Empedocle70: Una domanda per Emanuele Forni: che chitarra suoni in questo disco? Nella foto all’interno del disco imbracci una chitarra classica ma nel disco il suono è diverso … è un’altra chitarra o hai usato degli effetti?
Emanuele: In questo disco suono tre chitarre, due classiche (una Cuenca e una Khono) e un’elettrica (Fender Stratocaster con qualche effetto di base quali chorus, flanger e reverberi).
In genere ho preferito mantenere nei repertori tradizionali quali Pugliese e De Caro un suono piu’ acustico e giocare sul contrasto elettrico in brani piu’ recenti quali quelli di Piazzolla e di Gino. In alcuni casi la scelta é quasi obbligata in quanto riconosci dalla partitura se un brano (o il pensiero dell’arrangiatore) é nato per un tipo di chitarra oppure per un’altro, in altri casi la scelta viene dal riuscire a ricreare un’atmosfera, una sorta di prassi esecutiva basata su ascolti dei grandi Maestri di questo stile.
E: Negli ultimi anni il tango ha registrato una nuova evoluzione stilistica con l’entrata in gioco di musicisti come il Gotan Project che hanno portato sonorità e stili di produzione e registrazione più vicini alla DJ culture, ascoltando il vostro disco ho notato un registrazione che mi è sembrata più … live … meno “raffinata” forse, ma più veritiera, si sento i respiri, i colpi delle dita sulla tastiera della fisarmonica .. è stata una precisa scelta estetica?
Enzo: Abbiamo volutamente cercato un suono ‘vero’, senza troppi lavori di editing, proprio per esaltare l’autenticità della nostra musica. Mi capita di riascoltare quest’album e ritrovarmi in quel luogo, rivivendo l’emozione di quei giorni. Credo in questo senso sia stato fatto un lavoro magari poco raffinato, ma assolutamente originale e ‘senza tempo’.
Barbara: I rumori dello strumento, gli effetti ritmici, i respiri, perfino a volte marcare il tempo sul pavimento, fanno assolutamente parte del brano, e quindi vanno fatti sentire. Ad esempio ci sono effeti del violino che piacchia il legno o stroffina le corde oltre il ponte che farebbero ravribbidire un violinista d’orchestra, ma si usano tanto e sono bellissimi.
E: Che ne pensate del ruolo avuto da Piazzola nella rinascita e nel rinnovamento stilistico del tango? Come vi ponete di fronte a questo modello?
Barbara: Definitivamente dobbiamo tanto all’amato Astor, soprattutto per quanto riguarda l’avvicinamento del pubblico di massa a questo genere prima non tanto seguito fuori dall’Argentina. Anche perché usando elementi del jazz e la classica in maniera più concreta (perchè anche i suoi preceditori lo facevano) ha fatto che la sua musica fosse subito gradita dalla gente di tanti altri posti e riuscisse ed essere suonata in grosse sale da concerto e teatri, essendo anche più facile la sua diffusione. Però è anche stranno continuare a parlare di lui come se fosse stato l’ultimo della storia, il più moderno, dopo di che il tutto si è fermato. Questo non è affato così, sarebbe come rimanere bloccati a Stravinsky, senza guardare oltre. Attualmente c’è tanta gente importante che scrive, compone e suona e che si è portata avanti con lo sviluppo di questa musica, che è totalmente aperta alle nuove idee e soprattutto ha ancora tanta strada da fare fin che è un genere di appena un secolo e qualcosa.
E: Il vostro tango lo considerate come una musica ancora da ballare o come diceva Piazzola una musica da ascoltare? Una musica per sale da concerto, magari di musica contemporanea?
Barbara: Abbiamo un repertorio molto ampio che spazzia tanti periodi, quindi facciamo sia musica da ballare che d’ascolto, anche se questa distinzione è un po’ ridicola perché tutto può essere ballato, basta essere accorde con lo stile, e ancora di più: tutto va sicuramente ascoltato. Comunque non è sicuramente contemporaneo, visto che lo stesso Piazzolla è morto 16 anni fa, e la sua musica oramai rientra nel genere tradizionale, poi si vedrà.
Enzo: In questi ultimi anni, stanno nascendo ovunque scuole che insegnano a ballare Tango.
Il pubblico non vuole solo sentire, ma anche vedere o addirittura come succede nelle milonghe, partecipare fisicamente allo spettacolo.
Da parte nostra, cerchiamo quindi di maturare l’aspetto musicale, trovando una sonorità che guarda avanti, senza trascurare il fatto che l’unione di forme d’espressione diverse non possa che arricchire il contenuto di un nostro spettacolo. Ballerini in una sala da concerto di musica contemporanea? …perchè no!
E: Quali sono i vostri prossimi progetti?
Emanuele: Attualmente abbiamo in repertorio molto materiale che vorremmo fissare con una registrazione ma bisogna anche fare i conti con l’attuale situazione del mercato e questo non incoraggia molto. Abbiamo un’inedita versione del concerto per bandoneon, chitarra ed orchestra di Piazzolla miniaturizzato per quinteto, molti tanghi contemporanei come quelli di Potenza, Torres e le nuove composizioni di Gino.
E poi concerti, viaggi e tanta voglia di lasciarsi sorprendere.
Barbara: Continuare a suonare insieme e a perfezionarci, è una lunga e difficile strada ma molto interessante e bella, basta iniziare a percorrerla con tantissima dedizione e pronti sempre alla ricerca di nuove idee.
Nessun commento:
Posta un commento