giovedì 3 settembre 2009

Intervista a Pat Ferro di Empedocle70 parte terza

A volte ho la sensazione che la possibilità di scaricare tutto, qualunque cosa da internet gratis abbia creato una frattura all’interno del desiderio di musica, una sorta di banalizzazione: insomma dov’è la spinta per un musicista a incidere un disco che con pochi euro riesci da solo a registrare e stampare quello che vuoi e chiunque può farlo? Alla fine diventa quasi un gesto quotidiano che si perde in un mare di download dove scegliere diventa impossibile … stiamo entrando in un epoca radicalmente diversa da quella che abbiamo vissuto finora?

Ti posso assicurare che produrre un disco buono, di qualità, e per qualità io non intendo solo la musica stessa ma anche il suo involucro e tutto ciò che gli gira intorno, dall'ufficio stampa alla vendita, non è così facile e diretto: certo è vero che un artista può farsi il disco in casa e lavorare ad una copertina e via, ma a quali canali può aspirare di arrivare? Noi abbiamo l'esempio di un disco autoprodotto che, spedito ad una nota etichetta portoghese, vedrà la sua pubblicazione nel 2010 e quindi seguirà l'iter "classico" per così dire. Quindi anche qui, un'auto produzione giunge al traguardo.
La banalizzazione c'è per chi la vuol fare ma non è il nostro caso: il nostro è un cd su cui lavorano più persone contemporaneamente, ed il risultato finale vogliamo sia un feticcio da collezione, piuttosto che l'ennesimo jewel box in libreria, per questo abbiamo lavorato un anno per la realizzazione di ciò che vedrete in autunno. Non è solo musica ma è una, come dicevo all'inizio, interpolazione tra le arti: il contenuto è parte dell'involucro e l'involucro è stato studiato e formato sul quel contenuto. Già se pensi alle grandi rock star funziona così: vedi grandi video installazioni di artisti che hanno lavorato anche alla cover di un cd. Questo è splendido no?

Come sono i rapporti all’interno della scena indipendente italiana, c’è collaborazione o siamo al solito italico “tutti contro tutti”?

Collaboriamo eccome: il cd in lavorazione Portogallo di cui vi parlavo prima è il lavoro nato da alcuni musicisti di Improvvisatore Involontario e Gallo Rojo, ad esempio.
Switters, un altro storico nostro gruppo, vede la compresenza di tre artisti facenti parte realtà diverse. No, assulutamente non vi è scontro se non produttivo.
Basti pensare alle riunioni che sono sorte in questi ultimi anni tra i collettivi!


Parliamo di marketing. Quanto pensi sia importante per un musicista moderno? Intendo dire: quanto è determinante essere dei buoni promotori di se stessi e del proprio lavoro nel mondo della musica di oggi? E in confronto al passato? Il mecenatismo illuminato è stato semplicemente sostituito dal libero mercato? Com’è la situazione in questo momento, questa crisi si sente o.. è solo psicologica?

Cominciamo dalla fatidica crisi: si sente nel momenti in cui festival storici ti parlano di 30-40 mila euro di tagli o più; non è una mera questione psicologica. Possiamo però dire che qui si è sentita molto meno rispetto agli States ad esempio. Si suona per pochissimi soldi e la questione più fastidiosa è quella delle "differenze" tra artisti locali e non, che molti festival fanno, giocando su questioni inesistenti. Ma questo è un problema tipicamente italiano che affrontiamo giornalmente. Da parte dell'artista ci deve essere la volontà di rispondere a tali situazioni imponendo il peso specifico dell'operato.
Il marketing, più che per il musicista, è importante per chi lo rappresenta: l'artista dovrebbe pensare solamente al proprio lavoro, cioè il creare l'arte, tecnicamente dovrebbe essere l'agente, secondo l'idea che io ho di questo mestiere, che si preoccupa di studiare strategie di marketing per vendere quello che ha. E' essenziale poi, per arrivare da qualche parte, affidarsi a delle persone capaci, con le tecniche e le conoscenze giuste, che si imparano col tempo e l'esprerienza. Credo non sia stato diverso in passato ma semplicemente il campo d'azione era diverso.
Sicuramente aiuta l'agente il fatto che l'artista si sappia, usando un termine poco piacevole se vuoi, vendere al miglior offerente, e c'è da dire che vale la pena non scendere a compromessi e non svendersi. Non è necessario essere presenti in tutti i palchi se questi palchi non ripagano e non riconoscono il lavoro svolto.
Potrà sembrarti una visione utopista ma spero non mi passi mai!

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

I miei progetti futuri riguardano Marco Cappelli e portare il suo "In the Shadow of no tower - after Art Spiegelman" qui da noi, riguardano Paolo Sorge e gli interessanti progetti che sta portando avanti da ottimo direttore del dipartimento jazz di Reggio Calabria qual'è, riguardano Francesco Cusa che mi ha accompagnata alla conoscenza di Improvvisatore Involontario e di questo mondo fin dall'inizio, riguardano Dario De Filippo che dalla sicilia a Parigi, con un salto di qualità ed un grosso studio personale, sta diventando un percussionista di enorme grandezza, con progetti che faranno parlare, come "Putain de Reve" in Italia a ottobre, riguardano ancora Riccardo Pittau e Federico Squassabia e le loro collaborazioni internazionali da Boban Markovic a Frank Vigroux passando per Marc Ribot.
Poi c'è la fotografia: in cantiere una pubblicazione sul tango, ma non un lavoro classico, un qualcosa di totalmente diverso in collaborazione con un etnomusicologo argentino, ed una video-installazione ...
Insomma, non mi annoio!

Ci racconti, per chiudere, qualche aneddoto qualche retroscena curioso legato alla realizzazione di qualche disco o di qualche scatto fotografico?

What means "retroscena"? Per il resto ultimamente c'è stata una lunga discussione interna sui buchi ... ma per questa ci sentiamo appena esce il disco!

Grazie Pat!

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