Ho,
a volte, la sensazione che nella nostra epoca la storia della musica
scorra senza un particolare interesse per il suo decorso cronologico,
nella nostra discoteca-biblioteca musicale il prima e il dopo, il
passato e il futuro diventano elementi intercambiabili, questo non
può comportare il rischio per un interprete e per un compositore di
una visione uniforme? Di una “globalizzazione” musicale?
Esiste
certamente un fattore tempo
ad influire sulla percezione di noi stessi, figuriamoci per un
linguaggio.
Il
problema tuttavia non risiede però solo e soltanto nella nostra
capacità di percepire una storia in successione di stili, linguaggi
evolventi in nuovi idiomi lessicali, ma ripeto, nella capacità di
ogni singolo di trovare al centro dell'opera composta un nucleo di
pensiero che attualizzandosi continuamente in nuove riletture non
perda il suo potenziale di comunicazione.
Io
credo che le opere di valore per loro natura creino una rete di
relazioni attraverso il loro potenziale espressivo in cui rivive
continuamente un intero mondo di rimandi semantici comune a Bach come
a Beethoven , Telemann o Schoenberg , Vivaldi o Berio e che
attraversa il tempo e lo spazio perché profondamente radicato
nell'essere.
Come
vede la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto
digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario? A volte ho
la sensazione che la possibilità di scaricare tutto, qualunque cosa
da internet gratis abbia creato una frattura all’interno del
desiderio di musica, una sorta di banalizzazione: insomma dov’è la
spinta per un musicista a incidere un disco che con pochi euro riesci
da solo a registrare e stampare quello che vuoi e chiunque può
farlo? Alla fine diventa quasi un gesto quotidiano che si perde in un
mare di download dove scegliere diventa impossibile … stiamo
entrando in un epoca radicalmente diversa da quella che abbiamo
vissuto finora? Come poter scegliere?
E'
per me molto difficile rispondere.
La
scelta consapevole presuppone conoscenza.
Forse
,comunque, bisogna distinguere tra la necessità dell'artista di
lasciare un segno, e la tendenza bulimica del mercato globale in cui
il rischio che tutto sia banalmente uniformato è ormai una dolorosa
realtà!
Ognuno
, a maggior ragione, deve fare le sue scelte e militare nel campo cui
appartiene con convinzione, consapevole che ,se il senso di ciò che
si fa non è fuori da sè, qualcosa rimane , negli altri, tanti o
pochi che siano , nell'aria che ci circonda , a coltivare le nostre e
le altrui vite.
Il
Blog viene letto anche da giovani neodiplomati e diplomandi, che
consigli si sente di dare a chi, dopo anni di studio, ha deciso di
iniziare la carriera di musicista?
Dare
consigli è cosa assai complicata…..!
Forse
l'unica raccomandazione che mi sento di fare è di pesare molto bene
le proprie motivazioni e procedere solo se proprio in fondo non se
ne può fare a meno, ben consci che questo purtroppo non rappresenta
una polizza contro gli inevitabili alti costi della scelta.
Con
chi le piacerebbe suonare e chi le piacerebbe suonare? Che musiche
ascolta di solito?
Mi
piace moltissimo suonare con i miei colleghi e con gli allievi. Trovo
la situazione del duo molto stimolante per un interprete, perché non
è priva di impegno ed apre all'altrui mondo artistico permettendo
di percepirsi con gli occhi dell'altro.
Quali
sono i suoi prossimi progetti? Su cosa sta lavorando?
E'
mia consuetudine lavorare su più idee contemporaneamente finchè non
giungo ad una sintesi convincente.
Al
momento ho in ballo un nuovo progetto cameristico , la prosecuzione
dell'integrale per chitarra e violino di Mauro Giuliani e un nuovo
lavoro sul 900 Chitarristico.
Ultima
domanda, proviamo a voltare verso la musica le tre domande di
J.P.Sartre verso la letteratura: Perché si fa musica? E ancora: qual
è il posto di chi fa musica nella società contemporanea? In quale
misura la musica può contribuire all’evoluzione di questa società?
1-Perché
non se ne può fare a meno.
2-
Al di là di ogni attributo con il quale amiamo contraddistinguere
generi e funzioni, credo che all'uomo di ogni tempo la musica parli
con le stesse parole e che il ruolo del musicista , se pur connotato
e declinato secondo le forme della modernità ,sostanzialmente e per
fortuna conservi, all'artista , intatto il suo ruolo di sempre, cioè
di farsi mediatore tra il concreto e l'intangibile.
3-La
musica è pensiero , linguaggio, arte, quindi agisce in profondità
dando forma continua al vivere.
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