venerdì 26 settembre 2008

Millesuoni. Deleuze, Guattari e la musica elettronica, recensione di Empedocle70

"Millesuoni. Deleuze, Guattari e la musica elettronica" (Cronopio, 2006)

Autore: Roberto Paci Dalò, Emanuele Quinz (a cura di)

Luogo: Napoli

Editore: Edizioni Cronopio

Anno: 2006

Prezzo: € 14,50

La filosofia di Gilles Deleuze si sta dimostrando a distanza di oltre 10 anni dalla sua morte come una delle forme più interessanti di indagine e di interpretazione della modernità. Molti dei suoi saggi, scritti in collaborazione con lo psicologo militante Felix Guattari tra il 1966 e il 1995 (anno della morte di Deleuze), si rivelano sorprendenti, se non addiruttura profetici, anticipatori dell'epoca attuale, caratterizzata da un generalizzata assenza di un centro o dei suoi centri per diventare "un corpo senza organi". Sono tante le invenzioni dei due francesi che sembrano adattarsi alla realtà postuma della nuova elettronica: la teoria della musica come atto di deterritorializzazione, i concetti come "rizoma", "spazio liscio" e "spazio striato", il "tempo pulsato" e il "tempo non pulsato".Questo volume offre per la prima volta al pubblico italiano la storia dell'incontro tra la filosofia di Deleuze e Guattari e la musica elettronica. Una storia che comincia, forse, quando Deleuze partecipa nel 1972 alla registrazione del disco Electronique Guerrilla del gruppo rock sperimentale Heldon, prestando la sua voce a un frammento di Umano, troppo umano di Nietzsche.Per ripercorrere questa storia, complessa e ricca, Emanuele Quinz esplora alcuni concetti-chiave a partire dai quali Deleuze e Guattari hanno elaborato la loro riflessione sulla musica. Seguono una serie di analisi (Murphy, Cox, Franck), derivate da àmbiti geografici e teorici diversi, che disegnano la storia dell'impatto del pensiero dei due filosofi sulla musica elettronica sperimentale. I testi di Hinant, Szepanski e l'intervista a Paul D. Miller, alias DJ Spooky, introducono le testimonianze di chi ha integrato il pensiero di Deleuze e Guattari nella pratica della produzione musicale.
Sebbene l'attenzione speculativa del filosofo francese non si sia concentrata esclusivamente sugli aspetti artistici della società moderna e che, quand'anche l'ha fatto, i punti di riferimento culturali nello specifico musicale siano stati maggiormente quei compositori legati alla contemporaneità più "accademica" come Varèse, Boulez, Cage o Berio, da diverso tempo le sue teorie sono attecchite in un sottobosco legato a un’altra visione (sicuramente meno accademica) della contemporaneità, in particolare agli artisti legati alle case discografiche Mille Plateaux e Sub Rosa.
Si può parlare infatti di un vero e proprio rapporto di stima nei confronti di Deleuze da parte di persone come Guy-Marc Hinant, co-direttore dell'etichetta belga Sub Rosa, o come Achim Szepanski, patron di un'altra etichetta, la tedesca Mille Plateaux. Entrambi, a brevissima distanza dalla morte di Deleuze, pubblicano due raccolte di musica elettronica a lui dedicate (rispettivamente Folds And Rhizomes e In Memoriam Gilles Deleuze) che includono i contributi, tra gli altri di: Scanner, David Shea e Tobias Hazan, Oval, Mouse On Mars, Jim O'Rourke, Dj Spooky. Quasi una forma di eredità musicale-rizomatica, a testimonianza del fatto che una generazione si è infatuata di un filosofo che ha indicato con sottigliezza una strada possibile, quella che però, secondo quello che siamo abituati a pensare, somiglia a tutto fuorché ad un univoco percorso rettilineo.

Empedocle70

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