martedì 19 febbraio 2013

Intervista a Sergi Boal, prima parte




Ciao Sergi, benvenuto nel Blog Chitarra e Dintorni ... come è iniziato il tuo amore e interesse per la chitarra e con che strumenti suoni o hai suonato?

Ho cominciato ad ascoltare musica ai 13-14 anni; quando ero più piccolo, non mi interessava. Mi ricordo che una volta a Natale mi hanno regalato una chitarra e mi sono arrabbiato perché non sapevo che farne. Da bambino volevo fare l’oceanografo perché mi piacevano gli animali ma di musica non volevo saperne! Qualche mese dopo, ho visto un concerto in TV che si chiamava “Leggende della chitarra di Siviglia” dove apparivano Joe Satriani, Steve Vai e altri. È stata una vera e propria rivelazione! Certo però, assomiglio di più a Nick Drake che a Joe Satriani...
Suono la chitarra classica e spagnola e il liuto arabo. Mi piacerebbe continuare la mia formazione imparando a suonare altri strumenti, soprattutto a percussione.

Qual'è la tua formazione musicale, con che insegnanti hai suonato e che impronta hanno lasciato nella tua musica? Qual'è il tuo background musicale?

Ho studiato chitarra classica con il chitarrista colombiano Juan Mario Cellar per 8 anni. Grazie al mio maestro ho cominciato a familiarizzarmi con i ritmi sudamericani, soprattutto con quelli del brasiliano Baden Powell, che tuttora sono presenti nella mia musica.
Ho studiato anche chitarra flamenca, ma gran parte di quello che so, l’ho imparato da autodidatta, ascoltando i grandi chitarristi ( Hendrix, Jimmy Page, Paco de Lucia..)
Dei miei professori mi restano soprattutto i loro saggi consigli; mi hanno insegnato ad aver pazienza (la chitarra è uno strumento ribelle), e soprattutto molta costanza.

Parliamo di marketing. Quanto pensi sia importante per un musicista nei nostri tempi? Voglio dire: quanto è importante essere un buon promoter di se stessi e della propria musica oggigiorno?

Il marketing è praticamente tutto! (molto spesso è più importante della musica stessa ma per fortuna non sempre!)
Il marketing è stato importantissimo anche in passato, non solo adesso. Quando andiamo a un concerto, non vogliamo ascoltare soltanto la musica ma guardiamo il pakaging, il personaggio, quello che ci trasmette: in alcuni casi c’è qualcosa di vero sotto la maschera, in altri no...
Chi va a un concerto dei Coldplay, nel 70% dei casi non conosce le loro canzoni. Va a vedere lo spettacolo per poter dire di esserci stato. Puro marketing. 
Tornando alla domanda, essere manager di se stessi è stancante. Credo che i musicisti debbano creare e basta; il fatto di essere indipendenti e di auto-prodursi  non è incompatibile con la presenza di un manager che si occupi del loro marketing. Finora ho sempre fatto tutto da solo ma non mi dispiacerebbe che ci fosse qualcuno al mio fianco che si occupasse di certe cose, il marketing appunto.

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