La
prima domanda è sempre quella classica: come è nato il suo amore e
interesse per la chitarra e con quali strumenti suona o ha suonato?
In
realtà il mio interesse per la musica in generale,ed in particolare
per il suono della chitarra risale alla mia infanzia .
In
famiglia si parlava spesso di mia nonna che aveva studiato e suonava
il pianoforte e di mio nonno, mandolinista dilettante nel senso più
nobile del termine.
Mia
zia poi era diplomata in pianoforte .
Mia
madre mi racconta di interi pomeriggi , nelle domeniche invernali ,
trascorsi ad ascoltare arie d'opera oltre che le usuali canzoni-arie
della "Piedigrotta"eseguite dal non insolito duo. Credo, a
quanto mi si racconta, che fosse questa una tradizione molto radicata
nelle famiglie della mia terra .
Intorno
ai miei sette anni sono poi stato folgorato dalla chitarra ( ricordo
di aver sentito dire , da bambino, che se suonata da mani di artista
fosse capace di parlare
e la
cosa mi colpì profondamente……)
Ma
era ancora troppo presto perché potessi prendere lezioni , non era
possibile trovare insegnanti di chitarra classica, come si diceva
allora con molta deferenza, per cui , disponendo in casa di un buon
pianoforte ,incominciai a suonarlo ad orecchio con esiti non cattivi
( ricordo di aver realizzato una mia versione dell'Adagio di Albinoni
e dell'Aria sulla Quarta corda di Bach): In genere tutto quello che
ascoltavo e mi catturava emotivamente diveniva un buon banco di prova
per il mio orecchio.
Le
mie prime vere lezioni di chitarra sono poi arrivate intorno ai 12
anni.
Da
quel momento non ho più lasciato la chitarra.
Sono
passate per le mie mani strumenti di fabbrica ( ricordo di aver
posseduto una Alhambra del 1978, forse la prima arrivata a Bari ed
acquistata in un negozio di strumenti musicali che ora non c'è più)
, poi una Contreras , una Ramirez.
Poi
dal 1990 ho incominciato ad interessarmi a Torres per cui ho chiesto
a Luigi Locatto di realizzare per me una copia storica che ho suonato
per quasi dieci anni con molta soddisfazione.
Le
mie ultime due produzioni discografiche sono state realizzate con una
Manuel Ramirez e con una Panormo.
Come
è nata l’idea di un progetto discografico interamente dedicato
alla forma della Sonata?
Sono
sempre stato attratto dalle forme ampie , che permettono di far
emergere all'ascolto le strutture architettoniche su cui è
costruito un brano.
Amo
molto anche i fogli d'album, ma sono particolarmente a mio agio con
la sonata.
Trovo
che permetta , essendone capaci, di entrare nelle pieghe della
musica, leggerne i continui rimandi e più in generale di offrire una
chiave di lettura del testo in cui è possibile ritrovare più che
altrove la propria idea di cultura;qualcosa che ti rappresenti ,
giacchè per quanto oggettiva possa essere la lettura dell'opera
d'arte, chiunque se ne avvicini compie un'operazione più o meno
cosciente di "interpretazione " per sè e per gli altri.
Ascoltando
la sua musica ho notato la tranquilla serenità con cui lei si
approccia allo strumento indipendentemente dal repertorio, da con chi
sta suonando, dal compositore, dallo strumento che lei adopera
dimostrando sempre un totale controllo sia tecnico che emotivo,
quanto è importante il lavoro sulla tecnica per raggiungere a questo
livello di “sicurezza”?
Più
che di lavoro sulla tecnica ( termine che si presta a grossi
fraintendimenti….) mi piace parlare di formazione strumentale.
Credo
che si tratti di pervenire alla capacità cosciente di soluzione di
ogni dato della scrittura strumentale, e questo deve accadere con
totale attenzione alla sostanza musicale e al riparo da ogni moda
cui il mondo della chitarra è ancora troppo sensibile.
I
contributi degli ultimi anni in tal senso sono ormai all'attenzione
di chiunque voglia capire.
Non
è poi secondario il fattore tempo.
Non
ho mai ritenuto di dover dimostrare niente con il mio lavoro, per cui
mi sono sempre dato il tempo necessario per arrivare a definire il
mio percorso con l'opera che decido di eseguire o di incidere.
Berlioz
disse che comporre per chitarra classica era difficile perché per
farlo bisognava essere innanzitutto chitarristi, questa frase è
stata spesso usata come una giustificazione per l’esiguità del
repertorio di chitarra classica rispetto ad altri strumenti come il
pianoforte e il violino. Allo stesso tempo è stata sempre più
“messa in crisi” dal crescente interesse che la chitarra (vuoi
classica, acustica, elettrica, midi) riscuote nella musica
contemporanea. Come musicista e storico di questo strumento quanto
ritie che ci sia di veritiero ancora nella frase di Berlioz?
All'epoca
certamente parecchio, ma oggi per nostra fortuna molte barriere si
sono sgretolate.La diffusione che lo strumento ha , nelle sue varie
tipizzazioni, fa sì che se non tutti i compositori di rilievo, la
stragrande maggioranza non considerino più la composizione per
chitarra un evento eccezionale o peggio marginale nel proprio corpus
di opere.
Vero
è piuttosto che l'idioma della chitarra , per sua natura, tende ad
escludere i linguaggi alieni per sensibilità alle caratteristiche
espressive dello strumento.
Luciano
Berio ha scritto “la conservazione del passato ha un senso anche
negativo, quanto diventa un modo di dimenticare la musica.
L’ascoltatore ne ricava un’illusione di continuità che gli
permette di selezionare quanto pare confermare quella stessa
continuità e di censurare tutto quanto pare disturbarla”, che
ruolo può assumere la ricerca storica e musicologica in questo
contesto?
Si
tratta di tornare alla matrice originaria di ogni percorso creativo,
cogliendone quegli elementi di verità
che connotano l'atto creativo restituendone la sua essenza, mondata
da tutto quanto gli si sovrappone, tempo , mode, sovrastrutture
culturali e storiche, ignoranza in senso lato.
Credo
che compito di una ricerca musicologica epurata da condizionamenti
di varia natura sia recuperare con consapevolezza ed onestà
intellettuale una autentica capacità di discernimento, ed in genere
di donare strumenti di conoscenza che per la loro correttezza
scientifica possano aiutare a forzare i propri loop
estetico-emotivi.
Ma
anche questo è un percorso che richiede sincera , autentica ed
autonoma apertura mentale.
Insomma,
nessuno può staccarci da quei condizionamenti cui sovente
snobisticamente indulgiamo, se non la nostra rinnovata
consapevolezza.
continua domani
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