Dal 1970 ha inciso oltre quaranta dischi e tra le sue innumerevoli collaborazioni figurano nomi quali Keith Jarrett, Egberto Gismonti, John Abercrombie, Jan Garbarek, Gary Peacock, Eddie Gomez, Jack DeJohnette, Kenny Wheeler, Gary Burton, John Taylor, Elvin Jones, Freddie Hubbard, Miles Davis, Paul bley ecc. Dagli anni '90 in poi Ralph Towner ha proseguito la sua incessante attività concertistica e in sala d'incisione, alternando collaborazioni molto interessanti (ad es. con Gary Peacock) ad altre decisamente sterili (ad es. col batterista Andrea Marcelli o con Pino Daniele), così come ha proseguito la sua fertile collaborazione con lo storico gruppo degli Oregon.
La costante ricerca di nuovi orizzonti interpretativi ed esecutivi, ha spinto Towner a diversificare le proprie esperienze musicali immergendosi in progetti del tutto particolari e spesso distanti dall'area jazzistica: diverse le sue composizioni per la classica, alcune commissionate da importanti festival e moltissimi i suoi concerti come solista all'interno delle grandi orchestre internazionali, musiche per teatro e danza, per film ("Un'altra vita" della Mazzacurati) e numerosi colonne sonore di documentari. Una carriera ricchissima di contenuti musicali, ambientazioni ed esperienze talvolta distanti o in apparente contraddizione. Si pensi ad esempio anche alla innegabile distanza che intercorre tra le principali influenze musicali che Towner annovera: J.S. Bach, Bill Evans e Igor Stravinskij.
L'avventura musicale di Ralph Towner ricorda in qualche modo quella del grande chitarrista Brasiliano Egberto Gismonti. Vi sono alcune similitudini tra le due carriere:
- la grande propensione alla ricerca e al confronto con stili e culture musicali differenti (cosa peraltro caratteristica anche di John McLaughlin),
- il polistrumentismo che li accomuna nel dividersi tra chitarra e pianoforte.
Ma diverso è l'approccio fisico-mentale con lo strumento oltre che in quello compositivo ed esecutivo. Gismonti è un chitarrista nel quale all'intenso lirismo è accompagnato una forte carica propulsiva e una istintualità più svincolata e più squisitamente "primordiale". Un artista nel quale l'atto della composizione avviene attraverso una "irresponsabilità dell'atto creativo". In Ralph Towner, invece lo stile è caratterizzato da una compostezza classica nella quale si scorge un rigoroso equilibrio formale ereditato dalla preparazione classica, nel quale però avviene una felice integrazione con un senso molto personale dello swing jazzistico (benché Towner prediliga tempi più ampi e dilatati) e una propensione ad una sorprendente commistione di rarefazione e complessità ritmica, ricchezza delle armonizzazioni e intenso lirismo. Non a caso per definire il Towner pianista si è spesso ricorso al confronto con Bill Evans. L'altro aspetto creativo fondante del grande chitarrista americano è basato su un equilibrio costante e armonico tra composizione e improvvisazione, concetto chiaramente esemplificato dalle sue stesse parole: "Quando compongo una song o un lavoro di più vasto respiro, sono profondamente calato nella pura emozione sonora, che manipolo quasi come uno scultore, modellando la materia con un tocco qui e uno lì, nell'attesa che arrivi all'esatta posizione in cui si trovino realizzate le sensazioni che ho in mente. E la determinazione degli spazi improvvisati in un brano è una condizione di lavoro che non può essere lasciata al caso, ma va programmata in anticipo, andando dunque a incastonarsi già nel lavoro di composizione. La composizione di un brano destinato all'improvvisazione deve stabilire l'atmosfera, la collocazione e le regole di sviluppo che bisognerà poi seguire nell'improvvisazione. Nella musica classica le sezioni di sviluppo sono scritte, mentre nella musica improvvisata lo sviluppo è appunto improvvisato dai musicisti. Essi devono dunque avere confidenza con la teoria dell'armonia, le scale, le varietà di tempo e di ritmo, ed essere dei veri e propri compositori a tutti gli effetti. Una buona composizione dovrebbe stabilire un suo forte mondo musicale, tale da poter ispirare improvvisazioni che siano estensioni e sviluppi del feeling e dell'atmosfera presentata dalla sezione scritta*".
La costante ricerca di nuovi orizzonti interpretativi ed esecutivi, ha spinto Towner a diversificare le proprie esperienze musicali immergendosi in progetti del tutto particolari e spesso distanti dall'area jazzistica: diverse le sue composizioni per la classica, alcune commissionate da importanti festival e moltissimi i suoi concerti come solista all'interno delle grandi orchestre internazionali, musiche per teatro e danza, per film ("Un'altra vita" della Mazzacurati) e numerosi colonne sonore di documentari. Una carriera ricchissima di contenuti musicali, ambientazioni ed esperienze talvolta distanti o in apparente contraddizione. Si pensi ad esempio anche alla innegabile distanza che intercorre tra le principali influenze musicali che Towner annovera: J.S. Bach, Bill Evans e Igor Stravinskij.
L'avventura musicale di Ralph Towner ricorda in qualche modo quella del grande chitarrista Brasiliano Egberto Gismonti. Vi sono alcune similitudini tra le due carriere:
- la grande propensione alla ricerca e al confronto con stili e culture musicali differenti (cosa peraltro caratteristica anche di John McLaughlin),
- il polistrumentismo che li accomuna nel dividersi tra chitarra e pianoforte.
Ma diverso è l'approccio fisico-mentale con lo strumento oltre che in quello compositivo ed esecutivo. Gismonti è un chitarrista nel quale all'intenso lirismo è accompagnato una forte carica propulsiva e una istintualità più svincolata e più squisitamente "primordiale". Un artista nel quale l'atto della composizione avviene attraverso una "irresponsabilità dell'atto creativo". In Ralph Towner, invece lo stile è caratterizzato da una compostezza classica nella quale si scorge un rigoroso equilibrio formale ereditato dalla preparazione classica, nel quale però avviene una felice integrazione con un senso molto personale dello swing jazzistico (benché Towner prediliga tempi più ampi e dilatati) e una propensione ad una sorprendente commistione di rarefazione e complessità ritmica, ricchezza delle armonizzazioni e intenso lirismo. Non a caso per definire il Towner pianista si è spesso ricorso al confronto con Bill Evans. L'altro aspetto creativo fondante del grande chitarrista americano è basato su un equilibrio costante e armonico tra composizione e improvvisazione, concetto chiaramente esemplificato dalle sue stesse parole: "Quando compongo una song o un lavoro di più vasto respiro, sono profondamente calato nella pura emozione sonora, che manipolo quasi come uno scultore, modellando la materia con un tocco qui e uno lì, nell'attesa che arrivi all'esatta posizione in cui si trovino realizzate le sensazioni che ho in mente. E la determinazione degli spazi improvvisati in un brano è una condizione di lavoro che non può essere lasciata al caso, ma va programmata in anticipo, andando dunque a incastonarsi già nel lavoro di composizione. La composizione di un brano destinato all'improvvisazione deve stabilire l'atmosfera, la collocazione e le regole di sviluppo che bisognerà poi seguire nell'improvvisazione. Nella musica classica le sezioni di sviluppo sono scritte, mentre nella musica improvvisata lo sviluppo è appunto improvvisato dai musicisti. Essi devono dunque avere confidenza con la teoria dell'armonia, le scale, le varietà di tempo e di ritmo, ed essere dei veri e propri compositori a tutti gli effetti. Una buona composizione dovrebbe stabilire un suo forte mondo musicale, tale da poter ispirare improvvisazioni che siano estensioni e sviluppi del feeling e dell'atmosfera presentata dalla sezione scritta*".
Il chitarrista e compositore americano riesce a mescolare, ricontestualizzandole completamente, diverse esperienze musicali (dalla classica al jazz, dal flamenco alla bossa nova) senza però toccare versanti come lo swing o il blues e prediligendo quei tempi ampi e dilatati, mai marcati da una ritmicità quadrata.
Towner usa in maniera discreta e mai esibita, ma allo stesso tempo molto espressiva, gli armonici, che diventano cifra delle sue scelte stilistiche.
Empedocle70
* RALPH TOWNER. IL PROUSTIANO di Gianfranco Salvatore Intervista a RALPH TOWNER realizzata il pubblicata su 'Fare Musica', dicembre 1992 http://www.gianfrancosalvatore.it/incontri/ralphtowner.html
4 commenti:
Bello l'articolo sul grande Ralph Towner. Sicuramente un musicista fuori dal comune...
Dici bene Benedetto, ho conosciuto Ralph Towner nel 1989 dopo uno splendido concerto degli Oregon. E' una persona gentilissima, ero con 2 amici, avevamo tra i 18 e i 16 anni e su nostra richiesta ci accompagnò sul palco a mostrarci le sue chitarre .... una grande emozione
Empedocle
Complimenti per l'articolo, molto accurato. Una cosa importante che accomuna Towner e Gismonti è che entrambi sono compositori preparati e suonano molto bene anche il pianoforte.Tra l'altro Towner l'ho intervistato per la mia tesi di laurea :)
grazie! li adoro tutti e due .. grandi musicisti, persone generose :)
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