mercoledì 24 settembre 2008

Naqoyqatsi (Life as War) di Godfrey Reggio, recensione di Empedocle70


Titolo: Naqoyqatsi (Life as War)

Regia: Godfrey Reggio

Fotografia: Russell Lee Fine

Nazionalità: USA, 2002

Durata: 1h. 09'


Musiche di Philip Glass


Nel 1983 Godfrey Reggio sperimenta con successo un cinema diverso, irraccontabile, dalla incredibile potenza visiva e comunicazionale, basato sulla combinazione di musica ed immagini per trasmettere i ritmi della natura e i pericoli del progresso. Il film è "Koyaanisqatsi", che ottiene un discreto successo anche in Italia, seguito nel 1988 da "Powaqqatsi" nel 1988, ed ora dalla conclusione della trilogia chiamata"Naqoyqatsi. ". Tutti i titoli sono tratti dalla lingua Hopi, pellerossa dell'Arizona, e si tratta in tutti e tre i casi di film privi di dialogo, un collage non-stop di immagini tratte dalla vita reale, con lo scopo di denunciare situazioni nelle quali l'uomo con le sue scelte e le sue creazioni crea danni irreversibili a se stesso, ai suoi simili, agli animali: insomma a tutto il pianeta. L'inizio di Naqoyqatsi, il cui titolo significa, tradotto letteralmente, "L'un l'altro uccidere molti vita", è bellissimo e potente, con una Torre di Babele che racchiude simbolicamente l'umanità di cui Godfrey Reggio si accinge a parlare. Questa volta le immagini meravigliose montate in poco più di un'ora di pellicola ci parlano appunto di guerra, di nuove bombe sempre più micidiali, di alimenti che distruggono il nostro corpo, di fumo, alcool, droga. Ci raccontano la nostra dipendenza dai McDonald come dalle sigarette, dagli psicofarmaci e dalla TV, dai telefonini e da tutto ciò che ci crea l'illusione della perfezione.
Più efficace dove sono originalità e bellezza ad avere il sopravvento (gli anelli di fumo, le tante immagini che sfumano in cangianti acquerelli, i viaggi nei frattali), perde in intensità quando cerca a tutti i costi di lanciare un messaggio contro i rischi di una disumanizzazione tecnologica. Oppure quando ricorre all'ennesimo campionario di varia umanità, soffermandosi sull'espressività di singoli volti. Addirittura kitsch il collage di miti del millennio, attraverso i primi piani di sosia di personaggi famosi. In una fuga acceleratissima (quanto lo è la tecnologia nella quale viviamo ogni giorno) incalzata dalla stupenda colonna sonora, i flash del nostro mondo si susseguono, mostrandoci senza remore ma con molta poesia quello che tutti sappiamo ma teniamo nascosto a noi stessi: che stiamo distruggendo il mondo in cui viviamo, e che se non ci fermiamo non solo saremo certi di non lasciare nulla ai nostri figli, ma anche noi avremo ben poco da godere.Di diverso, rispetto ai precursori, c'è un cospicuo utilizzo della computer-grafica. Scelta che ha sicuramente facilitato la realizzazione, garantendo una pressoché totale libertà espressiva, ma ha un po' raffreddato il risultato. In ogni caso, davvero belle e coinvolgenti, proprio perché svincolate dall'esposizione di una tesi e libere di dare sfogo ad una ricezione irrazionale, le musiche di Philip Glass, arricchite dalla presenza del violoncellista Yo Yo Ma.
http://naqoy.com/
http://koyaanisqatsi.org/

Empedocle70

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