venerdì 5 settembre 2008

Speciale SoloDuo: Matteo Mela e Lorenzo Micheli - Intervista di Empedocle70 parte prima

Empedocle70: Come è nata la vostra collaborazione con il progetto Guitar Collection della Stradivarius e come vi trovate con questa casa discografica?

[LM] Ho cominciato a lavorare con Stradivarius una decina di anni fa, con la registrazione delle opere di Dionisio Aguado. All’epoca Frédéric Zigante, che è stato il mio maestro per molti anni ed è per me tuttora un’indispensabile figura di riferimento, stava lanciando la Guitar Collection con la sua incisione di Villa-Lobos. Io avevo appena vinto il primo premio al Guitar Foundation of America Competition, avevo firmato un contratto con la Naxos (con la quale avrei pubblicato un disco su Castelnuovo-Tedesco) e avevo pronto un master: Frédéric decise che questo master sarebbe diventato il secondo volume della collana. Qualche anno dopo, quando io e Matteo muovevamo i primi passi come duo e portavamo in giro un programma di musica da camera con gli archi del Trio di Parma, proponemmo a Stradivarius di incidere i Quartetti di De Fossa. E cosi, anno dopo anno, abbiamo rinsaldato questa sinergia, che continua a dare ottimi frutti e che a tutt’oggi conta quattro dischi (oltre ai già menzionati Aguado e de Fossa ci sono il disco con le opera omnia di Piazzolla e il CD sugli autori del Seicento italiano).


E: Nelle vostre incisioni discografiche sembrate prediligere registrazioni monografiche, concentrandovi su autori specifici. Come mai questa scelta? Si tratta di specifiche richieste delle case discografiche o di una vostra precisa scelta professionale?

[LM] Direi che non c’è un motivo unico e preciso, quanto piuttosto una concomitanza di ragioni. Un disco monografico (con tutto il lungo lavoro di preparazione che gli sta dietro) rappresenta innanzi tutto un “tuffo” nei meandri più profondi dell’opera e della vita di un autore: significa ripercorrere passo dopo passo un percorso creativo, comprendere ciò che è venuto dopo attraverso la conoscenza di ciò che è stato prima (e viceversa), entrare a contatto con una parte significativa delle idee, delle idiosincrasie, delle passioni di una persona. C’è poi una considerazione legata a esigenze di catalogo delle case discografiche: il disco monografico è più identificabile, più facilmente classificabile e quindi – in ultima analisi – più agevolmente commercializzabile. Da ultimo bisognerebbe ricordare il fatto che il disco monografico possiede un valore intrinseco come documento artistico e storico, come mezzo di divulgazione e di conoscenza musicale, come strumento di lavoro.


E.: Nel vostro ultimo cd per la Stradivarius, “La Suave Melodia”, sperimentate la formula del trio di strumenti a pizzico in compagnia di Massimo Lonardi, una soluzione piuttosto insolita. Come mai questa scelta?

[MM] Da tempo lavoriamo al repertorio barocco su strumenti originali (la chitarra barocca e la tiorba) con Massimo Lonardi, che prima di essere un maestro nel senso più nobile e prezioso del termine è un carissimo amico. Massimo ci ha guidati passo a passo alla scoperta del repertorio antico per strumenti a pizzico, e ha avuto l’idea di creare un trio in cui i nostri due strumenti (la tiorba di Lorenzo e la mia chitarra barocca) trovassero un contraltare perfetto nel suo arciliuto. Questa combinazione, che è molto versatile perché tutti e tre gli strumenti sono perfetti per realizzare il continuo ma sono anche impiegabili come strumenti solisti, permette di affrontare tanto il repertorio originale del ‘600 e ‘700 per strumenti a pizzico quanto – è il caso del disco su Andrea Falconieri – la musica “per ogni sorta di strumenti”.


E: Sono rimasti sinceramente colpito dal disco monografico dedicato alle musiche di Astor Piazzolla: come mai la scelta di questo artista, visto che le vostre uscite discografiche precedenti erano più orientate al repertorio ottocentesco e romantico e come è nata la collaborazione con un artista come Per Arne Glorvigen?

[MM] Ho in repertorio i Cinco piezas per chitarra sola del compositore argentino da moltissimo tempo; e lo stesso si può dire della Tango Suite, che ho eseguito per tanti anni con Giampaolo Bandini (prima) e con Lorenzo, e dell’Histoire du Tango, su cui ho lavorato a lungo con Ivan Rabaglia. L’affinità e l’interesse che ho sempre provato nei confronti della musica di Piazzolla mi hanno spinto a mettere in cantiere, cinque o sei anni fa, questo progetto. Quando si è deciso di includere anche il Concerto per bandoneon e chitarra mi sono messo in cerca di un bandoneonista. Un comune amico mi ha introdotto a Per Arne Glorvigen, un personaggio dal talento e dal carisma incredibili, che in Norvegia è considerato una celebrità nazionale. Per Arne ha accettato con entusiasmo di far parte del grupo di musicisti, e così, dopo una serie di concerti insieme nell’inverno del 2004, abbiamo registrato l’Omaggio a Liegi. I rapporti con lui sono rimasti molto stretti, tanto che non più tardi di qualche mese fa abbiamo eseguito in Olanda un suo pezzo per bandoneon e chitarra.

E: Ho notato che le note dei libretti che accompagnano i vostri cd sono state scritte direttamente da Lorenzo Micheli. Le ho sempre trovate ben scritte e ricche di informazioni interessanti, segnale di una attenzione non solo verso la musica ma anche verso gli scritti musicali: pensi di dare un seguito realizzando anche un’attività editoriale oltre a quella discografica?





[LM] Ho sempre sentito l’esigenza di affiancare all’attività strettamente musicale una riflessione di tipo storico e teorico che mi aiutasse a dare ordine e sistematicità alle idee e alle intuizioni musicali: credo che sia un retaggio dei miei studi universitari classici, oltre a essere il frutto della mia passione insana per la parola scritta. Da tanti anni collaboro con riviste come “Il Fronimo” e “Guitar Forum”, per le quali ho scritto saggi e articoli su questioni di storia e prassi della letteratura, e a un certo punto la decisione di scrivere le note dei libretti è venuta in modo naturale

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