sabato 19 settembre 2009
Recensione di Event and Repetition di Richard Pinhas, Cuneiform Records, 2002
Sembra uscita fresca fresca da un gioco fatto con Photoshop la copertina multicolore di questo cd realizzato dal chitarrista Richard Pinhas, in assoluto uno dei musicisti più influenzati dalle teorie estetiche e filosofiche di Gilles Deleuze. Le idee del filosofo francese si fanno notare fin dal titolo del disco e si fanno sentire fin dall’inizio in crescendo del primo brano, EFRIM. Il suono che esce dalle casse dell’impianto stereo (in questo caso regolato ad alto volume) è quello di una musica basata su sovrapposizioni di note distorte, dilatate, ricche di armonici e di echi creando una tessitura, un intreccio musicale dove è difficile distinguere e ricordare i singoli passaggi che si ripetono con minime variazioni e dove è più facile lasciarsi avvolgere e coinvolgere da un soundscape rigoglioso, ribollente e caleidoscopico. Più che di minimalismo in questo caso è forse meglio scomodare il termine massimalismo andando con la memoria ad altre musiche vicine come quelle di Brian Eno e di Robert Fripp, anche se qui il contenuto melodico è minore mentre più alti sono i livelli di distorsione, il tutto omaggiando ancora una volta i rizomi e il corpo senza organi di Gilles Deleuze, solo che questa volta il corpo è quello di una chitarra elettrica.
Empedocle70
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