giovedì 9 aprile 2009

Tango: Suonare Piazzolla, insegnare Piazzolla, un’esperienza. di Elena Càsoli parte seconda




E, last but not least, con un autore contemporaneo, egli stesso primo interprete della sua musica, protagonista di innumerevoli incisioni audio e video, che ci ha lasciato testimonianze autobiografiche e numerose interviste, possiamo iniziare la nostra ricerca proprio dall’ascolto del suo bandoneon e dei suoi ensembles. Esigente nella scelta dei musicisti con i quali lavorare, Piazzolla ha realizzato nel corso della sua vita numerose registrazioni, alcune delle quali -cito una per tutte The Vienna Concert, registrato nell’ottobre del 1983 alla Konzerthaus, per diverse ragioni uno dei suoi dischi a me più cari- ci possono guidare attraverso la sua musica, così come Virgilio guidò Dante dall’Inferno al Paradiso. L’ascolto deve essere da musicista, attento, dettagliato, sensibile ad ogni particolare.
Prendete ad esempio la seconda traccia,Verano Porteño. Insieme a Piazzolla suonano Pablo Ziegler, piano, Oscar Lopez Ruiz, chitarra, Hector Console contrabbasso e Fernando Suarez Paz, violino. All’inzio soprattutto ritmo, pesantezza, un senso inesorabile dell’accento, e continui cambi d’umore, il violino intensamente lirico, lo staccato del bandoneon. Poi un allargando in diminuendo dove tutto sembra in breve avvolto nella nebbia, melodia del bandoneon solitaria, abbellimenti sempre imprevedibili. Poi dialogo teso con il violino, e di nuovo uno slancio lirico nelle zone più estreme del registro acuto. Non si sofferma mai troppo, riprende quasi di fretta, ma con pesantezza, un suono duro, griglia ritmica inesorabile attraverso la quale spunti melodici si dibattono sino a stridere nell’impossibilità di cantare liberamente e subito tutto rapido si chiude. Sono 6’32” dai quali possiamo trarre innumerevoli spunti su cosa significa suonare il suo Tango Nuevo.
“(…) Mientres los mùsicos de las orquestas de “tango tradicionales” se abùrrian tocando durante años los mismos temas y arreglos, yo me divertìa haciendo nueva mùsica. Los “criticos” y “mùsicos” trataron de destruir el “Nuevo Tango”, pero no pudieron. Algunos mùsicos ambiciosos trataron de seguir esta lìnea pero les faltaba lo màs importante, estudio y talento. Los que exigìan el cambio en Argentina eran los jòvenes. Nosotros los logramos, primero con el “Octeto Buenos Aires” en 1955 y segundo con el “Quinteto Nuevo Tango” en 1960, hasta hoy. Estas lìneas que escribo hoy en Viena son para agradecer a todos aquellos que creyeron en mi mùsica (…)” Queste parole che Astor Piazzolla ci ha lasciato sul libretto del disco aprono anch’esse un mondo da esplorare, per chi non conosca la storia del tango, come e da dove è arrivato lui a scrivere questo tipo di tango e in cosa si differenzia da ciò che era stato composto negli anni precedenti.
E a questo punto, come sempre quando ci si addentra in una ricerca da esploratori coraggiosi, si è presi da un senso di fascino unito alla vertigine dell’ignoranza che sentiamo in noi di fronte a questo nuovo mondo. Smarrirsi e rinunciare?
Con i sei giovani musicisti di cui si diceva all’inizio abbiamo messo in moto le risorse artistiche e cognitive del gruppo - curiosità di scoprire, capacità di imparare ciò che non si conosce, sensibilità di accostarsi e assimilare attraverso materiali diversi un autore e un genere- proprio un genere che a questo punto i miei allievi scoprono essere tanto famoso quanto, in realtà, per loro ancora sconosciuto.
Abbiamo cominciato ascoltando Che Tango Che! in più versioni, poi altro Piazzolla, e altre voci, Libertad Lamarque ad esempio e naturalmente Carlos Gardel. Di Gardel abbiamo anche rivisto un filmato del suo funerale, una folla immensa intorno al carro funebre, tutta Buenos Aires e la passione del tango erano lì, ad accompagnarlo, lo spirito di un popolo.
E poi appunto Borges di Alguien le dice al tango, o di Buenos Aires da Elogio dell’ombra. Ma si potrebbe partire da altro, altri autori come Horacio Ferrer o Homero Expòsito.
E così, sera dopo sera, prova dopo prova, ci si è avvicinati sempre più a questo mondo, un viaggio attraverso l’oceano, per i nostri sei appena iniziato.
Più volte ho pensato di organizzare un viaggio a Buenos Aires con questi allievi, affinchè vivano di persona quanto è diversa l’Argentina dal loro mondo, e magari prima o poi si farà.
Ma non è assolutamente necessario, visto che con la Musica, io credo, si vive realizzando illusioni sonore, ci si trova ad immaginare, nell’invenzione dei compositori, tempi, luoghi, architetture, emozioni astratte o, per meglio dire, fantastiche, surreali tanto vere quanto ineffabili. Quindi la nostra può restare una conoscenza tanto profonda quanto “a distanza”, visto che nell’arte la profondità non nasce dall’informazione, ma dalla capacità di metabolizzarla.
Certo non è sufficiente un semestre, e nemmeno due, anche se l’esito in pubblico sarà stato apprezzato e applaudito. Sono, siamo solo all’inizio. Un altro semestre ci attende, e pian piano ci avvicineremo alle coste del Sud America e forse, lo speriamo, al senso di questa musica. Importante credo sia sapere che esiste un viaggio da compiere. E che come spesso accade nei viaggi, molto si può imparare e scoprire, e che al termine del viaggio ci si ritrova diversi rispetto a quando si è partiti.
Elena Càsoli

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