4. Il Futurismo italiano è portatore di una tale carica distruttiva, di una volontà di ricostruire ex-novo, che si può riscontrare, in quell'epoca, solo nelle avanguardie russe. Tra le ragioni di questo comportamento di una certa importanza fu la coscienza del provincialismo della cultura e dell’arte ottocentesca italiana, rimaste ai margini dei grandi movimenti di pensiero europei.
Ferma nell’ammirazione di un passato grandioso, trasformata dal turismo in un museo un po' polveroso, l’Italia del tempo dei Futuristi, che è anche l’Italia di Benedetto Croce e di Pirandello, vuole entrare di forza nella cultura europea, con una propria originalità.
Marinetti e i suoi amici non ritengono che l’estetismo decadente di D’Annunzio o la politica megalomane di Crispi possano svolgere questa funzione: con intolleranza e con una disposizione di spirito non aliena da totalitarismo - alcuni dei futuristi saranno sostenitori della politica interventista e aderiranno poi al fascismo - i futuristi intendono imporsi a qualunque costo.
E non si tratta soltanto di respingere gli stili e le forme, le tecniche tradizionali, ma anche e soprattutto i contenuti dell'arte e della cultura in generale: il futurismo tenderà infatti ad esaltare enormemente il mondo moderno, con le sue città, le industrie, le sue macchine. Famosa è la frase di Marinetti sull’automobile, "più bella della Vittoria di Samotracia".
Il macchinismo e l’ansia della velocità che hanno mutato la vita dell’uomo, il suo ambiente, le sue abitudini, sono i nuovi miti futuristi. Nell’impeto rivoluzionario che lo induce a prendere in considerazione le più varie manifestazioni della vita e della cultura, che lo spinge a rifiutare ogni categoria precostituita sta, insieme, il limite del Futurismo e il suo incontestabile valore: limite in quanto i propositi futuristi a confronto con la pluralità degli obiettivi appariranno a volte ingenuamente generici; valore in quanto la pluralità degli obiettivi stabilisce una interdipendenza, uno sconfinamento tra i diversi campi d’azione, del pensiero e dell’arte, che sarà motivo ricorrente nelle avanguardie del Novecento.
Per quanto riguarda il rinnovamento del linguaggio figurativo, appare stimolo fondamentale la ricerca della rappresentazione del movimento, dell’energia dinamica, attraverso l’evidenziazione di linee-forza, l’indagine dei rapporti tra oggetto e spazio nella simultaneità dei moti; e se la scomposizione della forma e il geometrismo possono accostare i futuristi ai cubisti, l’uso del colore li distingue fondamentalmente: nei primi è vivace, puro, esuberante, di discendenza neoimpressionista, nei secondi sobrio, tendente al monocromo.
Ma la volontà innovatrice del Futurismo si esprime nel modo più possente e coerente nell’attività di Boccioni, concentrata nel breve volgere degli anni tra il 1910 e il 1916, tutta tesa a scoprire del vitalismo futurista i risvolti più profondi, cosmici e drammatici
- avanguardia e risoluzione - frequenze e sentenze - movimento e manifesto - velocità e dinamismo
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