"La più grande forma di libertà è quela di potersi domandare da dove veniamo o dove andiamo" Carlo Rubbia
La prima cosa da notare è che tutto l'insieme delle attività stilistiche coincide con ciò che noi descriveremmo con il termine "una cultura" ovvero la somma di tutti gli elementi in base ai quali l'umanità può scegliere di differenziarsi: tutte le cose per mezzo delle quali è possibile riconoscersi reciprocamente come volontariamente distinti gli uni dagli altri.
Voglio farvi notare due cose:
1) Qui abbiamo apparentemente a che fare con due parole: la “cultura” l'insieme dei comportamenti per i quali abbiamo una scelta, e la "Cultura", che in genere identifichiamo con l'Arte e che tendiamo a considerare un'attività separata.
Voglio farvi notare due cose:
1) Qui abbiamo apparentemente a che fare con due parole: la “cultura” l'insieme dei comportamenti per i quali abbiamo una scelta, e la "Cultura", che in genere identifichiamo con l'Arte e che tendiamo a considerare un'attività separata.
Penso che questi concetti siano collegabili: la Cultura con la "C" maiuscola è in effetti la definizione che riserviamo a un'estremità del continuum funzionale --> stilistico, per quelle parti di esso che sono palesemente superflue, specificamente preoccupate dello stile. Per capirci meglio questo spiegherebbe perché man mano che lo spettro si estende verso l'utilità, impieghiamo termini come "artigianato" o "design", a indicare uno status inferiore; quando lo spettro si estende ancora oltre, verso il puro imperativo istintuale, non utilizziamo proprio più la parola "cultura". E forse è la definizione migliore per gli assi di questo spettro: cose "imperative" e "necessarie", attività che siamo obbligati a fare contro attività che possiamo scegliere di non fare.
2) Gli esseri umani spendono gran parte delle proprie risorse ed energie nell'esercizio, nella difesa e nella conservazione delle proprie scelte culturali. Anche i gruppi materialmente più svantaggiati riescono a creare cose che non fanno alcuna palese differenza funzionale per la loro vita. Da Auschwitz è uscita dell'arte, canzoni e balli (e tutta una nuova cultura musicale) sono nati dagli schiavi delle piantagioni. Ma, con il crescere dell'agio e della ricchezza sociale (o con la scomparsa o la riduzione di altre aree di controllo), le questioni di scelta stilistica diventano preoccupazioni sempre più centrali e richiedono quantità di tempo sempre maggiori.
2) Gli esseri umani spendono gran parte delle proprie risorse ed energie nell'esercizio, nella difesa e nella conservazione delle proprie scelte culturali. Anche i gruppi materialmente più svantaggiati riescono a creare cose che non fanno alcuna palese differenza funzionale per la loro vita. Da Auschwitz è uscita dell'arte, canzoni e balli (e tutta una nuova cultura musicale) sono nati dagli schiavi delle piantagioni. Ma, con il crescere dell'agio e della ricchezza sociale (o con la scomparsa o la riduzione di altre aree di controllo), le questioni di scelta stilistica diventano preoccupazioni sempre più centrali e richiedono quantità di tempo sempre maggiori.
Empedocle70
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