venerdì 7 novembre 2008

Speciale Duo Claudio Maccari- Paolo Pugliese: Intervista di Empedocle70 parte prima


Empedocle70: La prima domanda è d’obbligo: come è nato il vostro amore e interesse per la chitarra?

Claudio Maccari: Ho iniziato all'età di 5 anni: mio papà amava strimpellare la chitarra goliardicamente nelle serate trascorse con gli amici. Così, a casa mia o nell'osteria di fronte (sono cresciuto in un piccolo paese piemontese in provincia di Torino) tra un piatto di funghi e un buon bicchiere di barbera, i festanti si riunivano per cantare e suonare le più svariate canzoni popolari con strumenti di vario genere (ricordo, oltre alle chitarre, fisarmoniche, mandolini, clarinetti e Kazoo). La musica, e la chitarra, erano quindi di casa. Dopo i primi accordi imparati in famiglia, toccherà al fotografo del paese, l'unico “musicista” in grado di leggere la musica, il compito di insegnarmi i primi rudimenti carulliani...
Paolo Pugliese: Actarus (il pilota di Goldrake) suonava la chitarra. Visto che tutte le ragazze ne erano affascinate (dalla chitarra), mi parve una bell'idea diventare chitarrista (non Goldrake). Questo è il motivo per cui ho iniziato a suonare. Almeno credo.


E.: Siete unanimemente considerati come uno dei migliori duo di chitarristi al mondo: come è nata questa collaborazione e che cosa significa suonare in duo? Che alchimie si creano in un rapporto così stretto?

Duo: Siamo del '70, ci siamo conosciuti nel '89 e da allora non abbiamo mai smesso di suonare insieme. Senza retorica, il legante è l'amicizia e con questa si può fare di tutto. E soprattutto è molto meglio viaggiare in due che da soli.

E.: Nelle vostre incisioni discografiche sembrate prediligere registrazioni monografiche, concentrandovi su autori specifici, come mai questa scelta? Si tratta di specifiche richieste delle case discografiche o una vostra precisa scelta professionale?

Duo: Entrambe le cose. Scelta personale per motivi di studio: per incidere anche un solo brano di un autore è bene conoscere gran parte dei suoi lavori (possibilmente l'intera opera) rifinendo lo studio con letture relative alla vita e alla poetica del compositore. E' un lavoro meticoloso quello dell'interprete e va costruito con olio di gomito e con la famigerata santa pazienza.
Inoltre la Brilliant Classics, la casa discografica olandese per la quale abbiamo realizzato gli ultimi CD, richiede espressamente l’incisione di opere complete. Infine le registrazioni monografiche sono più commercializzabili.


E.: Sono rimasto sinceramente colpito dal vostro ultimo disco dedicato alle Rossiniane di Mauro Giuliani sia per la qualità di incisione sia per la vostra bravura artistica sia anche per la “mole”: ben tre compact disc e questo in un momento difficile per il mercato discografico. Come è nata una simile operazione discografica? Quanto tempo è stato necessario per l’incisione? Com’è il vostro rapporto con una casa discografica come la Brilliant?

Duo: Il rapporto con la Brilliant Classics è ottimo, la comunicazione rapida e precisa; il Presidente è un giovane musicista e - forse per questo - conosce bene le problematiche che devono affrontare gli artisti con i quali collabora.
Il cofanetto al quale ti riferisci è il secondo inciso per la Brilliant, avendo registrato nel 2006 l'opera omnia per due chitarre sempre di Mauro Giuliani e sempre con 3 cd al seguito. La casa olandese aveva in precedenza pubblicato, nel 2005, un doppio cd con i 3 Concerti per chitarra e orchestra e le opere 65 e 102 per chitarra e quartetto d'archi di Giuliani, stampato nel 2003 e allegato a uno speciale della rivista italiana Amadeus.

Per le Rossiniane, abbiamo registrato in una chiesa seicentesca nei pressi di Varese, per un totale di due giorni a disco (senza contare le ore spese ad aspettare il passaggio degli aerei della vicina Malpensa, a pregare i muratori del vicino cantiere affinché smettessero il più presto possibile di smontare il tetto di una casa nonché l'oretta scarsa per convincere il contadino a tagliare il prato di fronte alla chiesa l’indomani). Lo studio dei pezzi è durato qualche mese.
L'operazione discografica è parte di un progetto più vasto in collaborazione con la Brilliant e prevede la registrazione dell'intero corpus delle opere di Mauro Giuliani che nessuno, neanche noi, sa se e quando porteremo a termine. La politica della Brilliant di vendere a basso costo permette la realizzazione di simili lavori (vedi l'opera omnia di Mozart, di Beethoven, di Chopin…)

E.: Ho notato nelle note del vostro ultimo lavoro discografico che oltre a chitarre d’epoca suonate anche riproduzioni realizzate dal liutaio Fabio Zontini, come mai questa scelta e come vi trovate coi suoi strumenti?

Duo: In realtà la copia Panormo di Zontini l'abbiamo usata nel doppio CD appena registrato (opera completa per duo di chitarre di Sor e Coste). Fabio è un bravissimo e attento liutaio, eccellente nella riproduzione di chitarre d'epoca. Su esortazione nostra e di Giorgio Ferraris ha iniziato a costruire copie a basso prezzo ma di ottima fattura, con l'intento di permettere a chiunque di acquistare una chitarra dell’800. Negli ultimi anni il prezzo degli strumenti originali, specie se di liutai famosi, è salito vertiginosamente ed è chiaro che non tutti possono permettersi di comprare una Guadagnini a 15 mila euro o cose simili. Rare – anche se ancora si possono trovare - sono le chitarre originali con un bel suono e di poco costo; bisogna comunque sempre stare molto attenti e affidarsi quantomeno al consiglio di un esperto, per evitare piccoli o grandi fregature. La differenza tra una chitarra classica “moderna” e una d'epoca sta essenzialmente nel tipo di suono completamente diverso. Le chitarre antiche di Fabio si avvicinano molto a questo tipologia sonora e costano poco: ecco le ragioni per le quali abbiamo deciso di suonarle.
Dal canto nostro, oltre ad alcuni strumenti di proprietà, abbiamo l'enorme fortuna di collaborare con Giovanni Accornero, ad oggi, per quel che ne sappiamo, il più grande collezionista di strumenti a pizzico del mondo.


E.: Quale significato ha l’improvvisazione nella vostra ricerca musicale? Si può tornare a parlare di improvvisazione in un repertorio così codificato come quello classico o bisogna per forza uscirne e rivolgersi ad altri repertori, jazz, contemporanea, etc?

Duo: Domanda di riserva? Nell'800, l'improvvisazione era parte del bagaglio artistico di ogni virtuoso degno di questo nome. Hummel e Moscheles, tanto per citare due nomi della cerchia di Giuliani, avevano scalato l'Olimpo dei virtuosi anche grazie alle loro improvvisazioni durante le Accademie dell'epoca. Nel nostro mondo “classico” – definizione, oggi, forse un po' stretta - quest'arte si è persa da tempo, per ragioni storiche che varrebbe la pena di indagare a fondo. Clara Schumann era solita, alla fine delle proprie esibizioni, farsi suggerire temi dal pubblico sui quali elaborava le proprie variazioni, come oggi possiamo sentire nei concerti, per esempio, di Stefano Bollani e di molti organisti. E non era certamente la sola a farlo. Sarebbe importante riprendere questo tipo di prassi, affascinante e di sicura presa sul pubblico.
Per ora, abbiamo studiato e stiamo perfezionando un altro aspetto dell'improvvisazione, la cosiddetta “arte dell'abbellimento e ornamentazione”, all'epoca di proprietà dei “virtuosi dell'ugola”, oltre che di compositori avveduti. Con l'eccezione di una piccola percentuale, la stragrande maggioranza delle composizioni per chitarra del periodo classico, necessita per propria natura dell'uso di abbellimenti, fioriture e variazioni, naturalmente eseguite con gusto e secondo lo stile dell'epoca e dell'autore. Bisogna conoscere molto bene lo “stile classico” per padroneggiare quest'arte: per noi, rappresenta l'aspetto più creativo e più divertente in assoluto.

segue....

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