lunedì 5 maggio 2014

Generazione di Fenomeni, saggio e interviste di Andrea Chiarello, prima parte


Che consigli può dare ai giovani chitarristi ? cosa consiglio? Posso solo dire che è una vita veramente dura! ( Julian bream 1995)

Il motivo che mi ha spinto ad approfondire questo argomento è nato dall’esigenza di scoprire quali sono le differenti preparazioni professionali e le varie prospettive per il futuro, confrontando una generazione di giovani chitarristi classici emergenti in Italia con una generazione di chitarristi classici emergenti in Europa e fuori Europa.
Osservando la vita professionale di alcuni chitarristi c. attraverso i più noti social network e leggendo interviste di varie figure rilevanti del panorama classico nel mondo, è nata l’esigenza di saperne di più e cercare di capirne le differenze.
L’obiettivo di questa ricerca sarà quello di  decifrare le  peculiarità culturali che circondano e influenzano la nostra quotidianità, soffermandomi e andando a scrutare,in questo caso,più da vicino i giovani concertisti classici!

Uno dei più influenti musicisti nel panorama classico,ELIOT FISK, dichiara:

”… Williams e Bream hanno insegnato ad una intera generazione ma io non ho avuto questa fortuna; la mia generazione(il mio paese) non ha avuto figure della chitarra importanti come loro …

Questi due rilevanti chitarristi del panorama  mondiale (Williams e Bream) all’inizio della loro attività di didatti si trovavano a Londra, impegnati ad insegnare ad una nuova generazione ciò che gli era stato, a loro volta, insegnato. Non tralasciamo però un particolare, Williams venuto in Italia studiò con Segovia e Bream,  potendo contare su una straordinaria generazione di compositori inglesi che rispondevano alle sue esigenze.

Ecco, da questa riflessione voglio incentrare questa ricerca. Un ipotetico “Eliot Fisk” della nostra generazione,che studia questo strumento,come vive questa situazione? è alla ricerca delle figure importanti come Bream e Williams ? Ma soprattutto gli offrono spazi adeguati per poterlo fare?

A mio parere la storia non insegna,ovvero, abbiamo ancora chitarristi in grado di offrire tanto alle nuove generazioni,ma qualcosa non lo permette (non dimentichiamo che nel 900 l’Italia era la meta più gettonata da chiunque volesse studiare davvero la chitarra classica,grazie alla Scuola napoletana). Ci dovrebbe essere una ri-scoperta della chitarra classica una sorta di educazione musicale; far ascoltare il più possibile questo strumento e valorizzarlo.

Prendo in esame quindi 5 giovani concertisti italiani,vincitori dei più importanti festival, gli farò qualche domanda cercando di capire come vivono questa situazione e quali prospettive hanno per il futuro,confrontando l’idea con altri chitarristi ”oltreoceano”, a cui non potrò porre nessun questionario; ma la biografia , gli studi e il paese in cui vivono mi aiuteranno a mettere a confronto due realtà a mio parere molto differenti.All’inizio di questa piccola ricerca mi sono immerso nel web e nei libri di testo per cercare interviste e masterclass dei  “grandi” della chitarra.
Mi sono imbattuto in delle riviste abbastanza note come  “Sei Corde”e “Chitarre”  datate rispettivamente  ‘94 e ’95 .
Nel Febbraio ’94 il M° J. Bream da una masterclass al Palazzo Budini-Gattai di Firenze.
Tutto quello che disse su autori come Sor, Bach, Villa-lobos, Takemitsu  e tutti i consigli che diede ai chitarristi ( fraseggio, tocco poggiato, suono, unghie, postura , dinamiche ecc.) è riportato sulle due riviste con una rispettiva intervista fatta da una giornalista che era sulle sue tracce da tempo.
Bream rispecchia molto l’artista concentrato sul suo lavoro e sull’insegnamento che , dopo svariati anni di continua ricerca artistica -personale, può dare  molto ad  una generazione volenterosa di approfondire aspetti tecnici-artistici da uno dei baluardi della chitarra classica mondiale. 
Tutto questo ancora persiste; Le nuove generazioni, i nuovi ragazzi che si affacciano a questa arte sentono questa esigenza e sono volenterosi di poter  approfondire i propri studi.
Ho contattato così 5 ragazzi tutti vincitori di festival  internazionali  e conosciuti ormai come “nuove promesse” della chitarra in Italia,  ho posto loro qualche domande per capirne di più sulla questione e gli ho chiesto di dare qualche consiglio ai ragazzi ancora più giovani che si avvicinano a questo strumento. 

Devo ammettere che le risposte dei candidati presi in esame mi hanno stupito molto. 
L’idea dei giovani concertisti classici “maltrattati” e non supportati da manifestazioni,quali festival,masterclass non è del tutto esatta; noto con piacere che la soddisfazione è tanta, come lo è il lavoro e il tempo dedito allo studio. Studio che è ben focalizzato sulle figure didattiche in Italia del quale un giovane studente è in continua ricerca.

SEGOVIA (il quale non avevo ancora citato) ha formato una classe di musicisti e un metodo di studio dal quale ancora oggi ne raccogliamo i frutti e ne possiamo trarre forte ispirazione. Stesse persone che oggi formano i nostri giovani concertisti, soddisfatti poi dal bagaglio imponente che gli viene offerto.
Quindi la realtà che Segovia inseguiva non è molto lontana da noi  (in fondo non sono passati neanche 30 anni dalla sua scomparsa) e le sue idee di concertista e soprattutto di didatta sono quelle che inseguono questi ragazzi.

Le opportunità che questi festival (tantissimi in Italia) possono offrire a dei giovani chitarristi sono opportunità rilevanti per la crescita e “l’incoraggiamento”.
Tutti i candidati presi in esame hanno avuto, negli ultimi 2 anni, attività concertistiche non indifferenti, molte delle quali offerte da festival.
Dopo aver viaggiato per due anni,studiato vari autori e epoche diverse, tra un candidato e l’altro l’esigenze sono abbastanza comuni; Far riscoprire questo strumento, lavorare duro sulla didattica e soprattutto godersi questo momento pieno di attività!

Interviste
  
”… Williams e Bream hanno insegnato ad una intera generazione ma io non ho avuto questa fortuna; la mia generazione(il mio paese) non ha avuto figure Didattiche importanti come loro …”




Andrea De Vitis

1. Partendo da questa citazione di E.Fisk qual’ è la figura didattica italiana a cui fai riferimento,dalla quale pensi di trarre forte ispirazione o con la quale hai avuto l’occasione di studiare?

Devo premettere che il mio iter di formazione musicale è stato piuttosto anomalo rispetto a molti altri chitarristi: dopo l'avviamento alla pratica strumentale con Marco Cerroni e lo studio in Conservatorio con Leonardo De Angelis, il conseguimento della laurea in giurisprudenza mi ha portato a sospendere per alcuni anni il perfezionamento musicale. In seguito, terminati gli studi universitari, ho preferito partecipare a singole masterclass con vari maestri (Carlo Marchionne, Pavel Steidl, Elena Casoli, Piero Bonaguri, Walter Zanetti, Claudio De Angelis, Hugo Gueller, Ernesto Cordero) piuttosto che studiare stabilmente con un solo insegnante. Per questo non ho avuto, nella mia formazione musicale, una figura che costituisse per me un vero punto di riferimento didattico. In Italia sono numerosi i validi concertisti che, attraverso il loro insegnamento, hanno formato giovani chitarristi. E' compito di ciascuno studente scegliere l'insegnante che possa meglio supportarlo nella continua ricerca ed espressione della propria personalità. Per quanto mi riguarda, attualmente sto frequentando il corso di perfezionamento presso l'accademia Tàrrega con Paolo Pegoraro e Adriano Del Sal; inoltre sto approfondendo lo studio della musica contemporanea con Arturo Tallini; infine...mi piacerebbe molto fare lezione con Oscar Ghiglia!

2. Essendo un giovane concertista,sicuramente lo studio giornaliero occuperà molto tempo della tua giornata. Ti senti valorizzato dalle varie organizzazioni chitarristiche(Festival) e soprattutto ti vengono dati spazi adeguati per esibirti?

Durante il 2012 e 2013 ho avuto la possibilità di suonare nell'ambito di importanti festival chitarristici italiani (cito i più "storici": il Convegno internazionale della chitarra di Alessandria, il Festival di Lagonegro, gli Incontri con la chitarra di Milano). La realtà dei festival italiani è molto variegata e dinamica: accanto ad alcuni che riescono, nonostante le grandi difficoltà, a "rimanere sulla piazza" da più di 20 anni, nuove iniziative sorgono ogni anno. Nella mia esperienza, il mio giudizio è positivo e sono soddisfatto dell'attenzione e del rispetto che è riservato ai giovani concertisti; tuttavia non nascondo che in certi casi (pochi per fortuna) la mancanza di professionalità di alcuni organizzatori fa talvolta pensare che le ore di studio dedicate alla preparazione del concerto siano state trascorse invano

3. Sei soddisfatto della didattica del tuo paese? Andresti a studiare il tuo strumento in qualche posto(Paese) in particolare? Se si,dove?

Credo che in Italia vi siano molti validi insegnanti. E' inoltre curioso che tra i didatti più noti a livello internazionale vi siano proprio alcuni chitarristi italiani che insegnano prevalentemente all'estero (tra cui Carlo Marchione, Lorenzo Micheli, Paolo Pegoraro). Credo che potrei valutare di trasferirmi in un altro paese non tanto per motivi di studio quanto per opportunità lavorative: è noto a tutti che all'estero il musicista sia considerato a tutti gli effetti un professionista mentre in Italia (complice la crisi, ormai permanente, e un progressivo imbarbarimento culturale) è molto difficile trasformare la propria attività artistica in un vero e proprio mestiere.

4. Che obbiettivi lavorativi vorresti raggiungere in futuro?

Vorrei pubblicare un cd ed ottenere una maggiore stabilità nella mia attività di insegnamento. Sotto il profilo concertistico, ho già alcune novità: oltre a nuovi brani nel repertorio da concerto, proporrò in alcuni teatri un originale spettacolo per chitarra e voce recitante, con l'esecuzione di opere di Castelnuovo-Tedesco, Bussotti ed alcuni brani inediti. Inoltre nel 2014 vorrei organizzare un nuovo festival chitarristico: avevo già intrapreso questo progetto alcuni anni fa, realizzando una serie di concerti nei dintorni di Roma, tuttavia non ho più avuto modo di dedicarmi a questa attività.

5. Che consiglio senti di dare ai giovani chitarristi come te che vogliono affrontare una carriera da concertista.?

Il mio consiglio è di avere fiducia nelle proprie potenzialità e non scoraggiarsi di fronte alle inevitabili delusioni. Inoltre suggerisco di avere coscienza della propria personalità per cercare di esprimerla in modo pieno attraverso la musica.

continua domani

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