venerdì 17 giugno 2011

Intervista a Giovanni Grano, quarta parte


Come vede la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario? Tutta questa passiva tendenza ad essere aggiornati e di possedere tonnellate di mp3 che difficilmente potranno essere ascoltati con la dovuta attenzione non comporta il rischio di trascurare la reale assimilazione di idee e di processi creativi? Le faccio questa domanda anche il relazione al fatto che lei ha realizzato diversi dischi .. come viene curata la loro distribuzione?

Mi pare che la crisi, al giorno d’oggi, prima ancora che delle ragioni economiche oggettive, abbia delle motivazioni psicologiche. Si sa da tempo che l’Italia è uno dei paesi che legge meno
al mondo (in media un terzo di libro pro-capite all’anno) ed è certamente quello che, rispetto a paesi con forti tradizioni culturali, riceve meno sovvenzioni pubbliche nel campo della cultura in senso lato. Compresa ovviamente, anche la musica. Il mercato discografico pare che sia poi, all’interno del mondo della musica, quello che più di ogni altro soffre di questa paradossale situazione. Io credo di esser stato tra quei fortunati che, invitato ad incidere dei cd ( fin’ora ne ho realizzati quattro ) sovvenzionati da case discografiche e quindi non realizzati con autofinanziamento, come più spesso succede oggigiorno, ha avuto la possibilità di vendere un numero cospicuo di copie per vie ufficiali ( negozi di dischi e distribuzione internazionale) fino al totale esaurimento delle scorte. Ho però recentemente acquisito il copyright di un paio dei miei dischi, ”The romantic music for guitar” e “Paganini’s sonatas for violin and guitar”, quest’ultimo realizzato col famoso violinista Vadim Brodski, vincitore dei più importanti concorsi violinistici internazionali. Pertanto, se qualcuno fosse interessato a ripubblicarli, cederei a mia volta volentieri copyrigths a royalties. Ritornando alla crisi del mercato discografico, ho frequenti occasioni d’incontro con molti validissimi colleghi in concerti e festivals internazionali che, alla fine dei loro recitals, vendono “brevi manu” i loro dischi. Questo è certamente il segno di un mercato profondamente mutato nelle sue prerogative di distribuzione e di vendita. Quasi tutto ciò che rappresenta la cultura,compresa la musica, sta cercando modalità di commercializzazione del tutto diverse da quelle del passato; la spallata forte ad un mercato discografico già in agonia è stata data dalle riviste specializzate che distribuiscono contemporaneamente anche cd allegati, mentre il colpo di grazia è stato dato dal mondo riduttivo e superficiale dell’MP3 e a tutt’oggi non mi pare di intravedere alcuna inversione di tendenza.

Ci consigli cinque dischi per lei indispensabili, da avere sempre con se.. i classici cinque dischi per l‘isola deserta.. Che musiche ascolta di solito?

Scelta difficilissima…. ma seguirò il mio lato emozionale, altrimenti invece di cinque sarebbero cinquemila i dischi che desidererei portar con me , visto che ascolto musica di molti generi : il repertorio sinfonico in primis, e in particolare Schubert, Schumann, Beethoven, Brahms, Mahler, Sciostakovic, Frank etc., la musica da camera dal barocco ai nostri giorni, la lirica, con spiccata predilezione per i francesi ( Massenet, Gounod, Bizet ) oltre ai romantici risorgimentali ed ai veristi italiani ; e ovviamente anche la musica per e con chitarra. Talvolta non disdegno ascoltare anche del buon jazz ( Django Rheinard, Johnny Smith, Joe Pass, Thelonius Monk etc.. ) o della musica popolare, secondo l’accezione bartokiana . Ritorniamo allora alla scelta quasi amletica che mi richiedeva prima. Porterei con me un disco di A. Segovia ( con il Concierto del Sur di M. M. Ponce e la Fantasia para un Gentilhombre di J. Rodrigo), un disco di Julian Bream con repertorio moderno e contemporaneo ( contenente la Sonata di A. Josè, i Quatre pièces brèves di Frank Martin ed il Nocturnal di B. Britten.), un disco con i Madrigali a 5 voci ed i Responsoria del mio grande, melanconico e geniale conterraneo Carlo Gesualdo da Venosa;
un disco con la Messa da Requiem K 626) di W.A. Mozart nell’esecuzione di J. E Gardiner e degli English Baroque Soloist e, quinto ed ultimo infine, un disco con i Preludi e le Fughe del Clavicembalo Ben Temperato e le Variazioni Goldberg del sommo J.S. Bach, nell’esecuzione raffinatissima della straordinaria Rosalyn Turek.

Quali sono invece i suoi cinque spartiti indispensabili?

La Sonata Terza di Manuel Maria Ponce a pari merito con la Sonata di Antonio Josè., La Gran Sonata di Niccolò Paganini, i Dodici studi di Heitor Villa-Lobos e, se mi mi concede un paio di ex-aequo, La Fantasia Elegiaca di Fernando Sor congiuntamente alla Grande Ouverture di Mauro Giuliani e Il Nocturnal op. 70 di Benjamin Britten congiuntamente ad un brano dedicatomi dal più importante compositore ceco vivente, Vaclav Kucera, ovvero il “Cum Grano Lorca “ un omaggio musicale al grande poeta spagnolo Garcia Lorca.

Il Blog viene letto anche da giovani neodiplomati e diplomandi, che consigli ti sente di dare a chi, dopo anni di studio, ha deciso di iniziare la carriera di musicista?

Son stato spesso presidente o componente di giuria in vari concorsi internazionali ed ho premiato chitarristi che, pur bravissimi, dopo quell’esperienza non ho più avuto modo di reincontrare, né di riascoltare in concerto, e neppure che, per sentito dire, abbiano perseguito una reale carriera concertistica. Certo oggi le cose son diventate più difficili, sia perché la concorrenza è particolarmente agguerrita, sia perché il mondo della chitarra si è progressivamente isolato, allontanandosi dalle stagioni concertistiche ufficiali e ghettizzandosi in una miriade di festivals chitarristici locali. In una situazione siffatta , l’unico consiglio che posso dare ai neodiplomati è quello di puntare su un repertorio inusitato ma di sicuro valore musicale o di costituirsi in combinazioni cameristiche non consuete, magari stimolando i giovani compositori a dedicare loro dei lavori “ad hoc” o a procedere a trascrizioni efficaci tratte dai più svariati repertori. Nella mia esperienza didattica ho sempre indirizzato i miei allievi verso repertori a loro più confacenti, tenendo conto delle peculiarità ed affinità individuali ed ho anche organizzato per loro decine di concerti sia alla fine di ogni mia master-class, sia proponendoli all’interno di rassegne concertistiche delle quali ero direttore artistico. Mi rendo conto però che questa, per i miei allievi, ha rappresentato una condizione di assoluto privilegio. Quindi, ritornando con i piedi per terra, e come ulteriore consiglio, mi raccomanderei con i giovani esecutori acchè persistessero nei loro obiettivi senza demoralizzarsi o darsi per vinti alle prime débacles.

Con chi le piacerebbe suonare e chi le piacerebbe suonare? Quali sono i suoi prossimi progetti? Su cosa sta lavorando?

Ho suonato e continuo a suonare con moltissime importanti personalità e gruppi prestigiosi quali, tanto per citarne alcuni, i violinisti Pavel Bermann e Vadim Brodsk , il violoncellista Mark Varshavski, i quartetti d’archi Janacek e Gaudeamus, in alcune delle più prestigiose sale da concerto europee e statunitensi, inserito in cartelloni con la presenza di eminenti musicisti quali I. Stern, M. Andrè, I. Perlmann, R. Buchbinder, J Lindberg, J. P. Rampal, M. Larrieu, A. Ciccolini. Recentemente ho iniziato una collaborazione in duo con Sergio Balestracci - uno dei più autorevoli esecutori di flauto dolce e di traversiere, oltreché eminente specialista di prassi esecutiva rinascimentale e barocca - e con lui mi piacerebbe continuare una ricerca che si è rivelata preziosa per l’esecuzione del repertorio di fine ‘700 e dell’ ‘800 con strumenti originali. Io stesso infatti possiedo quattro chitarre originali dell’ ‘800 ( ed una Nicola Amati del 1650 ) che, talvolta, utilizzo in concerto. Riguardo i miei progetti attuali e futuri, ho da poco pubblicato un saggio, redatto in spagnolo, sulla chitarra a sei corde doppie (guitarra de seis ordenes), ampliamento di una mia precedente conferenza tenuta presso l’Università di Valencia e che svilupperò ulteriormente nei miei prossimi viaggi in Spagna. Ho inoltre in programma, a tempi strettissimi, una tournèe di quattro concerti negli USA di cui due a New York, per la New York Guitar Society presso il Manhattan Theatre, ed un concerto con successiva conferenza sulla prassi esecutiva e gli abbellimenti nel repertorio per chitarra del primo ‘800, presso la storica prestigiosa Princeton University. In seguito ancora un concerto inserito nel festival di Guarda in Portogallo, quindi, in luglio, la direzione di un Festival e di un master-class di chitarra e musica da camera con chitarra a Ponti sul Mincio, delizioso borgo medioevale a ridosso del lago di Garda. In seguito dovrò ottemperare ad un invito da parte del Conservatorio Superiore di Granada per un concerto ed una conferenza proprio sulla “guitarra de seis ordenes”. Infine mi riprometto di eseguire tutte quelle composizioni di cui son stato dedicatario e che ancora non ho avuto occasione di mettere in cantiere e, in particolare, i lavori per quartetto d’archi e chitarra. Tra i compositori che mi piacerebbe eseguire o ri-eseguire si trovano sicuramente Vaclav Kucera, Anthony Sidney, Josè Zarate e Vicente Roncero per i contemporanei e Mario CastelnuovoTedesco , Carlos Guastavino ed Herbert Baumann per i moderni .

Ultima domanda, proviamo a voltare verso la musica le tre domande di J.P.Sartre verso la letteratura: Perché si fa musica? E ancora: qual è il posto di chi fa musica nella società contemporanea? In quale misura la musica può contribuire all’evoluzione di questa società?

Si fa musica per una spontanea esigenza dell’anima, per esternare il proprio paesaggio interiore e forse, anche, per conciliare due elementi da sempre presenti nella natura umana, quelli dell’esattezza e dell’ irrazionalità, in una sorta di compromesso fra l’apollineo ed il dionisiaco. A tal proposito questo concetto si ritrova mirabilmente esposto in una delle letture a me più care, ovvero ”L’uomo senza qualità “di Robert Musil e che qui vorrei poter citare per la sua straordinaria icasticità “……Ora , se l’elemento osservato è la stessa esattezza, lo si isola e lo si lascia sviluppare , lo si considera un’abitudine del pensiero e un atteggiamento di vita e si fa in modo che la sua forza esemplare influisca su tutto ciò che si tocca, così si arriva a un uomo in cui si forma una paradossale combinazione di esattezza e di indeterminatezza . Egli possiede quella incorruttibile , voluta freddezza che rappresenta il temperamento che coincide con la precisione ; ma all’infuori di tale qualità tutto il resto è indefinito “ . Veda dunque, al di là di queste apparenti aporie da antilogie protagoree ( i famosi lògoi antikeimènoi allèlois, ovvero i discorsi contrastanti tra di loro ) direi che l’essenza della musica sta proprio nell’equilibrio e nella giusta combinazione di elementi illusoriamente distanti .
Nelle società del passato, e in particolare quella dell’antica Grecia, la figura del musicista era collocata al vertice di una piramide sociale ideale e precedeva anche la figura del letterato e dello scultore. Nel Medio Evo addirittura c’era un rapporto strettissimo fra i giuristi ed i musici in osmotica relazione fra le due professioni, solo apparentemente dissimili ai nostri occhi di uomini d’oggi e, soprattutto fra i filosofi idealisti tedeschi dell’ ‘800 da Fichte ad Hegel il posto assegnato alla musica ed alla figura del musicista era al primo posto nella scala sociale. Oggigiorno mi pare che tali privilegiate condizioni siano state totalmente sovvertite da interessi che si rivelano sempre più distanti dalla cultura e, specificatamente dall’arte musicale. Lo dimostrano, e segnatamente in Italia, i continui tagli perpetrati a danno della musica, degli enti lirici, delle orchestre, dei conservatori di musica, delle rassegne concertistiche, in assoluta controtendenza rispetto a quanto avviene invece negli altri paesi europei, compresi quelli considerati a grosso rischio economico quali la Spagna ed il Portogallo, o quelli in via di espansione economica come la Repubblica Ceca, la Federazione Russa e la Polonia, tanto per citare degli esempi. Con queste premesse il ruolo del musicista nella società contemporanea risulta di ambigua collocazione. Ciononostante mi preme far notare come in passato Thomas Jefferson, eccellente violinista, sia stato eletto terzo presidente degli Stati Uniti d’America, e nel più recente passato Vytautas Landsbergis , musicologo, presidente della Repubblica Lituana, Vaclav Havel scrittore e poeta, presidente della Repubblica Ceca, Helmut Schmidt,concertista-pianista, cancelliere della Germania , Ignacy Padewevski, straordinario pianista-compositore, primo ministro della Polonia . In tutti i paesi in cui hanno agito questi encomiabili personaggi c’è stato un netto progresso culturale ed un rilevante innalzamento del PIL nazionale. Terminerei questa intervista in modo inconsueto e rivolgendo, a mia volta, io stesso una domanda ai potenziali lettori . Potrebbe mai succedere tutto ciò nella nostra benamata Italia ??!!!

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