qualche ritocco elettronico o qualche sonorità "disco", ma se una musica ha un successo immediato di pubblico di sicuro non è musica d'avanguardia, non perché sia di cattiva qualità ma d'avanguardia è per definizione una musica che rompe con il paradigma del gusto dominante.
Noi tangonauti di questa galassia possiamo dormire sogni tranquilli, lo dico per esperienza propria ho vissuto 30 anni di esilio culturale nella mia città, ma alla fine il tango è come l'araba fenice sorge sempre dalle sue ceneri. A presto.
Rubén Andrés Costanzo
5. L'età oscura de Tango. Parte prima
5. L'età oscura de Tango. Parte seconda
5. L'età oscura de Tango. Parte terza
5. L'età oscura de Tango. Parte quarta
5. L'età oscura de Tango. Parte quinta
5. L'età oscura de Tango. Parte sesta
5. L'età oscura de Tango. Parte seconda
5. L'età oscura de Tango. Parte terza
5. L'età oscura de Tango. Parte quarta
5. L'età oscura de Tango. Parte quinta
5. L'età oscura de Tango. Parte sesta
32 ¿Orquestas Tipicas R.I.P? (trad. Orchestre di Tango riposano in pace?) Rivista Gente y la actualidad. Anno 4 n° 190 Buenos Aires 13 marzo 1969
33 Trtto da: Marìa Susana Azzi, Simon Collier. Op. cit. pag. 211
34 Rivista: De mi ciudad la revista di Joventango.Anno 1 n° 1 Montevideo Uruguay giugno 1982
35 1955 Astor Piazzolla fonda il suo Octeto Buenos Aires, il gruppo stabilì un decalogo (presumibilente scritto da Piazzolla) con chiare norme su come dovevano interpretare il tango. In questo anno possiamo stabilire la nascita del "nuevo tango". Vedere:Marìa Susana Azzi, Simon Collier. Op. cit. pag. 115
36 –Victor Taphanel intervista a Chico Novarro, cantante e compositore argentino, creatore insieme a Eladia Blasquez e altri compositori di una nuova poetica sul tango. Victor Taphanel De tango "semos"... per no somos. Rivitsta El pajaro de Fuego. Anno 5 n° 39 Buenos Aires ottubre dicembre 1981.
– Milda Sosa El tango y la busqueda del nostro tempo. Rivista Nacional de Cultrua. Buenos Aires gennaio – febbraio 1978.
– Hector Negro. Respuestas. Rivista Buenos Aires Tango. Anno 1 n° 1 Buenos Aires. Settembre 1970
37 Principale teatro dell'Argentina, dedicato alla lirica e alla musica colta, apre le sue porte a manifestazioni di muisca popolare solo in occasioni straordinarie come nel caso di Astor Piazzolla
38 Blas Matamoro. Piazzolla la vanguardia y después. Rivista Crisis. Anno 1 n°7 Buenos Aires novembre 1973
39 Rafael Filippelli e Federico Monjeau. Fe lindo mientras durò. Contribucines a una critica del tango. Revista Punto di Vista. Anno XXIX n° 86. Buenos Aires. Dicembre 2006
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