Come descriveresti la tua musica? Parlaci dell'ultimo tuo lavoro uscito con Acustronica e AlchEmistica?
La
mia musica scorre. Mi
piace pensare alla pioggia. Nel
momento di suonare non mi metto limiti; semplicemente suono,
improvviso, anche durante le registrazioni... Le
5 canzoni dell’EP " cercle",
sono state registrate al primo colpo, e pur avendo una linea di
lavoro, in alcuni punti sono improvvisate; ecco perché nelle mie
registrazioni ci sono “piccoli errori” che non ho voluto
cancellare...
Nei
miei concerti faccio lo stesso; neanch’io so quello che suonerò;
c’è il rischio che il risultato sia pessimo o meraviglioso. Devo
dire che ciò mi affascina.
"Nylonand Turtle" (acustronica) è un album di chitarra contemporanea
di composizioni proprie nel quale mostro chi sono... e credo che
quest’album definisca molto bene il mio stile....
In
"silenci", il mio secondo album, pubblicato da Acustronica,
ho composto tutti i pezzi e introduco altri strumenti, come il
violoncello, la tromba, e ovviamente la voce. Son canzoni più
elaborate, con una linea più definita...sono soddisfatto del
risultato perché in ogni canzone cerco di raggiungere l’essenza;
ognuna è diversa anche se il mio stile è riconoscibile in ognuna.
Nel
mio terzo cd, che viene pubblicato in AlchEmistica e Acustronica,
ritorno a una linea più sperimentale, di pura chitarra, con un suono
molto ambientale, avvolgente, libero. Sono entusiasta di questo nuovo
suono che sono riuscito a raggiungere in
questo lavoro.
Ho, a volte, la sensazione che nella nostra epoca la storia della musica scorra senza un particolare interesse per il suo decorso cronologico, nella nostra discoteca-biblioteca musicale il prima e il dopo, il passato e il futuro diventano elementi intercambiabili, questo non può comportare il rischio per un interprete e per un compositore di una visione uniforme? Di una “globalizzazione” musicale?
È
un problema. Ascolto
Debussy e poi i Radiohead e poi ancora Chet Baker: da pazzi!
L’arte
è evoluzione; senza le basi, senza conoscere le proprie radici, è
difficile creare o innovare... C’è una frase che sintetizza quello
che voglio dire: per creare, devi dimenticare ciò che hai imparato;
prima però devi impararlo!
Luciano Berio ha scritto “la conservazione del passato ha un senso anche negativo, quanto diventa un modo di dimenticare la musica. L’ascoltatore ne ricava un’illusione di continuità che gli permette di selezionare quanto pare confermare quella stessa continuità e di censurare tutto quanto pare disturbarla”, che ruolo possono assumere la musica e i compositori contemporanei in questo contesto?
L’improvvisazione
come fatto a sé stante, non ha senso… il fine ultimo è
comunicare, raccontare una storia attraverso la musica. Secondo me,
il passato è necessario per creare qualcosa di nuovo.
Paco
de lucia, dopo aver studiato il passato, ha creato un nuovo mondo
nella chitarra e ha rivoluzionato il Flamenco.
Dobbiamo
preservare il passato....ma non imitarlo; ascolto molti gruppi che
cercano di imitare gli anni ’40 o ‘60. Credo che ciò non abbia
senso, semplicemente ubbidisce a logiche di mercato.
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