Leo Brouwer è un nome storico nell’ambito della musica contemporanea, eccellente chitarrista e interprete, geniale compositore a cui il nostro strumento deve veramente tanto. Di origini cubane ha saputo creare un mix musicale originale riuscendo ad unire le musiche popolari e il gusto per la melodia tipici del suo paese con le avanguardie extra colte europee, creando delle musiche hanno saputo superare i confini nazionali e imporsi nel repertorio chitarristico di tanti bravi interpreti.
Agli inizi degli anni ’80 decide di abbandonare l’attività concertistica per dedicarsi unicamente alla composizione e comunque poche sono state le occasioni di sentirlo suonare dal vivo anche a causa della particolare situazione politica della sua isola natale. E’ quindi con vera gioia che posso posare le mie orecchie su queste registrazioni effettuate in giro per il modo spesso con mezzi di fortuna e riportate alla luce dalla casa discografica italiana indipendente Frame.
Bellissimo sentirlo mentre si muove a suo agio tra avanguardie, tanghi, musiche popolari e sue creazioni.
E’ compito dell’avanguardia rompere il ghiaccio iniziando con la Serenata per un satellite di Bruno Maderna, dove viene richiesta un’improvvisazione radicale su una partitura dove le note sono già tutte scritte ma che offre infinite possibilità di combinazione su un insieme di frammenti musicali che si dispongono sulla pagina in fantasiosi tracciati e percorsi, compito che Brouwer assolve con una versione da lui stesso pre-registrata.
Soluzione che si ripete in Per suonare a due dello stesso Brouwer, per due chitarristi ovvero per un chitarrista dal vivo con un nastro registrato in playback, esempio di opera aperta dove le varie sezioni sono intercambiabili e in cui le due parti si confrontano in un gioco teatrale di contrasti quasi polifonici. Il Brouwer contemporaneo si esprime anche in Canticum, composto per due chitarre e qui suonata con Victor Pellegrini, brano scritto con l'intento didattico di mostrare un campionario delle possibilità stilistiche offerte dalla musica contemporanea e dalla struttura modulare, seguito da uno dei pezzi più famosi e amati quella sua La espiral eterna, audace opera simbolo del Novecento chitarristico nella quale coesistono i risultati delle ricerche sulla trasformazione del suono e del timbro e che mantiene allo stesso tempo un eccezionale impatto emotivo per la trascinante vitalità delle sue linee di forza.
Molto belle le trascrizioni per chitarra di Pantomima e della Danza del molinero di Manuel De Falla, omaggio a un compositore prediletto, dal cui studio ed analisi Brouwer ha saputo trarre esempi e idee per una possibile trasfigurazione del folklore nel mondo classico, così come la Sons de carilhoes di Joao Texeira Guimarres eseguita in duo in modo sincero, poetico e magistrale.
Importante a mio avviso la presenza di brani di estrazione popolare come Two Argentinian Song arrangiate da Jesus Ortega, la Danza dell’Altipiano e della Cancion de Cuna dello stesso Brouwer, tutte rivisitazioni operate lanciando intatta la melodia, creando però armonie, introduzioni, contrappunti, interpolazioni di chiaro sapore contemporaneo.
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