martedì 1 settembre 2009

Intervista a Pat Ferro di Empedocle70 parte prima

Pat Ferro … promoter .. manager.. discografica.. fotografa.. ballerina di tango?

La prima, la terza e la quinta: Pat è semplicemente un agente, spinta in questo mestiere dalla visionarietà di alcuni grandi artisti con cui ho il piacere di lavorare, ed una fotografa che ama la sperimentazione e l'interpolazione tra le arti; il tango poi è una passione grande che finalmente sono riuscita a riprendere: dalla teoria in cuffia sono passata alla prova in pista. Lo consiglio vivamente!

Come è nata l’idea di Improvvisatore Involontario, come è stato scelto il nome, il logo, qual’era l’idea di base .. e come mai proprio a Venezia?

Sono entrata in Improvvisatore Involontario circa un anno e mezzo fa, ma l'associazione è nata ben prima, a Catania, da un gruppo di amici capeggiati da Francesco Cusa e Paolo Sorge. Oggi è diventata una delle più note realtà indipendenti italiane e vantiamo note collaborazioni a partire dalla downtown newyorkese. Improvvisatore Involontario non è solo musica ne tantomeno è solo jazz: è qualcosa che va oltre ogni aspettativa, tra il sublime e l'orrido.
Il logo è stato ideato da colei che, come grafica e non solo, ci ha accompagnati per parecchio tempo, Raffaella Piccolo, che partì prendendo spunto dalla Impulse.
Oggi, a partire dalle nuove uscite autunnali, vedrete una grafica completamente cambiata, dal packaging ai contenuti selezionati tra vari artisti visivi che ci dedicheranno una loro opera per ogni uscita. Nell'ultimo anno siamo stati impegnati in una totale opera di restyling: il risultato sarà acido e fastidioso quanto basta per importunare chi ha già visto e sentito tutto.
Per il resto il nostro presidente, il Cusa batterista ed istigatore, sarà felice di specificarvi la nascita di questo famigerato collettivo. Chiamatelo Frank Usa: sarà contento!


Raccontaci come è nata l’etichetta discografica indipendente di Improvvisatore Involontario, come pensavate fosse il jazz, in particolare quello italiano, quando avete iniziato e come lo vedete oggi, cosa volevate fare e se pensate di esserci riusciti, quali erano i vostri modelli…

Beh in questo, quelli che io amo definire "i miei ragazzi", ti risponderebbero meglio di me, ma l'idea di base, credo di poter dire, sia nata dalla volontà di lavorare su qualcosa che in Italia non ha produzione se non in una realtà poliedrica e sfaccettata come la nostra.
I progetti discografici che ci caratterizzano sono altro rispetto allo standard italiano: ci piace pensarci al di fuori di questo momento drammatico che sta vivendo la musica e le indie italiane.
Dal jazz cerchiamo altro: lavoriamo sul nuovo rispetto che sul ritrito passato. Cosa siamo riusciti a fare? Nel nostro piccolo, partendo da zero, siamo arrivati ad importanti festival europei, siamo stati apprezzati e criticati, ma la nostra fase d'espansione massima arriverà tra un pò: tenete le orecchie bene aperte!


... continua domani

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